giovedì 1 gennaio 2009

L'Ucraina gasa l'Italia

Gli ucraini non avevano pagato giusto un paio di miliardi di dollari, una bazzecola, un debito accumulato per il gas già consumato, nonostante che la Russia faccia loro ancora un prezzo di favore, per vecchio affetto consolidato. Come promesso, alle otto del mattino italiane, chiusi i rubinetti. Attenzione: chiusi i rubinetti del gasdotto Russia – Ucraina, non quelli del gasdotto Russia – UE, che è proprio un altro tubo.

Cos’hanno detto a ‘sto punto gli ucraini? Che siccome la provenienza di questo gas è sconosciuta, loro si sentiranno autorizzati di disporne come meglio credono. Sconosciuta, avete sentito bene. Infischiandosene del contratto firmato due anni fa – e valido per cinque anni, dunque fino al 2011 – tra la Federazione Russa come fornitore, l’Unione Europea come consumatore e l’Ucraina, la Slovacchia e la Cechia come Paesi di transito per il 60% del gas russo per Austria, Germania, Italia e Francia. Infischiandosene, in altre parole, di una delle regole basilari del tanto sbandierato capitalismo. Ma non c’era chi, in Europa ed oltreoceano, e nella cosiddetta sinistra italiana in particolare, voleva entro il 2008 l’Ucraina nell’UE e nella NATO, a monito della sempiterna minaccia dell’orso russo, minaccia che si estrinseca già nella sua esistenza in quanto tale?

La Germania sta già cercando vie alternative, attraverso Belorussia e Polonia, ma una croce definitiva sull’attività di questi filibustieri verrà posta quando verrà completato il North Stream, attraverso il Mar Baltico, verso la Germania, che a quel punto farà essa stessa da Paese di transito verso il resto dell’UE. Naturalmente, chi vi si oppone?

Altri tre rinomati Paesi russofobi e perciò democratici: quelli baltici, che, tutti e tre insieme, sono pari alla metà di tutto il Belgio, mentre il Belgio ha poco più popolazione della Lombardia, e che ogni volta che hanno la luna storta mettono in ginocchio l’Unione Europea col suo mezzo miliardo di abitanti. Quei baltici che hanno istituito la festa delle truppe SS baltiche, che pagano a queste ultime la pensione, mentre mettono in galera i loro cittadini che hanno combattuto il nazismo nelle file dell’Armata Rossa come “traditori della Patria”.

Insomma, tra ladri, fascisti ed imbecilli, l’Unione Europea continuerà ad avere problemi politici, sociali ed economici finché non si decideranno a modificare le regole e a decidere a maggioranza anziché all’unanimità: quel giorno, l’opinione e la volontà di Francia (64 milioni), Germania (82 milioni), Inghilterra (61 milioni) ed Italia (60 milioni) conterà pure più di quelle di Estonia (1,3 milioni, come Bari), Lettonia (2,3 milioni, come Torino; Roma è più grande di Estonia e Lettonia messe insieme), Lituania (3,4 milioni, come Milano), Polonia (39 milioni) e soprattutto Ucraina (46 milioni, come la Spagna), che manco ne fa parte, no?

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