sabato 7 dicembre 2013

Ucraina, terra di conquista per l'UE

Durante la conferenza stampa di Letta e Putin a Trieste il 26 novembre 2013, fui proprio io a svolgere la traduzione simultanea sul canale televisivo russo di Stato Russia 24. Voglio dire che so di cosa sto parlando. Per ovvie ragioni di spazio, non posso riportare per intero l'intervento di Putin. Voglio però citarne alcuni passaggi, quelli relativi alle vicende ucraine, a seguito della scontata domanda del corrispondente RAI Alessandro Cassieri.

L’Ucraina è uno Stato sovrano, deve decidere autonomamente. Per quanto riguarda le asperità fra Mosca e Bruxelles, forse è proprio qui che sono insiti tutti i problemi. Mi permetto di esplicitare qui le nostre posizioni sulla vicenda. Tra la Russia e l’Ucraina è stato firmato ed è in vigore un accordo sulla zona di libero commercio. Ciò significa che su tutta una serie di posizioni doganali chiave i tassi sono azzerati. In tale accordo è stabilito che se una delle parti sigla accordi con una parte terza, qualunque altro Paese partecipante all’accordo sulla zona di libero commercio ha diritto di recedere dall’accordo stesso, oppure di ritirare quelle agevolazioni che vengono concesse al Paese partner nell’ambito di questo accordo.

Se l’Ucraina firma un accordo sulla costituzione di una zona di libero commercio con l’Unione Europea, essa si assume l’obbligo, e non sono sicuro che lo sappiate, due mesi dopo la firma, di ridurre i tassi doganali dell’85%, e due anni dopo addirittura del 95%. Ciò significa che se noi dovessimo mantenere l’accordo di libero commercio con l’Ucraina, abbiamo tutte le ragioni per ritenere che le merci europee, attraverso l’Ucraina, giungeranno direttamente sul nostro mercato, o come merci europee, o ufficialmente come merci ucraine. Per la nostra economia, ciò costituisce una minaccia reale.

Ecco perché chiederei ai nostri amici a Bruxelles, ai miei buoni amici personali della Commissione Europea, di astenersi da certe brusche affermazioni. Che cosa dobbiamo fare per compiacere loro, strozzare interi settori della nostra economia? In taluni Paesi europei attualmente la disoccupazione ha raggiunto il 25%, ed il 40% tra i giovani. Nella Federazione Russa, la disoccupazione costituisce il 5,2-5,3%, tra le più basse della nostra storia recente.

Ritengo che si debba depoliticizzare questo tema e concordare con la proposta del Presidente Janukovič e discutere tutti gli argomenti in formato trilaterale.

Come che sia, la scelta con chi firmare accordi di libero commercio, di rimanere nella zona di libero commercio con la Russia o meno, è una scelta sovrana dell’Ucraina stessa, e non c’è dubbio alcuno che rispetteremo questa scelta, quale che sia.

Ecco invece come riassume le dichiarazioni di Putin il mensile Russia Oggi, inserto de la Repubblica, in un suo redazionale (quindi, senza firma):

Putin ha affermato che “Kiev non può siglare accordi di libero scambio con l’Europa senza passare per il beneplacito della Russia”, visto che “così era stato deciso negli accordi firmati tra l’Ucraina e la Federazione solo pochi mesi fa”.

Incommentabile, senza scadere nel turpiloquio. Limitiamoci a dire che virgolettare delle affermazioni significa attribuirle, e se non corrispondono al vero, ciò è perseguibile penalmente, non si tratta più di opinioni del giornalista.

La Russia farebbe pesanti pressioni sull’Ucraina. Cosa dire di Barroso, che rifiuta la trilaterale in quanto ingerenza? Lo era anche quella degli Stati Uniti a Teheran nella Seconda guerra mondiale? O in Corea, in Vietnam, in Jugoslavia, in Afghanistan, in Iraq, in Libia, attualmente in Siria? Che dire di noti leader politici non solo lituani, ma soprattutto polacchi e segnatamente tedeschi che, anziché partecipare alla riunione dell’OSCE a Kiev, scendono in piazza e addirittura intervengono dal palco? Cos’è, una manifestazione di internazionalismo proletario?

Vedo i canali satellitari ucraini ed italiani riprendere le ragazzine più carine e definirle rivoluzionarie. No. Un rivoluzionario era Lenin, era Ernesto Guevara, era Nelson Mandela. Queste sono delle manifestanti. Soprattutto considero rivoluzionari chi lotta contro una dittatura, e trovo invece golpisti chi si presenta a libere elezioni democratiche, le perde e allora cerca di prendere il potere con la forza. Così è stato con Juščenko pochi anni fa, nel 2006 – e anche lì l’Unione Europea si è distinta, quanto a ingerenze – così è anche adesso, con il simbolo Timošenko, che invece in galera ci è finita perché avrebbe firmato dei contratti di fornitura gas troppo vantaggiosi per i russi. Insomma, i problemi ucraini sono tutti interni all’Ucraina stessa, sarebbe il caso di lasciare loro il privilegio di risolvere i problemi domestici senza i vari Kaczyński (il polacco più conservatore, cattolico e nazionalista che ci sia) e il liberista tedesco Westerwelle, ministro degli esteri, autore della decurtazione del welfare in Germania.

