venerdì 30 dicembre 2011

E' morto Mirko Tremaglia

...E tutti giù a dirgliene di ogni. Un po' come accadde nel Ventennio: piazza Venezia piena per vent'anni di folle festanti, e poi da un giorno all'altro tutti a prenderne a calci il cadavere a piazzale Loreto. Nessuno può osare di sospettarmi di simpatie fasciste. Resta il fatto che è l'unico ad avere dato il diritto di voto a noi emigranti, nonostante che, sulla carta, esso fosse garantito dalla Costituzione della Repubblica antifascista nata dalla Resistenza. Se aspettavamo la sedicente sinistrorsa salottiera radical-chic italiota, che se n'è riempita la bocca e ci si è fatta bella per decenni, se ne parlava - forse - nel XXII secolo. Come minimo, pretendo rispetto per la morte.

sabato 24 dicembre 2011

Mezzetti, ipocrisia della FGCI

Io non voglio tediare nessuno, però ne ho un po' pieni i maroni, di 'sto modo tipicamente italiota. Massimo Mezzetti, essendo un religioso per sua stessa ammissione e dichiarazione, ha mandato un messaggio di spam in cui faceva a tutti gli auguri per la nascita (da lui presunta) di un non so quale figlio di dio. Io gli ho comunicato che sono francamente indifferente, lui mi ha ribattuto di non rompere i coglioni. Io gli ho ricordato che disse la stessa cosa a metà degli anni '80 al nostro congresso FGCI Latino Metronio (eravamo il maggiore circolo di Roma), quando faceva l'ateo, e per risposta tirai fuori tre bottiglie di Wührer da due terzi di litro (erano quelle che costavano di meno) e gli ruttai in faccia. All'epoca, fece pippa, ora mi ha cancellato. Capirai che soddisfazione: come quello che si cava un occhio per fare un dispetto alla moglie. Nel frattempo, lo sputtano ora come allora...

giovedì 15 settembre 2011

Mattoni e maiali

Ieri ho visto l'ennesimo ignobile servizio del TG 3 grondante russofobia. Parlando dei Paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), che corrono in soccorso dei Paesi PIGS (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna) acquistando i loro titoli di Stato, nel presentare il servizio la direttrice Bianca Berlinguer, nell'elencarli, ha accuratamente evitato di citare la Russia. In altre parole, per lei la "R" non è mai esistita. un po' come i ritocchi fotografici di staliniana memoria. Il servizio in se, da New York, per fortuna, ha riesumato la Russia, ma solo per giustificare il debito pubblico occidentale e statunitense: le fortune dei cinque Paesi emergenti sarebbero dovute ad un reddito procapite dimezzato rispetto a quello occidentale.
Consiglierei di non giocare troppo con i numeri, e, soprattutto, di citarli. E' di ieri la notizia che il reddito procapite medio mensile a Mosca ha raggiunto i 43.000 rubli. Sono circa 1.050 €. Non mi risulta che a Milano o a Roma si possa dire altrettanto.
Va bene, sappiamo che, per la statistica, se io mangio un pollo intero e tu digiuni, abbiamo mangiato mezzo pollo per uno. Ma questo vale a Mosca come a Roma, a Rio come a Washington, a Delhi come a Lisbona, a Pechino come ad Atene, a Johannesburg come a Madrid.
D'accordo, Mosca non è tutta la Russia. Qui però veniamo al punto centrale che volevo sviluppare: la capacità d'acquisto.
A Mosca i trasporti di superficie costano 25 rubli (60 centesimi di €). Già a San Pietroburgo costano 15 rubli (36 centesimi di €). Immaginiamoci nell'entroterra siberiano.
Restiamo pure a Mosca, che i massmedia del centrosinistra italiano insistono imperterriti a definire la "città più cara del mondo". Il gas costa 33,91 rubli (82 centesimi di €) forfettari. La corrente elettrica costa 3,80 rubli (nove centesimi di €) per kWh. Questo fa sì che una famiglia media (quale io ritengo sia la mia, di quattro componenti) spenda circa 10 € al mese di luce, altrettanto di canone per il telefono, e le chiamate urbane sono gratuite come lo erano in Italia prima dell'invenzione del TUT. Per tutte le spese condominiali, intendendo tutte quelle appena citate, e poi acqua calda e fredda, riscaldamento, televisione, il condominio vero e proprio, in totale, spendiamo circa 60 €. Basta, finita lì, passata la paura.
Lo so, mi si dirà: la Russia è esportatrice di energia, l'Italia ne è importatrice. Concordo. Un chilo di carne buona a Mosca costa circa 9 €, in Italia 20 €. Non mi risulta che la Russia esporti vacche.

