mercoledì 27 giugno 2007

Prospettive sinistre

di Mark Bernardini

Su un articolo di Milena Gabanelli nel forum della RAI nel gruppo di discussione No Berluska si è sviluppato un dibattito dal quale vi propongo un mio intervento.

...Rita diceva che a votare con i tampax nel naso ci siamo già andati e il risultato l'abbiamo davanti agli occhi.

La Gabanelli, ex intrattenitrice di Telelombardia, dice che sono almeno vent'anni che vota contro, anziché "per". Io, la prima volta che ho votato contro, è stato l'anno scorso. Non è una differenza da poco: denota due mentalità, due percorsi e, in ultima analisi, due obiettivi sideralmente opposti.

Sempre più sconsolata, Rita rifletteva che ora è giunto il momento del PD e dell'ascesa al trono di Veltroni, quello che non è mai stato comunista, ma stava iscritto al PCI per combattere dall'interno. Il futuro è immaginabile, l'impoverimento morale della politica è diventata scienza. L'azzeramento degli ultimi sospiri di sinistra è pressoché inevitabile... E allora, che si fa?.

Si può pensare quel che si vuole della nuova Sinistra di Mussi (e personalmente non ne penso granché bene), però è un tentativo, quello di coordinarsi con parte del PRC, parte del PdCI e parte dei Verdi, che tenta di rispondere alla domanda di Rita. Non è il grande Partito Comunista di Gramsci, Togliatti, Longo, Berlinguer? Grazie, lo so. Ma è sempre meglio sia del PD, sia delle posizioni alla Gabanelli. Voglio citare ancora la mia frase preferita sul Partito da "Novecento" di Bertolucci, perché i fatti restano fatti: Depardieu porta in officina un volantino, è l'Unità clandestina.

- Quale Lenin? Guarda come siamo ridotti: non c'è più la casa del popolo, non c'è più la tessera, non c'è più il giornale...

- Toh il giornale, guarda! E' la prova che ci sono dei compagni, che l'hanno scritto e stampato, rischiando la prigione. Toh, guarda per quante mani è già passato. Imparalo. Imparalo a memoria, perché quando si sarà consumato, toccherà a te raccontare agli altri quello che c'era scritto.

- Ma come si fa ad andare avanti, senza nemmeno più la Lega, senza nessuno che ti dice niente? Dì la verità, Olmo, siamo tutti isolati, se protesti ti sbattono in galera, come si fa andare avanti senza il Partito?

- Già: il Partito... Ma che scusa. Il Partito sei tu, e lo sai. E' Eugenia, è Enzo, è Armando, e poi di là dal fiume, c'è tutta la famiglia Azzali, e giù in fondo alla carraia la famiglia del Guercio, lì è il Partito, dappertutto! Se c'è uno che lavora, lì è il Partito! Dietro le sbarre delle prigioni, dove ci sono migliaia di compagni, lì c'è il Partito!

E il fatto è che si continua (e Rossano non perde occasione) a dire: "largo ai giovani!", "largo al nuovo!". Quali giovani, questi lobotomizzati da un quindicennio di berlusconismo?! Quale nuovo, quello che veniva proposto da Ivan Scalfarotto (ricordate, vero?), che dava del vecchio a Pecoraro Scanio (salvo poi tacere sul fatto che Pecoraro Scanio è del '59 e Scalfarotto è del '66) e diceva di non avere mai fatto politica, mentre quindici anni fa era consigliere circoscrizionale del "Sole che ride"?

