Visualizzazione post con etichetta Fini. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Fini. Mostra tutti i post

martedì 3 agosto 2010

La nausea di Sartre applicata all'Italia d'inizio millennio

Repubblica: Putin ordina all'oligarca "Disegna l'auto del popolo"

Ne approfitto per una serie di riflessioni. Oligarca→Putin→Hitler. Un sillogismo che dovrebbe far pensare qualunque mente non ottenebrata. La Volkswagen, come peraltro decine di altre aziende (Opel, Fiat, Hyundai, Lada, Peugeot, Škoda, Nissan, Honda, Kia, Mazda, Mitsubishi, Renault, Suzuki, Daewoo, Ford, Subaru, Toyota, le prime che mi vengono in mente in Russia), fanno automobili accessibili ai più. Se ne sei fautore, dici che è per tutti; se ne sei detrattore, dici che è per il popolo. Come dire: per il popolo = comunisti = dittatura = fascismo = nazismo. Se l’avesse proposto Obama, Repubblica avrebbe titolato (e allegato la foto) ben diversamente, tipo: Obama sfida l'industria a produrre una vettura rivoluzionaria.

La novità è nell’indicazione di Stato (dire che è un’indicazione di Putin è una semplificazione rasente la banalizzazione generalizzata) per le automobili a corrente contro i petrolieri.

Da quando sono emigrato (tra un po’ sono dieci anni), leggo i giornali italiani attraverso gli RSS. E ne leggo tanti: Corsera, Repubblica, Sole 24 Ore, Stampa, Unità. Ebbene, sarà che fa caldo (per venerdì promettono +41°C), sarà che sono in dacia, sarà che sono in tutt’altre faccende affaccendato, lo confesso: ultimamente, mi scopro a scaricarli e a non leggerli. Si è rotto qualcosa in me, mi sono rotto io, e non solo le balle. Giorni fa leggevo una bellissima intervista con un compagno (non uso mai questa parola a caso) operaio della Zastava di Kragujevac. Che guadagnava duemila euro prima della guerra della NATO e di D’Alema, e, dopo dieci anni di disoccupazione, per sfamare la famiglia accetta di guadagnare 400 euro, sapendo perfettamente che questo va contro i suoi compagni di Torino e che presto resterà nuovamente disoccupato perché la produzione verrà spostata altrove, magari in Africa, magari a 100 euro al mese. Crumiro? Mah. Intanto i figli crescono.

Mi sono rotto di leggere delle troie di Berlusconi, mi sono rotto persino di sapere di Fini che fonda un altro Partito, di Bossi che inumidisce il microfono di saliva, di Formigoni ascoltato dai giudici, di Casini che, fiero, annuncia che non lo avranno, di Bersani che s’indigna, di Napolitano che ammonisce e firma, di Di Pietro che propone una casa comune della sinistra, di Vendola che si autopropone capopopolo nzaccarternativo in nome di un non meglio identificato amore per il popolo stesso.

Troppa acqua è passata sotto i miei ponti, in dieci anni, è ora che me ne renda conto persino io.

Anche in Facebook

mercoledì 4 novembre 2009

Piccoli nazisti, non facciamoli crescere

Ho ricevuto oggi, dall'IP 209.85.221.193 di Google, un palese messaggio di spam che ha tutta l'aria di essere anche una provocazione mirata nei miei confronti. L'oggetto era: "Russia, Fiore incontra Presidente Parlamento russo". Sì, proprio quel Fiore. E notate bene il "Presidente": ci torno tra poco.

Ovviamente, l'ho mandato al servizio abuse per spam (mandare a cagare quelli di Forza Nuova è troppo poco). Tuttavia, il testo contiene una serie di falsità che meritano di essere rese note, tanto per sputtanarli un po' (è un termine che ultimamente usa molto l'attuale Presidente del Consiglio dei Ministri italiano, quindi direi che me lo posso permettere anch'io). Non penso quindi di fare loro pubblicità gratuita, a meno che non sia considerata tale l'indicazione del tipico pressappochismo italico. Veniamo al contenuto.

Il segretario nazionale di Forza Nuova Roberto Fiore si trova in questi giorni in Russia, dove ieri ha avuto un incontro ufficiale con Zhirinovski, vice presidente del Parlamento Russo. Nel corso di questo proficuo incontro sono stati raggiunti accordi di alto profilo politico che saranno a breve resi noti. Fiore ha quindi incontrato il Generale Ivasciov ,Presidente dell' Accademia geopolitica Russa, per poi rilasciare una lunga intervista alla principale radio russa,  Radio Popolare Mosca, dove il Segretario del partito italiano è intervenuto sulle vicende politiche di attualita' internazionale e sulle pressioni esercitate dai poteri forti nel tentativo di comprimere le liberta' degli europei.

Non esiste, né in Italia né in Russia, un "Presidente del Parlamento". Esiste, in Italia, il Presidente della Camera dei Deputati, come in Russia esiste il Presidente della Duma, che sarebbe la Camera bassa, e cioè il corrispettivo della Camera dei Deputati italiana. Il Senato, che in Russia è il Consiglio della Federazione, ha un suo Presidente, come in Italia.

Il Presidente della Duma non è Žirinovskij: è Boris Gryzlov, che è anche il segretario del Partito di maggioranza "Russia Unita". Siccome la Russia, a differenza dell'Italia, non è la Repubblica delle banane, i vicepresidenti sono equamente suddivisi tra i Partiti di opposizione: nove in tutto (in Italia quattro: due del PDL, come il Presidente, uno del PD e uno dell'UDC), uno è di "Russia Giusta", sei di "Russia Unita" (come Gryzlov), uno del Partito Liberal-Democratico (Žirinovskij, appunto), uno del Partito Comunista. Giusto per la precisione, Russia Unita ha il 70% (e quindi il 67% dei vice), i comunisti il 13%, Žirinovskij il 9% e Russia Giusta l'8% (e quindi l'11% a testa dei vice).