Su tutto questo il 6 dicembre 2013 presso la redazione italiana della radio di Stato russa La Voce della Russia si è svolta una interessante tavola rotonda, a cui ho partecipato, che consiglio vivamente di ascoltare a chi mi legge.

mercoledì 25 settembre 2013

Ex-PCI, da dove veniamo, dove andiamo

Il PDL dice no all'IMU, il PD dice nì alla stessa imposta.

Nessuno dice che si tratta di tassare i ricchi e lasciare respirare i poveri.

Non è moderno?

Chi se ne frega, quelli come me non veniamo dai salotti buoni, e se il Partito (notare che la "P" maiuscola non è una mia ironia, sono della scuola di Gramsci, per cui i Partiti sono la democrazia che si organizza) fa gli interessi dei padroni, il giocattolo si rompe.

Siamo messi bene?

I ricchi guadagnano, i poveri restano al palo.

Siamo messi male?

I ricchi restano al palo, i poveri vengono cannibalizzati.

Che i Partiti dei lavoratori tornino a fare gli interessi dei lavoratori, e quelli dei padroni quelli dei padroni.

Il resto è fuffa.

Un deputato deve prendere un signor stipendio, questa è la mia personale opinione.

Se però prende 14.000 € ogni mese, tutti i mesi, quando io, che sono uno messo fin troppo bene, li prendo in un semestre, cosa deve dire un operaio della catena di montaggio della FIAT Mirafiori?

Dopo sei mesi il deputato è ricco, l'operaio dopo sei mesi Equitalia gli sequestra casa dopo che ha pagato quindici anni del mutuo ventennale.

Ribadisco, noi ex-PCI da dove veniamo?!

lunedì 26 agosto 2013

Siete per sempre coinvolti...

Vi hanno detto che il "regime" jugoslavo bombardava la popolazione e, dopo aver ammazzato Slobodan Milošević, è risultata una criminale menzogna: erano i terroristi finanziati dagli USA.

Vi hanno detto che il "regime" iracheno aveva le armi chimiche e, dopo aver ammazzato Ṣaddām Ḥusayn ʿAbd al-Majīd al-Tikrītī, è risultata una criminale menzogna: erano i terroristi finanziati dagli USA.

Vi hanno detto che il "regime" afghano aveva sbriciolato le torri gemelle e, dopo aver ammazzato Osāma bin Lāden, è risultata una criminale menzogna: erano i terroristi finanziati dagli USA.

Vi hanno detto che il "regime" libico aveva le armi chimiche e, dopo aver ammazzato Muʿammar Gheddafi, è risultata una criminale menzogna: erano i terroristi finanziati dagli USA.

Adesso vi dicono che il "regime" siriano ha le armi chimiche e, dopo aver ammazzato Baššār al-Asad, risulterà essere una criminale menzogna: sono i terroristi finanziati dagli USA.

Se crederete agli Stati Uniti anche stavolta, sarete colpevoli e criminali come loro.

venerdì 2 agosto 2013

Berlusconi, redde rationem

No, non siamo alla resa dei conti. Intanto, in galera non ci va, e quante volte ho risposto, in questi tredici (sic!) anni di esilio forzato, a quanti volevano morto Berlusconi, che io non lo volevo affatto morto, bensì in galera, che sennò è troppo comodo. Poi c’è la faccenda dell’interdizione dai pubblici uffici, che non si sa ancora come andrà a finire (temo di saperlo benissimo, invece).

“La pena scatterà a ottobre”. Immaginiamo che uno si sia intrufolato in un pollaio ed abbia rubato una gallina. L'hanno pizzicato e l'hanno condannato in via definitiva ai domiciliari per quattro anni. Però, "non scherziamo”, mica subito, per ora resta in libertà a delinquere altri tre mesi, per dimostrare che non ce l’hanno con lui.

Altra mia frase di questi quasi tre lustri è che “ciascuno ha il governo che merita, l’Italia merita Berlusconi”. Ne resto convintissimo: chi l’ha votato per vent’anni? Mica è sceso da Marte con le armi in pugno. Berlusconi morirà per ragioni anagrafiche, circondato dai suoi commensali, servi e puttane. Si spegnerà “serenamente”, come suol dirsi. Non così tutti coloro che sono stati danneggiati – materialmente ma soprattutto mentalmente – dal ventennio berlusconico. Finirà Berlusconi, ma non i berluscones, finirà Berlusconi, ma non il berlusconismo, per cui non pagare le tasse è cosa buona e giusta, e chi afferma il contrario è comunista.

