martedì 30 agosto 2011

Manovra economica e politica reale

Non sono mai stato un economista. Però di formazione, parzialmente, sono un matematico, e di mestiere, professionalmente, da più di un trentennio, sono un linguista, concretamente un interprete di simultanea. Come tale, ai massimi livelli, mi informo e mi occupo di politica.

Se non ti occupi di politica, la politica si occupa di te. Prova ne sia l’ultima manovra economico-finanziaria dell’attuale governo di centro-destra, che non esito a definire di destra e basta.

Brevissima specifica: il sedicente centro-sinistra italiano, in concordia col centro-destra, da anni, da decenni, con certosina maniacalità, si adopera per introdurre nella coscienza comune l’idea – tutta statunitense e ancor prima albionica – che il migliore sistema di gestione della res publica sia quello del cosiddetto bipolarismo.

Già questo lo ritengo una restrizione degli spazi oggettivamente democratici, dove la democrazia sta per potere del popolo, nel senso più classico della gestione greca dello Stato.

Al fine di ridurre le spese ed il debito pubblico, quello che nel mio piccolo ho capito dai telegiornali italiani è quanto segue.

  1. Annullamento degli anni pregressi all’università.
  2. Annullamento degli anni pregressi nel servizio militare.
  3. Abolizione delle province, cioè della struttura intermedia tra regioni e comuni.
  4. Dimezzamento dei parlamentari.

Bene. Anzi: male. Malissimo. Andiamo per punti.

  1. Per fare un mestiere men che decente e sfamare la famiglia, occorre essere istruiti. Non vedo perché gli anni investiti nel potere raggiungere tale obiettivo del tutto legittimo non possano essere compresi in quelli necessari per poter usufruire di una pensione comunque da fame.
  2. Faccio parte di quelle generazioni che, per secoli, sono state costrette a prestare il servizio militare di leva, cioè obbligatorio. Non avrei voluto: mi richiamarono a 23 anni, lavoravo da sei anni, nella fattispecie in quel momento ero l’interprete personale di Maja Pliseckaja, direttrice del corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma. Passai da un milione e mezzo al mese (era l’85) a mille lire al giorno. Oggi, nessuno ti costringe. Infatti, ti mandano all’estero, dove nessuno ti ha chiamato, a fare il mercenario (poche palle), a guadagnare – a vent’anni! – in un mese quel che un operaio di cinquant’anni della catena di montaggio di FIAT Mirafiori guadagna in due anni. Ed è ancora il caso di uno dei più garantiti, figuriamoci i precari della stessa età del mercenario. E’ come la roulette russa (cosiddetta: accidenti a quel contapalle di Lermontov): se torni, campi di rendita; se non torni, ti considerano un eroe anziché un prezzolato. Per inciso, l’articolo 11 della Costituzione italiana ci dice che “la Repubblica italiana ripudia la guerra come strumento di offesa e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” (ovvero consente l’uso di forze militari per la difesa del territorio in caso di attacco militare da parte di altri Paesi, ma non con intenti espansionisti) “e accetta una limitazione alla propria sovranità” (ad esempio accetta di ospitare sul proprio territorio forze armate straniere) “nell’intento di promuovere gli organismi internazionali per assicurare il mantenimento della pace e della giustizia fra le Nazioni”. Si intende comunemente che questa seconda parte consenta all’Italia di partecipare ad una guerra in difesa di altre nazioni con le quali siano state instaurate alleanze (ad esempio in caso di attacco armato ad un paese membro della NATO). Appare invece di controversa interpretazione il fatto se sia rispettoso di questo principio costituzionale il partecipare ad azioni definite come “missioni di pace” e similari, o guerre che non rispondono ad azioni di offesa esplicita (vedasi il caso della guerra d’Iraq del 2003 e della Guerra in Libia del 2011).
  3. L’articolo 114 sempre della Costituzione italiana, riconosciuta universalmente come una delle più progressiste nel mondo pseudo-civile, proprio grazie a quanto ricordato poc’anzi, recita: “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principî fissati dalla Costituzione”. Non credo, non penso, non ritengo che i “padri” della Costituzione italiana fossero dei dilettanti allo sbaraglio, né che fossero degli “arraffa tutto”. Ma su questo torneremo al prossimo punto. Fatto sta:
    • In Italia esiste lo Stato, le regioni, le province, i comuni, le circoscrizioni.
    • In Russia esiste lo Stato, i distretti federali (le regioni), le oblast’ (le province), i comuni, i distretti comunali (le circoscrizioni).
    • Negli Stati Uniti esiste lo Stato, gli Stati (le regioni), le contee (le province), le città (i comuni), i boroughs (le circoscrizioni).
    • In Germania esiste lo Stato, gli Stati federati (le regioni), i circondari rurali (i territori, i Länder, le province), i comuni, i Verwaltungsbezirk (i distretti amministrativi, le circoscrizioni).
    • Potrei continuare, ma mi fermo. Voglio dire con ciò che è del tutto inutile reinventare la bicicletta.

  4. Gli articoli 56 e 57 della già citata benemerita Costituzione italiana recitano, rispettivamente: “Il numero dei deputati è di seicentotrenta, dodici dei quali eletti nella circoscrizione Estero” e “Il numero dei senatori elettivi è di trecentoquindici, sei dei quali eletti nella circoscrizione Estero”. Immagino che nessuno voglia sospettare i padri costituenti delle malefatte che conosciamo con la P2, P3 e P4. Non è il numero dei parlamentari che deve essere diminuito, ma gli stipendi di questi ultimi: infatti, conviene fare i parlamentari italiani piuttosto che quelli italiani europei. Esattamente il contrario di quanto accade negli altri Paesi membri dell’UE.
    • Gli elettori italiani, nel 1948, erano 29 milioni. 46.218 elettori eleggevano un deputato. Oggi, gli elettori sono 47 milioni. 74.670 elettori eleggono un deputato. Dimezzando i deputati, ad eleggere un deputato saranno 149.339 elettori. Non è un restringimento della democrazia? Bisogna ridurre gli stipendi d’oro, non la quantità di parlamentari. Perché i menzionati padri costituenti non erano proprio gli ultimi imbecilli.

    Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione.

    (Piero Calamandrei, “Discorso ai giovani” tenuto alla Società Umanitaria, Milano, 26 gennaio 1955)