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martedì 25 febbraio 2020

Gli spazi della democrazia

Cominciano ad arrivarmi gli appelli per propagandare il referendum che pretenderebbe di ridurre i deputati da 630 a 400. E spiace che, per lo più, si tratti di persone con cui ho condiviso a sinistra i miei anni '70 e '80. Danno per scontato ciò che scontato non è. Io, per esempio, non solo sono contrario al dimezzamento, ma, fosse per me, addirittura li aumenterei. Mi spiego.

I padri costituenti non erano esattamente degli sprovveduti: avevano previsto 630 deputati e 315 senatori per un elettorato di 28 milioni di elettori. Vuol dire che ciascun deputato rappresentava 44.453 elettori. Attualmente, invece, essendo diventati quasi 51 milioni gli elettori, ogni deputato rappresenta 80.692 elettori. Con il taglio proposto, ogni deputato rappresenterà 127.089 elettori, quasi il triplo rispetto agli anni '40. Mi si restringono gli spazi della democrazia, ed io, da democratico e da comunista italiano, sono contrario. Possiamo discutere del perché un deputato italiano debba prendere più di un eurodeputato (unico caso nell'Unione Europea), per cui convenga di più lavorare a Montecitorio che in Rue Wiertz, ma non la rappresentanza.

Se qualcuno vuole condividere questo mio articolo in Facebook, tenete presente che da ottobre 2019 hanno bollato il mio blog come spam. Da allora, periodicamente, gli domando dove abbiano ravvisato alcun indizio di spam, ma loro semplicemente non mi rispondono. Una censura piuttosto sofisticata. Dunque, condividete da qui. Per tutti gli altri social networks, condividete dal blog principale, senza problemi.

https://markbernardini.blogspot.com/2020/02/gli-spazi-della-democrazia.html

giovedì 23 agosto 2018

Sui migranti decide Salvini?

Si fa fatica a star dietro alle quotidiane esternazioni dell’attuale ministro degli interni italiano, Matteo Salvini. Su due di queste, tuttavia, vale la pena soffermarsi. In risposta al presidente della Camera Fico, del Movimento Cinque Stelle (suo alleato governativo), ha affermato che sui migranti decide lui, in quanto tutti gli italiani sono d’accordo con lui. Dunque, due affermazioni importanti.

Per la prima, su chi decida, ricorderei sommessamente che, secondo la Costituzione della Repubblica italiana nata dalla Resistenza antifascista, su cui Salvini ha giurato, la prima carica dello Stato è il presidente della Repubblica, la seconda quello del Senato, la terza quello della Camera, solo dopo vengono il presidente del consiglio dei ministri, i suoi vice e poi via via i vari ministri, vice ministri, sottosegretari e quant’altri. In altre parole, l’opinione del presidente della Camera vale più di quella del ministro degli interni.

Per la seconda, su quanti italiani stiano con Salvini, alle ultime elezioni il suo Partito, la Lega, ha preso 5.698.687 voti su 46.505.350 (il 12,25%).

Nulla da aggiungere. Se non che si tratta di affermazioni pericolose, che riportano alla memoria il Partito di Mussolini, che alle elezioni del 15 maggio 1921 prese lo 0,45%, ma il cui capo un anno e mezzo dopo, il 31 ottobre 1922 (tre giorni dopo la “Marcia su Roma”), divenne presidente del consiglio dei ministri.

lunedì 5 dicembre 2016

Referendum, italiani all'estero e in Russia

Il primo dato, vistoso, è che, con buona pace di quanti vorrebbero privare nuovamente gli italiani all’estero del suffragio universale, questi ultimi hanno influito per uno striminzito ed ininfluente 0,83%: il NO ha vinto in Italia con il 59,95% e con il 59,12% nel complessivo.

Altro è che, tradizionalmente, il voto all’estero è in controtendenza, con il NO ad appena il 35,26%.

Sempre come da tradizione, gli italiani in Russia sono in controtendenza rispetto alla controtendenza estera: il NO è al 56,17%.

Lo stesso si può dire dell’affluenza: 68,48% in Italia, 30,68% all’estero, 65,50% complessivo, 40,19% in Russia.

Certo, per gli italiani in Russia parliamo di cifre piccole, appena 2.413 elettori, ma che smuovono ben 11 miliardi di euro come interscambio commerciale (prima delle scellerate sanzioni erano quattro volte tanto).

Un ulteriore dato significativo consiste nella costante crescita degli italiani iscritti all’AIRE: quando ottenemmo il diritto di voto, appena dieci anni fa, nel 2006, gli elettori erano 2.707.382, mentre ora sono 4.044.342.

Molti detrattori in Italia puntano il dito ed accusano il presunto desiderio dei figli di emigranti di volersi ritrasferire in Italia.

Personalmente, ritengo che il fenomeno sia opposto e comunque più complesso: vista la crisi globale che attanaglia tutti dal 2008, sono gli italiani in Italia ad andarsene, e la Russia, con le sue piccole cifre, ne è una conferma, proprio perché non è un Paese di tradizionale emigrazione italiana, qui gli italiani sono quasi tutti imprenditori, non ci sono mai stati gli italiani con le valige di cartone; gli elettori erano 1.001 nel 2006, ora sono 2.413.

Da ultimo, sono in molti a fare il paragone con il referendum sul divorzio di più di quarant’anni fa, del 1974.