Sul sito di Žirinovskij non si fa menzione di questo incontro. Non perché non ci sia stato: è che, evidentemente, non è degno di essere menzionato. Più importante la partecipazione di Žirinovskij ad un comizio in occasione della festività odierna, quella dell'unità popolare (risale al 1612).

Il generale Ivašov, essendo un generale, giustamente è un militarista. Per il resto, è un nazionalista, ma assolutamente liberale. Il fatto che abbia accettato di incontrare Fiore non dice nulla: incontra tutti. Anni fa tradussi un'intervista che gli fece RAI News 24.

Confesso che ho faticato un po' a trovare la "principale radio russa" (secondo loro), tale Radio Popolare di Mosca: mai saputo, mai sentita, never covered. L'ho scovata in internet. E' una radio religiosa, tipo Radio Maria, solo molto più scassata. Infatti, copre Mosca (grazie, è la capitale, 10 milioni e mezzo di residenti), Abakan (150 mila), Belgorod (350 mila), Ivanovo (400 mila), Krasnodar (700 mila), Orël (300 mila), Rjazan' (500 mila) e Rybinsk (200 mila). Come dire, fatte le dovute proporzioni tra l'Italia ed il Paese più grande del mondo in assoluto, con undici fusi orari, parliamo più o meno della Lombardia da Lodi a Como, lasciando fuori Varese e Brescia, o, se preferite, del Lazio da Viterbo a Latina, lasciando fuori Frosinone e Rieti. Il tutto rispetto all'Italia. La principale radio russa? Porca vacca, siamo messi proprio male...

Dal sito di Forza Nuova si evince che, fondamentalmente, si è parlato di crocefissi nelle aule scolastiche italiane, la cui asportazione è universalmente riconosciuta come lesione delle libertà europee. Lesione peraltro stabilita dalla Corte Europea: masochista? In mano alle masse diaboliche islamiste? Ai posters l'ardua sentenza...

La mia impressione personale è che, effettivamente, sto dedicando loro eccessiva attenzione. Solo che, visti i trascorsi di famiglia e personali, sento subito puzza di gas.

sabato 14 febbraio 2009

Le ragioni di Berlusconi

Devo ammetterlo: stavolta sono d'accordo con lui. Stasera diceva che mai un governo della storia repubblicana italiana è stato coeso come il suo.

Va beh, esagera come suo solito. Però è uno dei più coesi, su questo non c'è dubbio: ve lo immaginate, con 'sta crisi, se il governo Prodi non fosse caduto su Ceppaloni? Sarebbe stata una corsa a saltare sul carro berlusconiano, a chi fa prima.

E' questa la ragione per cui non è che gli indecisi, quelli in bilico, votino Berlusconi perché gli piace più di tanto; è che nessuno propone qualcosa di credibile, di migliore. Di migliore non rispetto a una cosa buona, no, appunto, rispetto a Berlusconi, ma certo che se queste sono le alternative...

Parlo degli indecisi proprio perché quelli convinti, come me da una parte e, immagino, come molti dalla parte opposta, voteranno in un certo modo fino a crepare. Totale, 49,9% a testa, per cui, come diceva Gaber, chiunque vada al governo, basta che a un deputato gli venga un attacco di diarrea e casca il governo.

Paradossalmente, è la minoranza degli indecisi a decidere, altro che democrazia. Che poi, 49,9% si fa per dire: parliamo dei voti validi.

In Italia, ci sono 59 milioni di residenti. Togliamo i minorenni. Restano 49 milioni. Togliamo quelli che non hanno votato. Restano 36 milioni di voti validi. Togliamo quelli che non hanno superato lo sbarramento. Rimangono 32 milioni di elettori reali. Di questi ultimi, 17 milioni su 32 fanno il bello e il cattivo tempo. Mezzo secolo fa questa si chiamava "Legge truffa", ma lasciamo perdere.

Fatto sta che 17 milioni decidono su 59, ammesso che i 17 milioni si rendano conto di quel che fa una decina di migliaia di potentati. Meno di un terzo, il 29%, per la precisione. E se avesse vinto la cosiddetta opposizione, tutta preoccupata degli equilibri interni? Non tra i Partiti della singola coalizione, quello è scontato, in quei 16 milioni: ma proprio nei teocon di Veltroni e Rutelli, che sono 12 milioni, contro i 14 di Berlusconi e Fini (gli altri 3 sono di Bossi e Lombardo).

E' il risultato del maggioritario. Che è perfettamente utile ai padroni, ma masochista per chi fosse, non dico di sinistra, ma un atomo meno di destra di Berlusconi. E' questo, il nodo da sciogliere. Fino ad allora, non c'è nessun programma da discutere, nobile o ignobile che sia.

sabato 7 febbraio 2009

Berlusconi: un profilo parapsicologico

Tralascio ogni commento su Eluana Englaro e su suo padre: persone migliori di me l'hanno fatto e lo stanno facendo. Tralascio anche ogni improperio che mi sentirei di lanciare contro il Vaticano ed i suoi baciapile organici al sistema, da Palazzo Chigi a Montecitorio.

Mi interessa analizzare qui le ragioni - proprio nel senso del "perché lo fa?" - di Berlusconi.

Ho scritto molte volte, in questi anni, ed anche in questo mio blog, che "l'Italia è condannata ad altri cinque anni di premierato berlusconifero e poi a sette di berlusconifero presidenzialismo, con modifiche costituzionali (lui sì!). Fino al 2020, dunque, siamo a posto, poi si vedrà, forse, chissà. Io sarò prossimo ai sessanta e mia figlia sarà quasi maggiorenne. Ne riparliamo per allora".

Bene, debbo ammetterlo: sbagliavo. Sbagliavo i tempi. Lo schema mentale di Berlusconi forse è cambiato, o forse è non è cambiato affatto, e questo vuol dire che è stato più furbo di noi (non certo più intelligente).

