lunedì 9 maggio 2016

Fascisti putiniani? Non scherziamo

L'antifascismo non è un valore negoziabile, a seconda della contingenza.

Non è così sentito in Italia?

Lo è però sicuramente in Russia, dove non c'è famiglia che non abbia avuto un morto in casa per mano dei fascisti.

Irina Osipova putiniana?

Putin non perde occasione per ribadire il suo antifascismo.

La Osipova non è inutile: è dannosa.

Anche in Russia c'è il multipartitismo (checché ne dicano i media mainstream italioti), ed è pur sempre valido il vecchio adagio mondiale per il quale "quante teste, tante idee".

Ciò premesso, tuttavia, esistono alcuni valori universalmente recepiti: che so io, "non rubare", "non uccidere", e chi li infrange, quando e se scoperto, è oggetto di pubblico ludibrio (eccezion fatta per le ruberie dei berlusconiani e poi dei politici attuali di ogni sorta in Italia, che quasi se ne fan vanto).

Ecco, tra questi valori c'è quello dell'antifascismo tra la stragrande maggioranza delle persone "normali", intendendo il fascismo come quello originario italiano mussoliniano, quello tedesco hitleriano, quello spagnolo franchista, quello portoghese di Salazar, quello latinoamericano in quasi tutto quel continente e anche, ovviamente, quello ucraino attuale.

Viceversa, i vari neofascisti, le teste rasate et similia, vengono per lo più percepiti in modo più o meno implicito come dei pericolosi e violenti squilibrati mentali.

La sensibilità all'argomento varia da Paese a Paese, a seconda di quanto il Paese in questione ne sia stato fautore e/o ne abbia patito.

Tutto questo per dire che il sentimento antifascista è forse il più forte elemento di coesione esistente in Russia, per ragioni talmente lampanti che non meritano ch'io mi ci soffermi.

Voglio dire che in Russia non esistono le Meloni, i La Russa, i Gasparri, le Mussolini, le Santanchè: da Zjuganov a Žirinovskij, passando per Putin e Mironov, ma anche per personaggi strani come Prochorov o la Chakamada, sono tutti fieramente e sinceramente antifascisti e riconoscono il merito non solo del popolo sovietico, ma dei comunisti in particolare, nell'aver liberato l'Europa e il mondo dalla peste nazifascista.

Ecco perché condivido il risentimento di molti italiani in Russia: non qui, non ora, non il 9 maggio.

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