Guardiamoci intorno: i vari Dell’Utri, Previti, Alfano, Santanchè, Minetti, Daddario, Brambilla, Bondi, Apicella, Feltri, Brunetta, Letta (zio e nipote), Bonaiuti, Giovanardi, Miccichè, Bertolaso, Vito, Fitto, Carfagna, Meloni, Frattini, Craxi (la figlia), Palma, La Russa, Tremonti, Scajola, Urso, Sacconi, Matteoli, Mantovani, Prestigiacomo, Gelmini, Tajani, Belpietro, Alemanno, Gasparri, Mussolini (la nipote, ovviamente), Casini, Fini, Mastella, ma anche Bossi, Maroni, Calderoli, Galan, Zaia, Castelli, Borghezio, Tosi, Cota, Pannella, Rutelli, e persino Occhetto, D’Alema, Fassino, Veltroni, Renzi, Franceschini, Finocchiaro, Napolitano, Grillo, sono ancora tutti là. In un Paese normale ciò non sarebbe mai accaduto.

E qui ripeto (repetita juvant, sed stufant) il mio pensiero di tutti questi anni: nel Ventennio fascista, piazza Venezia era stracolma di folle osannanti ad acclamare il Duce sotto il balcone. E lo era anche piazzale Loreto nell’aprile del 1945, a prenderne a calci il cadavere. Nessuno era mai stato fascista. Nessuno ha mai votato Democrazia Cristiana per quarant’anni, nessuno è mai stato craxiano all’indomani di Tangentopoli. Fra una decina d’anni, risulterà che nessuno abbia mai votato Berlusconi.

No, proprio non siamo alla resa dei conti. No, non ritengo che ci sia alcunché da festeggiare.