Una cosa che non si può imputare a Berlusconi, è che sprechi le sue parole al vento: quelle che spesso sembrano delle tronfie boutade, vengono invece puntualmente realizzate. Dunque, sono assolutamente convinto che cambierà la Costituzione, e lo farà per avere più potere da Presidente della Repubblica, ma non a fine mandato governativo: riuscirà a far dimettere Napolitano, ne sono quasi certo.

La cosa più interessante è tentare di analizzare il cui prodest. Berlusconi quest'anno compie 73 anni. Forse, quindi, teme di essere troppo vecchio per il 2013, magari perdendo i suoi capelli posticci. Molto più probabile, invece, è che, a fronte di una crisi internazionale tutta capitalista, che in Italia è particolarmente cruenta, proprio a causa delle scelte scellerate berlusconiane degli ultimi quindici anni, esso tema che per allora una parte ben più considerevole di popolazione di quella attuale possa accorgersi che il re è nudo. In epoca sovietica si diceva che il ferro vada battuto finché è caldo.

Lo schema, mi si perdoni la tautologia, è estremamente schematico: primo, via Napolitano; secondo, trasformazione costituzionale della Repubblica italiana da parlamentare a presidenziale; terzo, sua elezione a Presidente, a suffragio popolare diretto se ancora riterrà che ciò sia fattibile (oggi lo sarebbe senza ombra di dubbio, con buona pace dei teocon - baciapile - del PD), oppure indiretto, cioè facendosi eleggere dal Parlamento, essendo esso completamente in mano sua, grazie al perverso meccanismo del maggioritario che ha imposto ed impone assieme ai teocon. Ecco perché le elezioni del Parlamento Europeo saranno un banco di prova decisivo. Davvero qualcuno riesce ad immaginare un Consiglio dei Ministri, o uno Schifani, o un Fini, un Bossi, che si opporranno - nei fatti, non a parole - al verbo del capo?

Ritengo assolutamente verosimile quanto ho qui preconizzato. Mentre scrivevo queste righe, tuttavia, mi rendevo conto che mi mancava una chiusa degna, che non fosse un mero "mala tempora currunt". Voglio dire: dopo l'analisi, quale soluzione propongo, per evitare che l'incubo puntualmente si trasformi in realtà del quotidiano? Ebbene, non ce n'è. Ne avrei, di cose da proporre, tipo, che so io, un forte Partito Comunista unitario. In realtà, persino questo non può essere una soluzione, ma solo una conseguenza. Una conseguenza di un qualcosa che non vedo come possibile in un futuro relativamente immediato.

La condanna, e chiudo, è palese ed inappellabile, per questo Paese.

venerdì 3 ottobre 2008

Siamo numeri

Leggo, sento alla radio e vedo in tv stamane che ieri in Italia c'è stata l'ennesima mattanza quotidiana di morti bianche sul lavoro: stavolta sono sei persone. Sei operai, sei sfigati, disgraziati, sei nuovi proletari. Allora, visto che come recita il titolo di questo articolo, siamo meri numeri, null'altro, ai fini della storia e della statistica, usiamoli, i numeri.

Gli infortuni si attestano attorno ad 1 milione di eventi l’anno; gli infortuni mortali oscillano tra i 1.400 e i 1.500. Fonte: CGIL. Sì, capisco, i soliti comunisti, direbbero Berlusconi e la Marcegaglia, presso le fabbriche della quale, ultimamente, sembra quasi una mortale epidemia, peggio della lebbra o della peste. Siamo sui 4 (quattro) morti al dì. O, se preferite, sui 120 morti al mese.

Poi ci sono gli incidenti stradali, soprattutto nelle nottate di venerdì, sabato e domenica. Particolarmente odiosi sono quelli dell'alba del lunedì, quando gli ultimi figli di papà impasticcati lasciano le discoteche del profondo Nord e si sfracellano contro i primi operai padri di famiglia che si erano già incamminati alla volta del loro luogo di lavoro, perché i soldi son sempre pochi. Ogni giorno in Italia si verificano in media 652 incidenti stradali, che provocano la morte di 16 persone e il ferimento di altre 912. Sedici persone ogni giorno. Mezzo migliaio al mese. Fonte: quel covo sovversivo di comunisti che è l'ISTAT.

In Italia, i voli continuano a costare più dei treni, nonostante i low cost. Mediamente, in un aereo ci sono un centinaio di passeggeri. Ecco: la prossima volta che a voi, che non siete operai e non andate in discoteca, vi dicono che volare è pericoloso, ricordatevi che in Italia è come se ogni mese (ogni mese) cadesse un aereo di operai e cinque aerei di automobilisti.

lunedì 23 giugno 2008

Berlusconi: sono innocente, lo giuro sui figli

"Non permetterò che alcune procure sovvertano la democrazia". Silvio Berlusconi attacca a testa bassa quella "componente della magistratura che si è infiltrata" nell'amministrazione della giustizia "a fini politici", si professa "completamente estraneo" ai fatti che gli vengono contestati [...] e pone un macigno sul dialogo con l'opposizione [...]. Berlusconi si scalda, ripete che gli emendamenti al decreto sicurezza "non sono norme salva-premier" e dice di essere "indignato" per questo: "Dirò ai miei legali che non voglio approfittare di questa norma perché voglio allontanare qualunque sospetto. Questa è una norma salva-tutti". L'affondo contro le procure è durissimo: "Non permetterò che accada come nel '94 - dice - allora ho visto sovvertire il voto popolare e non permetterò che succeda di nuovo". "In alcun modo - continua Berlusconi - non permetterò che il voto popolare e la volontà degli italiani siano sovvertiti da chi, infiltrandosi nella magistratura, la usa per sovvertire la democrazia". Il premier annuncia una conferenza stampa la prossima settimana per "denunciare" quelle che considera le deviazioni del potere giudiziario [...]. (AGI)

Pensate che, qui a Mosca, le notizie ci arrivino con otto anni di ritardo? Sbagliato, l’ha detta questo venerdì! Allora, invito d’ora in avanti ad andare tutti a Montecitorio, o davanti alle sedi regionali di destra, non importa, urlando, tutti, la prima panzana che dovesse venirvi in mente, giurando sulla testa dei figli di Berlusconi, tanto siete in (pessima) compagnia...