E’ corretto, e non solo per i risultati (il NO prese il 59,26% e ha preso il 59,12%): tendenzialmente, nella “prima repubblica” (e, parzialmente, nella “seconda”) più la gente votava, più vinceva il NO.

Non solo: Renzi ha parlato per mesi di “accozzaglia del NO”, come, all’epoca, Fanfani (PCI-PSI-PSDI-PRI-PLI).

Ora come allora, sono stati puniti.

giovedì 24 novembre 2016

Povero Berlinguer apocrifo

I supporters renziani del "SÌ" stanno diffondendo viralmente nei social networks la seguente immagine menzognera:

E' un falso, anche piuttosto provocatorio.

Estrapolare da un discorso di una pagina intera dell'Unità le frasi che ci fanno comodo, è una roba da manipolatori infami.

In particolare, tra "Il bicameralismo appare come un ostacolo e come un appesantimento dei lavori parlamentari. La soluzione più razionale è l’unicità dell’assemblea parlamentare" (che fa parte del paragrafo "Parlamento") e il resto (che fa parte del paragrafo "Governo") si dicono un sacco di altre cose, per esempio che "In questo quadro, può ritrovare una sua peculiare funzione consultiva un organismo come il CNEL adeguatamente riformato", mentre sulla scheda referendaria leggo: "Disposizioni per [...] la soppressione del CNEL". Uguale uguale, vero?

Veniamo però alla seconda frase ascritta a Berlinguer: "II problema della stabilità è un aspetto essenziale per consentire una valida programmazione. Per assicurare al governo capacità realizzatrice occorre rafforzare il ruolo del Presidente del Consiglio". E' totalmente falsa! Ecco, invece, come era:

"II problema della stabilità è un aspetto essenziale per consentire una valida programmazione. Esso non può essere affrontato che in termini politici. Tuttavia è possibile pensare, per alcuni settori legati alla realizzazione di specifici obiettivi, alla costituzione di Commissariati, revocabili dal Parlamento e svincolati dalle vicende del gabinetto in carica. Inoltre, per assicurare al governo capacità realizzatrice occorre:

a)ridurre il numero dei ministeri, accorpandone le funzioni o costituendo dei dipartimenti che coordinino i vari ministeri;

b)valorizzare la sede del consiglio dei ministri;

c)rafforzare il ruolo del Presidente del Consiglio.

Ma la cosa eclatante è che tutto il documento... Non è affatto un intervento di Berlinguer!!! C'è proprio scritto: "ampia sintesi della proposta economica elaborata dal PCI dopo un approfondito dibattito che si è svolto in questi mesi all'interno delle strutture del Partito a vari livelli". Io dico che i tifosi renziani dovrebbero vergognarsi. Per chi volesse verificare, l'indirizzo della pagina 7 di giovedì 10 dicembre 1981 dell'Unità, è il seguente: clicca qui.


giovedì 2 luglio 2015

Questione di lingua

Mi stavo facendo un ragionamento sull'Ucraina, così, by the way, tra gli altri.

Fondamentalmente, cosa contrappongono i numerosi media mainstream occidentali e conseguentemente una cospicua fetta di popolazione dell'Occidente ("l'ha detto la televisione...")?

Di base, l'integrità territoriale ucraina e il diritto ad avere una lingua nazionale (cosa che, peraltro, nessuno ha mai contestato).

Bene.

Per il primo punto, sono nato in uno Stato che non esiste più (la Cecoslovacchia) e sono parzialmente cresciuto in uno Stato che non esiste più (l'Unione Sovietica).

Non m'interessa discutere, in questo contesto, di URSS, ma ricordo che i cecoslovacchi diedero una lezione di civiltà a tutto il mondo, quando, compiendo una scelta che personalmente ritengo sbagliata, si divisero per via parlamentare nel 1992 in repubblica Ceca (perché in italiano non chiamarla Cechia?) e Slovacchia.

Non fu sparsa nemmeno una goccia di sangue.

Ecco perché auspico una piccola Russia (Malorossija, l'Ucraina) ed una nuova Russia (Novorossija, la Russianova), senza che si ammazzino vecchi, donne e bambini (guardacaso, solo da una parte, mica da entrambe).

Per la questione linguistica, senza nemmeno scomodare i trentini (col tedesco e ladino), i valdostani (col francese) e i siciliani (con l'albanese), i friulani (col friulano medesimo e lo sloveno), i sardi (col catalano, il tabarchino, il sassarese e il gallurese) e i veneti (sempre col ladino), tralasciando gli infiniti dialetti (mi sono limitato alle lingue riconosciute), per l'art.6 della Costituzione della Repubblica nata dalla Resistenza antifascista, né i polacchi, col bilinguismo lituano, tedesco, casciubo, bielorusso, ne i francesi con l'alsaziano, né gli sloveni e i croati con l'italiano, né gli spagnoli col catalano e il basco, né, infine, i belgi e i canadesi, ricordo che nei medesimi Stati Uniti (artefici della mattanza ucraina, giova ricordarlo) esiste una miriade di Stati in cui il bilinguismo è legge (Ungheria, Russia, buona parte degli Stati ex sovietici...).

In Louisiana, per esempio (la Patria di Louis Armstrong), francese ed inglese, con pari dignità.

Idem nelle Hawaii con l'hawaiiano e nel Nuovo Messico con lo spagnolo.

