Vorrei azzardare qualche previsione "fantapolitica" sul post-elezioni del 9 aprile.
Immaginate per un momento uno scenario del genere al momento dello scrutinio e nei giorni seguenti.
Pur essendo presenti migliaia di osservatori ostili al governo in carica, non si può che constatare che le elezioni si sono svolte tranquillamente e che non sono stati segnalati episodi particolari che possano far pensare a un voto truccato.
Al termine dello scrutinio, lo schieramento governativo riceve il consenso della maggioranza degli elettori. Contemporaneamente i leader dell'opposizione convogliano 2.500 persone ( in parte stranieri provenienti da Russia e Cina) a Piazza Monte Citorio, chiedendo a gran voce l'annullamento di un voto che, ancora prima dell'apertura dei seggi elettorali, era stato considerato truccato da governi di grandi potenze come Russia e Cina, da organismi internazionali come l'Organizzazione di Shanghai e dal Movimento dei Non Allineati.
Per provare le violazioni, si indica la presunta non spontaneità dell'espressione della volontà popolare in alcune regioni, e in particolare in Sicilia che ha eletto solo rappresentanti della maggioranza di governo.
I manifestanti, ridotti dopo qualche ora a poche centinaia, decidono di rimanere nella piazza del Parlamento, innalzando non più di una dozzina di tende. Sono equipaggiati per resistere giorni, con vettovaglie, vestiti, cucine da campo (tutto gentilmente fornito da organizzazioni umanitarie russe e cinesi). Abbiamo già fatto notare che alcuni di loro sono stranieri. Ad esempio alcuni bielorussi (legati al regime di Lukashenko che appartengono ad un'organizzazione chiamata "Stella Rossa") vestono tute mimetiche e indossano guanti con rafforzamenti metallici adatti allo scontro di piazza. Sono decisi a non mollare, almeno fino a quando il governo illegittimo dell'Italia non cederà alla richiesta di annullare la consultazione.
Nel frattempo organismi internazionali non stanno con le mani in mano.
In particolare alcune istituzioni asiatiche e latinoamericane minacciano pesanti ritorsioni economiche, politiche (e, nel caso, militari) nei confronti del nostro paese.
Per alcune notti dai 100 ai 200 manifestanti bivaccano nella piazza, controllati dalla polizia e dai carabinieri che non intervengono, nonstante la manifestazione non abbia avuto naturalmente alcuna autorizzazione. Ogni sera, le manifestazioni vengono visitate, in segno di solidarietà, da diplomatici, parlamentari, giornalisti di alcuni "paesi canaglia". Il Cremlino, che aveva dichiarato lo stanziamento di decine di milioni di rubli per la campagna elettorale dell'opposizione, afferma perentoriamente che "la tirannia in Italia ha i giorni contati". Subito la dichiarazione russa è seguita da una cinese dello stesso tono. I cinesi approvano sanzioni economiche gravissime...
...Lo prevedete uno scenario simile a Roma o in qualsiasi altra capitale del mondo occidentale, quello "rispettabile", che detta le regole? Solo a immaginarlo si passa per folli.
Eppure tutto questo è successo davvero. A Minsk. Con le identiche modalità che ho descritto sopra. Cambiavano solo i protagonisti. E, quando alla fine, la polizia ha sgomberato la piazza, in un modo talmente blando che persino le agenzie occidentali hanno dovuto riconoscerlo... apriti cielo!
Tutto questo, tra l'altro, nel momento in cui la polizia di un paese che nessuno definirebbe "totalitario" (la Francia) spaccava la testa a più di un manifestante.
Nessuno però ha gridato alle sanzioni.
Mauro Gemma
Leggo dal corrispondente del Corsera, con un ovvio autocompiacimento campanilistico, che tra i manifestanti di Minsk molti parlavano italiano, in quanto ex bambini che hanno fatto le vacanza estive in Italia, in base al programma Černobyl. Assieme alla lingua, sempre secondo Andrea Nicastro, quella generazione "ci ha guadagnato anche modelli diversi da quelli che Lukašenko vorrebbe continuare a imporre". Eccolo, il solito vizio del voler imporre i propri schemi, e modelli agli altri.
C'è una regola del giornalismo moderno, purtroppo, per la quale se il tuo nemico va al cesso e tira la catena, come minimo è responsabile dell'uragano che ha distrutto New Orleans, mentre se invece ci va il tuo amico, risulta essere un cittadino ligio ed amante della pulizia. Ecco dunque che l'aver incontrato un ragazzo italoparlante diventa l'averne incontrati una moltitudine.
Atteniamoci alla sintesi. Le questioni sollevate sono due: le elezioni ed il post-elezioni.
Supponiamo pure che le elezioni siano state truccate. D'accordo, Lukašenko in realtà non ha preso l'80%, bensì il 70%. Cambia qualcosa? No, è ovvio. E allora perché mai Lukašenko avrebbe dovutio truccare l'esito, attirandosi gli improperi occidentali e statunitensi? Repetita juvant: per avere l'80% anziché il 70%? Non sta in piedi.
Leggo sempre sul Corsera che "In un comunicato l’Austria, che detiene la presidenza di turno dell’Ue, si è detta testualmente «inorridita dalla violenza usata contro i dimostranti delle autorità bielorusse». Nella nota l’Ue chiede l’immediato rilascio di Kozulin e di altri membri dell’opposizione, invocando la solidarietà della comunità internazionale. L’Austria «sollecita i partner internazionali dell’Ue ed in particolare altri Stati vicini della Bielorussia, a tenere la stessa posizione verso la Bielorussia»". Da nessuna parte invece leggo quanto comunicato dall'agenzia RIA Novosti: "Aleksandr Milinkevič, uno dei leader dell'opposizione, ha incolpato dei fatti di Minsk su Aleksandr Kozulin, un altro ex candidato presidenziale fautore dell'opposizione che ha incitato i manifestanti ad assaltare il commissariato di carcerazione preventiva e ad eliminare fisicamente il Presidente-usurpatore. «Gli avevo detto, quando eravamo assieme sul palco, di non farlo», — ha sottolineato Milinkevič parlando alla radio russa alternativa «Eco di Mosca». «Condanno i provocatori che hanno portato la gente verso il carcere, non c'è più bisogno di una „presa della Bastiglia“. Sono provocazioni inammissibili ed è un crimine perpetrato da persone che si dicono oppositori». Egli ha anche dichiarato che non ha più intenzione di proporre a Kozulin di entrare a far parte della sua coalizione, ipotesi che prima era stata presa in considerazione. «Quel che Kozulin ha fatto oggi non è un semplice e banale errore», — ha aggiunto.
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