lunedì 11 febbraio 2008

Conta a sinistra

di Mark Bernardini

Fossi per il pensiero unico, affermerei “fuori dai coglioni gli estremisti, ma anche i dorotei, i morotei e tutti i loro lacchè”. Al contrario, non sono per il pensiero punico (no, non è un errore di battitura), faccio mie da vent’anni le parole di Luigi Pintor “una testa un voto”. Però, a diciassette anni dal referendum dell’enfant prodige Mariotto Segni (che a destra c’è sempre stato) e dell’enfant débile Achille Occhetto, è ora davvero di contarsi, non solo tra destra e sinistra (pardon! Centrodestra e centrosinistra, centro illuminato – a spese dei proletari e senza pagare la bolletta, ‘sti gran fiji de ‘na mignotta – e centro rubamazzo), ma soprattutto dal centro e verso sinistra.

Quando dico ciò, mica mi aspetto chissà quali sconvolgimenti, per cui si dovesse improvvisamente scoprire che gli italiani sono tutti comunisti e vorrebbero mandare Berlusconi in un gulag, Fini alle presse e Casini alla catena di montaggio (Gasparri, Bossi, Calderoli e Borghezio in fonderia no, ché combinano casino pure lì, col loro quoziente). No, per carità del dio in cui non credo. Però sono svariati lustri che pratico un principio piuttosto elementare: che ciascuino si assuma le proprie responsabilità, altro che maggioritario. Vi ricordate la storia repubblicana ’46-’91? Avete mai provato a chiedere a qualcuno se votava DC prima, o PSI poi? La risposta perentoria, sdegnata, offesa, era regolarmente: “chi, io? Ma come ti permetti?”. E poi vincevano sempre loro. In altre parole, è dal millennio scorso che dico e scrivo: “ciascuno ha il governo che merita, l’Italia merita Berlusconi”. Non mi pare di disporre di chissà quali elementi ficcanti da farmi cambiare opinione.

Il centrodestra, che non esito a definire “destra” e basta (il centro è già occupato dal PD), per la loro violenta reazionarietà nell’esercizio del potere votato e non votato, non ha mai brillato per intelligenti intuizioni. Ragionano per logica binaria: si regolano con determinati algoritmi compotamentali. “Oggi a me, domani a te”, “occhio per occhio, dente per dente”, “se la montagna non va da Maometto, Maometto va alla montagna”, “divide et impera”, “ognuno per se”... Sono algoritmi esistenziali con una precisa struttura logica, che si possono esprimere con simboli matematici e circuiti elettronici. “Oggi a me, domani a te” è un tipico schema con una correlazione inversa positiva. “Occhio per occhio”, schema negativo. “Chi va piano...”, linea di ritardo. “La montagna da Maometto...”, tipicamente “if... else...”, un elemento logico universale composto da un banalissimo transistor e due diodi. “Divide et impera”, infine, altro non è che il principio della partizione di un’informazione complessa in elementi binari elementari, facilissimi da trattare. Vogliono strafare, e prevedo anche che ce la facciano, è un lusso che possono concedersi, visto il misero spettacolo offerto dai loro “antagonisti” (???) in questo anno e mezzo.

giovedì 23 agosto 2007

L’orso volante

di Mark Bernardini

Ci risiamo. Secondo il Corsera, "due Typhoon 2 hanno bloccato un Tu-95 russo il 17 agosto, giorno in cui Putin aveva annunciato la ripresa dei voli dei bombardieri". Sull'Unità, invece, dovendo essa distinguersi come sempre per russofobia, per un maleinterpretato complesso di colpa, si legge che "il governo britannico ha reso noto che venerdì scorso un caccia russo è stato intercettato nello spazio aereo inglese. E Mosca minaccia Praga: non fate costruire lo scudo spaziale americano nel vostro paese". Dai telegiornali di RAI e Mediaset, poi, si apprende che l'aereo in questione si chiama Bear-H, non TU-95 (Tupolev), questo sempre perché, come sanno anche i bambini, per le strade sterrate di Mosca, innevate anche a Ferragosto, gli orsi girano liberi e la fanno da padroni. Lo garantisce la NATO, nota ONG ONLUS, associazione umanitaria senza fini di lucro. Nessuno si è degnato di verificare la versione dell'altra campana, ossia sembrerebbe che i russi tacciano.

Naturalmente, non è vero. Il rappresentante delle forze aeree russe smentisce che sia stato violato lo spazio aereo britannico, il TU-95 era in volo per un'esercitazione militare già programmata. E quando si tratta di esercitazioni del genere, è prassi comune che ci si scambino tutte le informazioni del caso in maniera preventiva tra i vari Stati. Così è stato anche stavolta, ovviamente.

Göbbels diceva che non importa che una cosa sia vera, basta ripeterla a dismisura affinché lo diventi. Ma Göbbels non poteva certo immaginare che avrà dei prosecutori a distanza di settant'anni, nonostante la sconfitta.

A chi fa comodo che si mantenga e si perfezioni quest'immagine grottesca, questa macchietta dell'orso russo prevaricatore? All'Italia? No di certo. Lo sanno bene gli imprenditori italiani, grazie ai quali da decenni l'Italia si colloca stabilmente quale secondo partner commerciale dell'URSS prima e della Federazione Russa poi nell'ambito dell'Unione Europea, dopo la Repubblica Federale Tedesca. Alla sinistra italiana, forse? E' un mondo rovesciato, questo che abbiamo costruito e che stiamo vivendo (subendo?), dove la destra plaude alla Russia e la sinistra all'America reazionaria di Bush.