Lo spagnolo è la lingua madre del 12% della popolazione, con status speciale nel Nuovo Messico e ufficiale a Porto Rico; seguono per numero di parlanti cinese, francese (Louisiana, Maine), tedesco, tagalog, vietnamita, italiano.

L'inglese è ufficiale in 28 dei 50 Stati dell'Unione.

Perché allora quel che è consentito agli yankee non è consentito agli ucraini?

venerdì 30 dicembre 2011

E' morto Mirko Tremaglia

...E tutti giù a dirgliene di ogni. Un po' come accadde nel Ventennio: piazza Venezia piena per vent'anni di folle festanti, e poi da un giorno all'altro tutti a prenderne a calci il cadavere a piazzale Loreto. Nessuno può osare di sospettarmi di simpatie fasciste. Resta il fatto che è l'unico ad avere dato il diritto di voto a noi emigranti, nonostante che, sulla carta, esso fosse garantito dalla Costituzione della Repubblica antifascista nata dalla Resistenza. Se aspettavamo la sedicente sinistrorsa salottiera radical-chic italiota, che se n'è riempita la bocca e ci si è fatta bella per decenni, se ne parlava - forse - nel XXII secolo. Come minimo, pretendo rispetto per la morte.

martedì 30 agosto 2011

Manovra economica e politica reale

Non sono mai stato un economista. Però di formazione, parzialmente, sono un matematico, e di mestiere, professionalmente, da più di un trentennio, sono un linguista, concretamente un interprete di simultanea. Come tale, ai massimi livelli, mi informo e mi occupo di politica.

Se non ti occupi di politica, la politica si occupa di te. Prova ne sia l’ultima manovra economico-finanziaria dell’attuale governo di centro-destra, che non esito a definire di destra e basta.

Brevissima specifica: il sedicente centro-sinistra italiano, in concordia col centro-destra, da anni, da decenni, con certosina maniacalità, si adopera per introdurre nella coscienza comune l’idea – tutta statunitense e ancor prima albionica – che il migliore sistema di gestione della res publica sia quello del cosiddetto bipolarismo.

Già questo lo ritengo una restrizione degli spazi oggettivamente democratici, dove la democrazia sta per potere del popolo, nel senso più classico della gestione greca dello Stato.

Al fine di ridurre le spese ed il debito pubblico, quello che nel mio piccolo ho capito dai telegiornali italiani è quanto segue.

  1. Annullamento degli anni pregressi all’università.
  2. Annullamento degli anni pregressi nel servizio militare.
  3. Abolizione delle province, cioè della struttura intermedia tra regioni e comuni.
  4. Dimezzamento dei parlamentari.

Bene. Anzi: male. Malissimo. Andiamo per punti.

  1. Per fare un mestiere men che decente e sfamare la famiglia, occorre essere istruiti. Non vedo perché gli anni investiti nel potere raggiungere tale obiettivo del tutto legittimo non possano essere compresi in quelli necessari per poter usufruire di una pensione comunque da fame.
  2. Faccio parte di quelle generazioni che, per secoli, sono state costrette a prestare il servizio militare di leva, cioè obbligatorio. Non avrei voluto: mi richiamarono a 23 anni, lavoravo da sei anni, nella fattispecie in quel momento ero l’interprete personale di Maja Pliseckaja, direttrice del corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma. Passai da un milione e mezzo al mese (era l’85) a mille lire al giorno. Oggi, nessuno ti costringe. Infatti, ti mandano all’estero, dove nessuno ti ha chiamato, a fare il mercenario (poche palle), a guadagnare – a vent’anni! – in un mese quel che un operaio di cinquant’anni della catena di montaggio di FIAT Mirafiori guadagna in due anni. Ed è ancora il caso di uno dei più garantiti, figuriamoci i precari della stessa età del mercenario. E’ come la roulette russa (cosiddetta: accidenti a quel contapalle di Lermontov): se torni, campi di rendita; se non torni, ti considerano un eroe anziché un prezzolato. Per inciso, l’articolo 11 della Costituzione italiana ci dice che “la Repubblica italiana ripudia la guerra come strumento di offesa e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” (ovvero consente l’uso di forze militari per la difesa del territorio in caso di attacco militare da parte di altri Paesi, ma non con intenti espansionisti) “e accetta una limitazione alla propria sovranità” (ad esempio accetta di ospitare sul proprio territorio forze armate straniere) “nell’intento di promuovere gli organismi internazionali per assicurare il mantenimento della pace e della giustizia fra le Nazioni”. Si intende comunemente che questa seconda parte consenta all’Italia di partecipare ad una guerra in difesa di altre nazioni con le quali siano state instaurate alleanze (ad esempio in caso di attacco armato ad un paese membro della NATO). Appare invece di controversa interpretazione il fatto se sia rispettoso di questo principio costituzionale il partecipare ad azioni definite come “missioni di pace” e similari, o guerre che non rispondono ad azioni di offesa esplicita (vedasi il caso della guerra d’Iraq del 2003 e della Guerra in Libia del 2011).
  3. L’articolo 114 sempre della Costituzione italiana, riconosciuta universalmente come una delle più progressiste nel mondo pseudo-civile, proprio grazie a quanto ricordato poc’anzi, recita: “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principî fissati dalla Costituzione”. Non credo, non penso, non ritengo che i “padri” della Costituzione italiana fossero dei dilettanti allo sbaraglio, né che fossero degli “arraffa tutto”. Ma su questo torneremo al prossimo punto. Fatto sta:
    • In Italia esiste lo Stato, le regioni, le province, i comuni, le circoscrizioni.
    • In Russia esiste lo Stato, i distretti federali (le regioni), le oblast’ (le province), i comuni, i distretti comunali (le circoscrizioni).
    • Negli Stati Uniti esiste lo Stato, gli Stati (le regioni), le contee (le province), le città (i comuni), i boroughs (le circoscrizioni).
    • In Germania esiste lo Stato, gli Stati federati (le regioni), i circondari rurali (i territori, i Länder, le province), i comuni, i Verwaltungsbezirk (i distretti amministrativi, le circoscrizioni).
    • Potrei continuare, ma mi fermo. Voglio dire con ciò che è del tutto inutile reinventare la bicicletta.

