lunedì 16 marzo 2009

Federazione Giovanile Democratica (Cristiana?) Italiana

E così sarà, e così non poteva che essere, glielo dicevo fin dal 1991.

Ora che il PD, con Franceschini e Prodi, sarà giustamente e sacrosantamente sempre più sinistra DC illuminata e progressista, dove andranno avanti Rutelli e Parisi, che fine faranno i D’Alema, i Fassino, i Bersani, insomma tutta la dirigenza FGCI degli anni '70? Andranno a far compagnia a Veltroni in Africa? E chissenefrega.

Ma dove andranno i tanti ex militanti del PCI che hanno accettato di farsi democristianizzare dal PCI al PDS, dal PDS ai DS, dai DS al PD? Ancora in Emilia a fare le salamelle ai festival dell’Unità?

Com’è che si chiama adesso? Festa Democratica? E di qui a breve, un’idea un sacco originale: Festa Popolare! Vedrete se non ho ragione. Solo che il “Popolo”, era l’organo ufficiale della DC.

Bello, questo passaggio: da “Festa dell’Unità” a “Festa del Popolo”. All’epoca della DC, almeno, si chiamava “Festa dell’Amicizia”, ma il PD è più avanti, molto più avanti.

sabato 7 marzo 2009

Traductum aliquid in linguam russicam

Chiedo scusa ad Aulo Gellio per la parafrasi forzata.

Leggo sulla versione in rete de "La Stampa" di Torino del 6 marzo 2009 che, nel corso dell'incontro a Ginevra, Hillary Clinton ha regalato a Sergej Lavrov un simbolico bottone di «reset», come auspicio di un felice rilancio delle relazioni bilaterali, dopo le tensioni seguite alla crisi in Georgia della scorsa estate. [...] La Clinton non si è però accorta che la traduzione russa di «reset» stampata sul bottone, «peregruzka», era sbagliata. Lavrov sorridendo ha fatto notare l’errore: «Avete sbagliato», ha detto il ministro russo, spiegando che la parola scelta dagli americani in realtà significa «overloaded» o «overcharged» (sovraccarico).

La traduzione giusta sarebbe «перезагрузка» (perezagruzka).

E' nota la massima nient'affatto lusinghiera «traduttore traditore», manco fossero ancora i tempi di Felipillo. Quel che sembra non dico sconvolgente, ma comunque inspiegabile, è che, persino ai massimi livelli, gli statunitensi si permettano pericolose superficialità, confinanti, rasenti e provocanti sciatteria.

Qui non è colpa di un presunto e sedicente traduttore, ma di chi lo ha assunto, senza verificarne le referenze, magari nell'intento di risparmiare delle briciole laddove si trattava di tradurre delle enormità. Nell'epoca del dumping, è lecito infrangere qualunque regola.

Eppure, l'Accordo Generale sulle Tariffe ed il Commercio (il GATT, ed ancor più il GATS, l'Accordo generale sul commercio di servizi, ai quali si estendono i principi del GATT), mette in guardia in maniera inequivocabile: «le vendite in dumping sono [...] capaci di determinare perturbazioni anche importanti sul mercato [...] e di attribuire un vantaggio di base all'impresa [...] nei confronti degli altri soggetti [...] che operano nel mercato [...] per lo stesso bene o servizio».

Insomma, negli Stati Uniti, come nella Federazione Russa, come in Italia, stiamo assistendo ad una corsa all'arrembaggio, tra interpreti disonesti (e, talvolta, come in questo caso, dilettanti allo sbaraglio) e datori furbetti intenti a risparmiare pochi euro (o dollari, o rubli, o qualunque altra valuta), salvo poi rimetterci l'osso del collo, ovvero mandare ramengo importanti affari che avrebbero fruttato ricavi con diversi zeri.

Nel caso del reset, Lavrov è una persona intelligente, spiritosa e soprattutto che conosce alla perfezione l'inglese (ed anche il francese ed il singalese). Eppure, penso sia chiaro a tutti quale significato e sfumatura neanche tanto velata si sarebbe potuto attribuire a quel «sovraccarico». Sarà bene pensarci, la prossima volta che un traduttore offrirà tariffe «che non si possono rifiutare».