giovedì 9 maggio 2013

Ua-pa-fa-plà


Nel 1988 avevo 26 anni e vivevo in Italia, più precisamente a Milano. Andavo spesso a Mosca, sia per lavoro che per diporto: sono un mezzosangue. Quell’estate, in luglio dovevo partecipare ad una fiera internazionale, la “Inlegmaš”, al termine della quale entravo automaticamente in ferie.
Sono madrelingua dalla nascita, nel senso di due lingue: il russo e l’italiano. Tant’è, sono quasi 35 anni che lavoro come interprete di simultanea.
Nella mia generazione la lingua straniera più diffusa, sia in URSS che in Italia, era il francese, l’ho studiato praticamente durante tutti i miei anni da studente, a partire dalle elementari ad indirizzo francese a Mosca e poi alle medie inferiori ed al liceo scientifico a Roma. A vent’anni ero emigrato per un anno in Belgio. Vero è che vivevo a Gand, una città fiamminga, ma non conoscevo né conosco tuttora l’olandese, quindi la mia lingua di comunicazione era il francese. Quasi vent’anni dopo, agli inizi del corrente millennio, ho lavorato per un anno al Parlamento Europeo a Bruxelles, e anche qui la “lingua franca” era il francese. Insomma, ritengo di conoscerlo bene, anche se, ovviamente, non sono madrelingua.
Lo spagnolo addirittura non l’ho mai studiato: semplicemente, ho avuto a che fare con moltissimi ragazzi spagnoli, ed improvvisamente ho iniziato a parlarlo quasi come in francese. Capisco abbastanza il portoghese scritto (ma non capisco i portoghesi, mentre intuisco i brasiliani). Intendo qualcosina di serbo, riesco a spiegarmi a livello elementare.
Con l’inglese, invece, ho sempre avuto problemi, soprattutto da quando ho subito il cambio epocale della sostituzione del francese come lingua di comunicazione a livello internazionale: ies, no, mister e bebi. Tutto lì, nulla più. Va beh, esagero, ma non sono lontano dalla realtà.
Ecco, torniamo al 1988. Chiesi in ufficio di farmi il biglietto aereo di ritorno via Londra un mese dopo, pagando di tasca mia la differenza. Mi iscrissi ai corsi di inglese presso la International House di Londra. Il giorno stesso in cui arrivai, la prima domenica d’agosto, decisi di fare un giro per il centro storico. Per caso, mi ritrovai in Covent Garden per proteggermi dalla proverbiale pioggia londinese. Un tempo, c’era un mercato ortofrutticolo. In mezzo alla piazza, due scalinate che portavano in un seminterrato, e lì una bettola dall’aspetto equivoco (così m’era parso, ma sbagliavo). Erano circa le quattro del pomeriggio, all’alba ero ancora a Šeremet’evo. Decisi di entrare. L’happy hour canonica (tipo “ora felice”, mah) non era ancora iniziata, il locale era vuoto. Al banco, un unico avventore albionico, già completamente ubriaco perso. Con la lingua completamente impastata pronuncia un qualcosa che dubito manco un oriundo riuscirebbe a comprendere, figuriamoci un meticcio non anglofono, quale ero: “ua-pa-fa-plà” (accento tonico sull’ultima “a”). Più o meno. Incredibilmente, il barista, quasi a mettersi sugli attenti, gli rispose all’incirca “ies, sir!”. Fatto sta, gli portò immediatamente una birra spumeggiante ed appannata. Grazie alle altre mie quattro lingue, pur non conoscendo la lingua in questione, mi resi conto di essere in grado di riprodurre quasi ogni suono, e la mia gola era arsa dalla sete.
“Ua-pa-fa-plà”, pronunciai con la tipica sicumera giovanile. Chissà che gli ho detto, magari s’incavola e mi pesta… No, mi ha portato una birra! Porca miseria, quanto ero orgoglioso: Londra è ai miei piedi, chi se ne frega dell’inglese.
Le lezioni di inglese mi sono servite a poco, tanto più che regolarmente tiravo chiusura nelle bettole, principalmente in quella prima che avevo incrociato, più o meno verso le tre e mezzo di notte, quasi all’alba, quindi la mattina ero stordito e talvolta russavo a lezione, rischiando di farmi cacciare. Per fortuna, avevo già pagato, e mica poco. In compenso, ormai ero un maestro nelle conversazioni con gli ubriaconi. Peccato che, passato un quarto di secolo, mi ricordi poco. Come che sia, in linea di principio con l’inglese ci lavoro, anche se è la mia quinta lingua, quella che conosco peggio: chi lo sa com’è che capisco meglio l’inglese che parlano non dico gli italiani, i russi, i francesi, persino i giapponesi, piuttosto che quello parlato dagli inglesi o dagli americani. Sarà che quasi tutti i britannici, all’apparenza, soffrono d’asma, mentre gli americani hanno le patate in bocca. C’è poco da fare, le lingue è meglio impararle da giovani. E non sto qui a citare altri episodi, che non sarebbero in argomento. Pur se da ciò si potrebbe ricavare un racconto divertente.
Dunque, durante quell’agosto 1988 pian piano ho verificato che la bettola era tutt’altro che una bettola, bensì la più antica birreria di Londra, del XVIII secolo, che si chiama “Punch & Judy”, due tradizionali personaggi del teatro delle marionette inglese da strada: il gobbo Punch e sua moglie Judy. Nell’insieme, l’espressione “Punch & Judy” corrisponde all’italiano “burattinaio”.
Non è questo il punto. Ero diabolicamente curioso di capire quale fosse il senso di quella mefistofelica espressione grazie alla quale per un mese intero ho ingurgitato una indicibile quantità di litri di birra.
A un certo punto fui folgorato (sulla via albionica?) che la prima parola fosse “uàn”. Capirai che scoperta: infatti, mi portavano una birra alla volta, mica due o tre.
Man mano che progrediva il mio inglese, compresi che la seconda parola era “pàint”. Una pinta, porca miseria! D’altro canto, da loro è tutto diverso dagli umani, comprese le unità di misura.
La più grande scoperta fu quando scoprii con certezza il significato dell’ultima parola: “plìz”. Non “plà”, bensì “please”. Breve digressione. Se a un inglese ubriaco (e che non si offendano, è davvero così!) gli si dice che “la tua mamma svolge una dubbia professione, please”, non succede nulla di disdicevole. Se però gli si chiede: “oggi è una bella giornata, vero?”, senza aggiungere “please” alla fine, la scazzottata è assicurata.
Mi mancava la terza parola, cioè la penultima, del famigerato scongiuro. Solo poco prima di tornare nella penisola mediterranea mi suggerirono che si trattasse della marca della birra, ed era la Foster's australiana. Cioè, sono stato un mese a Londra a bere birra australiana!
Nel 2002, da Bruxelles, alla scadenza del mio contratto col Parlamento Europeo, piuttosto che tornare in Italia, mi sono trasferito (o sono tornato?) a Mosca, dove, finalmente, ho acquisito relativamente una certa serenità. Sarà l’età, o forse il fatto che, nove anni fa, mi sono sposato per la prima, unica e definitiva volta, e sono tuttora fuori di testa per la mia consorte, che ha avuto la disgrazia di dover sopportare un simile sciattone, o magari debbo ringraziare i nostri bambini (una figlia di otto e un figlio di due anni).
Fatto sta, due anni fa, part time (preferisco “a tempo perso”), ho iniziato a lavorare come speaker nelle trasmissioni in lingua italiana della radio di Stato “La Voce della Russia”. E’ la storica “Radio Mosca”, ha più di ottant’anni, ed è sulla altrettanto storica via Pjatnickaja. Improvvisamente, proprio su questa via ho scoperto… un pub che si chiama “Punch & Judy”! Evidentemente, era destino: quanti anni sono passati, quante cose sono cambiate nella mia vita, la geografia, ed anche semplicemente la felicità, la buona ventura umana. Lo stile è il medesimo. E pure la birra, anche se non è la Foster’s. D’altra parte, francamente, a distanza di vent’anni, ne ho assaggiate di migliori.

venerdì 19 aprile 2013

Quorinarie

Era il 1964, avevo due anni, giocavo per terra sulle mattonelle del salotto con le macchinette, la televisione in bianco e nero era accesa sull'unico canale. Dopo due o tre giorni, mi trovarono che spostavo le macchinette urlando: Saragat! Fanfani! Rumor! Bianca! Nulla! Come vedete, poco è cambiato, non vedo perché ve la prendiate tanto.
I Parlamentari italiani corrispondono perfettamente all'elettorato italiano. E' democrazia, e ne sono sinceramente contento. Sono vent'anni e passa che si va avanti col tifo da stadio, con i cori, con le fette di mortadella, con i cappi, ora con queste quirinarie (che, se fossi credente, definirei inventate dal demonio, ma non lo sono, e quindi so benissimo con chi prendermela). Nessun dubbio sui vari Marini, Prodi, Amato, D'Alema: impresentabili. Ma impresentabile anche Rodotà, pappa e ciccia con Tony Negri durante il 7 aprile 1979, ho buona memoria. Se però è vero che ci sono stati voti al conte Mascetti e a Rocco Siffredi, confermando quanto ho detto all'inizio, non mi pare che ci sia molto da aggiungere. Ve li meritate!

