giovedì 23 agosto 2007

L’orso volante

di Mark Bernardini

Ci risiamo. Secondo il Corsera, "due Typhoon 2 hanno bloccato un Tu-95 russo il 17 agosto, giorno in cui Putin aveva annunciato la ripresa dei voli dei bombardieri". Sull'Unità, invece, dovendo essa distinguersi come sempre per russofobia, per un maleinterpretato complesso di colpa, si legge che "il governo britannico ha reso noto che venerdì scorso un caccia russo è stato intercettato nello spazio aereo inglese. E Mosca minaccia Praga: non fate costruire lo scudo spaziale americano nel vostro paese". Dai telegiornali di RAI e Mediaset, poi, si apprende che l'aereo in questione si chiama Bear-H, non TU-95 (Tupolev), questo sempre perché, come sanno anche i bambini, per le strade sterrate di Mosca, innevate anche a Ferragosto, gli orsi girano liberi e la fanno da padroni. Lo garantisce la NATO, nota ONG ONLUS, associazione umanitaria senza fini di lucro. Nessuno si è degnato di verificare la versione dell'altra campana, ossia sembrerebbe che i russi tacciano.

Naturalmente, non è vero. Il rappresentante delle forze aeree russe smentisce che sia stato violato lo spazio aereo britannico, il TU-95 era in volo per un'esercitazione militare già programmata. E quando si tratta di esercitazioni del genere, è prassi comune che ci si scambino tutte le informazioni del caso in maniera preventiva tra i vari Stati. Così è stato anche stavolta, ovviamente.

Göbbels diceva che non importa che una cosa sia vera, basta ripeterla a dismisura affinché lo diventi. Ma Göbbels non poteva certo immaginare che avrà dei prosecutori a distanza di settant'anni, nonostante la sconfitta.

A chi fa comodo che si mantenga e si perfezioni quest'immagine grottesca, questa macchietta dell'orso russo prevaricatore? All'Italia? No di certo. Lo sanno bene gli imprenditori italiani, grazie ai quali da decenni l'Italia si colloca stabilmente quale secondo partner commerciale dell'URSS prima e della Federazione Russa poi nell'ambito dell'Unione Europea, dopo la Repubblica Federale Tedesca. Alla sinistra italiana, forse? E' un mondo rovesciato, questo che abbiamo costruito e che stiamo vivendo (subendo?), dove la destra plaude alla Russia e la sinistra all'America reazionaria di Bush.

In mare come in cielo, esiste il concetto di "acque territoriali neutrali". In esse, appunto, tutti navigano e volano, previa notifica. L'aereo russo o ha invaso lo spazio britannico, o non lo ha invaso, tertium non datur. Gli inglesi dicono di sì, i russi dicono di no. Non penso che sia così difficile verificare, con la costosissima strumentazione moderna pagata con le tasse dei cittadini, chi abbia ragione e a chi invece stia crescendo un naso da Pinocchio. Sarebbe poi salutare che i risultati fossero resi noti con un rilievo almeno pari alla gazzarra di questi giorni. A giudicare dalle dichiarazioni unilaterali pubblicate in Occidente, mi permetto di dubitarne.

Da ultimo, la faccenda (o meglio: il grosso affare lucroso, per taluni) dei missili terra-aria statunitensi da dislocare nella Repubblica Ceca, in Polonia, in Estonia, in Lituania, e, perché no, in Ucraina, in Georgia e chi più ne ha più ne metta. Immaginiamo un mondo rovesciato, dove non fossero gli Stati Uniti, ma la Russia ad espandere la propria sfera d'influenza a dismisura. Immaginiamo missili russi dislocati nella Corsica, sulla Costa Azzurra, nei pressi di Basilea, in Tirolo, a Lubiana, Zara, Sibenicco, Spalato, Tirana, sull'isola di Malta, a Tunisi ed Algeri. Voi che dite, sarebbe giustificato qualche missile italiano di difesa a Genova, Torino, nella Val d'Aosta, a Como, Bolzano, Pordenone, Ravenna, Ancona, Pescara, Bari, Reggio Calabria, Palermo, Napoli?

martedì 21 agosto 2007

Italia 1952

L'Italia si trova nell'Europa meridionale. Essa occupa quasi tutta la penisola appenninica ed una serie di isole, tra le quali le più grandi sono la Sicilia e la Sardegna. Il territorio complessivo è di oltre 301 mila kmq; la popolazione è di circa 48 milioni di abitanti. Le città più grandi sono la capitale Roma (1.619 mila abitanti), Milano (1.286 mila), Napoli (1.021 mila), Torino (726 mila abitanti).

