giovedì 23 agosto 2018

Sui migranti decide Salvini?

Si fa fatica a star dietro alle quotidiane esternazioni dell’attuale ministro degli interni italiano, Matteo Salvini. Su due di queste, tuttavia, vale la pena soffermarsi. In risposta al presidente della Camera Fico, del Movimento Cinque Stelle (suo alleato governativo), ha affermato che sui migranti decide lui, in quanto tutti gli italiani sono d’accordo con lui. Dunque, due affermazioni importanti.

Per la prima, su chi decida, ricorderei sommessamente che, secondo la Costituzione della Repubblica italiana nata dalla Resistenza antifascista, su cui Salvini ha giurato, la prima carica dello Stato è il presidente della Repubblica, la seconda quello del Senato, la terza quello della Camera, solo dopo vengono il presidente del consiglio dei ministri, i suoi vice e poi via via i vari ministri, vice ministri, sottosegretari e quant’altri. In altre parole, l’opinione del presidente della Camera vale più di quella del ministro degli interni.

Per la seconda, su quanti italiani stiano con Salvini, alle ultime elezioni il suo Partito, la Lega, ha preso 5.698.687 voti su 46.505.350 (il 12,25%).

Nulla da aggiungere. Se non che si tratta di affermazioni pericolose, che riportano alla memoria il Partito di Mussolini, che alle elezioni del 15 maggio 1921 prese lo 0,45%, ma il cui capo un anno e mezzo dopo, il 31 ottobre 1922 (tre giorni dopo la “Marcia su Roma”), divenne presidente del consiglio dei ministri.

venerdì 3 agosto 2018

Razzismo in Italia?

Non posso escludere che alcune storie di razzismo, in Italia, siano montate ad hoc, anche se, a giudicare da quel che gli si contrappone, sono invece verissime: per esempio, si dice che l’atleta nera italiana centrata all’occhio da un uovo in alcune foto è bendata sull’occhio destro e in altre su quello sinistro, a riprova dell’artato.

Peccato che sullo sfondo si veda la medesima scritta “clinica oculistica dell’università” allo specchio, avessero almeno avuto l’intelligenza di offuscarla.

Non importa, parliamo d’altro.

Indipendentemente da tutto, sono ormai lontano un paio di decenni dalle diatribe italiche provinciali.

Però ricordo bene i miei anni ’80 e ’90 a Milano, quando l’insulto più in voga in una disputa, nel migliore dei casi, era “terrone” (persino di terza generazione), se non, sempre più spesso negli anni, “marocchino” e “africano”.

Ora, seriamente, visto che in Italia ci vengo un paio di volte l’anno, e addirittura sei volte negli ultimi nove mesi: davvero mi volete convincere che il razzismo in Italia non stia crescendo esponenzialmente?