martedì 2 aprile 2013

Appunti disordinati su Beppe Grillo

Il fascismo si è presentato come l’anti-partito, ha aperto le porte a tutti i candidati, ha dato modo a una moltitudine incomposta di coprire con una vernice di idealità politiche vaghe e nebulose lo straripare selvaggio delle passioni, degli odi, dei desideri. Il fascismo è divenuto così un fatto di costume, si è identificato con la psicologia antisociale di alcuni strati del popolo italiano. (Antonio Gramsci, L’Ordine Nuovo, 26 aprile 1921)
I contadini, gli operai, i commercianti, la classe media, tutti sono testimoni… Invece loro preferiscono non parlare di questi 13 anni passati, ma solo degli ultimi sei mesi… Chi è il responsabile? Loro! I Partiti! Per 13 anni hanno dimostrato cosa sono stati capaci di fare. Abbiamo una nazione economicamente distrutta, gli agricoltori rovinati, la classe media in ginocchio, le finanze agli sgoccioli, milioni di disoccupati… Sono loro i responsabili! Io vengo confuso… Oggi sono socialista, domani comunista, poi sindacalista, loro ci confondono, pensano che siamo come loro. Noi non siamo come loro! Loro sono morti, e vogliamo vederli tutti nella tomba! Io vedo questa sufficienza borghese nel giudicare il nostro movimento… Mi hanno proposto un’alleanza. Così ragionano! Ancora non hanno capito di avere a che fare con un movimento completamente differente da un Partito politico… Noi resisteremo a qualsiasi pressione che ci venga fatta. E’ un movimento che non può essere fermato… Non capiscono che questo movimento è tenuto insieme da una forza inarrestabile che non può essere distrutta… Noi non siamo un Partito, rappresentiamo l’intero popolo, un popolo nuovo! (dai “Discorsi di lotta e vittoria” di Adolf Hitler)
“Arrendetevi, siete circondati!”. Grillo, 2013? No: l’attuale sindaco postfascista di Roma, Gianni Alemanno, 1993.
“Reddito per tutti!”. Grillo, 2013? No: Berlusconi, 1994.
A proposito di Berlusconi. Grillo? Lui disse nel dicembre 1993: «Sono da mandare via, da mandare via questa gente qua, da votare gli imprenditori, ecco perché sono contento che è venuto fuori Berlusconi: lo voglio andare a votare».
E Giannini, de «L’Uomo Qualunque”? “Per governare basta un buon ragioniere che entri in carica il primo gennaio e se ne vada il 31 dicembre. E non sia rieleggibile per nessuna ragione”. Era il 1946.
In Italia, negli anni ’30 piazza Venezia, a Roma, era piena di folle osannanti, sotto il balcone del Duce. E anche a fine aprile del 1945, era pieno piazzale Loreto di Milano a prenderne a calci il cadavere appeso a testa in giù. E nessuno ha mai votato Democrazia Cristiana, e poi Craxi. Veniamo da un Ventennio di Berlusconi, e quando sarà finita, nessuno confesserà mai di averlo votato. Funzionerà così anche per Grillo.

domenica 24 marzo 2013

Marò

Ci sono un sacco di cose che non si capiscono.

Tra queste, se, secondo tutti quelli che in questi giorni postano la propria rabbia per la vicenda dei marò:
  1. Questi ultimi abbiano ammazzato o meno due pescatori indiani morti di fame;

  2. Se ciò sia accaduto a ridosso dell'India;

  3. Che diavolo ci facevano lì;

  4. Se quindi debbano essere giudicati dal Paese più vicino;

  5. Se viceversa debbano essere giudicati nel loro Paese, anziché nel Paese dei due pescatori (in pratica, dal Paese delle vittime o dal Paese dei carnefici);

  6. Se debbano essere giudicati sic et simpliciter: o deve finire come con la funivia nel nord Italia, quando le vittime erano gli italiani, i carnefici gli statunitensi e tutti questi italiani incazzati di oggi, ieri hanno taciuto con la coda tra le gambe?

  7. Il perché li avessero rispediti in Italia a votare, visto che, secondo il Decreto-legge 18 dicembre 2012, n. 223 (elettori temporaneamente all'estero per motivi di servizio o missioni internazionali appartenenti alle Forze armate e alle Forze di polizia o dipendenti di amministrazioni dello Stato, di regioni o di province autonome o professori e ricercatori universitari di cui al decreto del Presidente della Repubblica 11 luglio 1980, n. 382) essi votano per corrispondenza come tutti noi poveri mortali italiani residenti all'estero iscritti all'AIRE presso le rispettive sedi consolari.
Lenin, nel 1917, in piena Grande Guerra, vinse (anche) dichiarando: basta con la guerra, tutti a casa.

