domenica 1 settembre 2019

Ban ucraino

Nel 2015, tra Fasciolibro ed il suo settore russofono è sorto uno scandalo: hanno iniziato a bannare chiunque utilizzasse la parola “chochol”, non solo gli utenti comuni, ma noti blogger, giornalisti, politici, funzionari dello Stato. Al punto che se ne interessò addirittura il Roskomnadzor (il Servizio federale per la supervisione nella sfera della connessione e comunicazione di massa), per tutta risposta hanno bannato pure loro. Che vuol dire “chochol”? Etimologicamente, dovrebbe derivare da una cresta, un ciuffo di capelli, che ricorda quello in voga tra gli oriundi della regione di Zaporož’e e tra i cosacchi ucraini, cioè una lunga ciocca di capelli sul cranio rasato. Ecco cosa ci dice il dizionario russo-italiano del 1917.

Tutto questo risale a quattro anni fa. Il 1 luglio 2015, nel gruppo “Italiani di Russia” (che ho fondato nel 2008 e che conta ormai 7.000 iscritti), ho condiviso anch’io un articolo da un media rispettabilissimo: “Izvestija”. Il 28 agosto 2019, cioè 1.519 giorni dopo, sono stato bannato proprio per quella mia condivisione, per “incitamento all’odio”.

Bisogna specificare che in 12 anni di mia partecipazione a questo social network vengo bannato trimestralmente con una costanza invidiabile, degna di ben più nobili scopi, ogni volta per un mese. La penultima volta perché ho menzionato il fatto che Puškin era negro. Cosa dovevo dire, che era colorato? O abbronzato? Queste ipocrisie lasciamole alla lingua inglese, o meglio al Regno Unito e agli Stati Uniti, non pontificate su altre lingue, non sta certo a voi dalla California modificarle.

Ma rivolgiamoci proprio a Puškin. Ecco cosa scriveva nel 1830 nella poesia “La mia genealogia”:

Mio nonno non vendeva crêpes,
Non lucidava gli stivali dello zar,
Non cantava con gli scrivani di corte,
Non saltava nei principi dai chochol…

Il riferimento è a tale Bezborodko, figlio di uno scrivano generale ucraino (della piccola Russia), elevato da Caterina II, che prima gli ha conferito il titolo di conte, e poi addirittura di “chiarissimo principe”.

Che facciamo, vogliamo bannare Puškin?

Perché proprio ora? Non lo so. Forse perché dall’ultima sospensione sono già passati ben due mesi e mezzo. O forse per tenermi sotto pressione. Non è questo il punto.

La volta scorsa non ho potuto commentare le elezioni al Parlamento Europeo, ora non posso rendere partecipi i miei lettori delle mie riflessioni circa il nuovo governo italiano, o forse le elezioni anticipate, la Brexit, le manifestazioni di protesta a Mosca.

Invece, mi tocca occuparmi di un manipolo di ragazzotti seguaci di Stepan Bandera, investiti di un potere smisurato, e loro ne godono. Sospetto che provino addirittura un piacere sessuale. Perché dico che sono fascistelli seguaci di Bandera? Beh, date un’occhiata voi stessi quale sia l’aspetto della squadra russofona di Fasciolibro, di stanza a Dublino.

Per oggi è tutto, ci sentiamo a fine settembre, forse.