  4. Gli articoli 56 e 57 della già citata benemerita Costituzione italiana recitano, rispettivamente: “Il numero dei deputati è di seicentotrenta, dodici dei quali eletti nella circoscrizione Estero” e “Il numero dei senatori elettivi è di trecentoquindici, sei dei quali eletti nella circoscrizione Estero”. Immagino che nessuno voglia sospettare i padri costituenti delle malefatte che conosciamo con la P2, P3 e P4. Non è il numero dei parlamentari che deve essere diminuito, ma gli stipendi di questi ultimi: infatti, conviene fare i parlamentari italiani piuttosto che quelli italiani europei. Esattamente il contrario di quanto accade negli altri Paesi membri dell’UE.
    • Gli elettori italiani, nel 1948, erano 29 milioni. 46.218 elettori eleggevano un deputato. Oggi, gli elettori sono 47 milioni. 74.670 elettori eleggono un deputato. Dimezzando i deputati, ad eleggere un deputato saranno 149.339 elettori. Non è un restringimento della democrazia? Bisogna ridurre gli stipendi d’oro, non la quantità di parlamentari. Perché i menzionati padri costituenti non erano proprio gli ultimi imbecilli.

    Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione.

    (Piero Calamandrei, “Discorso ai giovani” tenuto alla Società Umanitaria, Milano, 26 gennaio 1955)

sabato 22 agosto 2009

Si fa per dire?

Sul venerdì di Repubblica del 21 agosto 2009, leggo un ennesimo stravolgimento della realtà, perpetrato con accanimento, incessantemente, consapevolmente. Per spiegare a cosa io mi riferisca, chiedo scusa a Piero Ottone se prendo a prestito il suo incipit dall’articolo nella medesima pubblicazione, ma su tutt’altro argomento:

Direte che mi ripeto, e avete ragione. Ma si ripetono anche gli eventi dei quali scrivo, e che vorrei che non si ripetessero.

Ebbene, nella sezione Esteri tale Alessandro Carlini racconta il restyling dell’Aeroflot. Hostess avvenenti, gonne accorciate e rinnovo, “si fa per dire” (parole sue) della flotta.

Sulle tratte europee internazionali non si ricorda aereo dell’Aeroflot che sia mai caduto, cosa che non si può dire dell’Alitalia (ricordate l’aereo caduto sulle Alpi al confine con la Svizzera?), ma è un vecchio discorso: se cade un aereo di Air France, cade un aereo della Air France, non della McDonnell Douglas statunitense. Se invece cade un Tupolev degli anni ’70 in Africa, mai revisionato da, che so io, Air Uganda, allora è caduto un aereo russo.

Come che sia, l’Aeroflot dispone di 104 aerei (l’Alitalia di 155, compresi i 57 di Air One, in un Paese grande un cinquantaseiesimo della Russia, a proposito di sprechi), di cui 11 Boeing 767 (l’Alitalia 6), 26 Tupolev 154, 6 Il'jušin 96, 15 A319 (l’Alitalia 12), 31 A320 (l’Alitalia 44), 10 A321 (l’Alitalia 23) e 3 A330 (l’Alitalia 2). Inoltre, l’Alitalia annovera 1 Avro RJ70, che non si producono dal 2003 (ne sono caduti 13), 6 Embraer 170 (72 posti, 850 km/h, analogo del Bombardier e del Super Jet Suchoj-Alenia, vedi sotto), 10 Bombardier CRJ900 (90 posti, 850 km/h), 18 Boeing 737 (ne sono caduti 147, infatti il Business Week lo ha dichiarato l’aereo più pericoloso del mondo) e 10 Boeing 777, 11 MD 80 e 12 MD 82, che non si producono dal 1999, essendone caduti 25 (e qui, al posto degli italiani, mi toccherei nelle parti basse: il Boeing 737 è il suo degno erede). Nel 2009 l’Aeroflot riceverà complessivamente 18 A320 e 6 A330. Dal 2016 (probabilmente il pennivendolo di Repubblica si riferiva a questo), l’Aeroflot riceverà 22 A350 e 22 Boeing 787. A breve dovrebbero arrivare anche 30 SSJ-100, alla cui costruzione ha partecipato anche la Finmeccanica e la Alenia, che evidentemente il pennivendolo ritiene dei fessi. Tanto fessi che è stata confermata documentalmente l’intenzione di acquistarne ulteriori 20.

