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domenica 4 febbraio 2018

L'antipatica Laura Boldrini

Personalmente, fossi residente in Italia, voterei “Potere al Popolo”. Essendo invece residente all’estero, attendo di vedere se tale coalizione sarà presente in scheda elettorale. In caso contrario, voterò “Liberi e Uguali”. La discriminante è, in ogni caso, “a sinistra del Partito centrista PD”. Questo per stabilire subito dei paletti. Anzi, ce n’è un altro, di paletto.

Sono iscritto all’AIRE presso il Comune di Milano, mia ultima città di residenza in Italia, tanti anni fa. Fossi a Milano, “Liberi e Uguali” mi inviterebbe a votare Onorio Rosati alle Regionali lombarde. Onorio Rosati ci tiene a specificare, nei dibattiti, il suo essere cattolico. Non solo è del tutto legittimo, ma anche piuttosto logico, per attrarre voti, in un Paese a storica e fortissima vocazione cattolica. Io però sono ateo. Non voterei mai non dico un cattolico (mi è anche capitato, a denti stretti), ma uno che ne fa una bandiera, della propria religione. Io sono marxista, e per me la religione – qualsiasi religione – resta l’oppio dei popoli. Sì, lo so che non è di moda, e che posso essere accusato di essere un retrogrado. Io però non ho mai seguito le mode, sono quello che sono, e la posizione di Onorio Rosati è per me un ulteriore motivo per votare “Potere al Popolo”.

Tutto ciò premesso, noto con sorpresa (mica tanta, di sorpresa) un’insofferenza viscerale nei confronti di una delle esponenti di “Liberi e Uguali” e cioè di Laura Boldrini, che oltretutto è Presidente della Camera (come l’altro esponente di rilievo, Pietro Grasso, è Presidente del Senato). Per carità, la destra, i reazionari, i conservatori hanno tutto il diritto di non amarla. Non ha invece alcun diritto quella loro parte che incita alla violenza fisica, alla violenza sessuale e quant’altro nei suoi confronti. Non solo in quanto pur sempre terza alta carica della Repubblica italiana nata dalla Resistenza antifascista, e nemmeno solo in quanto donna (ma già questo risulta particolarmente odioso): in quanto, piuttosto, persona, e persona che la pensa diversamente.

Fin qui, parliamo di gaglioffi e delinquenti (compresi i leoni da tastiera). La sorpresa è che spesso anche tra i potenziali elettori di “Liberi e Uguali”, dunque tendenzialmente progressisti, di sinistra (se ha ancora un senso il termine, e ovviamente per me lo ha), riformatori, si rasenta una sorta di idiosincrasia nei confronti della Boldrini. A me personalmente non piace affatto, nel senso che non ne condivido tutta una serie di atti, di posizioni e di atteggiamenti. E lo voglio specificare, a scanso di equivoci. Sono un linguista e un “purista”, cerco di evitare il più possibile i neologismi (ahimè, non sempre è possibile), e questa idea fissa del mettere la donna come tale al centro d’ogni cosa mi vede avversario fin dagli anni ’70, quando ero giovane, figuriamoci ora che ho la barba bianca. Voglio dire: niente “ministra”, “assessora”, “gentili ascoltatrici e ascoltatori”. La lingua non è un guanto da indossare di volta in volta a seconda delle contingenze politiche e/o temporali. Sono antipatico? Pazienza, è un problema di chi mi legge, non certo mio che scrivo.

