lunedì 23 giugno 2008

Berlusconi: sono innocente, lo giuro sui figli

"Non permetterò che alcune procure sovvertano la democrazia". Silvio Berlusconi attacca a testa bassa quella "componente della magistratura che si è infiltrata" nell'amministrazione della giustizia "a fini politici", si professa "completamente estraneo" ai fatti che gli vengono contestati [...] e pone un macigno sul dialogo con l'opposizione [...]. Berlusconi si scalda, ripete che gli emendamenti al decreto sicurezza "non sono norme salva-premier" e dice di essere "indignato" per questo: "Dirò ai miei legali che non voglio approfittare di questa norma perché voglio allontanare qualunque sospetto. Questa è una norma salva-tutti". L'affondo contro le procure è durissimo: "Non permetterò che accada come nel '94 - dice - allora ho visto sovvertire il voto popolare e non permetterò che succeda di nuovo". "In alcun modo - continua Berlusconi - non permetterò che il voto popolare e la volontà degli italiani siano sovvertiti da chi, infiltrandosi nella magistratura, la usa per sovvertire la democrazia". Il premier annuncia una conferenza stampa la prossima settimana per "denunciare" quelle che considera le deviazioni del potere giudiziario [...]. (AGI)

Pensate che, qui a Mosca, le notizie ci arrivino con otto anni di ritardo? Sbagliato, l’ha detta questo venerdì! Allora, invito d’ora in avanti ad andare tutti a Montecitorio, o davanti alle sedi regionali di destra, non importa, urlando, tutti, la prima panzana che dovesse venirvi in mente, giurando sulla testa dei figli di Berlusconi, tanto siete in (pessima) compagnia...

sabato 21 giugno 2008

Un Paese (mica tanto) immaginario

In questa società, dove noi, italiani in Russia, viviamo, ci sono parecchie cose che non quadrano; ma non rispetto alla società russa, bensì a quel che si dice a proposito della società russa sui massmedia italiani.

Distraiamoci. Provate ad immaginare che siate degli emiganti italiani in Germania, Belgio (Marcinelle, in particolare, ma non solo), Francia, Svizzera, e poi Sud America, Stati Uniti, e quant’altro. Insomma, una serie di Paesi, dove, tradizionalmente, siamo (siete?) abituati che gli italiani sono bassi, storti, con la barba che se non te la fai un giorno ti cresce fino agli zigomi, rigorosamente maschilisti, machisti, che le donne son tutte puttane, fatta eccezione per mamme, sorelle, moglie e figlie. Giusto un esempio a mo’ di macchietta: i turchi in Belgio mettono lo scudetto della bandiera italiana sul retro della macchina, per non farsi multare, per farsi prendere per italiani meridionali. Semplice: l’italiano di giorno è un gran lavoratore, proprietari di ristoranti, camerieri, minatori, baristi, “alimentaristi” (properitari di negozi alimentari) – guardate che parlo a ragion veduta – e persino di notte (ma, in questi casi, li temono, anziché rispettarli), magnaccia, gestori di club notturni, insomma, fiji de ‘na mignotta tout court.

Vi riconoscete, in questo modello? Ne dubito fortemente, ed immagino di avere ragioni da vendere.

Perché? Ma è semplice! L’Italia è cambiata. E’ cambiata,nel senso che davvero un tempo era così, da “Divorzio all’italiana” a “Pane e cioccolata”. E non erano esagerazioni. Grazie a geni come Pietro Germi, Monicelli eccetera, ma soprattutto grazie al ’68 e al ’77, ‘sto Paese è cambiato davvero. E per sempre (oddio, non sia mai... Cambiata ‘na sega...).

Bene. Anzi: male. Immaginate, infatti, di essere italiano in Uganda, o statunitense in Belgio, ed ecco che,invece, voi, convinti di essere strafichi, scoprite che in Patria vi considerano sfigati in un Paese del cazzo, dove voi siete lo strafigo e il resto è palta (sto cercando di contenermi). Voi sapete che non è così, anche perché vivete in un Paese dove vivete meglio che in Italia (nel mio caso, dove guadagnate il doppio e spendete la metà, sennò che ci vivete a fare), ma dipendete dal Paese di origine, nel senso che i vostri clienti sono gli italiani che si recano qui, salvo poi dirne peste e corna se gli affari vanno male, o comunque tacere se gli affari vanno bene).

Invece, voi vivete in Italia. Gli italiani in Italia son diversi. Son convinti, sempre giusto come esempio, che i rumeni siano tutti stupratori di donne italiane, tutti gli zingari rapiscano i bambini, i marocchini siano tutti finocchi che adiscano al vostro culo, e, a Milano, tutti i ladri vengano da Napoli in giù (anche qui, parlo a ragion veduta). Un problema di stereotipi.

Ora, torniamo in Russia. Dove gli italiani tipici son sempre quei gestori di ristoranti italiani, oppure imprenditori di aziende che possono essere PMI, ma anche grandi consorzi tipo ENI, ENEL, FIAT, Merloni. I russi ritengono che siamo geniali, e che con noi si possa avere a che fare, perché tutti, originariamente, siamo contadini. Poi noi, italiani in Russia, leggiamo cosa si dice in Italia. O meglio: cosa dicono i giornalisti italiani scrivendo durante qualche mese di soggiorno in Russia, se non addirittura dalla propria scrivania di via Solferino o di piazza Indipendenza, o dallo studio televisivo di Saxa Rubra o di Milano 2. Noi siamo tutti mafiosi, parimenti come i nostri degni compari russi.

Cosa devono pensare i russi? Viceversa, cosa devono pensare gli italiani in Russia?

mercoledì 4 giugno 2008

Tengo famiglia

Troverete, sul Corriere della Sera di oggi, un articolo di Fabrizio Dragosei dal titolo Cancellato dal video l’ospite che critica Putin.

Per avvalorare le proprie tesi, scomoda, ovviamente, Stalin, e persino Bulgakov.

Ma scomoda anche la giornalista della Nezavisimaja Gazeta che fece a Putin in Sardegna la domanda sul suo presunto matrimonio con una ginnasta.

Per quanti capiscono il russo, consiglio vivamente di leggere cosa ne pensi la diretta interessata, proprio sul suo giornale: С президентом: Неделикатные вопросы.

Avrete delle sorprese.

Dragosei, invece, non credo che sia affatto sorpreso. Lo sapeva già (l'articolo della Melikova è stato pubblicato due settimane prima di quello di Dragosei), ma preferisce allinearsi alle idee del suo editore, anche a costo di rendere sue le parole che aveva messo in bocca ad altri: "Se il proprietario della compagnia dice che non dobbiamo mostrare una persona, io non posso che adeguarmi. Così vanno le cose, se non si vuole perdere il posto".