In mare come in cielo, esiste il concetto di "acque territoriali neutrali". In esse, appunto, tutti navigano e volano, previa notifica. L'aereo russo o ha invaso lo spazio britannico, o non lo ha invaso, tertium non datur. Gli inglesi dicono di sì, i russi dicono di no. Non penso che sia così difficile verificare, con la costosissima strumentazione moderna pagata con le tasse dei cittadini, chi abbia ragione e a chi invece stia crescendo un naso da Pinocchio. Sarebbe poi salutare che i risultati fossero resi noti con un rilievo almeno pari alla gazzarra di questi giorni. A giudicare dalle dichiarazioni unilaterali pubblicate in Occidente, mi permetto di dubitarne.

Da ultimo, la faccenda (o meglio: il grosso affare lucroso, per taluni) dei missili terra-aria statunitensi da dislocare nella Repubblica Ceca, in Polonia, in Estonia, in Lituania, e, perché no, in Ucraina, in Georgia e chi più ne ha più ne metta. Immaginiamo un mondo rovesciato, dove non fossero gli Stati Uniti, ma la Russia ad espandere la propria sfera d'influenza a dismisura. Immaginiamo missili russi dislocati nella Corsica, sulla Costa Azzurra, nei pressi di Basilea, in Tirolo, a Lubiana, Zara, Sibenicco, Spalato, Tirana, sull'isola di Malta, a Tunisi ed Algeri. Voi che dite, sarebbe giustificato qualche missile italiano di difesa a Genova, Torino, nella Val d'Aosta, a Como, Bolzano, Pordenone, Ravenna, Ancona, Pescara, Bari, Reggio Calabria, Palermo, Napoli?

lunedì 16 ottobre 2006

Auguri sentiti al professore

di Mark Bernardini
Ieri, a Madrid, Prodi ha lanciato un paio di messaggi piuttosto importanti, che purtroppo si perdono nel magma mediatico italico dei delitti di Cogne e di isole improbabili riempite da dementi assunti al ruolo di fini intellettuali. Il primo, di primo acchitto, fa pensare a Berlusconi: "Giornali e tv contro di me". Solo che, diametralmente opposto al nefasto quinquennio berlusconiano, ha ragione. La questione riguarda il caso Telecom, o meglio le intercettazioni come tali: "Anch'io ero stato spiato, ma nessuno dice niente, solo l'Unità lo ha scritto". L'azienda telefonica di Stato che spia il capo del governo. In uno Stato degno di tale nome, la questione avrebbe fatto saltare un mucchio di poltrone eccellenti. In Italia, pochine. E a rate. Lo scandalo, sempre a detta di Prodi (e concordo), "è stato sviato con delle assurde accuse, che dicevano che noi volevamo intervenire sulla Telecom". E guarda caso, le accuse della destra al governo sulla Telecom sono arrivate a ridosso della Finanziaria. Ho scritto varie volte come in politica non ci siano né fessi, né coincidenze. E qui veniamo al secondo messaggio. Testualmente: "Lotterò contro l'evasione fiscale anche se protesteranno a milioni". E' forse l'unica volta che lo vedo tirare fuori le palle. Auguri, Prodi. Ne avrai bisogno.

lunedì 9 ottobre 2006

Corsi e ricorsi

di Mark Bernardini
L'orizzonte è l'"approdo finale" al Partito europeo, "siamo centrali nella coalizione", l'ambizione è quella di "essere trainanti nella coalizione". Il segretario interviene in apertura dell'assemblea nazionale e traccia le linee guida per il suo Partito. E avverte: è ora di mettersi in discussione per fare uscire il Partito da un porto, anche confortevole, e farlo navigare in mare aperto". Né risparmia considerazioni sull'attuale governo: "Quando cadrà, e cadrà, anche se non si sa quando, lo farà non perché la parte radicale toglierà il suo appoggio. La crisi è al centro, il punto di frattura è proprio quello. Il tallone d'Achille è al centro". Un intervento lungo e articolato che raccoglie il "netto dissenso" di un collega di partito - che tuttavia rimanda all'indomani altre considerazioni - e che affronta anche un tema imprevisto, il destino del quotidiano di Partito, che spiazza più di un osservatore: "Lo voglio dire con chiarezza: il giornale, così com'è, non ha più ragione di esistere. Se voi sapeste quanti soldi costa al Partito, pensereste come me che questi soldi sarebbe meglio spenderli in modo diverso". In quanto alle sorti del partito, il segretario ribadisce che l'obiettivo "non è presidiare un'area né perimetrare il nostro consenso", invita l'assemblea a non pensarsi come "in un recinto obbligato", e spiega come l'identità del Partito possa confluire all'interno della coalizione europea, che "non è un'internazionale" e quindi "un movimento politico come il nostro, capace di parlare a larghi strati di società" ha "tutte le carte in regola per farvi parte". Tutto questo, precisa il segretario, compreso il superamento "della contrapposizione con il centro" non significa "perdita dell'identità", al contrario ne rappresenta "un rafforzamento", significa che l'identità non è un fatto museale" e che si confronta con l'evoluzione della società. Il segretario si interroga sulla "forma del partito", oggi che "le correnti sono un fatto superato, una stagione trascorsa", e chiede maggiore consapevolezza dell'impegno "in un progetto più ambizioso di quello che abbiamo onorevolmente rappresentato fin qui". L'identità, dunque - tema "centrale" ma che non può essere "liquidato con i soliti dogmi" - va collocata "non solo in un contesto nazionale, ma europeo; per questo l'approdo al Partito Europeo è inevitabilmente il punto terminale del progetto". Il leader del Partito sa bene "che abbiamo il culto della buona memoria, ma questo dev'essere una linfa per aumentare il consenso fuori da noi. Dipende dal nostro comportamento evitare il rischio di perdere la nostra identità, perché l'approdo europeo non è il primo passo ma l'ultimo di un percorso che deve essere partecipato. Oggi non ci possiamo più fermare - conclude - abbiamo indicato una via". E se qualcuno esprime il prorpio dissenso netto sui contenuti complessivi della relazione, si schiera al fianco del suo segretario per la parte che riguarda il giornale. "E' l'unico passaggio della relazione che ho applaudito" dichiara, e ne approfitta per fare riferimento a alcuni malumori che ruotano intorno del partito, secondo cui "se il quotidiano serve solo per censurarci, tanto vale chiuderlo". "Guai a rinunciare a una presenza", intima un altro, che ricorda di essere entrato al quotidiano "come abusivo" e di esserne uscito "da direttore". Qualcosa "bisogna fare - aggiunge - per migliorare la nostra comunicazione, comunque è giusto discutere su tutto, anche sul giornale". Nessun dubbio sulla necessità "di rendere più efficace l'azione di uno strumento che è stato e sarà utile, ma che ha bisogno di una profonda revisione" per un altro dirigente, mentre un ex ministro precisa: "Quello del segretario è stato un invito alla trasformazione, non certo alla chiusura, che nessuno vuole". "Parole nette sulla necessità di ammodernare" il giornale: così il direttore del quotidiano giudica le affermazioni del segretario. "Nessuno vuole chiudere il giornale - sostiene - il problema è la modernizzazione". E' una situazione di difficoltà "nota da tempo e su cui si è aperto il dibattito - aggiunge - già in luglio abbiamo lanciato un appello a governo e Parlamento contro i tagli di fondi. La manovra economica colpisce tutte le aziende, tra cui noi. C'è preoccupazione in tutti i giornali di partito, ed il segretario non ha fatto che esplicitarla".
* * *
1990? 1993? 1998? Occhetto? D'Alema? Veltroni? Fassino? Bertinotti? No: 2006, Gianfranco Fini...