martedì 30 agosto 2011

Manovra economica e politica reale

Non sono mai stato un economista. Però di formazione, parzialmente, sono un matematico, e di mestiere, professionalmente, da più di un trentennio, sono un linguista, concretamente un interprete di simultanea. Come tale, ai massimi livelli, mi informo e mi occupo di politica.

Se non ti occupi di politica, la politica si occupa di te. Prova ne sia l’ultima manovra economico-finanziaria dell’attuale governo di centro-destra, che non esito a definire di destra e basta.

Brevissima specifica: il sedicente centro-sinistra italiano, in concordia col centro-destra, da anni, da decenni, con certosina maniacalità, si adopera per introdurre nella coscienza comune l’idea – tutta statunitense e ancor prima albionica – che il migliore sistema di gestione della res publica sia quello del cosiddetto bipolarismo.

Già questo lo ritengo una restrizione degli spazi oggettivamente democratici, dove la democrazia sta per potere del popolo, nel senso più classico della gestione greca dello Stato.

Al fine di ridurre le spese ed il debito pubblico, quello che nel mio piccolo ho capito dai telegiornali italiani è quanto segue.

  1. Annullamento degli anni pregressi all’università.
  2. Annullamento degli anni pregressi nel servizio militare.
  3. Abolizione delle province, cioè della struttura intermedia tra regioni e comuni.
  4. Dimezzamento dei parlamentari.

Bene. Anzi: male. Malissimo. Andiamo per punti.

  1. Per fare un mestiere men che decente e sfamare la famiglia, occorre essere istruiti. Non vedo perché gli anni investiti nel potere raggiungere tale obiettivo del tutto legittimo non possano essere compresi in quelli necessari per poter usufruire di una pensione comunque da fame.
  2. Faccio parte di quelle generazioni che, per secoli, sono state costrette a prestare il servizio militare di leva, cioè obbligatorio. Non avrei voluto: mi richiamarono a 23 anni, lavoravo da sei anni, nella fattispecie in quel momento ero l’interprete personale di Maja Pliseckaja, direttrice del corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma. Passai da un milione e mezzo al mese (era l’85) a mille lire al giorno. Oggi, nessuno ti costringe. Infatti, ti mandano all’estero, dove nessuno ti ha chiamato, a fare il mercenario (poche palle), a guadagnare – a vent’anni! – in un mese quel che un operaio di cinquant’anni della catena di montaggio di FIAT Mirafiori guadagna in due anni. Ed è ancora il caso di uno dei più garantiti, figuriamoci i precari della stessa età del mercenario. E’ come la roulette russa (cosiddetta: accidenti a quel contapalle di Lermontov): se torni, campi di rendita; se non torni, ti considerano un eroe anziché un prezzolato. Per inciso, l’articolo 11 della Costituzione italiana ci dice che “la Repubblica italiana ripudia la guerra come strumento di offesa e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” (ovvero consente l’uso di forze militari per la difesa del territorio in caso di attacco militare da parte di altri Paesi, ma non con intenti espansionisti) “e accetta una limitazione alla propria sovranità” (ad esempio accetta di ospitare sul proprio territorio forze armate straniere) “nell’intento di promuovere gli organismi internazionali per assicurare il mantenimento della pace e della giustizia fra le Nazioni”. Si intende comunemente che questa seconda parte consenta all’Italia di partecipare ad una guerra in difesa di altre nazioni con le quali siano state instaurate alleanze (ad esempio in caso di attacco armato ad un paese membro della NATO). Appare invece di controversa interpretazione il fatto se sia rispettoso di questo principio costituzionale il partecipare ad azioni definite come “missioni di pace” e similari, o guerre che non rispondono ad azioni di offesa esplicita (vedasi il caso della guerra d’Iraq del 2003 e della Guerra in Libia del 2011).
  3. L’articolo 114 sempre della Costituzione italiana, riconosciuta universalmente come una delle più progressiste nel mondo pseudo-civile, proprio grazie a quanto ricordato poc’anzi, recita: “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principî fissati dalla Costituzione”. Non credo, non penso, non ritengo che i “padri” della Costituzione italiana fossero dei dilettanti allo sbaraglio, né che fossero degli “arraffa tutto”. Ma su questo torneremo al prossimo punto. Fatto sta:
    • In Italia esiste lo Stato, le regioni, le province, i comuni, le circoscrizioni.
    • In Russia esiste lo Stato, i distretti federali (le regioni), le oblast’ (le province), i comuni, i distretti comunali (le circoscrizioni).
    • Negli Stati Uniti esiste lo Stato, gli Stati (le regioni), le contee (le province), le città (i comuni), i boroughs (le circoscrizioni).
    • In Germania esiste lo Stato, gli Stati federati (le regioni), i circondari rurali (i territori, i Länder, le province), i comuni, i Verwaltungsbezirk (i distretti amministrativi, le circoscrizioni).
    • Potrei continuare, ma mi fermo. Voglio dire con ciò che è del tutto inutile reinventare la bicicletta.