ModelloAeroflotAlitaliaInizioFine
Avro RJ1700119782003
Embraer 170062002-
Bombardier CRJ9000101991-
Tupolev 15426019682007
Il'jušin 96601993-
MD 8002319801999
Boeing 7370181968-
Boeing 7671161982-
Boeing 7770101995-
Airbus A32056791987-
Airbus A330321992-

Sulla medesima pagina, a conferma (di cosa?), ci informano – questa è grossa, infatti non è firmato – che il 24 agosto è la festa dell’indipendenza dell’Ucraina e della Moldavia dalla… Russia. Stiamo parlando del 1991, appena 18 anni fa, e invece confidano già nella memoria corta degli italiani. Fu quello scellerato di El’cin, fin dalla fine del 1990, a spingere per la secessione della Russia dall’Unione Sovietica, creando non poco imbarazzo alle rimanenti 14 repubbliche, che rischiavano di diventare tante piccole enclave. Nell’agosto 1991 ci fu il tentativo di colpo di Stato, a seguito del quale il 26 dicembre l’URSS cessò di esistere. Il 1° dicembre, 25 giorni prima (non il 24 agosto, quando lo decise il Parlamento), in Ucraina si svolse un referendum per la secessione, cosa peraltro prevista dalla Costituzione sovietica (articolo 72). In quel periodo, seguirono l’esempio della Russia un po’ tutte.

Repetita juvant: secessione dall’URSS, non dalla Federazione Russa, che era solo una delle quindici, anche se la più grande. Il giorno che Bossi attuasse i suoi piani criminali, andrebbe via dall’Italia, non dal Lazio, con buona pace di “Roma ladrona”.

sabato 7 febbraio 2009

Berlusconi: un profilo parapsicologico

Tralascio ogni commento su Eluana Englaro e su suo padre: persone migliori di me l'hanno fatto e lo stanno facendo. Tralascio anche ogni improperio che mi sentirei di lanciare contro il Vaticano ed i suoi baciapile organici al sistema, da Palazzo Chigi a Montecitorio.

Mi interessa analizzare qui le ragioni - proprio nel senso del "perché lo fa?" - di Berlusconi.

Ho scritto molte volte, in questi anni, ed anche in questo mio blog, che "l'Italia è condannata ad altri cinque anni di premierato berlusconifero e poi a sette di berlusconifero presidenzialismo, con modifiche costituzionali (lui sì!). Fino al 2020, dunque, siamo a posto, poi si vedrà, forse, chissà. Io sarò prossimo ai sessanta e mia figlia sarà quasi maggiorenne. Ne riparliamo per allora".

Bene, debbo ammetterlo: sbagliavo. Sbagliavo i tempi. Lo schema mentale di Berlusconi forse è cambiato, o forse è non è cambiato affatto, e questo vuol dire che è stato più furbo di noi (non certo più intelligente).

Una cosa che non si può imputare a Berlusconi, è che sprechi le sue parole al vento: quelle che spesso sembrano delle tronfie boutade, vengono invece puntualmente realizzate. Dunque, sono assolutamente convinto che cambierà la Costituzione, e lo farà per avere più potere da Presidente della Repubblica, ma non a fine mandato governativo: riuscirà a far dimettere Napolitano, ne sono quasi certo.

La cosa più interessante è tentare di analizzare il cui prodest. Berlusconi quest'anno compie 73 anni. Forse, quindi, teme di essere troppo vecchio per il 2013, magari perdendo i suoi capelli posticci. Molto più probabile, invece, è che, a fronte di una crisi internazionale tutta capitalista, che in Italia è particolarmente cruenta, proprio a causa delle scelte scellerate berlusconiane degli ultimi quindici anni, esso tema che per allora una parte ben più considerevole di popolazione di quella attuale possa accorgersi che il re è nudo. In epoca sovietica si diceva che il ferro vada battuto finché è caldo.

Lo schema, mi si perdoni la tautologia, è estremamente schematico: primo, via Napolitano; secondo, trasformazione costituzionale della Repubblica italiana da parlamentare a presidenziale; terzo, sua elezione a Presidente, a suffragio popolare diretto se ancora riterrà che ciò sia fattibile (oggi lo sarebbe senza ombra di dubbio, con buona pace dei teocon - baciapile - del PD), oppure indiretto, cioè facendosi eleggere dal Parlamento, essendo esso completamente in mano sua, grazie al perverso meccanismo del maggioritario che ha imposto ed impone assieme ai teocon. Ecco perché le elezioni del Parlamento Europeo saranno un banco di prova decisivo. Davvero qualcuno riesce ad immaginare un Consiglio dei Ministri, o uno Schifani, o un Fini, un Bossi, che si opporranno - nei fatti, non a parole - al verbo del capo?

Ritengo assolutamente verosimile quanto ho qui preconizzato. Mentre scrivevo queste righe, tuttavia, mi rendevo conto che mi mancava una chiusa degna, che non fosse un mero "mala tempora currunt". Voglio dire: dopo l'analisi, quale soluzione propongo, per evitare che l'incubo puntualmente si trasformi in realtà del quotidiano? Ebbene, non ce n'è. Ne avrei, di cose da proporre, tipo, che so io, un forte Partito Comunista unitario. In realtà, persino questo non può essere una soluzione, ma solo una conseguenza. Una conseguenza di un qualcosa che non vedo come possibile in un futuro relativamente immediato.

