lunedì 5 dicembre 2016

Referendum, italiani all'estero e in Russia

Il primo dato, vistoso, è che, con buona pace di quanti vorrebbero privare nuovamente gli italiani all’estero del suffragio universale, questi ultimi hanno influito per uno striminzito ed ininfluente 0,83%: il NO ha vinto in Italia con il 59,95% e con il 59,12% nel complessivo.

Altro è che, tradizionalmente, il voto all’estero è in controtendenza, con il NO ad appena il 35,26%.

Sempre come da tradizione, gli italiani in Russia sono in controtendenza rispetto alla controtendenza estera: il NO è al 56,17%.

Lo stesso si può dire dell’affluenza: 68,48% in Italia, 30,68% all’estero, 65,50% complessivo, 40,19% in Russia.

Certo, per gli italiani in Russia parliamo di cifre piccole, appena 2.413 elettori, ma che smuovono ben 11 miliardi di euro come interscambio commerciale (prima delle scellerate sanzioni erano quattro volte tanto).

Un ulteriore dato significativo consiste nella costante crescita degli italiani iscritti all’AIRE: quando ottenemmo il diritto di voto, appena dieci anni fa, nel 2006, gli elettori erano 2.707.382, mentre ora sono 4.044.342.

Molti detrattori in Italia puntano il dito ed accusano il presunto desiderio dei figli di emigranti di volersi ritrasferire in Italia.

Personalmente, ritengo che il fenomeno sia opposto e comunque più complesso: vista la crisi globale che attanaglia tutti dal 2008, sono gli italiani in Italia ad andarsene, e la Russia, con le sue piccole cifre, ne è una conferma, proprio perché non è un Paese di tradizionale emigrazione italiana, qui gli italiani sono quasi tutti imprenditori, non ci sono mai stati gli italiani con le valige di cartone; gli elettori erano 1.001 nel 2006, ora sono 2.413.

Da ultimo, sono in molti a fare il paragone con il referendum sul divorzio di più di quarant’anni fa, del 1974.

E’ corretto, e non solo per i risultati (il NO prese il 59,26% e ha preso il 59,12%): tendenzialmente, nella “prima repubblica” (e, parzialmente, nella “seconda”) più la gente votava, più vinceva il NO.

Non solo: Renzi ha parlato per mesi di “accozzaglia del NO”, come, all’epoca, Fanfani (PCI-PSI-PSDI-PRI-PLI).

Ora come allora, sono stati puniti.