martedì 22 novembre 2016

Abolizione del voto degli italiani all'estero?

Sento sempre più spesso di gente che vorrebbe nuovamente abolire il voto degli italiani all'estero. Fondamentalmente, le motivazioni che vengono addotte sono tre:

1)Il voto può anche non giungere mai al Consolato in quanto il servizio postale non lo assicura.

2)La scheda può essere votata in presenza di terze persone.

3)Gli italiani all'estero non pagano le tasse in Italia.

Mi sento di ribattere su tutti e tre i punti.

1)Facciamo l'esempio degli italiani in Russia. su 2.355 iscritti all'AIRE, 1.674 sono gli elettori (dati del 2013). Un migliaio e mezzo di questi risiedono a Mosca, il 90%. Praticamente tutti ci rechiamo direttamente al Consolato, dove fuori c'è un'apposita cassetta postale in cui depositare la busta elettorale (il tutto, ovviamente, ripreso da una telecamera di sorveglianza). Ciò detto, non avrei nulla in contrario se si facessero dei seggi nei consolati plenipotenziari e anche in quelli onorari, lasciando il voto per corrispondenza solo per coloro che risiedono in località particolarmente remote.

2)Certo, personalmente voto sul mio tavolo da pranzo, in quel momento potrebbe passare mia moglie o i miei due figli minorenni. Non mi pare fondamentale. Ma lasciamo perdere l'esempio personale, visto che qui parliamo di voto di scambio. Sì, è possibile. Come è possibile, peraltro, che in Italia dei rappresentanti di lista si mettano delle puntine di grafite sotto le unghie per segnare le schede bianche in loro favore (ne fui testimone e denunciatario personalmente, trent'anni fa), visto che nel sistema pleonastico italiota ci si ostina ad usare le matite copiative (quelle chimiche, per intenderci), mentre in Russia ci sono le urne elettroniche e le webcam in ogni seggio. Non esiste un sistema elettorale scevro da rischi, ma per questo negare l'accesso al voto non è una risposta.

3)Il voto, per noi italiani all'estero, è tra le poche cose che ci lega ad un Paese che ci ha costretti ad emigrare. Vogliono toglierci anche questo. Va bene, se il criterio deve essere quello della residenza anziché della cittadinanza, allora devono poter votare gli stranieri residenti in Italia. Altrimenti poi, dal negare tale diritto agli italiani all'estero, il prossimo passo sarà quello di annullare il suffragio universale (il voto alle donne): in effetti, se, in uno Stato maschilista e patriarcale, gli uomini lavorano più delle donne e perciò sono i veri contribuenti fiscali, perché mai il voto femminile deve essere equiparato a quello maschile? Di più: poi escluderemo i disoccupati, che come tali non pagano le tasse, e poi il voto di chi paga di più varrà più di quello di chi paga di meno... Vogliamo davvero diventare come gli USA?

2 commenti:

  1. concordo sostanzialmente su i primi due punti,sul terzo dissento dalla definizione "maschilista e patriarcale"uno Stato nel quale gli uomini lavorano più delle donne.lo spazio è insufficiente per la questione posta in tali termini,tuttavia i termini sono alquanto inappropriati e dispregiativi: il maschilismo non ha nulla a che vedere con il lavoro dell'uomo che comunque ha maggiori chanche se non impegnato con i figli che giustamente prendono molto tempo per le cure,per cui la donna deve declinare a loro un tempo maggiore che alla carriera.la divisione dei ruoli ha un significato eterno,a prescindere dalle mode.Il patriarcato ha pure nuna funzione antropologica e sociale specifica e certamente positiva. Ciò che invece và sempre condannato è l'uso inproprio del ruolo,travisando la posizione per dominare anzichè rendere un servizio,allora ha senso definire in senso negativo lavoro e ruolo.padre e madre padroni sono anche infausti amministratori dello Stato.Il suffragio universale è prima di tutto un valore civico,dove il diritto è acquisito in funzione del ruolo,lavorativo e educativo,non della capacità contributiva,altrimenti tutto diventa business.Il valore "identità culturale" dispensa dal pagamento delle tasse,per cui è giusto che un Italiano,in questo caso,voti,cioè esprima con il voto la sua valenza di cittadino "onorario"in quanto legato culturalmente alla sua patria di origine....

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    1. L’impressione è che tu risponda al mio articolo senza aver compiuto lo sforzo intellettuale di comprenderlo. Non puoi trovare da nessuna parte che io esprima simpatie per il fatto che l’Italia sia uno Stato maschilista e patriarcale, o che la disoccupazione femminile in Italia sia più alta di quella maschile (il tasso di occupazione femminile è del 47% contro il 65% maschile): la mia è una pura e semplice constatazione ed una esecrazione. Parimenti, se hai dedotto che io sia per l’abolizione del suffragio universale o del voto all’estero, o io ho perso la capacità di spiegarmi, oppure tu non sei in grado di capire. Propendo per la seconda ipotesi.

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