La condanna, e chiudo, è palese ed inappellabile, per questo Paese.

domenica 4 gennaio 2009

Italiani stranieri

Stasera, in Facebook, parlavo con una mia amica, una mia compagna (nel senso più politico possibile del termine). Io mi sono iscritto alla FGCI nel '76, e segretario di Roma era Veltroni, quello che dice di non essere mai stato comunista. Lei, invece, è stata la mia prima segretaria di cellula al liceo scientifico Newton di Roma. Ma non è di questo che volevo parlare.

Di palo in frasca (non abbiamo parlato di questo), mi è venuto in mente di quante volte i miei amici italiani mi hanno imputato di non essere abilitato a parlare di cose italiche, non vivendoci. E poco conta l'averci vissuto 27 anni su 47, o essere italiano per metà. Perché sono andato via che c'era ancora la lira, roba da secolo scorso, o addirittura millennio. Più o meno quanto mi dicevano i miei amici russi quando vivevo in Italia. A nessuno viene in mente che uno possa essere davvero parte integrante di due Paesi e due popoli europei contemporaneamente, persino vivendo in Uganda, per dire.

Infatti, generalmente, per dimostrarmi il contrario, gli uni e gli altri mi chiedono: che passaporto hai? Li ho entrambi: la legge italiana non ne parla e, in uno Stato di diritto, ciò che non è espressamente proibito, è implicitamente lecito; per la legge russa, non è una legge: è la Costituzione, la legge suprema di ogni Stato. L'articolo 62 principia con queste parole: ogni cittadino della Federazione Russa ha diritto di essere cittadino di un altro Stato (doppia cittadinanza).

Allora, mi chiedono: dove sei nato? Fregati! Non sono nato in nessuno di questi Paesi, sono nato a Praga, in uno Stato che non esiste più, la Cecoslovacchia, eppure non sono né ceco, né slovacco. Se pensate che io non sia né russo, né italiano, cosa sono, apolide? La domanda è retorica, ovviamente.

Insomma, tutto questo per un ragionamento. Io ho la parabola. Vedo più canali RAI di quanti non se ne vedano in Italia via etere, nel senso che vedo anche RAI News 24, RAI Edu, RAI Med (RAI Italia), RAI Nettuno, RAI Gulp (per mia figlia, sperando che diventi bilingue madrelingua come me), e poi Mediaset (La 7 no, hanno cambiato satellite, così li vedono solo negli Stati Uniti, non in Europa), e poi Camera e Senato, e tutte le TV locali dal Trentino alla Sicilia, che però ho cancellato perché trasmettono solo televendite.

Quando, scemo, accetto qualche traduzione scritta anziché limitarmi a quelle orali simultanee, mentre scrivo, ascolto la radio. Italiana. Mi tiene compagnia. Certo, anche qui, a parte RAI, Radio Popolare e il quinto canale della filodiffusione, il panorama è deprimente.

Io leggo via RSS cinque giornali italiani al giorno: Corriere, Repubblica, Sole 24 Ore, Stampa, Unità. Non leggo gli altri perché mi rompono le scatole. E persino i cinque giornali citati li trovo barbosi, ma devo, anche per professione, tenermi aggiornato. Concorderete che il processo di Cogne non è esattamente quanto si vorrebbe sapere.

Pian piano, a forza di stare "all'estero" (rispetto all'Italia), svariate volte, ma per la prima volta da sette anni nella mia vita adulta, mi sono reso conto che quanto uno può capire dell'Italia contemporanea basandosi su amici, compagni, blog, gruppi, giornali, televisione, radio, altri italiani emigrati, è decisamente diverso da quel che appena sette anni fa percepivo vivendo nello Stivale.

Sicuri che ciò dipenda dalla lontananza chilometrica? Voglio dire: non sembra anche a voi di vivere in un incubo, in Italia o all'estero, guardando canali italiani, che sia? Siete proprio certi che la percezione all'estero sia falsata rispetto a quella in Italia? Viviamo in un mondo globalizzato, nostro malgrado, se stasera Berlusconi gli spunta un foruncolo, domattina lo scrive sia il Giornale del fratello di Berlusconi, sia l'Economist di Londra, sia il New York Times, sia il Bukedde di Luganda. E anche se un terzo delle famiglie italiane non arriva alla terza settimana del mese senza aver esaurito i soldi. Anzi: il Giornale di Paolo Berlusconi non lo scrive, sono invenzioni dei comunisti.

Paradossalmente, gli italiani all'estero hanno una visione più completa dell'Italia: infatti, non si sognano nemmeno di tornare. Eppure, sono altrettanti di quanti sono in Italia: 60 milioni circa. In Argentina, ci sono più calabresi che in Calabria, giusto per fare un esempio.

martedì 30 dicembre 2008

Unità dei russofobi

L'Unità, come non mi stanco mai di ricordare, in politica estera ha due obiettivi fondamentali: dimostrare di essere filo statunitense e dimostrare di essere russofoba, il tutto per un malcelato complesso di inferiorità, quello che Troisi chiamava "orchestra d'inferiorità".

Andiamo con ordine. Il Parlamento russo, la Duma, in novembre aveva proposto di prolungare la durata in carica del Parlamento stesso e del Presidente della Repubblica. Di quanto, di vent'anni? Certo che no: sei anni anziché gli attuali cinque per il Presidente, cinque anni anziché gli attuali quattro per il Parlamento. Come in Italia, per il Parlamento, meno che in Italia, per il Presidente.