giovedì 22 giugno 2006

Referendum Costituzionale

Io ho più volte affermato di votare per l'Unione perché sono residente all'estero, dove non potevamo esprimere il nostro voto per un singolo Partito, ma solo per la coalizione, anche se potevamo eventualmente esprimere delle preferenze di candidatura, cosa che non ho fatto, non riconoscendomi in nessuno - Partito, uomo, donna o transessuale che fosse - dei singoli componenti del centrosinistra. Ed avevo anche aggiunto che, se avessi dovuto scegliere invece un Partito, sarei stato in crisi, quindi la limitazione all'estero è stata nel mio caso un felice concorso di interessi.

Il mio voto per Prodi è stato per mandare a casa Berlusconi. Che faccio? Che faccio, considerato che Berlusconi è ancora in grado di nuocere e sta nuocendo? Non lo so. Nulla, probabilmente. Tra le cose da me dette e stradette, c'era il ribadire la mia posizione personale ventennale, ovvero che c'è voluto Berlusconi per farmi riesporre (con le tristemente note ripercussioni personali nei miei confronti), mentre avevo gettato la spugna già a metà degli anni '80, quando, segretario della FGCI della IX zona di Roma (oltre 200.000 abitanti), mandai al diavolo un PCI che stava avviando la deriva socialemocratica che poi portò al calar le braghe occhettiano ed all'autoannichilimento, votai DP (che "per questo" prese due voti e mezzo) e me ne andai a lavorare a Milano.

C'è un momento nella vita di ciascuno in cui uno dice "adesso basta". Il mio è stato nel 2000, quando aprii il sito dei tarocchi, costituii un gruppo di discussione e scrissi il libro contro Berlusconi.

Così mi sono guadagnato gli strali degli 'nzaccoarternativi figli di papà di sinistra, e lo sfratto e la disoccupazione da parte dei potentati forzitalioti. Da quel momento, avevo un unico obiettivo: mandare Berlusconi a casa. Ci sono voluti cinque anni. L'obiettivo - mio personale - è raggiunto, nel frattempo il PDS è diventato DS, i DS probabilmente diventeranno PD assieme a DL, il PRC ed il PdCI (alias prefisso telefonico) si sono avvitati su se stessi e su poltrone, poltroncine, sgabelli ed ammennicoli vari, io ho cambiato tre Paesi, altrettante città e sei case, seminando qua e là tutto il mio patrimonio di memoria (libri, carte, vestaglie, dischi fissi, videocassette e quant'altro), ho superato lo scoglio degli 'anta, mi sono sposato, ho procreato. All'indomani del 9 aprile 2006 ho già dichiarato la mia intenzione di rimettermi sulla riva del fiume ad attendere una fiumana di cadaveri eccellenti: nessuna mia solidarietà, complicità o coinvolgimento con Prodi, D'Alema, Bonino, Bindi, Amato, Mastella, Padoa Schioppa, Mussi, Fioroni, Parisi, Rutelli. So solo che però Prodi è meglio di Berlusconi, D'Alema di Fini, Bonino di La Malfa, Bindi della Prestigiacomo, Amato di Pisanu, Mastella di Castelli, Padoa Schioppa di Tremonti, Mussi e Fioroni della Moratti, Parisi di Martino, Rutelli di Urbani.

In soldoni, se ci fosse un Partito, un movimento, una bocciofila in cui io mi riconoscessi per aneliti, sarei protagonista in prima persona. Ma questa bocciofila non c'è, i centristi mancini volano talmente basso che rischiano di far tornare Berlusconi ben prima del 2011, mentre i centristi destrorsi sono ancora tutti lì ad alitarci sul collo, anziché in galera per non avere ed incitare a non pagare le tasse, come Al Capone.