Il Paese dispone di notevoli giacimenti di bauxite, zolfo, zinco. Tuttavia, il Paese è molto carente di minerali metalliferi e di risorse combustibili. Esso importa minerali di ferro, rottami di ferro, metalli rari e non ferrosi, carbone, petrolio, benzina, cotone, legname. L'Italia è un Paese agroindustriale. La sua economia è caratterizzata da un'industria moderna sviluppata, concentrata prevalentemente nel settentrione (costruzioni meccaniche, navali, tessile, energia ed impianti elettrici) e dall'arretratezza delle regioni agricole meridionali. Il proletariato urbano e rurale è di 8 milioni di persone, ovvero il 54% di tutta la popolazione attiva italiana, mentre quello urbano in particolare rappresenta il 36%, concentrato prevalentemente nei grossi centri industriali.

Nell'economia agricola italiana, in presenza di anacronismi feudali, soprattutto nel sud del Paese, dominano le imprese di tipo capitalista, che possiedono il 64% di tutte le aree coltivabili, il 70% del bestiame, l'80% del prodotto agricolo lordo e l'85-90% dei prodotti agricoli commerciali.

La maggioranza schiacciante dei lavoratori della campagna italiana è privata della terra e consiste in una massa sterminata di vari milioni di mezzadri, giornanti, braccianti, intenti a lavorare la terra dei latifondisti con attrezzi rudimentali, e di piccoli fittavoli, che pagano ai latifondisti con metà del raccolto. Su 5 milioni di famiglie che compongono la popolazione agricola del Paese, l'84% o non possiede del tutto la terra, o la possiede in misura insignificante, mentre 40 mila latifondisti posseggono 10 milioni di ettari di terra. La distribuzione iniqua della terra viene aggravata anche dal fatto che vaste aree di terra di proprietà dei latifondisti non vengono lavorate. Ad esempio, nel Mezzogiorno non sono lavorati circa 2 milioni di ettari di terra, mentre c'è più di 1 milione di contadini senza terra.

L'Italia fascista era il principale alleato della Germania hitleriana in Europa durante la Seconda guerra mondiale. A seguito delle vittorie conseguite dall'Unione Sovietica sulla Germania hitleriana, e la disfatta perpetrata dall'esercito sovietico nei confronti delle armate italiane, il regime fascista italiano ha subìto un colpo mortale.

Nel settembre 1943 l'Italia ha capitolato di fronte agli Alleati, ed in ottobre ha dichiarato guerra alla Germania. Nel 1943-1944 la maggior parte dei territori italiani sono stati occupati dalle truppe hitleriane. Il popolo italiano ha risposto agli invasori con un ampio movimento patriottico partigiano, forte soprattutto nell'Italia settentrionale. Il Partito Comunista Italiano è stato il promotore ed ha diretto la guerra di liberazione nazionale del popolo italiano. Durante l'occupazione tedesca in Italia è stato costituito il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), un'organizzazione antifascista clandestina ben radicata nel territorio. Il CLN era una coalizione dei Partiti antifascisti italiani che mobilitava le masse alla lotta armata contro gli invasori tedeschi ed i fascisti italiani. Durante la guerra l'Italia è stata occupata dalle truppe angloamericane. L'occupazione angloamericana è costata al Paese 10-12 miliardi di dollari, un costo superiore quasi di una volta e mezzo rispetto ai danni subiti dall'economia italiana a causa della guerra.

Il 2 giugno 1946 in Italia si è svolto un referendum nazionale sulla forma di ordinamento statale, a seguito del quale in Italia è stata proclamata la Repubblica, una grande vittoria dello schieramento democratico. Tuttavia, gli imperialisti americani sono riusciti a spaccare il CLN e mettere al potere un loro agente: Alcide De Gasperi, capo del Partito reazionario della Democrazia Cristiana. Con il sostegno degli invasori nel Paese si è rafforzata la reazione, sono risorti gli elementi fascisti, e la cricca di De Gasperi ha intrapreso una politica apertamente reazionaria. Nel maggio 1947, su ordine di Washington, dal governo sono stati estraniati i comunisti ed i socialisti. Il Paese è stato trasformato in una colonia degli Stati Uniti.

