sabato 16 gennaio 2010

Obama arancione

Con Obama cambia solo il volto, non le mire di questi mormoni figli dei peggiori delinquenti europei. Le rivoluzioni arancioni erano (sono?) come il pseudosocialismo che qualcuno pensava di esportare in tutto il mondo. Solo che, prima o poi, se si insiste troppo, qualcuno capisce il giochino e s'incazza. Dunque, dopo gli esperimenti infelici in Polonia nell'81 e in Cina nell'89, è una sequela di successi: '89 RDT, Cecoslovacchia, Polonia, Ungheria, Bulgaria, Romania; '90 Jugoslavia; '91 URSS, Tadžikistan, Cecenia, Tataria; '93 Russia; '94 Kazachstan; '98 Armenia; '99 Serbia, Cecenia; '04 Georgia, Ucraina, Inguscezia; '05 Kirgizia; '09 Inguscezia. Ma più passano gli anni, più spesso il gioco s'inceppa: '94 Tataria; '95 Kazachstan; '97 Tadžikistan; '03 Armenia, Azerbajdžan; '04 Transnistria, Cecenia; '05 Uzbekistan;'06 Bielorussia; '08 Ossezia meridionale, Abchasia; '09 Moldavia. Basta prendere in mano una piantina geografica euroasiatica - meglio se correlata dei vari gasdotti esistenti ed in costruzione - per rendersi conto dell'accerchiamento perpetrato: qualcuno con una materia cerebrale estremamente semplificata, al Pentagono, evidentemente pensava e pensa di giocare a Risiko.

I tanti nostalgici ex filosovietici rimproverano a Gorbačëv di essere stato troppo blando, dimenticando che la guerra fredda l'ha persa chi per primo ha finito i piccioli, altro che politica, torti e ragioni. Obama, come Gorbačëv un quarto di secolo prima, ha ereditato la fine della festa, e deve fare buon viso a cattivo gioco: chi li paga i golpisti, il disoccupato dell'Oklahoma?

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