  4. Gli articoli 56 e 57 della già citata benemerita Costituzione italiana recitano, rispettivamente: “Il numero dei deputati è di seicentotrenta, dodici dei quali eletti nella circoscrizione Estero” e “Il numero dei senatori elettivi è di trecentoquindici, sei dei quali eletti nella circoscrizione Estero”. Immagino che nessuno voglia sospettare i padri costituenti delle malefatte che conosciamo con la P2, P3 e P4. Non è il numero dei parlamentari che deve essere diminuito, ma gli stipendi di questi ultimi: infatti, conviene fare i parlamentari italiani piuttosto che quelli italiani europei. Esattamente il contrario di quanto accade negli altri Paesi membri dell’UE.
    • Gli elettori italiani, nel 1948, erano 29 milioni. 46.218 elettori eleggevano un deputato. Oggi, gli elettori sono 47 milioni. 74.670 elettori eleggono un deputato. Dimezzando i deputati, ad eleggere un deputato saranno 149.339 elettori. Non è un restringimento della democrazia? Bisogna ridurre gli stipendi d’oro, non la quantità di parlamentari. Perché i menzionati padri costituenti non erano proprio gli ultimi imbecilli.

    Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione.

    (Piero Calamandrei, “Discorso ai giovani” tenuto alla Società Umanitaria, Milano, 26 gennaio 1955)

sabato 16 aprile 2011

Scampoli di memoria 13

di Dino Bernardini

Il comunismo ereditario

A partire dalla seconda metà degli anni quaranta del secolo scorso, ogni estate, in tutta Italia, si svolgevano (e in parte si svolgono ancora) le tradizionali feste, о festival, de l’Unità, organizzate dal PCI finché è esistito (adesso suppongo che vengano organizzate dal PD). In ogni capoluogo di provincia, ma anche in moltissimi comuni minori, il PCI si mobilitava per il successo dell’evento, che durava una decina di giorni ed era, contemporaneamente, gastronomico e culturale. C’erano ristoranti improvvisati, librerie, dibattiti con la partecipazione di esponenti dei vari partiti politici, incontri culturali, rappresentazioni in cui si esibivano i big dello spettacolo. Tutta l’organizzazione si reggeva sull’impegno dei militanti del PCI, che vi prestavano la loro opera gratuitamente. L’ultimo giorno prima della chiusura c’era il comizio conclusivo. Ogni anno, dopo un centinaio di feste locali, si svolgeva la grande Festa nazionale de l’Unità. E ogni anno, alla Festa nazionale, era presente la delegazione, a turno, di uno dei tanti cosiddetti paesi socialisti.