Nel febbraio 1947 gli Alleati hanno firmato un trattato di pace con l'Italia. Il 18 aprile 1948, a fronte di uno spietato regime poliziesco di violenza, ed anche con un'ingerenza diretta del governo USA e del Vaticano, si sono svolte le prime elezioni parlamentari postbelliche. Il Parlamento italiano è composto da due camere: la Camera dei Deputati ed il Senato. Alla Camera per cinque anni sono stati eletti 574 deputati, ed al Senato per sei anni 237 senatori. Inoltre, sono stati nominati 107 senatori "di diritto": gli ex Presidenti del Consiglio dei Ministri, gli ex membri del Senato eletti per non meno di tre legislature, i combattenti antifascisti che si sono distinti particolarmente, ecc. Lo schieramento democratico, che alle elezioni ha costituito il Fronte Democratico Popolare, nonostante tutti gli sforzi della reazione ha ottenuto 183 seggi alla Camera e 103 al Senato.

Nel maggio 1948 il Parlamento ha eletto per sette anni come Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, liberale.

Il governo antipopolare di De Gasperi esprime la volontà dei monopoli capitalisti e dei grossi latifondisti, ed ha tradito la nazione, dando corso alla trasformazione del Paese in un vassallo degli Stati Uniti.

L'accordo "bilaterale" firmato il 28 giugno 1948 dal governo De Gasperi e dagli USA sull'estensione all'Italia degli "aiuti" del "piano Marshall" ha contribuito a peggiorare lo stato economico del Paese.

A seguito dell'applicazione del "piano Marshall" l'industria è stata adattata agli interessi aggressivi dei monopoli statunitensi. Gli imperialisti americani cercano di soffocare i settori pacifici della produzione e di sviluppare l'industria asservita alla preparazione della guerra. Il "piano Marshall" ha liquidato i settori chiave della produzione italiana, da cui dipende l'indipendenza nazionale del Paese e che sono in concorrenza con l'industria americana sui mercati mondiali: siderurgia, costruzioni meccaniche, navali, tessile, elettrotecnica, ecc. A seguito della marshallizzazione, l'economia italiana dipende completamente dagli interessi degli imperialisti americani. Agli inizi del 1951, il livello industriale complessivo non raggiungeva quello del 1938. L'industria era occupata di appena il 30-74% della propria capacità.

Il "piano Marshall" ha compromesso l'agricoltura italiana, poiché gli esportatori americani importano nel Paese i prodotti agricoli che l'Italia produce essa stessa; nel 1950 la produzione agricola era pari a circa l'87% del 1938.

La legge sulla "riforma" agraria, approvata dal governo De Gasperi nel gennaio 1950, non ha risolto i bisogni dei braccianti e dei contadini senza terra. Questa legge prevede la conservazione del sistema dei latifondi. La terra viene quindi assicurata solo ai ricchi proprietari terrieri. Questa "riforma" fraudolenta è stata approvata allo scopo di scongiurare la riforma "dal basso" attuata dalle masse contadine dei senza terra, che occupavano le terre dei latifondisti inutilizzate. Il commercio estero italiano non ha raggiunto il livello anteguerra, il "piano Marshall", distruggendo le storiche relazioni commerciali italiane, costringe ad importare merci prevalentemente dagli USA (nel 1949 il 36,2% di tutte le importazioni), a fronte di misere esportazioni italiane negli USA (nel 1949 il 3,8% di tutte le esportazioni). A seguito degli impegni previsti dal "piano Marshall" assunti dall'Italia, viene anche compromesso il commercio di quest'ultima con i Paesi a democrazia popolare e con l'Unione Sovietica. Nel Paese cresce la disoccupazione. Persino i dati ufficiali, sicuramente sminuiti, dicono che nel 1950 c'erano più di due milioni di disoccupati totali e quasi tre milioni di disoccupati parziali.