Ecco: sono un po' stufo di sentir parlare di Alpini in Afghanistan. Le Alpi Carsiche arrivano fino all'Hindukush?

giovedì 28 febbraio 2013

Il voto degli italiani in Russia

Anche gli italiani all’estero hanno partecipato alle elezioni. Tre milioni e mezzo nel mondo gli iscritti all’AIRE (di questi, quest’anno ha votato oltre un milione), circa due milioni nella circoscrizione Europa (con poco meno di mezzo milione di votanti, da non confondersi con l’UE), appena 1.674 nella Federazione Russa (708 votanti), di questi quasi un migliaio a Mosca. Inutile qui riportare i risultati in Italia, sono già ben noti agli italiani. Più interessante vedere gli umori tra i cittadini italiani residenti permanentemente in Russia. Per varie ragioni.

La prima è che, pur trattandosi di un numero risibile, parliamo di una comunità che smuove capitali davvero impressionanti, nella bilancia commerciale dei nostri due Paesi. In secondo luogo, da quando esiste la legge sul voto per corrispondenza, è questa la terza volta che gli italiani all’estero hanno la possibilità di partecipare ai destini del loro Paese, e quindi comincia ad essere fattibile un raffronto con le consultazioni precedenti (solo 2006 e 2008, poiché nei Paesi extra-UE non si può votare per le Europee). Infine, perché si è sempre votato in modo diverso da come si vota in Italia: per i singoli Partiti anziché per le coalizioni quando in Italia si è votato per le coalizioni anziché per i Partiti, e viceversa, ed esprimendo preferenze quando in Italia non si possono esprimere, e viceversa.

Con queste doverose premesse, visto anche il numero esiguo di liste presenti in scheda, e nonostante gli sconvolgimenti nelle denominazioni di questi ultimi anni, è possibile ricollegare gli orientamenti a determinati macro-indirizzi.

Intanto, l’affluenza. 40,86% nel 2006 (in Italia, 83,62%), 36,26% nel 2008 (80,51%), 42,29% nel 2013 (75,19%). Dunque, balzo in avanti in Russia a fronte di una progressiva erosione in Italia. Trascurabili le schede bianche e annullate: undici (2,24%, in Italia 2,91%) nel 2006, addirittura zero (0%, Italia 3,74%) nel 2008, ma ben 58 (corrispondenti all’8,18%, Italia 3,59%) nel 2013.

Adesso i risultati veri e propri, in alcuni casi piuttosto sorprendenti. Qui non ci sono mai stati gli italiani con le valigie di cartone, non è mai stato un Paese di tradizionale emigrazione italiana, la stragrande maggioranza sono imprenditori. Indipendentemente da come la si pensi, è abbastanza prevedibile che in larga misura essi votino per il centrodestra (o conservatori, moderati, chiamiamoli come vogliamo, la sostanza non cambia). Repetita juvant, non parliamo di coalizioni governative, ma di umori. Invece, nulla di tutto questo.

Centrosinistra. Nel 2006 L’Unione di Prodi prese il 47,24% (47,51% in Italia). Assieme al 2,51 dell’IdV (2,30%), si arriva al 49,75 (49,81%). UDEur, zero assoluto (1,40% in Italia). Insomma, nessuna differenza sostanziale. Dopo i risultati, evidentemente giudicati insoddisfacenti, del governo di centrosinistra, nel 2008 il PD si attesta al 42,22% (33,18% in Italia), cui tuttavia, per completezza, occorre aggiungere il 2,47 della Sinistra Arcobaleno (3,08 in Italia), altrettanto per l’IdV (4,37 in Italia), il 2,22 di Sinistra Critica (0,46) e lo 0,25 del Partito Socialista (0,98), arrivando al 49,63 complessivo (42,07). In Italia, rispetto alla Russia, ci rimette di molto il PD. Nel 2013, il PD è al 25,23 (25,41 in Italia), SEL al 3,23 (3,20), Rivoluzione Civile allo 0,76 (2,24), Partito Comunista (avete inteso bene: all’estero esiste) allo 0,92. Totale, 30,14% (30,85).

Centrodestra. 2006, Forza Italia appena (paragonate questi dati, e anche quelli degli altri Partiti, con il voto in Italia) al 26,13% (23,72). Aggiungiamo l’UDC (all’epoca, alleata) al 7,79 (6,76), Lega Nord al 5,09 (4,58). Si arriva al 39,01 (35,06). 2008, quadro ben diverso (vedi centrosinistra), ma comunque 45,93% al PDL (37,38), e non si può aggiungere l’UDC, uscita dalla coalizione, che comunque è crollata, con l’1,48 (5,62). 2013, PDL 23,38%, non c’è altro (21,56 in Italia).