Ho fatto questa breve sintesi delle feste de l’Unità per raccontare un episodio che vide protagonista una delegazione coreana. All’incirca a metà degli anni Settanta capitò che la Festa nazionale si svolgesse a Bologna e che il Paese ospite d’onore fosse quell’anno la Corea del Nord.

Tradizionalmente, il Paese invitato faceva dono di prodotti del proprio artigianato da vendere durante la festa. I coreani fecero arrivare dalla Corea un intero vagone di merci. Quando il vagone arrivò a Bologna, un paio di organizzatori italiani della festa accompagnò i coreani alla stazione per sdoganare la merce. Risultò che nel vagone c’erano prodotti dell’artigianato, un po’ di casse di vodka coreana e un mare di libri. Bisognava attribuire un valore alla merce e pagare la relativa tassa. Le bottiglie di vodka erano di due tipi: dentro alcune c’erano rametti di ginseng, in altre c’erano delle vipere. Morte, naturalmente. Pare che in Corea si usi confezionare la vodka così. Quando la vodka fu messa in vendita negli spacci della Festa, ebbe un successo strepitoso. Soprattutto la vodka con le vipere, che andò esaurita in poche ore.

Ma torniamo alla dogana. Per l’artigianato e per la vodka non ci furono problemi, i doganieri furono gentili e proposero di attribuire alla merce un valore modesto, cosicché anche la tassa di importazione risultò modesta, anzi modestissima. Il problema sorse per i libri. Si trattava delle Opere Complete del Compagno Kim Il Sung, detto il “Grande Leader”, tradotte in lingua francese. Mi pare che ogni raccolta completa fosse composta da una ventina di tomi, in totale erano circa un migliaio di volumi. Visto di che si trattava, i doganieri italiani, sempre gentili, intuendo che difficilmente quella merce avrebbe trovato un compratore, proposero di stabilire un valore di poche lire per ognuno dei volumi, in modo che la loro importazione costasse in totale un paio di migliaia di lire, о poco più.

– E’ una vergogna, – gridò inaspettatamente un dirigente coreano attraverso l’interprete. – Le opere del Compagno Kim Il Sung, Grande Leader, valgono moltissimo, questa è un’offesa per il nostro Paese!

A nulla valsero le dichiarazioni di stima per il “Grande Leader” e gli ammiccamenti per cercare di convincere i coreani che quel valore dichiarato era un modo per aggirare la dogana “borghese”. Bisognò pagare una somma consistente. Naturalmente, la pagò il PCI. Forse, con il senno di poi, penso che sarebbe bastato chiedere ai coreani di pagarla loro per convincerli ad accettare la valutazione iniziale. Già, perché all’estero i coreani del Nord hanno sempre avuto problemi con il denaro. Recentemente ho letto sui giornali che tutte le loro ambasciate hanno ricevuto l’ordine di autofinanziarsi. Sembra che l’ambasciata della Corea del Nord a Berlino trasformerà parte della propria sede in un ostello.

A Mosca, dove da anni tutte le case da gioco dell’epoca El’cin erano state chiuse, nel mese di aprile 2011 è scoppiato lo scandalo dei casinò clandestini che, si è scoperto, funzionavano all’interno di due ambasciate, quella della Bielorussia e, appunto, quella della Corea del Nord.

Ricordo anche che negli anni Settanta a Roma girava la voce che l’ambasciata presso la FAO (non esisteva allora un’ambasciata della Corea del Nord presso la Repubblica Italiana, adesso non so) si autofinanziasse con la droga, ma non ho mai letto che la polizia italiana abbia appurato la consistenza di questa voce. L’ambasciata si trovava allora all’EUR e in quegli anni ebbi occasione più volte di esservi ospite a cena insieme con il mio capo della sezione esteri del PCI, Antonio Rubbi. Devo dire che i coreani furono sempre estremamente gentili con noi.

