domenica 28 dicembre 2008

Il testimone

Avevo voglia di scrivere queste scarne righe un'ora fa. Poi ho pensato che sicuramente mia moglie, la mia amatissima compagna, riuscirà a fare addormentare quella via di mezzo tra Highlander e Terminator che è nostra figlia a breve, e finalmente andremo a dormire, visto che è da circa tre ore che il tentativo va avanti e nel frattempo è l'una di notte, e gli israeliani continuano a bombardare, tanto per cambiare, i bambini palestinesi.

Allora sono uscito sul balcone coperto, che peraltro io scopro per poter fumare una sigaretta in santa pace, che poi diventano due, e poi tre.

Ecco perché le scorte di acqua minerale gelano: in casa, un caldo maiale, sui venticinque gradi. Sopra lo zero, ovviamente. Fuori, una decina. Sotto lo zero, anche questo è piuttosto ovvio, viste le latitudini. E così, sul balcone si balla intorno allo zero, e l'acqua non è contenta.

Ha nevicato, e manco me ne sono accorto. Qui Natale e Santo Stefano non era festa, in compenso oggi, 27 dicembre, è sabato, e fuori non c'è un'anima. E nemmeno un'anima in automobile. Ecco perché la neve fa effetto ovattato. Noi però faremo festa fino a lunedì 19 gennaio, di riffe o di raffe, tra Capodanno, Natale ortodosso (che per puro caso coincide con la Befana) e Vecchio Anno Nuovo. Tiè.

I ragazzi tadžiki ancora dormono, cominceranno a spalare verso le cinque del mattino, perché sennò non li pagano. Peccato, io lascerei tutto così com'è, ma non è colpa loro. E' di una bellezza lacrimevole, sconvolgente, a quest'ora. Mi ricorda l'infanzia, quando ancora potevo sentire la neve scricchiolare sotto i piedi avvolti nei valenki di feltro.

Quando nostra figlia crescerà, avrà dei figli, e magari vorrà che assomiglino a sua madre, o a me, suo padre. La madre è bellissima, per me, personalmente non mi ritengo un adone, e spero che, se avrà una figlia, non le cresca la barba a quindici anni come a me.

Sto cincischiando. Non è di tutto questo che volevo parlare, questa sera, questa notte.

Noi, italiani all'estero (che poi, già io, un quarto russo, un quarto ebreo, nato a Praga quando ancora era Cecoslovacchia, come italiano sono piuttosto spurio), dobbiamo per forza organizzarci con la parabola, sennò i figli col cavolo che parleranno italiano madrelingua. Al massimo, lo parleranno come nel doppiaggio di Rocky, "io ti spiezo in due".

Oddio, direte voi, non è che si perdano un granché: tra RAI e Mediaset, sembra di essere davvero su un altro pianeta, altro che all'estero. Le uniche volte che fanno qualcosa di decente, le criptano, per non meglio identificati "diritti di ritrasmissione all'estero". Peccato che non lo facciano né i russi, né quelli dell'Europa Occidentale, dai francesi agli inglesi, passando per i portoghesi, gli spagnoli, i tedeschi. La 7, poi, ha avuto la geniale pensata di cambiare satellite, che in Europa Orientale non si vede proprio, e così ci perdiamo anche quel poco che c'è di buono.

Sto nuovamente divagando. Insomma, ci resta RAI Edu 2, che poi sarebbe Rewind. Ultimamente, spesso ripropongono Paolo Rossi e Cochi Ponzoni in "Su la testa". Ricordate? Occhetto aveva già sciolto il PCI, e i giudici di Milano avevano appena iniziato a smascherare i ladri della Democrazia Cristiana e del PSI Craxiano. Sembrava, da una parte, di essere lì lì da cambiamenti improbabilissimi, e dall'altra al crepuscolo di un minimo di decenza e di intelligenza.

La realtà, come sempre, è stata peggiore dei nostri peggiori incubi. C'erano, ancora non del tutto incanutiti, Jannacci, Capossela ragazzino, Gino e Michele, Antonio Albanese, Aldo Giovanni e Giacomo non ancora svenduti al legittimo erede craxiano Berlusconi, Bisio con i capelli (pochi già allora), Vergassola, persino Salvatores.

Era l'ultima puntata, i saluti promettevano un "a rivederci presto". No. Perché l'epitaffio, a conclusione, l'ha coniato Paolo Rossi stesso. Per i sogni che avete rubato ai nostri padri, e ai padri dei nostri padri, adesso basta. Ce li riprenderemo. Ora. Qui. Subito.

Davvero? In famiglia, ci bastonano da almeno tre generazioni. Chissà, la quarta. Per ora, sempre peggio.

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