A me i dilettanti allo sbaraglio incutono timore, rischiano di rappresentare i maiali della fattoria degli animali: bravi, avete cacciato via i padroni umani, e poi? Ma poi è davvero un problema di forma mentis: Rita, il sottoscritto, Franco, Pietro, Mario e molti altri facciamo politica da almeno trent'anni. Embeh? Io ero segretario di zona della FGCI e membro della segreteria del PCI in una circoscrizione romana di 200.000 abitanti, praticamente una città. Franco, se la memoria non mi falla, era segretario della Federazione PCI di Latina, Pietro è stato segretario del nostro circolo FGCI, sempre a Roma. Mario faceva altre cose, ma certo era un punto di riferimento, a Milano. No, non sto candidando nessuno, anche perché, per quanto mi riguarda, temo che, mentre ero seduto sulla riva del fiume ad attendere cadaveri eccellenti, troppa acqua sia scorsa sotto il ponte della solidarietà. Ma certo mi fido molto più di un Carlo Leoni (ex segretario della FGCI romana), di un Marco Fumagalli (ex Movimento Lavoratori per il Socialismo ed ex segretario nazionale della FGCI, con me a pigliare botte a Comiso nel 1983 e 1984), di un Luciano Pettinari (ex Movimento Lavoratori per il Socialismo, Manifesto e Partito di Unità Proletaria), di un Claudio Fava (non solo per il sacrificio del padre: l'ho visto personalmente all'opera al Parlamento Europeo), di un Giovanni Berlinguer (che ad un congresso della FGCI Romana ci disse che la Democrazia Cristiana è un cancro al cui solo pensiero gli prudono i metacarpi), di un Giulietto Chiesa (che non tradì Gorbačëv e lottò contro El'cin), piuttosto che non degli Scalfarotto di turno, simulacri e contraltari proprio dei vari D'Alema, Fassino, Veltroni.

Dunque, io sono seduto al davanzale. Però vedo panorami più speranzosi e più credibili di appena un anno fa.

lunedì 25 giugno 2007

Marcette su Roma

di Mark Bernardini

Strategia della destra LA MARCIA SU ROMA Furio Colombo, l'Unità, 19 giugno 2007

Fausto Bertinotti ha lanciato un messaggio appassionato: «Ci vuole una sinistra unita che parla col cuore». Ma, da titolare di una delle tre massime istituzioni, la presidenza della Camera, si è accorto che i leghisti, al grido nobile e risorgimentale di «fuori dalle balle», solo tre giorni fa hanno occupato i banchi del governo con un gesto simile a quello tentato nel Parlamento spagnolo dal colonnello della Guardia Civil Antonio Tejero Molina nel 1981?

«Il governo è illegittimo»: la destra va sul Colle per fare pressing. Forse non avrà la sfrontatezza di chiedere apertamente elezioni (cosa che fa Bossi con Calderoli che minaccia le marce dei padani) ma punta a delegittimare Prodi e a chiedere un «governo breve» per far decantare la situazione e poi votare.

Sapete che nuova c'è? Vista la situazione, io son d'accordo con la Lega: facciamogliela fare, 'sta Marcia e facciamogli occupare Montecitorio.

C'è però una conditio sine qua non: un parallelismo ancora una volta con la Spagna, ma di 45 anni prima, tornando al 1936. Ecco, ci vorrebbe un po' di gente di sinistra che, anziché andare "fuori dalle balle", le proprie balle le tirasse fuori, ovviamente in senso figurato. Ed ovviamente memori del 1939 spagnolo, stavolta avremmo imparato la lezione.

Capiterebbe così che quel migliaio di "rompiballe", con le camicie brune, nere, no, verdi, sarebbe accolto a Porta Pia, a San Giovanni, San Paolo, San Lorenzo (mamma mia, troppi santi), non solo dal popolino romano, novelli Meo Patacca e Rugantino, ma da centinaia di migliaia di borgatari, bottegai, e poi immigrati vecchi e nuovi, calabresi, siciliani, napoletani, marocchini, filippini, senegalesi, insomma da un nugolo di diseredati, giù a menar legnate e rimandarli a casa a curarsi le ferite nelle acque sante del Po. Nel frattempo, il Monte Citorio sarebbe cinto d'assedio, con tanto di barricate improvvisate, fatte di carretti dei bottegai artigiani trasteverini con dentro asserragliati questi lanzichenecchi, fino a liberare il Parlamento con un assalto a furor di popolo, ma senza concedere loro manco l'Aventino: spalmati di pece ed impiumati, rispediti anch'essi a bere le loro ampolle inquinate...

Beh, forse sogno troppo. Meglio che non vengano, altrimenti ci saranno un Prodi ed un Napolitano ad esprimere il loro fermo sdegno, ad esecrare, a dissentire.