Ma torniamo alla realtà inquietante della Corea di oggi. Le notizie più recenti parlano del pericolo di scontri e di una guerra con l’uso della bomba atomica con la Corea del Sud. I giornali hanno anche raccontato la vicenda triste dell’allenatore della nazionale di calcio nordcoreana che dopo la sconfitta all’ultimo campionato del mondo in Sud–Africa sembra sia stato licenziato e mandato a lavorare in un cantiere edile in qualità di aiutante carpentiere. Tuttavia ciò che resta più imbarazzante è il sistema ereditario di successione al potere. L’attuale capo, Kim Jong Il, “Leader bien–aimé” nella versione francese fornita dai coreani, è subentrato a suo padre Kim Il Sung, Grande Leader, e adesso ha già designato il suo terzogenito a succedergli. Insomma, essendo ancora la Corea del Nord un paese ufficialmente comunista, forse si potrebbe coniare una nuova definizione per il regime nordcoreano: quello di “comunismo ereditario”.

II boss della mafia russa

Erano gli anni confusi e travagliati della Russia di El’cin, l’epoca in cui, come funghi dopo un acquazzone, quasi ogni settimana nascevano in Russia effimere banche che dichiaravano fallimento dopo poche settimane о addirittura pochi giorni, il tempo necessario per organizzare qualche truffa ai danni di russi e soprattutto di società straniere. Anche diversi piccoli e medi imprenditori italiani rimasero truffati da qualche banca russa risultata poi insolvente. Il sistema era semplice. Si acquistava all’estero un certo quantitativo di merce e si forniva la garanzia bancaria che i dollari (si comprava e si vendeva soltanto in dollari) erano stati depositati e sarebbero stati trasferiti all’arrivo della merce. Ma, una volta arrivata in territorio russo, la merce scompariva e la banca che aveva garantito il pagamento dichiarava la bancarotta. Oppure si vendeva merce e, prima di spedirla, si incassava subito almeno un anticipo, ma poi il venditore scompariva e con lui la banca che l’aveva garantito. Era anche l’epoca in cui nacque il fenomeno degli oligarchi, gente spregiudicata che nel volgere di pochi mesi, in un Paese dove prima tutto apparteneva allo Stato, si impadronì di enormi ricchezze e creò grandi imperi finanziari.

In quei giorni, un amico italiano che aveva lavorato all’Associazione Italia–URSS venne a casa mia in compagnia di un russo, un certo Volodja, che era, come appresi qualche tempo dopo dai giornali, un esponente della nuova malavita russa, ma io allora non lo sapevo. Volodja disse che pochi giorni prima aveva avuto una trattativa con una società italiana alla quale voleva vendere una grossa partita di diamanti per centinaia di milioni di dollari, ma la trattativa non era andata in porto perché gli italiani non si erano fidati di lui e la ragazza che aveva fatto da interprete non era stata capace di spiegare loro la bontà del sistema di garanzie che lui aveva escogitato. Era convinto che l’interprete avesse tradotto male e che con un buon interprete sarebbe riuscito a convincere la controparte.

– Adesso io spiegherò a te la mia proposta, che secondo me offre ogni garanzia, e, se riesco a convincerti, poi tu devi dare il meglio di te come interprete e riuscire a convincere la controparte italiana. Se ci riesci, ti darò una percentuale sull’affare, bada che si tratta di centinaia di milioni di dollari. Ma di questo parleremo tra un po’, prima ti devo spiegare come si svolgerà la transazione.

Prima ancora della trattativa commerciale vera e propria sul prezzo della partita di diamanti, disse Volodja, le due parti devono concordare un meccanismo che renda impossibile a ciascuna delle parti di truffare l’altra. Con la seguente procedura: 1. Le due parti scelgono di comune accordo una grande banca italiana che funga da garante. 2. La parte russa consegna alla grande banca italiana un campione significativo dei diamanti. 3. Gli esperti delle due parti, insieme con quelli della banca, esaminano e stabiliscono la qualità dei diamanti. 4. Le due parti aprono la trattativa sul prezzo che la parte italiana pagherà a quella russa per l’acquisto dei diamanti. 5. Se non si raggiunge un accordo sul prezzo, la banca riconsegna alla parte russa i diamanti depositati e la trattativa finisce lì. 6. Se si raggiunge un accordo sul prezzo, la parte russa consegna alla banca italiana il resto dei diamanti, che gli esperti provvederanno a esaminare. 7. Se l’intera partita di diamanti risulterà della qualità dichiarata, la parte italiana deposita su un conto speciale presso la banca la somma concordata e soltanto a quel punto la banca consegnerà i diamanti alla parte italiana e i dollari alla parte russa.

