In merito alla chiusura per un paio di giorni della borsa russa, qui hanno deciso di far raffreddare i cervelli ai brokers, prima di riaprire, proprio ad evitare storiacce tipo 17 agosto 1998. E tutto il Paese, da governo ad opposizione, passando per il popolino, è d’accordo. In Occidente fanno in altro modo? Chi se ne frega, anche perché spesso, nella storia, se ne sono visti i risultati.
A questo aggiungiamo che, alla riapertura, lo Stato ha fornito alle tre principali banche centrali mezzo trilione di rubli (quattordici miliardi di euro), affinché a loro volta possano garantire che nessuna delle banche minori faccia bancarotta e che possa diffondersi il panico con effetto a macchia d’olio. Qui per ora tutto bene (e speriamo meglio).
A differenza del decennio alcolico (El’cin), in Russia è gradito che esista la borsa, ma se non c’è – nessuno piange, ed il Paese va avanti lo stesso. Un po’ come per la OMC: entrarci, eviterebbe un sacco di scartoffie doganali tra Russia ed UE, tra Russia ed Occidente in genere; ma se la signora Rice non gradisce, qui nessuno si strappa i capelli, il Paese è autosufficiente anche senza OMC.
Autarchia? Beh, in un Paese che ha tutta (tutta!) la tabella di Mendeleev a disposizione, non sarebbe un dramma. Sarà per questo che, periodicamente, al Congresso USA, si trova il russofobo di turno che afferma che bisognerebbe ridiscutere l’appartenenza della Siberia (sic!) alla Russia?
Vedrete, nelle prossime settimane, che casino scoppierà sui confini territoriali russi nel circolo polare artico! E non sto scherzando: il riscaldamento globale sta portando allo scoperto risorse prima inimmaginabili...
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