Centro. Doveroso ripetere che si parla di umori, per questo troverete alcune ripetizioni. 2006, UDC al 7,79% (6,76), UDEur zero (1,40). 2008, UDC 1,48, null’altro (5,62). Ben diverso il quadro nel 2013: Scelta Civica (Monti) 17,69% (8,30 in Italia). Ragguardevole.

Destra. 2006, appena lo 0,75 l’Alternativa Sociale di Mussolini (0,67), mentre nel 2008 la Destra – Fiamma Tricolore (Santanchè) arriva al 2,72 (2,43). Nel 2013 non c’è nessuna lista dichiaratamente di destra (in Italia, tra la Destra di Storace, Fratelli d’Italia, Forza Nuova, Casapound e Fiamma Tricolore si arriva al 3,12).

Sinistra. Più che altro, in questo caso è interessante vedere la differenza tra i Partiti minori schierati col centrosinistra e quelli che non si sono schierati. Nel 2006, erano tutti nell’Unione di Prodi. Nel 2008, la Sinistra Arcobaleno prese il 2,47 (3,08), ma Sinistra Critica (fuori da questa logica) prese il 2,22 (0,46). Abbastanza probabile che, nel 2013, l’ex Arcobaleno abbia votato per SEL, e gli elettori di Sinistra Critica per il Partito Comunista (in entrambe le tornate, unica falce e martello). Ebbene, SEL al 3,23%, e PC allo 0,92. Molto probabile che i voti di Rivoluzione Civile (Ingroia), 0,76% (2,24 in Italia), siano collocabili in questo contesto, ma non è possibile giudicare se siano tra quelli “schierati” o meno.

Movimento 5 stelle. Ovviamente, nessun raffronto, ma è importante informare che nel 2013 in Russia ha preso il 23,23%, a fronte del 25,55 in Italia.

Altre liste non collocabili. Non esistevano nel 2006. Nel 2008, la lista “Valori e Futuro” (quella di Emanuele Filiberto) ha preso zero. 2013, “Fare per Fermare il Declino” (di Giannino) 4,15% (1,12 in Italia).

A conclusione, qui fuori dall’Italia è importante monitorare, pur se in un contesto di una manciata di voti, le liste “tipiche” da italiani all’estero. 2006, “Per l’Italia nel Mondo” (Tremaglia) ben il 9,30%; “Partito degli Italiani nel Mondo” (lista “civetta”?) 1,01%; “L’altra Sicilia per il Sud” 0,25%; “Amare l’Italia” zero; totale, 10,31%, non poco. 2008, “L’altra Sicilia per il Sud” mantiene il suo 0,25%, ma non c’è nessun altro. 2013, Movimento Associativo Italiani all’Estero 1,38%. Non essendoci altre liste analoghe, dovrebbe essere la “summa” delle elezioni precedenti.

Riassumiamo analogie e differenze.

In Italia Grillo è il primo Partito, i Democratici il secondo, il PDL il terzo. Le differenze sono minime. Tutti insieme rappresentano oltre il 70%. Italia ingovernabile. In Russia i Democratici sono il primo Partito, il PDL il secondo, Grillo il terzo. Le differenze sono minime. Tutti insieme superano il 70%. Dipendesse dagli italiani in Russia, l’Italia sarebbe ingovernabile.

Monti passa per fautore di un’Europa forte ad ogni costo. Per questo in Italia è stato punito, e sempre per questo tra gli italiani all’estero è stato premiato. La Russia non fa eccezione, Monti prende il doppio di quel che ha preso in Italia.


Camera dei Deputati - 24-25 febbraio 2013
Liste Mosca Pietroburgo Russia
Voti % Voti % Voti %
Partito Democratico 0,0% 0,0% 164 25,23%
Popolo della Libertà 0,0% 0,0% 152 23,38%
Movimento Cinque Stelle 0,0% 0,0% 151 23,23%
Con Monti per l'Italia 0,0% 0,0% 115 17,69%
Fare per Fermare il Declino 0,0% 0,0% 27 4,15%
Sinistra Ecologia Libertà 0,0% 0,0% 21 3,23%
Movimento Associativo Italiani all'Estero 0,0% 0,0% 9 1,38%
Partito Comunista 0,0% 0,0% 6 0,92%
Rivoluzione Civile 0,0% 0,0% 5 0,76%
Elettori 1.674
Votanti 0,0% 0,0% 708 42,29%
Schede bianche 2 0,28%
Schede non valide (bianche incluse) 58 8,18%

Senato della Repubblica - 24-25 febbraio 2013
Liste Mosca Pietroburgo Russia
Voti % Voti % Voti %
Partito Democratico 0,0% 0,0% 179 28,46%
Popolo della Libertà 0,0% 0,0% 154 24,48%
Movimento Cinque Stelle 0,0% 0,0% 139 22,10%
Con Monti per l'Italia 0,0% 0,0% 116 18,44%
Fare per Fermare il Declino 0,0% 0,0% 28 4,45%
Partito Comunista 0,0% 0,0% 7 1,11%
Rivoluzione Civile 0,0% 0,0% 6 0,95%
Elettori 1.579
Votanti 0,0% 0,0% 642 40,66%
Schede bianche 0 0,00%
Schede non valide (bianche incluse) 13 2,03%