Devo dire che a me il meccanismo sembrò convincente, nessuna delle due parti avrebbe potuto truffare l’altra. Tecnicamente, l’unica che fosse in grado di truffare una parte о l’altra, о tutte e due, sarebbe stata la grande banca, cosa naturalmente impensabile. Lo dissi a Volodja e aggiunsi che, per quanto riguardava la procedura della compravendita, l’affare mi sembrava fattibile. Restava da raggiungere l’accordo sul prezzo dei diamanti.

– Bene, – disse Volodja, adesso parliamo della tua percentuale.

– No, – gli risposi, – io faccio l’interprete e voglio essere pagato secondo le tariffe degli interpreti, che sono abbastanza buone.

– Ma così guadagni molto di meno.

– Non importa, preferisco così, non mi ci vedo nelle vesti di commerciante.

– D’accordo. Allora domani mattina ti passo a prendere e andiamo nella hall dell’albergo dove stanno i miei interlocutori, ci sediamo nel bar a bere qualcosa e aspettiamo. Prima о poi dovranno scendere, e quando escono dall’ascensore li intercettiamo e tu spieghi a loro la procedura che propongo.

Questa non me l’aspettavo. Avevo supposto che lui avesse già un appuntamento con la controparte italiana e che ci saremmo seduti tutti intorno a un tavolo a discutere. Invece dovevamo abbordare nella hall dell’albergo persone che non si aspettavano di vederci e che forse erano persino prevenute contro di noi.

– Caro Volodja, – gli dissi, – io sono pronto a tradurre la tua trattativa commerciale, ma intorno a un tavolo e con gente che è d’accordo a sedersi intorno al tavolo. Però bisogna prima telefonare e fissare un appuntamento. Se accettano andiamo, altrimenti puoi andarci lo stesso, ma con un altro interprete perché io non me la sento.

Fu così che la mia carriera nel commercio ebbe fine prima ancora di cominciare.

Qualche tempo dopo il mio amico dell’Italia–URSS mi disse che Volodja cercava una donna italiana per sposarla e subito dopo divorziare da lei appena la legge lo avesse consentito: era disposto a pagare 20 milioni di lire subito e altri 20 milioni dopo il divorzio. Il matrimonio non doveva essere consumato, a lui serviva soltanto per ottenere la cittadinanza italiana. Ma pare che la donna che in un primo tempo aveva accettato, ci avesse poi ripensato e non se ne sia fatto più nulla.

Infine, due о tre anni dopo, lessi su un giornale che Volodja, proprio lui, era stato assassinato a raffiche di mitra nella hall di un grande albergo di Mosca.

[Le puntate precedenti sono state pubblicate in Slavia 2005, N°3; 2006, N°N°2, 3 e 4; 2007, N°N°1 e 3; 2008, N°N°1, 2 e 4; 2009, N°1]; 2010, N°N°2 e 3]

lunedì 10 gennaio 2011

TG 3 menzognero

Il TG 3 deve sempre distinguersi per faziosità russofoba, inseguendo la logica per la quale "l'amico del mio nemico è mio nemico". Nell'edizione delle 19 del 7 gennaio 2011, un servizio a firma di Margherita Ferrandino dal titolo programmatico Dalla Russia con amore (per Berlusconi) ci racconta un film:

Agenti segreti russi salvano Berlusconi da terroristi islamici che vogliono ucciderlo durante il G8. Non è realtà, ma solo un film russo, voluto da Putin e prodotto dall'Fsb, il servizio segreto di Mosca, per migliorare l'immagine non molto seducente degli eredi del Kgb

Ed ecco la trascrizione completa dell'audio del servizio:

