lunedì 8 febbraio 2010

Chi è filocosa

La Stampa, ore 18:24, 7 febbraio 2010: Ucraina, il filo russo Yanukovich scalza la premier Tymoshenko.

Repubblica, ore 19:07, 7 febbraio 2010: Yanukovich annuncia la vittoria. L'Ucraina all'opposizione filorussa.

Corriere della sera, ore 20:21, 7 febbraio 2010: Il leader dell'opposizione filorussa in vantaggio. Ma Iulia Timoshenko per ora non riconosce la sconfitta.

l'Unità, ore 20:36, 7 febbraio 2010: il leader filo-russo del Partito delle Regioni, Viktor Yanukovich, avrebbe vinto le elezioni presidenziali svoltesi oggi in Ucraina, sconfiggendo il premier Yulia Timoshenko.

Perché riporto questa breve rassegna di titoli ed incipit di giornali progressisti italiani? Perché voglio farvi riflettere sulle ragioni per le quali Viktor Janukovič (è così che si scrive, smettiamola anche con la traslitterazione "creativa") è sempre e comunque un uomo di Mosca e, sottinteso, di Putin ("filorusso", appunto), mentre Julija Timošenko (è così che si scrive) è solo la Presidente del Consiglio dei Ministri (la "premier", come piace dire ai giornalisti, all'opposizione e ai governanti italiani), non una parola sul fatto che sia talmente filo-occidentale da essere filo-yankee, smaniosa di entrare nella NATO.

Già che ci sono.

Gorbačëv (accento sulla "ë", non sulla "o")

El'cin (non Yeltsin et similia)

Medvedev (accento sulla seconda "e", non sulla prima)

Janukovič (accento sulla "o", non sulla "u")

Černobyl' (accento sulla "o" alla ucraina o, al limite, sulla "y" alla russa, ma comunque assolutamente non sulla "e" come si usa in Italia)

Kiev, Moldavia (in italiano, non traslitterando dall'ucraino e dal moldavo rispettivamente Kyiv e Moldova). Anche Nizza, in russo, resta Nizza, non diventa Nice, poiché il nome era noto da prima che nascesse Garibaldi.

3 commenti:

  1. La Stampa, 11:26, 8 febbraio 2010, leggete bene: "Massiccio di corporatura, sbrigativo, autoritario, a volte un po' ruvido: Viktor Yanukovich è un perfetto "testimonial" dell'Est ucraino, collettivista e filorusso, ancora lontanissimo dall'Ovest che guarda all'Europa".

    Ancora???!!!

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  2. In Italia c'erano gli antisovietici che andavano a destra dal PSI in giù, e una frangia filosovietica piuttosto consistente nel PCI (più alcuni gruppettari statisticamente trascurabili). Basti dire che, quando chiesi la tessera della FGCI nel mio quartiere, a 14 anni, pretendevano di farmi l'esame perché ho dichiarato subito di non essere filosovietico (si badi bene: non di "essere antisovietico"). Rifiutai e mi iscrissi al circolo di apparteneza scolastica, ma rimasi per anni col nomignolo di "socialdemocratico" (si ricorderà certamente che era un'offesa quasi peggiore di "fascista").

    In URSS c'era una fetta consistente ma minoritaria di privilegiati filosovietici ed una massa di diseredati silenziosi ma perciò antisovietici.

    Finita l'URSS, abbiamo ora in Russia i privilegiati filosovietici di allora divenuti gli oligarchi antisovietici russofili, e gli antisovietici sfigati di allora divenuti sfigati antisovietici russofili oggi.

    In compenso, in Italia abbiamo gli antisovietici di un tempo diventati francamente indifferenti all'URSS e alla Russia, se non quando si tratta di questioni economiche, con varie inclusioni razziste e provincialistiche quando si tratta di Paesi ex sovietici ma non di Russia (le badanti ucraine, gli operai rumeni, eccetera). Abbiamo poi i filosovietici di un tempo, diventati antisovietici più degli antisovietici di un tempo, dovendo dimostrare a questi ultimi di non essere mai stati comunisti (stile Veltroni, per intenderci), e perciò, facendo confusione nella fretta, riciclati russofobi, confondendo etnia e ideologia.

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  3. In Italia c'erano gli antisovietici che andavano a destra dal PSI in giù, e una frangia filosovietica piuttosto consistente nel PCI (più alcuni gruppettari statisticamente trascurabili). Basti dire che, quando chiesi la tessera della FGCI nel mio quartiere, a 14 anni, pretendevano di farmi l'esame perché ho dichiarato subito di non essere filosovietico (si badi bene: non di "essere antisovietico"). Rifiutai e mi iscrissi al circolo di apparteneza scolastica, ma rimasi per anni col nomignolo di "socialdemocratico" (si ricorderà certamente che era un'offesa quasi peggiore di "fascista").

    In URSS c'era una fetta consistente ma minoritaria di privilegiati filosovietici ed una massa di diseredati silenziosi ma perciò antisovietici.

    Finita l'URSS, abbiamo ora in Russia i privilegiati filosovietici di allora divenuti gli oligarchi antisovietici russofili, e gli antisovietici sfigati di allora divenuti sfigati antisovietici russofili oggi.

    In compenso, in Italia abbiamo gli antisovietici di un tempo diventati francamente indifferenti all'URSS e alla Russia, se non quando si tratta di questioni economiche, con varie inclusioni razziste e provincialistiche quando si tratta di Paesi ex sovietici ma non di Russia (le badanti ucraine, gli operai rumeni, eccetera). Abbiamo poi i filosovietici di un tempo, diventati antisovietici più degli antisovietici di un tempo, dovendo dimostrare a questi ultimi di non essere mai stati comunisti (stile Veltroni, per intenderci), e perciò, facendo confusione nella fretta, riciclati russofobi, confondendo etnia e ideologia.

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