giovedì 9 novembre 2006

Anna Politkovskaja 2

di Mark Bernardini
Come è noto, sono stato ai funerali della Politkovskaja.
Cosa ne pensi personalmente, l'ho già scritto tempo addietro.
Ho saputo che in Italia c'è chi, come sempre "a sinistra", propone di intitolare alla Politkovskaja tutte le vie d'Italia dove siano presenti Ambasciata, Consolati e Rappresentanze Commerciali della Federazione Russa. Nella pratica del "re-intitolamento" di vie preesistenti finora hanno eccelso Stalin, Mussolini e El'cin. Se non si ritene imbarazzante siffatta congrega, ci si accomodi. Voglio ora riportare alcune voci "fuori dal coro", giuntemi in queste settimane.
Anna Politkovskaja, pur esaltata come martire della verità a destra e sinistra, non era che una spia al servizio dell'imperialismo. Intima di Eltsin e della sua banda di criminali mafiosi, non ha mai denunciato il minimo malaffare di quei distruttori dell'URSS e della Russia, nè dell'ubriacone venduto a Washington, nè dei suoi oligarchi che si sono mangiati i russi vivi e si sono venduti perfino i cimiteri. Regolare collaboratrice del circuito radio "Liberty" (ricordate Radio B-92 e Otpor???) gestito dalla Cia fin dal 1948 per destabilizzare i paesi socialisti, è stata il megafono dei terroristi ceceni finanziati e armati dalla Cia e dal Mossad per sottrarre il petrolio caucasico alle rotte e al controllo dei russi. Pessima scrittrice, non è accettabile che una sinistra non corrotta come quella di Bertinotti o di parte del manifesto si allinei passiva e acritica agli sterotipi falsi della propaganda imperialista gestita dai gangster di Washington, Tel Aviv e UE. La Politkovskaja era la Fallaci o il Magdi Allam russo. Niente di più. Una vera schifezza.
Fulvio Grimaldi
A me personalmente, Grimaldi non è mai piaciuto: inutilmente maleducato e violento verbalmente, ottiene lo scopo opposto a quello che si prefigge. Tuttavia, "deflorato" delle intemperie lessicali, ha ragione da vendere: i morti non hanno sempre ragione per il solo fatto di essere morti. E radio Svoboda (Liberty), che in URSS era ascoltata da tutti sulle onde corte, di nascosto in cucina, analogamente alla radio "Voice of America", era finanziata apertamente ed ufficialmente dal Congresso statunitense e trasmetteva da Berlino Ovest, per poi spostarsi a Praga dagli anni '90 e fino ai nostri giorni.
A proposito dell’assassinio di Politkovskaja di Movisol.org L’assassinio della giornalista russa dissidente Anna Politkobvskaya va inquadrato nel contesto della serie di assassinii avvenuti nelle ultime settimane, evidentemente miranti a ledere la stabilità politica del presidente Vladimir Putin. Tutti gli assassini in questione sono stati condotti da “professionisti”. E’ noto che il crimine organizzato russo è collegato con i vari oligarchi latitanti dalla giustizia russa. Il più famoso degli oligarchi è Boris Berezovsky che ha ottenuto “asilo politico” in Inghilterra. * Il 14 settembre è stato assassinato Andrei Kozlov, vice presidente della banca centrale russa. Deciso sostenitore della politica del governo, Kozlov era impegnato contro il riciclaggio del denaro ed aveva ordinato il ritiro di alcune licenze bancarie. * Il 30 settembre è stato assassinato Enver Zighashin, ingegnere capo della TKN BP, la sussidiaria russa della British Petroleum. Si tratta di un assassinio che certamente non ha risolto gli attriti tra Russia e imprese petrolifere occidentali ma li ha piuttosto aggravati. * Il 7 ottobre è stata assassinata Anna Politkovskaya. * Il 10 ottobre è stato assassinato Alexander Plokhin, direttore della branca moscovita della Vneshtorgbank, banca di stato che riveste un ruolo importante nei rapporti economici che la Russia intrattiene con Africa, Asia, America Latina ed Europa, in particolare quelli promossi dallo stesso Putin. La Vneshtorgbank ha recentemente acquistato il 5% del gigante aerospaziale europeo EADS, proprietario di Airbus. L’acquisto ha suscitato una notevole controversia, sia a motivo delle implicazioni economiche che quelle di sicurezza. * Il 16 ottobre è stato assassinato Anatoly Voronin, esperto immobiliare della Itar-Tass. Alexander Lebedev che è comproprietario, con Michail Gorbaciov di Novaya Gazeta, il giornale su cui scriveva la Politkovskaya, ha pubblicato un commento intitolato: “Chiunque abbia sparato alla Politkovskaya mirava ai suoi avversari” — in altre parole mirava al regime di Putin. La Politkovskaya era così nota come oppositrice del regime, scrive Lebedev che è fin troppo facile sospettare coloro che lei criticava. “Ma non dobbiamo considerare attentamente la possibilità che chi ha ordinato l’assassinio voleva che noi facessimo proprio questo? Forse un’ondata di rabbia contro coloro che la giornalista criticava è proprio l’effetto su cui contavano i killer? Così sparando alla