Subito l'Unità aveva gridato allo scandalo: dittatura per i prossimi decenni!

Oggi, Medvedev ha ratificato il progetto di modifica costituzionale, che entrerà in vigore nel 2012, allo scadere dell'attuale legislatura parlamentare e presidenziale.

Ovvero, il prossimo Parlamento (non quello attuale) sarà operativo dal 2012 al 2017, anziché 2016, ed il prossimo Presidente (non quello attuale) si insedierà al Cremlino dal 2012 al 2018, anziché al 2017.

Che dice l'Unità ai suoi lettori? Russia, passa la legge di Medvedev: resterà in carica sei anni. Cosa se ne deduce? Che Medvedev resterà in carica dal 2008 al 2014, anziché al 2013.

Per quelli più duri di comprendonio, spiego. L'Unità mente, sono dei bugiardi, dei bugiardi consapevoli e perciò infami. La prossima volta che andate in edicola, pensateci, prima di scegliere il quotidiano da leggere, se volete essere informati anziché turlupinati.

lunedì 3 marzo 2008

Walter Teresa di Calcutta

di Daniele Luttazzi
Dalla terza puntata di Decameron (27/10/07):
Tutti danno per scontato che prima o poi Prodi dovrà cadere. E Berlusconi è il furbastro che si infila nella scia dell’ambulanza.
Comunque, dopo la finanziaria dell’anno scorso, tutta improntata al rigore, era l’occasione per fare, quest’anno, una finanziaria di equità. Investire sul rilancio economico e sociale approfittando del tesoretto, le maggiori entrate pari a 7 miliardi dovute alla lotta all’evasione fiscale. E si potevano reperire altre risorse tagliando le spese militari e quella schifezza bipartisan dei rimborsi elettorali.
Invece niente. Solo una parte piccola della manovra di quest’anno è destinata alle fasce deboli, alle famiglie, ai giovani. Il grosso va anche quest’anno alle imprese. Che però puntano sul precariato di massa e sull’abolizione dei diritti dei lavoratori. La flessibilità diventa il surrogato degli investimenti. Con contratti di apprendistato che durano sei anni. A volte temo per il futuro dei miei figli. E non ne ho neanche uno!
A questo punto, forse sarebbe il caso di rimettere in funzione la scala mobile. Così, tanto per tutelare il potere d’acquisto di salari e pensioni. Oh, non preoccupatevi, non sono qui per far ridere. Sono qui per creare tensione sociale.
Una delle colpe gravi di questo governo è che la politica monetaria cui aderisce come a una fede (Maastricht 92) non tiene conto di alcun parametro sociale (occupazione, istruzione, sanità, previdenza, cultura). Essere in regola coi conti non basta. Questa non è Second life!
Ma il blocco di potere industrial-mediatico-bancario ha ormai deciso di far saltare Prodi. Anche se sta governando. E bene, nonostante i sondaggi di Berlusconi. –Dove li hai presi quei numeri?- -Da questo foglietto.- Ah, ecco.
Puntano tutto sul Partito Democratico. Con a capo Walter Teresa di Calcutta.
Io ho mille dubbi. Un parto frettoloso, deciso dall’alto, dopo gli insuccessi alle amministrative: lo ha ricordato sull’espresso Michele Salvati, uno dei padri fondatori del PD. Fassino ha detto: “il PD è un partito che deve stare in sintonia con la società”.
Sintonia? Ma il comunismo nacque come critica del modo di produzione capitalista: una critica di cui c’è oggi molto bisogno, se si considera la peste che ammorba l’occidente, cui alludo con questo mio Decameron: il pensiero unico guerrafondaio, reazionario, liberista che cerca di governare il mondo con le sue politiche anti-sociali, il precariato di massa e le speculazioni finanziarie.
Col PD, sparisce la critica. Resta la gestione dell’esistente. Grazie a tutti. Avete fatto quello che potevate.
Il PD è come la morte per annegamento. Una sensazione meravigliosa dopo che smetti di lottare.
Lo slogan delle primarie era perfetto: “Vogliamo la tua testa”. Il culo se lo sono già preso altri.
Sparisce la critica. Veltroni e D’Alema: “il PD è il primo partito post-ideologico”. No, quello era Forza Italia.
“Il PD sarà un partito liquido”. Oggi in bagno ho pisciato mezzo PD.
MILLE DUBBI
Come leader del PD serviva uno che sapesse decidere, dinamico, rapido. Che so, uno come Bersani. Chiunque conosce Bersani sa che dietro quel suo sorriso sarcastico c’è un politico che ha a cuore i problemi dei cittadini. E dietro c’è un altro sorriso sarcastico.
Comunque, no, scelgono Veltroni. (...) Veltroni elabora un decalogo sul Corriere della Sera.
Vuole un federalismo spinto. Era la devolution.
Vuole un primo ministro forte. Era il premierato. Ma il presidenzialismo altera la natura parlamentare del nostro sistema.
Vuole riscrivere la Costituzione. Ma aveva firmato per il referendum contro la riforma costituzionale del centrodestra.
Veltroni dice di stimare Ronald Reagan, quello che demolì i sindacati americani, e con la bufala della trickle-down economy portò gli USA alla recessione.
Veltroni stima Sarkozy! Chi non stima Sarkozy? Io.
Quale Sarkozy stima, Veltroni? Quello che ha liberalizzato i licenziamenti? Che ha eliminato le 35 ore? Che ha tagliato i contributi? Che ha favorito i contratti d’impresa a scapito di quelli nazionali? Che ha attaccato l’euro? Quello che adesso vuole abolire il falso in bilancio? No, perché non c’è un altro Sarkozy. Questo è.
Veltroni è in sintonia con Montezemolo su precarietà, contratti, fisco e stato sociale. Entrambi giocano con le parole. -La sicurezza è di destra o di sinistra?- Cosa siamo, scemi?
La sicurezza è il problema. La SOLUZIONE può essere di destra o di sinistra. Al G8 di Genova, per esempio, la soluzione fu addirittura cilena, non certo di sinistra.
La soluzione di sinistra: politiche sociali. Politiche di INCLUSIONE SOCIALE: far rispettare le leggi, ma uguale impegno per dare dignità e opportunità alle persone.
Giocano con le parole. E' uscito il libro di Veltroni: “La nuova stagione”. Sottotitolo: “Contro tutti i conservatorismi”.
Ma se io difendo l’ambiente, conservo l’ambiente.
Se difendo i diritti dei lavoratori, conservo i diritti dei lavoratori. Veltroni è anche contro questo tipo di conservazione?
Sì. Veltroni si è detto d’accordo con Giavazzi e Ichino, secondo cui vanno riviste le tutele troppo rigide dei lavoratori più garantiti. TUTTI UGUALI nella precarietà. Ecco in cosa consiste la modernizzazione. Licenziare è il fulcro del sistema.
Scusate, ma da quando è di sinistra attaccare le conquiste sociali degli anni 60 e 70? Non lo so, avrò perso una puntata. Guarderò la replica su Sky.
-Daniele, ci rivoterai di nuovo?- Oh, provate a impedirmelo!
Fra parentesi: non è una vostra allucinazione. Il Montezemolo che un mese fa ha attaccato la “casta” politica è lo stesso Montezemolo che fu direttore del comitato organizzatore di Italia 90, un immondezzaio di spreco e inefficienza.
Nel frattempo, a sinistra, procedono i lavori per la federazione della sinistra e degli ecologisti nella cosiddetta Cosa rossa. Tutto bene. Stanno già litigando sul simbolo.

