mercoledì 25 ottobre 2006

Lettera aperta ad un'amica

di Mark Bernardini
Di più: ad una mia compagna. Lei mi scrive:
Esci di casa la mattina e freddi chi ti capita davanti. Dove cogli hai colto bene. Prova a fare mente locale e ti accorgerai che su dieci persone che conosci nove "sono furbe".
Con la nostra sfiga proverbiale, coglierai quell'uno su dieci. Te la senti di affrontare questo rischio? Io no. Ricordo un manifesto del PCI rivolto ai terroristi. Cito a memoria: "sparano a una divisa, ma dentro c'è un uomo". Spareresti alla prima persona che per caso ti passa davanti, poi si scopre che era lì perché ha perso l'autobus, e l'ha perso per dare un bacio in più al suo bambino, prima che lo venisse a prendere l'odiato/a consorte, da cui ha divorziato da un paio d'anni, stanca delle percosse e/o delle urla, che è venuto/a a riportare il figlio dopo la giornata che gli è stata assegnata da un tribunale fatto anch'esso di uomini e donne, ciascuno con la sua misera storia personale. Ed era lì perché fa il doppio lavoro e si alza alle cinque, con i quali paga a malapena l'affitto. Oppure perché il lavoro non l'ha affatto, e alle cinque va a mettersi in fila, al collocamento piuttosto che aspettando un padroncino che sceglie, più o meno come mio nonno bracciante negli anni '20. Si chiama caporalato. Per l'ennesima volta esce, infreddolita ed assonnata, e d'improvviso viene freddata da un altro sfigato come lei, convinto di trovarsi davanti uno dei soliti furbetti italioti. Io non parlo solo per esserci passato in prima persona, 27 anni fa, ovviamente nel ruolo della vittima del terrorismo, non certo dell'artefice. E' che sono stato due volte a Beslan. Non riesco a liberarmi degli sguardi silenziosi delle centinaia di donne in nero, che le lacrime le hanno finite in un giorno settembrino d'inizio scuola. Laddove prima, in ogni cortile, regnava il vociare assordante e fastidioso dei bambini, ora regna il silenzio ed il lutto. Hanno fatto fuori un quarto di generazione del paese. E' che davanti all'hôtel Nacional' c'era anche Daria Bonfietti, senatrice diessina della commissione stragi, per caso passata due minuti prima solo perché aveva deciso di telefonarmi e le ho dato delle indicazioni topografiche. I dieci passanti due minuti dopo, ora sono ricordati da una stele. Pensionate, disoccupati. E' che alla Rižskaja dovevo esserci anch'io, esattamente a quell'ora, visto che ci vado quasi quotidianamente a lezione di canto. Un'ora prima, l'insegnante mi ha telefonato dicendo di stare poco bene. Gli altri, quelli del mercato rionale adiacente, dove i poveracci vendono e comprano le loro scarne masserizie, ora sono ricordati da un deporre ininterrotto da due anni di garofani rossi. 27 anni fa ero stato meno fortunato. Al processo a Rebibbia sei anni dopo, non scorderò per il resto della mia vita gli occhi stracolmi di angoscia di Cristiano Fioravanti. Pensaci. Pensa da che parte sarebbero stati i tuoi conterranei. No, ovviamente non Soru, né Cossiga: Gramsci, Berlinguer.

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