giornalista miravano ai suoi avversari”. Nel corso della sua visita in Germania, tra il 10 e l’11 ottobre, il presidente Putin ha fatto due volte riferimento al grave episodio. A Dresda il presidente ha detto, secondo quanto riferito dalla Pravda: “Non molto tempo fa fu ucciso un altro giornalista, Paul Khlebnikov. Dopo la pubblicazione del libro intitolato «Conversazioni con un barbaro», in cui i personaggi principali sono posti in cattiva luce, lui è stato ucciso. Non so chi l’abbia uccisa [Anna Politkovskaya], ma è chiaro che chi si sta sottraendo alla giustizia ha valutato l’opportunità di sacrificare qualcuno per incoraggiare i sentimenti anti russi nel mondo”. Nell’intervista concessa l’11 ottobre al Sueddeutsche Zeitung, pubblicata integralmente solo sul sito Kremlin.ru, Putin ha detto: “Saprete che diversi anni fa un giornalista americano di origini russe, Paul Khlebnikov è stato ucciso in Russia. Si era occupato dei problemi della Repubblica di Cecenia ed aveva scritto un libro intitolato «Conversazioni con un barbaro». Stando alle indagini, i protagonisti del libro non erano contenti di come Khlebnikov li ha presentati e lo hanno distrutto”. Il “barbaro” in questione è Khodj-Akhmed Nukhayev, il finanziatore del separatismo del Caucaso Settentrionale: Oggi Nukhayev vive in Israele, fa affari con il lord inglese McAlpine ed è sospettato di collegamenti con Boris Berezovsky. Khlebnikov era il genero di John Train, personaggio di Wall Street impegnato nelle operazioni contro Lyndon LaRouche. Nel 2005 Anna Politkovskaya ha ricevuto il “Premio per il coraggio civile” del Northcote Parkinson Fund di John Train.
Ecco un guizzo di genio dall'impareggiabile Michele Serra, a proposito delle dichiarazioni stizzite di Putin sulla mafia:
L'amico Putin, seppure coi suoi modi da steppa, per una volta ha detto una cosa ahimé giusta: quanto a mafia, l'Italia non ha le carte in regola per dare lezioni agli altri. Ma la politica dev'essere davvero una specie di droga se è vero, come è vero, che le reazioni italiane sono state perfino più stonate del prevedibile. La sinistra, che di mafia parla da quando è nata come di un cancro che corrode il paese, e da Portella della Ginestra fino a noi conta tra i suoi uomini la grande maggioranza delle vittime di mafia, si è inalberata come se Putin avesse detto chissà quale enormità. Viceversa Berlusconi e molti dei suoi soci, che in cinque anni di governo hanno stabilito un vero e proprio record di omertà politica rispetto alla questione mafiosa (e stendiamo un velo pietoso su Mangano e Dell'Utri), ha difeso a spada tratta l'amico Putin. Cioè: se a dire "mafia" è un pm italiano, che magari rischia la pelle, nel centrodestra si grida al giustizialismo. Se lo dice Putin, allora è una verità da applaudire. Non saprei proprio, in questo quadro insieme penoso e stravagante, quali delle due parti politiche si sia maggiormente distinta per incoerenza. Diciamo solo che, come spesso accade, la sinistra immalinconisce, la destra fa morire dal ridere. Michele Serra, Repubblica, 25 ottobre 2006
Ma proprio l'Unità, unico giornale italiano ad avere indicato in Putin il mandante dell'omicidio della Politkovskaja fin dal primo giorno, riporta pochi giorni fa, inconsapevole delle proprie contraddizioni interne:
Rispetto al 2005, siamo scesi di altre cinque posizioni nella classifica della corruttibilità, passando dal 40° posto al 45°, dopo il Botswana, la Giordania, la Corea del Sud. A fotografare l´amara situazione, il Rapporto 2006 di Transparency International (Ti), l´organizzazione non governativa che è impegnata nella lotta alla corruzione e che ogni anno stila una classifica che registra la percezione della corruzione in 163 paesi del mondo. Nella scala di voti, da 1 a 10, l´Italia non sfiora nemmeno la sufficienza, fermandosi al 4.9. Al primo posto, con un 9.6, la Finlandia, seguita dagli altri paesi scandinavi (Danimarca, Svezia, Norvegia) ma anche da Nuova Zelanda, Singapore e Australia. Il resto dei paesi europei ci distacca di molto: il Regno Unito si posiziona all´11° posto, la Germania al 16°, la Francia due postazioni più in basso. I cittadini statunitensi percepiscono un grado di corruzione che fa classificare gli Usa al 20° posto, ancora lontanissimo dall´aria corrotta che si respira in Italia. L'Unità, 7 novembre 2006
Insomma, pongo retoricamente per la terza volta una domanda. In certi esercizi ginnici eccelle in particolare l’Unità, probabilmente per un malcelato (e male interpretato) senso di peccato originale, protesa spasmodicamente a dover dimostrare di essere più antisovietica dei sovietici. Legittimo. Purtroppo, finisce regolarmente col trascendere in russofobia. [...] Quali sono gli obiettivi della sinistra italiana e dell’Unità?

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