sabato 16 febbraio 2008

Stati Uniti Planetari

di Mark Bernardini

Stamane mia moglie mi raccontava di un altro bambino, un po’ più grande, che a scuola, qui a Mosca, era stato giudicato “ritardato”. I suoi genitori sono due pittori, dipingono anche icone nelle chiese. L’ho visto: un normalissimo ragazzino, con buona propensione per le lingue straniere (ed io ne so qualcosa). Come tutti i ragazzini, per anni i genitori non potevano lasciare in giro una sveglia, l’avrebbe smontata. Solo che lui smontava persino i cardini delle porte.

Qual era il problema? Non aveva mai fatto un puzzle. Personalmente, ritengo che sia un gioco come un altro, non vi è nulla di antipedagogico, né però d’altra parte può essere assunto a parametro di giudizio in questa sorta di anamnesi arbitraria, compilata, evidentemente, da dei dilettanti allo sbaraglio. Dopo quel giudizio, i genitori gli hanno regalato alcuni puzzle, tempo qualche giorno e a scuola li faceva nella metà del tempo degli altri.

Ovviamente, da questo episodio desidero estrarre una morale, un meccanismo, una logica un minimo rappresentativa statisticamente.

Ricordo, nel 1978, al liceo a Roma, avevamo una materia che si chiamava Educazione civica. Naturalmente, non appena in Italia si riesce a combinare qualcosa di buono, bisogna subito abolirlo. Così è stato per questa materia: quale momento migliore, oggi, sarebbe stato per studiare la Costituzione? Ma lasciamo stare, torniamo ad allora. Con malcelata soddisfazione, ma anche con sincero stupore, apprendemmo che, da un sondaggio (già allora, accidenti), il 70% dei nostri coetanei statunitensi erano convinti che, durante la Seconda guerra mondiale, gli statunitensi (ma loro dicono “americani”) ed i sovietici (ma loro dicevano “russi”) avessero combattuto gli uni contro gli altri. Da allora sono passati trent’anni, i ventenni di allora sono i cinquantenni di oggi. Sono, in altri termini, la classe dirigente del Paese più potente del nostro pianeta. E ci stupiamo che il loro Presidente possa confondere non dico Slovenia e Slovacchia, ma Austria ed Australia?

Dalla metà degli anni ’80, dall’inizio della perestrojka, e soprattutto dopo la dissoluzione dell’URSS e la presa armata del potere da parte di El’cin, col cannoneggiamento del Parlamento nel ’93, nello spazio geografico postsovietico si era andato affermando il mito americano, fatto di Coca-Cola, Mac Donalds, marchi, neon, grattacieli, gomme americane.

Il nuovo Millennio ha segnato il riscatto e la disillusione, per fortuna. Ma intanto i ventenni di vent’anni fa oggi fanno gli insegnanti. E giudicano i malcapitati, nati in questo Millennio, a colpi di test. Se non si inverte la tendenza rapidamente, ci troveremo i malcapitati di oggi a testare altri malcapitati domani, ed il gioco sarà fatto: Stati Uniti Planetari.