Il costo della vita, rispetto al livello prebellico, al 1951 è cresciuto di 48 volte, e da gennaio 1950 a gennaio 1951 l'indice dei prezzi all'ingrosso è cresciuto del 21%. Lo stipendio medio mensile di un operaio in Italia è di 23.500 lire, di un bracciante di 13.346 lire (al nord) e di 3.868 lire (al sud). Il 70% della popolazione italiana non ha un reddito sufficiente per il minimo vitale di sussistenza; 3,5 milioni di lavoratori fanno parte della categoria dei "mendicanti"; nel Paese ci sono 1,5 milioni di pensionati che percepiscono dalle tre alle quattromila lire al mese (con un minimo vitale di sussistenza di 60 mila lire per una famiglia media di quattro persone), ed un milione di anziani ed invalidi che non hanno una pensione, 5 milioni di italiani non hanno una dimora ed abitano in grotte, locali abbandonati, capanne fatte con mezzi di fortuna.

Per migliorare la situazione delle masse lavoratrici e far rinascere l'economia dell'Italia, la Confederazione Generale del Lavoro (CGIL) nel 1949 ha promosso un Piano del lavoro. Questi prevedeva dei grandi investimenti di capitali nelle costruzioni di pace, per aumentare la richiesta di forza lavoro e conseguentemente ridurre la disoccupazione; la realizzazione della riforma fondiaria e la conclusione di un accordo tra i contadini e i latifondisti, per dare la terra ai contadini che ne sono privi ed assicurare delle condizioni di lavoro stabili in campagna. Ma il governo De Gasperi, orientandosi sugli interessi dei monopolisti americani, ha rifiutato di realizzare il Piano del lavoro.

La politica estera del governo De Gasperi è completamente assoggettata agli interessi dell'imperialismo americano.

Il governo italiano non assolve ai propri obblighi relativi al trattato di pace: non vengono rispettate le limitazioni militari inflitte all'Italia, il fascismo non solo non è stato del tutto estirpato nel Paese, ma viene nuovamente incoraggiato, gli impegni relativi alle riparazioni di guerra non vengono onorati. Il governo italiano sabota il pagamento delle riparazioni all'Unione Sovietica, stabilite in 100 milioni di dollari.

Infrangendo il trattato di pace, l'Italia è entrata nell'alleanza espansionista nordatlantica. Gli USA armano con tenacia l'Italia. Nel 1950 in Italia sono state importate dagli USA armi e materiali bellici per 200 miliardi di lire. Realizzando gli impegni assunti con l'entrata nell'Organizzazione-Trattato espansionista dell'Atlantico del Nord, il governo italiano ha accettato l'occupazione di fatto del Paese ad opera delle truppe americane. La casta militare americana ha già conquistato i porti, le basi navali e gli aeroporti italiani strategicamente più importanti (Livorno, Napoli, Augusta, Pescara, ecc.). L'esercito italiano è stato posto sotto il controllo degli americani, alcune divisioni italiane sono state incluse nell'esercito "europeo" del generale Eisenhower. Nel territorio nazionale sono stati dislocati i quartier generali dell'esercito della NATO per la "zona meridionale" dell'Europa. Incoraggiato dagli imperialisti americani, il governo italiano esige l'abolizione del trattato di pace. Esso si è dichiarato pronto a sostenere il piano dell'imperialismo americano nei confronti del riarmo della Germania e della rinascita del militarismo germanico. L'Italia partecipa al "piano Schumann" ed al "piano Pleven". Per il 1951 il governo italiano ha approvato stanziamenti per gli armamenti per un importo di 850 miliardi di lire, pari a quasi due terzi del bilancio dello Stato. Al fine di liquidare le limitazioni sulle forze armate italiane, nel settembre 1951 gli USA, l'Inghilterra e la Francia, conformemente alle decisioni del Consiglio del Blocco nordatlantico ad Ottawa, hanno dichiarato di essere pronti a rivedere le condizioni del trattato di pace con l'Italia. Di fronte al movimento sempre crescente delle masse popolari contro le minacce di guerra e la politica antinazionale, la cricca governante di De Gasperi ricorre al terrorismo contro le forze progressiste del Paese ed agli incessanti tentativi di disgregare il movimento operaio. Durante il biennio 1948-1949 e nella prima metà del 1950 i suoi mercenari ed i fascisti hanno assassinato 62 lavoratori, di cui 48 comunisti, ferito 3.126 lavoratori, di cui 2.367 comunisti, arrestato, processato, gettato in carcere più di 111 mila persone, di cui oltre 89 mila comunisti.