venerdì 28 aprile 2006

Mai più

Un mio caro amico, Mario Ferrandi, mi scrive:
Annullata l'elezione del presidente del senato su richiesta della CDL perchè? Perchè su 2 schede invece che Franco Marini c'era scritto Francesco Marini Ma cazzo Ma BASTA Abbiamo i cimiteri pieni di partigiani comunisti morti per QUALCOSA, CAZZO Scusate lo sfogo :-o
Pienamente d'accordo. E la voglia è di spaccargli le ossa all'uscita, nel senso letterale del termine. Tuttavia, in politica, quella vera, non ci sono coglioni, ve lo dico da anni. Stronzi, infami, ma non coglioni. Né Berlusconi, né Scajola, né Fini, né Gasparri e quant'altri. L'obiettivo è la deligittimazione malgrado i voti. Dirò di più: le opposizioni, compreso quando lo eravamo noi (e mi riferisco ai tempi del PCI, ma anche ad ora), sono molto più coese della maggioranza. La maggioranza, nel sistema borghese, ha molti più belli soldi da spartirsi. Morale: eleggeremo l'ex democristiano Franco Marini al posto dell'ex democristiano Giulio Andreotti. Ma abbiamo perso lo stesso: come già detto, basta che uno del centrosinistra abbia la diarrea e la legge non passa, figuriamoci quando parliamo di qualcosa di più serio. Sono più uniti loro, poche palle, è nella logica delle cose. Se ne può dedurre una sola cosa: il nostro compito non è affatto esaurito, la battaglia sarà lunga e sanguinosa, ben al di là della presente legislatura, c'è da ricostruire un modus pensandi et vivendi nato dalla Resistenza, dove lo scontrino te lo danno senza che tu lo chieda perché è giusto pagare le tasse sic et simpliciter, perché altrimenti è inutile inveire contro il proprio Comune, perché non funzionano autobus, scuole, ospedali e quant'altro. E nel frattempo, con tutta la comprensione per le vedove dei morti di Nassiriya, è ora di piantarla, anche lì: come diceva Lenin, basta con la guerra tutti a casa. Andarci prendendo quanto un consigliere d'Ambasciata (so di cosa sto parlando, circa diecimila euro al mese) è come giocare alla roulette. O si vincon soldi o si muore. Per favore: se si perde, non se ne faccia un eroe, restano mercenari che son stati sfigati, e questo vale anche e soprattutto per il centrosinistra. Basta con la guerra, fuori dalle palle, nessuno ci ha chiamati, nessuno ci ringrazierà quando andremo via, e quando accadrà sarà sempre troppo tardi.
Nel 1975 Claudio Lolli già cantava:
Lo so, lo so che vieni dalle capre, fin qui a fare questo bel mestiere. Lo so che forse neanche a te poi piace, di vivere facendo il carceriere. Perchè si sa i coglioni che ti fanno, per darti un po' di libera uscita. Perchè si sa che razza è di vita, e vino e pane è quello che ti danno. Lo so, lo so ti han dato la divisa, cioè un vestito buono e senza odori. Lo so ti han detto guarda di far bene, perchè portare questa è un onore. Lo so, lo so ti han dato per la testa, l'idea che c'è qualcosa da salvare. E che chi sbaglia poi deve pagare, evviva l'Italia e la giustizia è questa. Lo vedo che la faccia ti diventa, giorno per giorno sempre più carogna. Man mano che la vita si consuma, tutto il tuo tempo dentro a questa fogna. Lo vedo che la faccia ti diventa, giorno per giorno sempre più smarrita. Man mano che ti accorgi che ti manca, proprio la chiave della tua vita. Per quelli come te la strada è una, puoi prenderla di giorno o di sera. O ladro o carceriere che finisci, comunque vai a finire in galera. Finisci a far la guardia a un tuo compare, per quattro soldi un po' di vino e pane. Finisci che se prima eri pastore, ti trovi dopo a fare solo il cane. E poi ... se a casa noi non ci torniamo più, dentro tutta la vita ci sei anche tu, dentro tutta la vita ci sei anche tu.
Sono passati oltre trent'anni, ed in Italia non s'è ancora imparato un cazzo.

sabato 20 agosto 2005

Questione di paletti

Ho ricevuto una richiesta di commento:
Mark non ero un simpatizzante del cavaliere e tanto meno vorrei esserlo oggi però una domanda semplice mi sorge spontanea e la faccio a tutti quelli che "odiano" il cavaliere: chi metteresti al suo posto? ....mi auguro di ricevere una risposta intelligente ( ....premetto però che rispondere Prodi o D'Alema o Fassino e via discorrendo le ritengo risposte da deficienti !) ....avanti, oltre a Mark da cui mi aspetto una risposta un po` articolata, gli altri possono tranquillamente rispondere con il semplice nome.
Da anni sono ridotto a votare non già per qualcuno, ma contro qualcun altro. Sarà che ho troppe pretese, ma voterei Prodi, D'Alema, Fassino, voterei pure Mastella contro Berlusconi. Essere PER qualcuno è ben altra cosa. Molti anni fa la chiamai la mia personale teoria dei paletti, ultimamente ho letto che qualcuno la spaccia per farina del suo sacco. Non importa. Per teoria dei paletti intendo che ciascuno, di paletti, ha i suoi. Come le corna. In base ai propri personalissimi paletti, ciascuno di noi può dire: "ecco, fin qui mi spingo, oltre non vado". Nel mio caso specifico, vuol dire che, il giorno che dovessi scegliere tra Berlusconi e Mastella, voterei per quest'ultimo; ma il giorno che dovessi scegliere tra Berlusconi e Fini, non voterei Berlusconi in quanto non-fascista, in quanto "meno peggio": semplicemente, non voterei. I miei paletti arrivano lì. Quelli tuoi magari da un'altra parte, e quelli di Alessio da una terza parte ancora. Non importa: l'importante è che ciascuno li abbia, 'sti paletti, e li rispetti.
Dicevo che la domanda è mal posta. Opinione personale, s'intende. Opino appunto che a destra Berlusconi abbia puntualmente azzerato ogni tentativo di concorrenza, un po' come nelle televisioni private, nella stampa, nelle assicurazioni, nell'edilizia ed il dio in cui non credo solo sa in quant'altro. Questi però sono affaracci loro. A sinistra, invece, pure. E questo già mi riguarda di più. Puntualmente, cfr. post- ultime Regionali, la sinistra fa di tutto per perdere, quasi come se la partita fosse truccata (odio i paragoni calcistici, ma per una volta mi sia concesso). Il tanto vituperato Gaber disse, una decina d'anni fa: "Tutto è cominciato nel 1948. Se si fanno bene i conti tra la destra (DC, liberali, monarchici, missini, ecc.) e la sinistra (comunisti, socialisti, socialdemocratici, ecc.)... viene fuori un bel pareggio. Da allora è sempre stato così. Oggi invece è diverso. Per forza, è successo di tutto. Sono spariti alcuni partiti, c'è stata quasi una rivoluzione, le formazioni politiche hanno leaders e anche nomi diversi. Infatti, oggi non c'è più il 50% alla destra e il 50% alla sinistra. Ma c'è il 50% al centro-destra e il 50% al centro-sinistra. Oppure un 50... virgola talmente poco che basta che uno abbia la diarrea che salta il governo. Non c’è niente da fare. Sembra proprio che il popolo italiano non voglia essere governato. E ha ragione... Ha paura che se vincono troppo quelli di là viene fuori un regime di sinistra. Se vincono troppo quegli altri viene fuori un regime di destra. Il regime di centro invece... quello gli va bene. Auguri!". Chi metterei al suo posto, mi chiedevi. Chiunque più onesto e più democratico, persino la sora Mariuccia che pulisce le scale nel condominio accanto (figura inventata cumulativa). Ma non è questa la risposta, giacché, come già rilevato, non è questa la domanda.