Salvare Silvio Berlusconi è la missione difficile affidata ai servizi segreti russi, che hanno il compito di proteggere il primo ministro italiano da un attentato terroristico durante il G8 a Roma. Un'impresa rischiosa e una trama avvincente per una spy story che potrebbe intitolarsi "Silvio e Vlad", ma che invece si intitola "Conto alla rovescia", ed è un film uscito in Russia nel 2004 con un successo al botteghino di 7 milioni di rubli, ma ancora sconosciuto al resto del mondo. Un action movie che ruota intorno ad un oligarca russo, ispirato a Boris Berezovskij, grande amico di Putin, che rappresenta il genio del male, che, alleandosi con terroristi arabi e ceceni, progetta di distruggere la città eterna, simbolo della cristianità. Ma a vegliare sulla capitale e il capo del governo, interpretato da Orso Maria Guerrini, ci sono gli aitanti agenti segreti russi, giovani, machi e vincenti, che si lanciano in singolari inseguimenti in Ferrari fra la capitale e la Costa Smeralda, due luoghi a caso. E nel film non mancano certo le belle ragazze, un po' spie, un po' no. "Conto alla rovescia" è stato ideato e prodotto dall'ex KGB su richiesta di Putin, deciso a rafforzare la sua immagine anche attraverso il cinema e la TV, e trascinando con se anche l'amico Silvio, che, quando si tratta di show, non si tira mai indietro.

Ohibò, mi sono detto, io in Russia ci vivo, eppure 'sto film non l'ho mai sentito nominare. E comunque ho notato subito non solo la somma risibile degli incassi (7 milioni di rubli sono appena 175 mila euro), ma anche e soprattutto uno strafalcione tanto lampante quanto infame: Berezovskij amico di Putin? E' una menzogna, è come dire che Berlusconi sia amico di Bersani, o di Vendola. Wikipedia italiana ci dice che:

Berezovskij, attualmente residente a Londra, è noto sia per essere stato uno dei primi miliardari del periodo post-sovietico sia per essere stato accusato - in un articolo sulla rivista Forbes e successivamente in un suo libro "Godfather of the Kremlin" ("Il padrino del Cremlino") - dal giornalista Paul Klebnikov (assassinato a Mosca nel 2004) di essere un boss della mafia russa.

Aggiungiamo anche che, con El'cin, è stato proprietario del Primo canale TV privatizzato (ricorda qualcuno?), nonché del giornale Kommersant (ricorda qualcosa?), e del giornale Nezavisimaja Gazeta (ricorda qualcosa e qualcuno?), poi vicesegretario del consiglio di sicurezza della Federazione Russa nel 1996-1997, segretario esecutivo della Comunità degli Stati Indipendenti nel 1998-1999 e deputato nel 1999-2000. Il primo procedimento penale contro di lui è stato intentato dal governo di Primakov nel 1999. Dal 20 settembre 2001 è ricercato dalla Russia con l'accusa di truffa, riciclaggio e tentativo di presa del potere con l'uso della forza (punibile con una reclusione da 12 a 20 anni). Il mandato di cattura fo spiccato dal Brasile (guarda un po' il caso) tramite l'Interpol per l'accusa di truffa e riciclaggio tramite la squadra di calcio Corinthias di San Paolo. Inoltre, dal 1999 è indagato dalla Procura svizzera, sempre per i reati di truffa e riciclaggio, che da allora lo ha dichiarato "persona non grata", impedendogli l'ingresso nel territoruio elvetico. Dal settembre 2003 risiede permanentemente in Gran Bretagna come rifugiato politico, e dispone del "Travel document" a nome di Platon Elenin. Nel 1996 aveva rinunciato alla cittadinanza israeliana per occupare le cariche statali citate all'inizio.

Paul Chlebnikov, che, nonostante il cognome, era cittadino statunitense, come la Politkovskaja, nel 1996 aveva accusato Berezovskij di avere assassinato il noto anchorman Vlad List'ev. Anni dopo, anche Chlebnikov è stato assassinato, nel 2004. Tuttora, sono sconosciuti mandanti ed esecutori.

Potrei continuare per pagine e pagine, visto che, oltre che in Brasile e in Svizzera, ci sono vari procedimenti giudiziari contro di lui anche in Olanda e in Francia, ma non è questo l'oggetto del presente articolo. Anche se sarebbe anche da ricordare che in Inghilterra è coproprietario di una Società fondata dal fratello minore di George Bush Jr., e che egli stesso ha dichiarato di avere finanziato le cosiddette "rivoluzioni arancioni" in Georgia e Ucraina, nonché le formazioni armate in Cecenia. Evito accuratamente di dare giudizi, ma quello che conta è che, alla luce di quanto sin qui esposto, affermare che Berezovskij sia amico di Putin ha decisamente del surreale. Un'offesa per la quale potrebbe arrabbiarsi non solo Putin, ma Berezovskij stesso, che, a differenza di Putin, è noto per essere piuttosto "sanguigno".