Seguendo il corso della fascistizzazione del regime, nel luglio del 1951 il governo reazionario di De Gasperi ha fatto approvare in Parlamento la legge sulla cosiddetta "difesa civile", che gli dà il diritto di proclamare nel Paese in qualsiasi momento lo stato d'emergenza e la militarizzazione della produzione e della forza lavoro. Questa legge dà anche diritto al governo di organizzare una polizia di tipo fascista. Attualmente, il governo sta preparando dei progetti di legge contro la libertà di sciopero e di stampa, e di inasprimento delle sanzioni contro i fautori della pace.

In Italia a capo della coalizione reazionaria governante, costituita dal Vaticano, c'è la Democrazia Cristiana, il più grande dei Partiti borghesi. Questo Partito è al soldo degli imperialisti americani. Con il sostegno degli USA e del Vaticano, ed anche impiegando le violenze poliziesche e le falsificazioni, alle elezioni del 1948 i democristiani hanno conquistato 305 seggi alla Camera e 149 al Senato. La DC è sostenuta dall'organizzazione cattolica del Vaticano, Azione Cattolica.

Della coalizione reazionaria fanno parte anche altri Partiti: il Partito Socialista Democratico, il cosiddetto Partito socialista sezione dell'"Internazionale socialista", il cui vertice è la quinta colonna diretta degli imperialisti americani, i capi sono Saragat e Romita; il Partito Repubblicano, che esprime prevalentemente gli interessi della media borghesia, il capo è Pacciardi; il Partito Liberale, un Partito filomonarchico dei latifondisti e dell'alta borghesia, prevalentemente finanziaria; il Partito neofascista Movimento Sociale Italiano (MSI), ecc.

La politica antinazionale condotta dai governanti italiani sotto il diktat dei padroni americani trova una strenua opposizione da parte di tutti gli strati della popolazione italiana. Gli operai dei centri industriali hanno manifestato più volte contro il terrorismo poliziesco e le violenze, ed in appoggio alle richieste in difesa delle libertà democratiche. Nel 1950 solo a Milano gli operai hanno scioperato per complessivi 18 milioni di ore lavoro. Un terzo di queste ore riguardavano scioperi di solidarietà, proclamati a difesa delle libertà e dei diritti democratici del popolo.

In Italia sono molto diffusi gli "scioperi al contrario", durante i quali gli operai e tutti i lavoratori di una determinata azienda, difendendo il diritto al lavoro e manifestando contro la riduzione del lavoro ed i licenziamenti arbitrari, prendono in mano la direzione aziendale. I lavoratori dirigono le aziende finché l'amministrazione non rinuncia all'idea di liquidare l'azienda o ridurre la produzione.

Il movimento di occupazione da parte dei contadini dei latifondi non coltivati o poco coltivati ha assunto un carattere di massa. Esso è particolarmente diffuso nel sud del Paese. A seguito delle manifestazioni dei contadini senza terra e dei braccianti il governo De Gasperi è stato costretto a legittimare il passaggio nelle loro mani di oltre 200 mila ettari di terra.

La forza trainante e dirigente dello schieramento democratico è il Partito Comunista. Esso è stato fondato nel gennaio 1921. Nel 1950 il Partito Comunista, assieme alla Federazione Giovanile Comunista, contava più di 2,5 milioni di iscritti. Il PCI gode di grande influenza non solo tra la classe operaia ed i contadini, ma anche in ampi strati degli intellettuali. Negli ultimi anni è cresciuta l'influenza del PCI tra le masse contadine. Le organizzazioni comuniste esistono in tutte le più grandi aziende del Paese.