venerdì 27 maggio 2005

Un Paese normale

Io sono per la Prima Repubblica con correzione alla grappa, dove ci sia una destra che non metta le bombe pagata dai servizi segreti dello Stato (cioè pagata con i nostri soldi); dove ci sia un centro, con o senza riferimenti alla cristianità, che non c'entra un tubo ed alla quale il riferimento politico serve come serve ad un pesce una bicicletta; una forza socialista moderata, senza decisionisti che concedono favori ai loro amici palazzinari in odor di televisione; infine una grande forza comunista, dove vengano banditi i giochetti democristiani di cui stanno diventando maestri gli attuali PRC e PdCI, ed ovviamente in cui il marxismo sia un valore ed un mezzo a cui restituire concretezza storica, senza paure che i palazzinari di cui sopra l'accusino di parentele embrionali col georgiano baffuto. Ritengo che tale sistema aderisca verosimilmente agli umori italici senza i lacciuoli della contingenza.

Questa organizzazione comunista l'avevamo già, fino a vent'anni fa. C'erano però anche i figli di papà, che per contestare i genitori si buttavano più a sinistra della sinistra. Molti ora, bastonato il PCI, si son messi proni sotto i palazzinari. Lenin li aveva scoperchiati molto bene, a suo tempo (la famosa "malattia infantile"). Noi, invece, abbiamo scambiato i mestieri: la destra che fa centro, la sinistra che fa centro, il centro... No, loro restano coerenti e fanno centro. Insomma, un Paese di centro globale, altro che bipolarismo.

Diciamola più semplice, nello schema che preconizzavo all'inizio: i DS non sono di destra, che facciano pure i socialisti. La Margherita non è di destra, che faccia pure il centro, e lo chiami DC o come diavolo gli pare. I fascisti facciano pure la destra: se è quella alla Fini la smetteranno di picchiare, sparare e bombare. I comunisti, per la miseria, facciano i comunisti! E che non ci sia compressione alcuna, ma espansione, di PRC e PdCI: in un PCI vero, sarebbero comunque due infime minoranze.

domenica 1 maggio 2005

1° Maggio rosso e proletario

Sì, lo so, mo' co' 'sta parabola vi sto tediando. Mi sto guardando il Primo Maggio. Che tristezza.

Non mi riferisco al concerto, ma a Scampia, Napoli. Vedete, la mia generazione è cresciuta sulle lezioni di storia, Trade Unions e compagnia danzante. Bella ciao. Fa impressione vedere Pezzotta che dice che i lavoratori non hanno libertà di manifestare in Russia Bianca. Fa impressione perché non è vero. Fa impressione perché è un Paese intero ad essere povero, non c'è un padrone contro cui lottare come organizzazione dei lavoratori. Ed è povero perché in Italia c'è un sindacato debole incapace di dire le cose pane al pane e vino al vino, e cioè che se non si lotta contro il padrone in uno dei sette Paesi più ricchi del mondo, a risentirne sono il 90% della popolazione del mondo. Invece, lo si scarica su Lukašenko. Complimenti. Il sindacato democristiano CISL. Non me ne frega niente che molti compagni preferiscono stare nella CISL anziché nella CGIL. Ciascuno risponda di fronte alla propria coscienza.

E intanto c'è il papabile locale che, ad ogni parola del capo, sul palco, applaudiva ed annuiva, cercando approvazione da parte dei circostanti, papabili come lui. Che infatti gli davano ragione. Scommettiamo che sarà il prossimo segretario locale? Non andremo avanti così. Sì, magari alle prossime elezioni ci leviamo di torno il Merda, ma giusto per beccarci Fini di lì ad un lustro. Perché rammollirsi negli agi non salva dalla globalizzazione. E la globalizzazione, checché ne dica la sinistra (definita tale) italica, vuol dire che lo sfruttamento del XIX secolo e ancora lì. Anzi: è qui. Qualcuno, che "tiene famiglia", è capace e disposto a condannare se stesso e la famiglia di cui prima alla fame in nome di quanti lo circondano? Perché solo così, facendo massa, non ci sarà bisogno di fare la fame individualmente. E' pronto a rinunciare agli agi il papabile che poggiava il gomito sul podio di Pezzotta? E' pronto a farlo il corrispondente di RAI 3 Maurizio Mannoni, ex figgicciotto e mio coetaneo o giù di lì, ex Video Uno (TV locale di Roma) di Paese Sera, che citava sul lavoro l'attuale Papa, ex esseesse? Caro Maurizio, che tristezza vedere la tua testa canuta, tu che eri il morettino fulminante idolo delle ragazzine. Capisco: anche tu hai da perderci qualcosa. Non c'è nulla di male ad incanutire. Però io, la mattina, quando mi faccio la barba, non mi vergogno a guardare me stesso negli occhi.