mercoledì 23 dicembre 2009

Il compagno D'Alema


Ho scelto questo titolo perché così, se mai D'Alema dovesse leggerlo, s'incazza.

Sul Manifesto del 20 dicembre 2009 Alessandro Robecchi, nel suo Il Massimo del surreale, afferma:

La differenza tra un grande leader e i comuni mortali è la lungimiranza. Non si può che ammirare l'astuzia sopraffina con cui Massimo D'Alema, punta ad alti traguardi, magari addirittura il Telegatto. «Certi inciuci fanno bene», nobile concetto, corollario alla frase del giorno prima su Silvio Berlusconi e i suoi guai giudiziari. Testuale: «Se per evitare il suo processo devono liberare centinaia di imputati di gravi reati, è quasi meglio che facciano una leggina ad personam per limitare il danno all'ordinamento e alla sicurezza dei cittadini». Bravo! Nuove parole d'ordine: «Ci lasceremo intimidire!». Oppure: «Noi sì che abbiamo il coraggio di cedere ai ricatti!». O anche: «Caliamo le braghe subito, prima che gli venga in mente di chiederci anche le mutande!». Come sappiamo, ogni concessione ha un suo tornaconto: tutto dipende da cosa il Pd riuscirà ad averne in cambio. Il numero di cellulare di Noemi? L'indirizzo del sarto di Cicchitto? Un volume con le poesie di Bondi? Si tratta di superare quel concetto massimalista della legge uguale per tutti, un volgare enunciato anti-inciuci, sarà mica stato scritto dalle solite forze «a sinistra del Pci?» che infastidiscono D'Alema da sessant'anni? Bene, ma cosa chiedere come contropartita? Forse il privilegio di continuare a fare opposizione. Dopotutto, se la patente di oppositore la dà il capo del governo coadiuvato da Cicchitto, bisognerà pur meritarsela.

Non sono sospettabile di simpatie per D’Alema, oltretutto fin dai tempi della mia militanza nella FGCI; tuttavia, Robecchi ha perso l’ennesima occasione per stare zitto. Intanto, non è spiritoso dire che ciò che era a sinistra del PCI dia fastidio a D’Alema da sessant’anni: D’Alema di anni ne ha sessanta in tutto (Robecchi vorrebbe avvalorare l’idea che D’Alema è vecchio e perciò è il vecchiume, la vecchia politica, ma, come giovanotto, Alessandro Robecchi è un po’ agé: ha due anni più di me, 49 anni), ha iniziato a fare politica nel 1963, a 14 anni (come molti di noi, non ci trovo nulla di male), i gruppi sono comparsi nel ’68 (prima c’erano giusto il PCMLI, Stella Rossa ed altri sfigati simili), ed il PCI, ricordiamo tutti, è stato sciolto nel 1991. Ecco quindi che i suoi sessant’anni di antipatia diventano appena 23. Lana caprina? Questione di opinioni.

Consiglio la lettura del seguente articolo dall’Unità del 20 dicembre 2009: Mai parlato di inciucio e leggine. No, non è una smentita in stile berlusconiano, che non ha detto cacca, ha solo detto cacca: conosco molto bene questo meccanismo utilizzato con successo dai pennivendoli italiani. Quando anni fa ero, ahimé, balzato agli “orrori” della cronaca, se m’avessero chiesto se sono d’accordo che Berlusconi è uno stronzo, ed io avessi risposto che, più che stronzo, ritengo che sia un ladro, il giorno dopo sicuramente il titolo sarebbe stato “Bernardini: Berlusconi è uno stronzo e un ladro”.

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