Come quantità di parlamentari, il PCI è il secondo Partito, con 131 seggi alla Camera e 67 al Senato. Il segretario generale del Partito è Palmiro Togliatti, i suoi vice sono Luigi Longo e Pietro Secchia. L'organo quotidiano centrale del Partito è il giornale "l'Unità". Il PCI è legato da saldi vincoli d'amicizia, basati sull'unità d'intenti, con il Partito Socialista, a capo del quale c'è Pietro Nenni, che conta 750 mila iscritti. Alla Camera esso ha 52 seggi, al Senato 36. Nenni è Presidente del Consiglio nazionale italiano per la pace. L'unità d'intenti tra comunisti e socialisti in Italia testimonia incontrovertibilmente che la reazione non è riuscita a raggiungere un qualche significativo successo nella causa della disgregazione della classe operaia.

Grazie alla loro politica di unità, il PCI e il PSI sono riusciti ad unire le forze progressiste del Paese e costituire un possente schieramento per la pace e la democrazia, di cui fanno parte: la più grande associazione sindacale CGIL, con 5 milioni di iscritti, l'Unione delle Donne Italiane (1.053 mila iscritte), l'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia (280 mila iscritti), la Lega delle Cooperative (3 milioni di iscritti), l'Associazione "Italia-URSS" (500 mila iscritti).

Lo schieramento democratico si batte contro la politica di guerra del governo De Gasperi, per una politica di pace, esige l'uscita dell'Italia dall'unione espansionista della NATO, una sostanziale riduzione delle spese militari, una politica d'amicizia con l'Unione Sovietica ed i Paesi a democrazia popolare.

Il movimento per la pace italiano si rafforza incessantemente. Esso riveste varie forme: scioperi di massa, manifestazioni, comizi, rifiuto di scaricare gli armamenti americani nei porti e di trasportarli nel Paese, di produrre materiali bellici, di presentarsi agli uffici di leva, dibattiti sulla pace, raccolta di firme per varie petizioni, ecc. Il Manifesto di Stoccolma è stato sottoscritto da 17 milioni di italiani. La raccolta di firme per l'Appello del Consiglio Mondiale della Pace per un trattato di pace tra le cinque grandi potenze sta riscuotendo un grande successo. Nel Paese funzionano più di 20 mila comitati per la pace.

Lo schieramento democratico lotta per conquistare la maggioranza della popolazione italiana, per formare un governo di pace che assicuri al popolo italiano pace, pane, libertà ed indipendenza nazionale.

(Dall'Almanacco dell'URSS del 1952. Traduzione di Mark Bernardini)

