In questa società, dove noi, italiani in Russia, viviamo, ci sono parecchie cose che non quadrano; ma non rispetto alla società russa, bensì a quel che si dice a proposito della società russa sui massmedia italiani.
Distraiamoci. Provate ad immaginare che siate degli emiganti italiani in Germania, Belgio (Marcinelle, in particolare, ma non solo), Francia, Svizzera, e poi Sud America, Stati Uniti, e quant’altro. Insomma, una serie di Paesi, dove, tradizionalmente, siamo (siete?) abituati che gli italiani sono bassi, storti, con la barba che se non te la fai un giorno ti cresce fino agli zigomi, rigorosamente maschilisti, machisti, che le donne son tutte puttane, fatta eccezione per mamme, sorelle, moglie e figlie. Giusto un esempio a mo’ di macchietta: i turchi in Belgio mettono lo scudetto della bandiera italiana sul retro della macchina, per non farsi multare, per farsi prendere per italiani meridionali. Semplice: l’italiano di giorno è un gran lavoratore, proprietari di ristoranti, camerieri, minatori, baristi, “alimentaristi” (properitari di negozi alimentari) – guardate che parlo a ragion veduta – e persino di notte (ma, in questi casi, li temono, anziché rispettarli), magnaccia, gestori di club notturni, insomma, fiji de ‘na mignotta tout court.
Vi riconoscete, in questo modello? Ne dubito fortemente, ed immagino di avere ragioni da vendere.
Perché? Ma è semplice! L’Italia è cambiata. E’ cambiata,nel senso che davvero un tempo era così, da “Divorzio all’italiana” a “Pane e cioccolata”. E non erano esagerazioni. Grazie a geni come Pietro Germi, Monicelli eccetera, ma soprattutto grazie al ’68 e al ’77, ‘sto Paese è cambiato davvero. E per sempre (oddio, non sia mai... Cambiata ‘na sega...).
Bene. Anzi: male. Immaginate, infatti, di essere italiano in Uganda, o statunitense in Belgio, ed ecco che,invece, voi, convinti di essere strafichi, scoprite che in Patria vi considerano sfigati in un Paese del cazzo, dove voi siete lo strafigo e il resto è palta (sto cercando di contenermi). Voi sapete che non è così, anche perché vivete in un Paese dove vivete meglio che in Italia (nel mio caso, dove guadagnate il doppio e spendete la metà, sennò che ci vivete a fare), ma dipendete dal Paese di origine, nel senso che i vostri clienti sono gli italiani che si recano qui, salvo poi dirne peste e corna se gli affari vanno male, o comunque tacere se gli affari vanno bene).
Invece, voi vivete in Italia. Gli italiani in Italia son diversi. Son convinti, sempre giusto come esempio, che i rumeni siano tutti stupratori di donne italiane, tutti gli zingari rapiscano i bambini, i marocchini siano tutti finocchi che adiscano al vostro culo, e, a Milano, tutti i ladri vengano da Napoli in giù (anche qui, parlo a ragion veduta). Un problema di stereotipi.
Ora, torniamo in Russia. Dove gli italiani tipici son sempre quei gestori di ristoranti italiani, oppure imprenditori di aziende che possono essere PMI, ma anche grandi consorzi tipo ENI, ENEL, FIAT, Merloni. I russi ritengono che siamo geniali, e che con noi si possa avere a che fare, perché tutti, originariamente, siamo contadini. Poi noi, italiani in Russia, leggiamo cosa si dice in Italia. O meglio: cosa dicono i giornalisti italiani scrivendo durante qualche mese di soggiorno in Russia, se non addirittura dalla propria scrivania di via Solferino o di piazza Indipendenza, o dallo studio televisivo di Saxa Rubra o di Milano 2. Noi siamo tutti mafiosi, parimenti come i nostri degni compari russi.
Cosa devono pensare i russi? Viceversa, cosa devono pensare gli italiani in Russia?
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