Adesso però pongo una domanda a coloro che vorrebbero votare “Liberi e Uguali” e tentennano a causa della presenza, appunto, della Boldrini. Sospetto fortemente che le ragioni delle loro antipatie siano sideralmente distanti dalle mie. Se ho ragione, come sono convinto di avere, le loro ragioni sono quelle di cui ci hanno frastornati da mesi e da anni nei media e nei social networks, tutte – o quasi – menzognere e tutte appannaggio proprio dei fascisti, vecchi e nuovi, dei razzisti, dei maschilisti, dei machisti. Compresi i pentastellati: ricordate il video pubblicato da Beppe Grillo? Il titolo era ben esplicito: “Cosa succederebbe se ti trovassi la Boldrini in macchina?”. Ogni nefandezza è ad essa ascritta, dai migranti alla casta, dall’essere amica degli ebrei all’essere amica dei palestinesi, fino ai “gay pride” (a cui sono avverso anch’io, essendo contrario all’ostentazione delle proprie preferenze sessuali, quali che siano, ma questo meriterebbe un discorso a parte).

Non condivido il suo avere introdotto il linguaggio di genere negli atti e nei lavori alla Camera, istituito l’intergruppo delle deputate per la parità di genere e dedicato una sala di Montecitorio alle donne delle istituzioni. Soprattutto, non condivido le sue posizioni russofobe, tipiche di una certa sedicente pseudosinistra salottiera radical chic. Invece condivido che abbia introdotto un codice di condotta per i parlamentari, una regolamentazione per le attività di lobbying, abolito i vitalizi per gli ex parlamentari condannati per reati gravi e operato per la desecretazione di atti parlamentari fondamentali nella storia del Paese, come quelli sulla Seconda Guerra Mondiale e sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.

Torno dunque alla mia domanda ai miei lettori potenziali elettori di “Liberi e Uguali” che non digeriscono la Boldrini: voi in prima persona, concretamente, cosa le rimproverate? Sono gradite risposte. Astenersi fascisti et similia.

venerdì 2 agosto 2013

Berlusconi, redde rationem

No, non siamo alla resa dei conti. Intanto, in galera non ci va, e quante volte ho risposto, in questi tredici (sic!) anni di esilio forzato, a quanti volevano morto Berlusconi, che io non lo volevo affatto morto, bensì in galera, che sennò è troppo comodo. Poi c’è la faccenda dell’interdizione dai pubblici uffici, che non si sa ancora come andrà a finire (temo di saperlo benissimo, invece).

“La pena scatterà a ottobre”. Immaginiamo che uno si sia intrufolato in un pollaio ed abbia rubato una gallina. L'hanno pizzicato e l'hanno condannato in via definitiva ai domiciliari per quattro anni. Però, "non scherziamo”, mica subito, per ora resta in libertà a delinquere altri tre mesi, per dimostrare che non ce l’hanno con lui.

Altra mia frase di questi quasi tre lustri è che “ciascuno ha il governo che merita, l’Italia merita Berlusconi”. Ne resto convintissimo: chi l’ha votato per vent’anni? Mica è sceso da Marte con le armi in pugno. Berlusconi morirà per ragioni anagrafiche, circondato dai suoi commensali, servi e puttane. Si spegnerà “serenamente”, come suol dirsi. Non così tutti coloro che sono stati danneggiati – materialmente ma soprattutto mentalmente – dal ventennio berlusconico. Finirà Berlusconi, ma non i berluscones, finirà Berlusconi, ma non il berlusconismo, per cui non pagare le tasse è cosa buona e giusta, e chi afferma il contrario è comunista.

Guardiamoci intorno: i vari Dell’Utri, Previti, Alfano, Santanchè, Minetti, Daddario, Brambilla, Bondi, Apicella, Feltri, Brunetta, Letta (zio e nipote), Bonaiuti, Giovanardi, Miccichè, Bertolaso, Vito, Fitto, Carfagna, Meloni, Frattini, Craxi (la figlia), Palma, La Russa, Tremonti, Scajola, Urso, Sacconi, Matteoli, Mantovani, Prestigiacomo, Gelmini, Tajani, Belpietro, Alemanno, Gasparri, Mussolini (la nipote, ovviamente), Casini, Fini, Mastella, ma anche Bossi, Maroni, Calderoli, Galan, Zaia, Castelli, Borghezio, Tosi, Cota, Pannella, Rutelli, e persino Occhetto, D’Alema, Fassino, Veltroni, Renzi, Franceschini, Finocchiaro, Napolitano, Grillo, sono ancora tutti là. In un Paese normale ciò non sarebbe mai accaduto.