giovedì 9 agosto 2007

E’ così che si diventa vecchi

di Mark Bernardini
Nel 1997, per un invito casuale, iniziai a cantare, alla "veneranda" età di 35 anni (per il canto operistico è davvero un'età inusuale). Come corista, verdiano, mi sono esibito nel Requiem nel Duomo di Milano, nel "Nabucco" a Spira in Germania, e poi ancora nel "Nabucco" e nella "Forza del destino" a Busseto ed a Siena. Nel 2002, dopo un periodo nel coro delle Comunità Europee a Bruxelles, mi sono trasferito (o meglio, sono tornato) a Mosca. Come è ovvio, non volevo perdere l'esperienza accumulata in quel quinquennio, soprattutto perché a quest'età è evidente che non si può contare su una carriera duratura. Chiesi a parenti vari se conoscevano qualcuno che potesse darmi lezioni e mi dissero di conoscere un basso del Bol'šoj in pensione. Mi presentai quindi di fronte a questo omone, omen nomen, che con la sua voce cavernicola mi spiegò il suo metodo, convinto che fosse tipico della "scuola italiana". Non che non avesse ragione, ma, purtroppo, parliamo di una scuola scomparsa da svariati decenni, almeno in Patria, sul suolo italico.
Non era questo, però, che mi aveva stupito: il fatto è che io non ricordo mai i nomi delle persone, ma ricordo per tutta la vita i volti, sono molto fisionomista. Infatti, ero assolutamente certo che, chissà quando, chissà dove, ma io questo metro e ottanta per centoventi chili l'avevo già conosciuto, e quando ebbi il sospetto, lo interruppi:
– Stanislav Bogdanovič, mi perdoni, l'80% della musica operistica mondiale è italiana; per caso, Lei è mai stato in Italia?
– Certo, ci mancherebbe! Svariate volte!
– Per caso, anche nel 1981?
– Beh, sì, quella fu la prima volta…
– Sempre per caso, con l'Associazione culturale URSS–Italia?
– Sì, ricordo, Viktor Voroncov, Lev Kapalet…
Con Lev Kapalet mi legava un rapporto particolare. Ricordo ancora quando, dopo l'asilo Montessori di Roma, un anno di asilo ad Ul'janovsk e due anni di scuola a Mosca, forse l'ultima senza l'insegnamento di una lingua straniera (ma in compenso, pur essendo una scuola assolutamente ordinaria, con lezioni settimanali di canto e balletto), mi ritrovai alla scuola speciale N°10 (ora N°1225) ad indirizzo francese, dove avevamo lezioni settimanali di matematica, scienze, storia, eccetera in francese, oltre, ovviamente, a quelle di lingua. Fu lì che conobbi il padre di una mia compagna di classe, convinto che fosse italiano, visto che il suo italiano era decisamente migliore del mio. Era invece assolutamente russo (ebreo, ma questo, a differenza dell'epoca attuale, non importava a nessuno), ed era il segretario di URSS–Italia ed amico di mio padre.
All'inizio degli anni '80 sua figlia, appena sposata, morì di meningite fulminante, poco più che ventenne. Lev non si riprese più. Quando, nel 2003, su richiesta di mio padre, gli portai a Mosca un numero di Slavia in cui quest'ultimo ricordava un episodio della loro giovinezza, egli per prima cosa mi portò a visitare la stanza della figlia. Soprattutto, ricordo due busti della figlia a grandezza naturale, uno in marmo, l'altro in bronzo.
C'è qualcosa di innaturale, quando i figli muoiono prima dei genitori. Contro natura.
Ma torniamo a Stanislav Sulejmanov.
– Sì sì, Voroncov e Kapalet, ma… chi era il suo interprete?
E' qui che la sua sicumera, nel senso più benevolo del termine, ha vacillato. Mi rimarrà per sempre il ricordo di come spalancò la mascella: improvvisamente, ricordò anche lui.
Più di vent'anni prima, lui, promettente basso trentacinquenne del Bol'šoj, ebbe me, diciannovenne, come interprete. Lo ricordo, già canuto ma nel fior fiore, cantare alticcio su richiesta "O sole mio" e "Bella ciao" al ristorante. Ci fu però ben altro episodio che ci accomunò.
Eravamo in Toscana, più precisamente a Montecatini, dove otto anni dopo vissi per due anni in tutt'altro contesto, ed eravamo in un'osteria io, Stanislav Bogdanovič, Alfeno Biondi (segretario del comitato locale di Italia–URSS), Luciano Ajazzi, toscano anch'esso ma dell'Italia–URSS nazionale, e Viktor Voroncov.
– Che mangiamo?, chiese Luciano.
– Siamo nella Patria della bistecca alla fiorentina, risposi, ça va sans dire…
– Ma cammina, mica ce la fai!
– Luciano, vediamo di intenderci: io ne prendo due, di bistecche alla fiorentina; se non ce la faccio, me le pago da me, in caso contrario paghi tu, che tanto paga l'Associazione, quindi tu hai vinto in partenza.
Vinsi io, mangiando contro forza ed impiegandoci più di due ore, ma Stanislav Bogdanovič fu l'unico a sostenermi, mangiandone a sua volta una e mezza.
Cantò un po' ovunque, in giro per l'Italia, con me al seguito, ma rimase legato soprattutto alla Puglia ed alla provincia di Bari, dove coltivò amicizie fraterne per i successivi vent'anni, prima fra tutte quella con Giacomo Luccarelli.