E allora, come mio solito, mi sono documentato. Intanto, per i proventi del film. Come dicevo, la somma mi pare risibile: "Vacanze di Natale in Sud Africa", in quattro settimane, ha incassato 17 milioni di euro. Non so se mi spiego. Incuriosito, dalla rete locale di quartiere internet mi sono scaricato il film spacciato per una produzione del KGB (non sarebbe male, se, nel fare di queste affermazioni, si citassero le fonti), ovviamente in russo. Mi sono dovuto sorbire 105 minuti d'azione, e personalmente non sono un cultore del genere.

L'oligarca spacciato per Berezovskij dal TG 3 risiede in una qualche villa del comasco o del lago di Garda. Ma Berezovskij quello vero, come già detto, risiede a Londra. Ed è basso, moro, pelato, con gli occhi marroni e con la pancetta. L'oligarca del film è alto, asciutto, biondo e con gli occhi chiari.

Tutta la scena col primo ministro italiano dura circa un minuto, verso la fine del film, è assolutamente incidentale rispetto alla trama, poiché il film si svolge quasi tutto in Russia. Il primo ministro italiano non viene mai citato per nome, ed è interpretato dal sempre apprezzabilissimo interprete teatrale Orso Maria Guerrini. I cultori di "Spazio 1999" lo ricorderanno giovanissimo in una delle puntate. I più, invece, lo ricordano nello spot pubblicitario della birra Moretti. Insomma, la somiglianza con Berlusconi è inesistente, e non solo per i baffi, ma per la voce profonda, e soprattutto per l'indole.

C'è un modo di dire russo che ben si adatta a questa bufala del TG 3: высосать из пальца (vysosat' iz pal'ca), letteralmente succhiare qualcosa da un dito, e sta per "inventare di sana pianta".

giovedì 6 gennaio 2011

FIOM, PD, Camusso...

Questo è un altro dei motivi per cui perdiamo sempre e continueremo a perdere: bisogna per forza essere obiettivi, moderati, morigerati, rilassati, sereni, duttili, friabili, molli, mollacciosi, super partes, bipartisan...

Un cazzo! Io sono incazzato nero! Finché ci sarà un bambino nero a morir di fame che ha l'unica fortuna che Veltroni non è andato a trovarlo, io m'incazzo! Finché ci saranno gli operai che se non accettano di lavorare alle condizioni e alla capacità d'acquisto come mio nonno che faceva il bracciante a cottimo quasi cento anni fa, io m'incazzo!

E' per questo che, quarant'anni fa, eravamo comunisti. Io lo sono tuttora, e dunque sono fieramente ed orgogliosamente di parte, la parte dei diseredati. E quelli che mi dicono che sono un nostalgico, che sono vetero-qualcosa, che sono fuori dalla storia, fuori dall'Italia (vero), fuori dal mondo, ricordo che un tempo lo erano anche loro. Sono la vostra cattiva coscienza, immodestamente.

Fuori dalla storia sono gli anziani che, dopo una vita di lavoro, sono ridotti a raccogliere le verdure marce alla chiusura dei mercati rionali, sono le cassiere dei supermercati che vengono licenziate se stanno al bagno dieci minuti anziché cinque, sono gli operai a cui nessuno ha spiegato che stanno alla catena di montaggio ma non si chiama più così. Fuori dalla storia, soprattutto, sono quei parlamentari, assessori, funzionari d'apparato che in un mese guadagnano quel che io guadagno in un anno e i citati operai in due anni, e che, essendo stati comunisti quarant'anni fa, mi vengono a dire che... "bisogna per forza essere obiettivi, moderati, morigerati, rilassati, sereni, duttili, friabili, molli, mollacciosi, super partes, bipartisan..."...