lunedì 25 gennaio 2016

Forein faiters

Per mestiere (di interprete da oltre trent'anni), mi capita di tradurre dall'inglese verso il russo e verso l'italiano, ma non viceversa. Voglio dire che non mi picco di essere un madrelingua albionico. Tuttavia, a proposito del marocchino arrestato a Cosenza per sospetto di essere in odor di fiancheggiamento al terrorismo, è tutto il giorno che lo sento definire nei telegiornali italiani mainstream come "forein faiters". Ora, a parte che il "foreign fighter" o è uno (fighter), o è più di uno (fighters), questo letteralmente sarebbe un "combattente straniero". In italiano c'è un termine ben preciso: mercenario. Perché di questo si tratta: uno che combatte armi in pugno a casa d'altri per soldi. Naturalmente, molto da dire su welfare (stato sociale), step child adoption (adozione di figliastro), spread (differenziale), jobs act (legge sul lavoro) e quant'altro, visto che l'Albione fu colonia di Roma e non viceversa, ma qui la faccenda assume una sfumatura diversa: i mercenari altrui sono mercenari, mentre quelli italiani sarebbero peace keepers (facitori di pace, o meglio custodi di pace). E qui viene da pensare agli alpini in Afghanistan e in svariati altri Paesi del mondo (per esempio, i marò in India), visto che le Alpi finiscono al Carso: ragazzotti mercenari che in un mese guadagnano (a spese del contribuente italiano) più di quel che guadagna un operaio alla catena montaggio a Mirafiori (o quel che è ora) in un anno. Dite che però il mercenario rischia la pelle? A parte che non gliel'ho chiesto io (not in my name), non mi pare che ultimamente gli operai rischino meno, a giudicare dalle statistiche dei morti sul lavoro (le morti bianche)...