E qui ripeto (repetita juvant, sed stufant) il mio pensiero di tutti questi anni: nel Ventennio fascista, piazza Venezia era stracolma di folle osannanti ad acclamare il Duce sotto il balcone. E lo era anche piazzale Loreto nell’aprile del 1945, a prenderne a calci il cadavere. Nessuno era mai stato fascista. Nessuno ha mai votato Democrazia Cristiana per quarant’anni, nessuno è mai stato craxiano all’indomani di Tangentopoli. Fra una decina d’anni, risulterà che nessuno abbia mai votato Berlusconi.

No, proprio non siamo alla resa dei conti. No, non ritengo che ci sia alcunché da festeggiare.

martedì 2 aprile 2013

Appunti disordinati su Beppe Grillo

Il fascismo si è presentato come l’anti-partito, ha aperto le porte a tutti i candidati, ha dato modo a una moltitudine incomposta di coprire con una vernice di idealità politiche vaghe e nebulose lo straripare selvaggio delle passioni, degli odi, dei desideri. Il fascismo è divenuto così un fatto di costume, si è identificato con la psicologia antisociale di alcuni strati del popolo italiano. (Antonio Gramsci, L’Ordine Nuovo, 26 aprile 1921)
I contadini, gli operai, i commercianti, la classe media, tutti sono testimoni… Invece loro preferiscono non parlare di questi 13 anni passati, ma solo degli ultimi sei mesi… Chi è il responsabile? Loro! I Partiti! Per 13 anni hanno dimostrato cosa sono stati capaci di fare. Abbiamo una nazione economicamente distrutta, gli agricoltori rovinati, la classe media in ginocchio, le finanze agli sgoccioli, milioni di disoccupati… Sono loro i responsabili! Io vengo confuso… Oggi sono socialista, domani comunista, poi sindacalista, loro ci confondono, pensano che siamo come loro. Noi non siamo come loro! Loro sono morti, e vogliamo vederli tutti nella tomba! Io vedo questa sufficienza borghese nel giudicare il nostro movimento… Mi hanno proposto un’alleanza. Così ragionano! Ancora non hanno capito di avere a che fare con un movimento completamente differente da un Partito politico… Noi resisteremo a qualsiasi pressione che ci venga fatta. E’ un movimento che non può essere fermato… Non capiscono che questo movimento è tenuto insieme da una forza inarrestabile che non può essere distrutta… Noi non siamo un Partito, rappresentiamo l’intero popolo, un popolo nuovo! (dai “Discorsi di lotta e vittoria” di Adolf Hitler)
“Arrendetevi, siete circondati!”. Grillo, 2013? No: l’attuale sindaco postfascista di Roma, Gianni Alemanno, 1993.
“Reddito per tutti!”. Grillo, 2013? No: Berlusconi, 1994.
A proposito di Berlusconi. Grillo? Lui disse nel dicembre 1993: «Sono da mandare via, da mandare via questa gente qua, da votare gli imprenditori, ecco perché sono contento che è venuto fuori Berlusconi: lo voglio andare a votare».
E Giannini, de «L’Uomo Qualunque”? “Per governare basta un buon ragioniere che entri in carica il primo gennaio e se ne vada il 31 dicembre. E non sia rieleggibile per nessuna ragione”. Era il 1946.
In Italia, negli anni ’30 piazza Venezia, a Roma, era piena di folle osannanti, sotto il balcone del Duce. E anche a fine aprile del 1945, era pieno piazzale Loreto di Milano a prenderne a calci il cadavere appeso a testa in giù. E nessuno ha mai votato Democrazia Cristiana, e poi Craxi. Veniamo da un Ventennio di Berlusconi, e quando sarà finita, nessuno confesserà mai di averlo votato. Funzionerà così anche per Grillo.