Camera dei Deputati - 13 aprile 2008
Liste Mosca Pietroburgo Russia
Voti % Voti % Voti %
Popolo della Libertà 168 46,54% 18 40,91% 186 45,93%
Partito Democratico 154 42,66% 17 38,64% 171 42,22%
La Destra - Fiamma Tricolore 10 2,77% 1 2,27% 11 2,72%
La Sinistra l'Arcobaleno 9 2,49% 1 2,27% 10 2,47%
Di Pietro Italia dei Valori 7 1,94% 3 6,82% 10 2,47%
Sinistra Critica 6 1,66% 3 6,82% 9 2,22%
Unione di Centro 5 1,39% 1 2,27% 6 1,48%
L'altra Sicilia per il Sud 1 0,28% 0 0,00% 1 0,25%
Partito Socialista 1 0,28% 0 0,00% 1 0,25%
Valori e Futuro 0 0,00% 0 0,00% 0 0,00%
Elettori 1.013 104 1.117
Votanti 361 35,64% 44 42,31% 405 36,26%
Schede bianche 0 0 0 0,00%
Schede non valide (bianche incluse) 0 0 0 0,00%

Senato della Repubblica - 13 aprile 2008
Liste Mosca Pietroburgo Russia
Voti % Voti % Voti %
Popolo della Libertà 164 47,13% 17 39,53% 181 46,29%
Partito Democratico 149 42,82% 18 41,86% 167 42,71%
Di Pietro Italia dei Valori 9 2,59% 3 6,98% 12 3,07%
La Destra - Fiamma Tricolore 9 2,59% 2 4,65% 11 2,81%
Sinistra Critica 7 2,01% 1 2,33% 8 2,05%
La Sinistra l'Arcobaleno 5 1,44% 1 2,33% 6 1,53%
Unione di Centro 5 1,44% 1 2,33% 6 1,53%
Partito Socialista 0 0,00% 0 0,00% 0 0,00%
L'altra Sicilia per il Sud 0 0,00% 0 0,00% 0 0,00%
Elettori 977 100 1.077
Votanti 348 35,62% 46 46,00% 394 36,58%
Schede bianche 0 0,00% 1 2,17% 1 0,25%
Schede non valide (bianche incluse) 0 0,00% 3 6,52% 3 0,76%

Camera dei Deputati - 9 aprile 2006
Liste Mosca Pietroburgo Russia
Voti % Voti % Voti %
L'Unione 167 45,75% 21 63,64% 188 47,24%
Forza Italia 99 27,12% 5 15,15% 104 26,13%
Per l'Italia nel Mondo 37 10,14% 0 0,00% 37 9,30%
Unione di Centro 28 7,67% 1 2,27% 31 7,79%
Lega Nord 20 5,48% 0 0,00% 20 5,03%
Di Pietro Italia dei Valori 7 1,92% 3 9,09% 10 2,51%
Partito degli Italiani nel Mondo 4 1,10% 0 0,00% 4 1,01%
Alternativa Sociale Mussolini 3 0,82% 0 0,00% 3 0,75%
L'altra Sicilia per il Sud 0 0,00% 1 3,03% 1 0,25%
Amare l'Italia 0 0,00% 0 0,00% 0 0,00%
U.D.EUR Popolari 0 0,00% 0 0,00% 0 0,00%
Elettori 908 93 1.001
Votanti 376 41,41% 33 35,48% 409 40,86%
Schede bianche 5 1,33% 0 0,00% 5 1,22%
Schede non valide (bianche incluse) 11 2,93% 0 0,00% 11 2,69%

Senato della Repubblica - 9 aprile 2006
Liste Mosca Pietroburgo Russia
Voti % Voti % Voti %
L'Unione 157 44,86% 21 65,63% 178 46,60%
Forza Italia 109 31,14% 5 15,63% 114 29,84%
Per l'Italia nel Mondo 33 9,43% 0 0,00% 33 8,64%
Unione di Centro 25 7,14% 1 3,13% 26 6,81%
Lega Nord 14 4,00% 0 0,00% 14 3,66%
Di Pietro Italia dei Valori 7 2,00% 3 9,38% 10 2,62%
Fiamma Tricolore 4 1,14% 1 3,13% 5 1,31%
Partito degli Italiani nel Mondo 1 0,29% 0 0,00% 1 0,26%
L'altra Sicilia per il Sud 0 0,00% 1 3,13% 1 0,26%
U.D.EUR Popolari 0 0,00% 0 0,00% 0 0,00%
Elettori 875 92 967
Votanti 360 41,14% 32 34,78% 392 40,54%
Schede bianche 4 1,11% 0 0,00% 4 1,02%
Schede non valide (bianche incluse) 10 2,78% 0 0,00% 10 2,55%
Questo articolo è disponibile nel blog Italiani di Russia.

Questo articolo è disponibile sul sito della radio La Voce della Russia, dove è disponibile anche la versione sonora.

Questo articolo è disponibile anche in lingua russa.

Questo articolo è stato parzialmente pubblicato nel N°2 del 2013 di Slavia.