Anche Viktor Voroncov l'avevo preso per italiano quando lo conobbi, proprio in quella tournée del 1981. Scoprii invece che era la prima volta che veniva in Italia: il suo italiano era frutto esclusivamente dei suoi studi in URSS. L'unica cosa che lo tradiva era l'assoluta assenza di qualsivoglia inflessione dialettale: sfido a trovare un italiano che non si porti dietro i retaggi della sua regione di provenienza. Dirò di più: tutti i compagni di studio italiani di mio padre dell'università di Mosca hanno trasferito nel loro russo le loro inflessioni, generando un effetto davvero straordinario, tra romano, napoletano, bolognese, toscano, siciliano, lombardo.
Viceversa, anche Viktor mi fece i suoi complimenti, dicendo che non aveva mai conosciuto un italiano con un russo così impeccabile come il mio (non sapeva ancora che mia madre sia russa e chi io fossi), o anzi che ne aveva conosciuto solo uno, con una proprietà di linguaggio che compensava il suo accento. Gli chiesi di chi si trattasse e mi rispose che difficilmente l'avevo conosciuto, trattandosi della generazione precedente, un certo Dino Bernardini. Quando gli dissi che aveva davanti il figlio di Dino mi abbracciò commosso. Finì che, per gioco, alle tavolate ufficiali, io facevo i brindisi in russo, e lui mi traduceva in italiano.
Nel 1986 mi trasferii da Roma a Milano: fu Luigi Remigio, Gino, ad invitarmi a lavorare per l'Interexpo, all'epoca la Società che organizzava le più importanti fiere italiane a Mosca, da Agritalia a Strojitalia, da Upakitalia alle collettive italiane in ambito Inlegmaš et similia. Gino per me non è stato solo dapprima, a metà degli anni '80, un datore di lavoro e poi un cliente, ma un amico, fuori da ogni retorica. Un amico di famiglia: con mio padre si erano conosciuti all'università di Mosca nella seconda metà degli anni '50, ed avevano poi lavorato insieme a Praga all'inizio degli anni '60. Furono proprio Piero Casi e Gino a fare la colletta tra gli altri italiani presenti a Praga per comprarmi il passeggino.
Nel 2003, a Mosca, durante una presentazione di vini italiani, venni ingaggiato dall'Istituto per il Commercio Estero per la traduzione simultanea. La mia compagna di cabina, invece, fu ingaggiata proprio da Gino. Fu così che conobbi mia moglie.
Era una ragazza molto preparata, con un ottimo italiano, ma era molto tesa, perché la terminologia vinicola proprio non le apparteneva, considerando anche la sua giovane età. Io non usavo fare delle avances alle colleghe, ma giusto per farla sentire a suo agio le feci una vecchia battuta di mio padre, definendola mia "concabina". Ci siamo sposati meno di un anno dopo…
All'Interexpo a Mosca c'era anche Marisa Florio, ora da anni direttrice a Mosca della Camera di Commercio italo-russa. Il caso vuole che un altro compagno di studi di mio padre, Salvatore Pepitoni, mi mise in contatto con la GIZA di Reggio Emilia (più nota come "Gi & Gi"); cambiai quindi azienda. Poco tempo dopo, Marisa si sposò con Viktor Saviščev, che lavorava all'URSS–Italia con Voroncov e Kapalet. Sono tuttora considerati una coppia "storica", nella comunità italiana a Mosca.
La coincidenza impensabile è che il mio Stanislav Bogdanovič, di cui, come detto, avevo perso completamente le tracce, fu suo testimone di nozze.
In questi cinque anni, mi ha portato a livelli canori ben superiori rispetto a quanto potevo sperare, anche iscrivendomi all'Accademia Russa di Arti Teatrali (il vecchio GITIS) e facendomi esibire come baritono drammatico solista in alcuni teatri moscoviti. Ogni volta che mi sono lasciato prendere dallo sconforto per essere troppo in età avanzata per il canto professionale, mi citava Mario Del Monaco e, perché no, anche se stesso.
Il 1 giugno 2007, sessantunenne, è morto Stasik Sulejmanov, mio insegnante di canto; il 22 giugno 2007, a 77 anni, a Roma, è morto Gino Remigio.
Forse sono troppo coinvolto, per poter parlare di queste due persone per quel che erano, ma a me resta un senso di amaro in bocca, di qualcosa di non detto, di non terminato. Forse mi sento, ora, più vecchio di quel che sono, ma certo è che, esattamente come quando morì Lëva Kapalet, mi sento più povero, perché molto poteva essere ancora fatto, detto, scritto. E, nel mio caso, cantato. La speranza, immodestamente ed ingiustificatamente, è che io giustifichi in qualche modo gli anni a venire che mi restano da vivere, spero davvero molti, avendo una figlia di meno di tre anni, vivendoli nel modo migliore atto a dimostrare che l'aver conosciuto queste persone non sia stato insensato.
Mark Bernardini, "Slavia" N°4 2007