Da decenni, praticamente da un secolo e mezzo, assistiamo a dei rigurgiti periodici di violenza verbale (e non solo), per la quale chi non è d’accordo con noi, è automaticamente comunista. Dimenticando che il comunismo, come il capitalismo, di per se, sono dei sistemi economici, non politici. Capitalisti erano Paesi come l’Italia fascista, la Germania nazista, la Spagna franchista e capitaliste sono l’Italia, la Germania e la Spagna odierne, eppure nessuno afferma che siano la stessa cosa.
Il capitalismo è una
struttura economica fondata e caratterizzata sulla proprietà privata dei mezzi di produzione e dalla produzione di merci scambiate sul mercato, dall’accumulazione di capitale, dal lavoro salariato. L’accumulazione di capitale e i mezzi di produzione sono controllati dalle classi dominanti, mentre quelle subalterne vendono per un salario la propria forza lavoro, che assume la forma di merce. Il prodotto del lavoro che eccede il salario rappresenta il plusvalore, che alimenta i profitti e l’accumulazione di capitale. Sulla base di questi rapporti di produzione, il lavoro si presenta come alienato, ovverosia separato da ciò che produce, e sfruttato, poiché non ottiene quanto corrisponde al suo prodotto. In questo sistema, i beni prendono la forma di merci scambiate sul mercato; in esse il valore di scambio è distinto da quello d’uso e si lega a qualità e aspetti simbolici – il feticismo delle merci – che nascondono la loro natura di prodotto del lavoro (Treccani).
E il comunismo? Un sistema che
propugna un sistema sociale nel quale sia i mezzi di produzione sia i mezzi di consumo sono sottratti alla proprietà privata e trasformati in proprietà comune, e la gestione e distribuzione di essi viene esercitata collettivamente dall’intera società nell’interesse e con la piena partecipazione di tutti i suoi membri (ibidem).
Ogni ulteriore elucubrazione, si sarebbe detto nella mia generazione, è una sovrastruttura, asservita alle convenienze lessicali e congiunturali di colui che la adopera. Dunque, con riferimento a Cuba, Cina, Corea del Nord, Vietnam, Laos, se si adopera la definizione “regime comunista”, si deve allora parlare di “regime capitalista” per tutti i Paesi dell’Unione Europea e soprattutto per gli Stati Uniti. Tra l’altro, è proprio il termine “regime” ad avere assunto negli anni un’accezione negativa, mentre in realtà altro non è che l’ordinamento politico, la forma o il sistema statuale o di governo: può essere un regime democratico, parlamentare, presidenziale. Invece, lo si utilizza per indicare un potere assoluto, autoritario, dittatoriale, militare. E’ sbagliato, non è corretto ed è malevolo. Giusto un esempio: in Occidente sono invisi sia Erdoğan che Assad, però se Erdoğan fa bombardare la Siria, sui giornali occidentali leggiamo che “la Turchia bombarda il regime di Assad”.
Nessun commento:
Posta un commento