Una doverosa precisazione circa le definizioni di destra e sinistra nella politica russa. Agli albori della perestrojka, i fautori di Boris El’cin, Egor Gajdar, ecc. venivano definiti “di sinistra”, perché riformavano il tradizionale ordinamento socialista dell’URSS, e in Occidente i riformatori sono considerati “di sinistra” per definizione.
Con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, anche in Russia il capitalismo è stato considerato un regime tradizionale, ed ecco che i sedicenti “riformatori” sono diventati “di destra”, come tutti i conservatori occidentali: visti i secoli di capitalismo in Occidente, la destra è quella che difende l’ordine economico costituito, i valori del mercato, gli interessi dei proprietari privati; la sinistra, ovviamente, comprende radicali e riformatori comunisti e socialisti.
Da sempre in Italia si cerca di ascrivere all’estrema sinistra e rivoluzionaria anche il terrorismo “rosso” (BR, NAP, PL, sono solo le punte dell’iceberg). Un capitolo a parte meriterebbe il terrorismo “nero” (NAR, Avanguardia Nazionale, Ordine Nero, ecc.), con i tentativi di appropriarsi delle sigle storicamente comuniste (Ordine Nuovo, Fronte della Gioventù, Rinascita) ed i loro legami, non solo in Italia ma in Europa, con l’estrema destra nazista, razzista e populista. Ma qui parliamo di Russia.
In Occidente raramente si osserva una congiuntura tra destra e sinistra estreme, una commistione tra idee comuniste e nazionaliste, mentre nella Russia odierna le idee tipo “confiscare e redistribuire”, “la Russia prima di tutto” et similia le troviamo un po’ ovunque, dai rossobruni (che è già una contraddizione in termini) del disciolto Partito Nazional-Bolscevico e fino ai Partiti tradizionalmente d’opposizione, di destra e di sinistra.
Acronimo europeo | Collocazione | Partito europeo | Italiani |
PPE | Centrodestra | Partito Popolare Europeo | FI, NCD, UDC, SVP, Popolari |
ECR | Centrodestra | Conservatori e Riformisti Europei | CoR |
PVE | Centrosinistra | Partito Verde Europeo | Verdi, Vërc de Südtirol |
ALDE | Centro | Alleanza Democratici e Liberali per l’Europa | Radicali, Centro Democratico, PRI, Scelta Civica |
GUE | Sinistra | Sinistra Unita Europea | Tsipras, PRC, PdCI |
S&D | Centrosinistra | Alleanza Progressista Socialisti e Democratici | PD, PSI |
ELDD | Destra | Europa Libertà e Democrazia Diretta | M5S |
ENL | Estrema Destra | Europa delle Nazioni e della Libertà | Lega Nord |
Con quali formazioni europee sono affini i Partiti russi? Russia Unita con il centrodestra del Partito Popolare Europeo, quindi con Forza Italia e il Nuovo Centro Destra. I Verdi con i Verdi, nessuna sensazionalità. I liberaldemocratici di Žirinovskij con l’estrema destra dell’Europa delle Nazioni e della Libertà, quindi con la Lega Nord. La Mela (Jabloko) di Javlinskij con i centristi dell’Alleanza Democratici e Liberali per l’Europa, quindi con i radicali pannelliani e la Scelta Civica di Monti. I comunisti con
la Sinistra Unita Europea, anche qui nessuna sorpresa, quindi con Tsipras, Rifondazione e Comunisti Italiani. Finalmente, i socialisti di Mironov con l’Alleanza Progressista Socialisti e Democratici. Stranamente, nessuno fa riferimento alla destra dell’Europa della Libertà e della Democrazia Diretta, quindi nessuno sta con i grillini.
Partito | Collocazione | Ideologia | Europa |
Russia Unita | Centrodestra | Conservatorismo russo, tradizionalismo | PPE |
Verdi | Centrosinistra | Socialdemocrazia | PVE |
Partito Liberal-Democratico | Estrema destra | Nazionalismo russo, panslavismo, neoimperialismo, anticomunismo, populismo | ENL |
Partito della Libertà Popolare | Centrodestra | Liberalismo, democrazia liberale, federalismo, europeismo, diritti umani | ALDE |
Mela | Centro | Liberalismo sociale, socialdemocrazia, europeismo, Internazionale Liberale | ALDE |
Partito Comunista | Sinistra | Comunismo, marxismo-leninismo, socialismo democratico, patriottismo, secolarismo, libertà confessionale | GUE |
Russia Giusta | Centrosinistra | Socialdemocrazia, socialismo democratico, Internazionale Socialista | S&D |
Con questa premessa, in Russia esistono oltre un centinaio di Partiti. Per poter partecipare alle elezioni bisogna però registrarsi, e i Partiti registrati sono 77. 75 di questi avevano poi il diritto di presentarsi alle elezioni. Per esercitare tale diritto, oltre ai Partiti che si sono presentati in quanto avevano superato lo sbarramento del 5% alle elezioni precedenti (2011, quattro Partiti), occorreva essere già presenti in almeno uno dei consigli regionali del Paese (che è suddiviso in 85 regioni, o “soggetti della Federazione”). In assenza di tali due condizioni, è possibile presentarsi ugualmente, ma occorre raccogliere 200.000 firme (gli elettori sono poco meno di 112 milioni, quindi meno dello 0,2%). Si sono quindi presentati 22 Partiti.
Un’ulteriore importante precisazione: nel 2016, si è tornati ad un sistema elettorale “misto”, metà dei 450 deputati vengono eletti col sistema proporzionale, e metà con quello “monomandatario” (una sorta di maggioritario). Ebbene, di quei 22 Partiti, tre si sono presentati con il solo monomandatario, ad uno non è stato consentito di partecipare in quanto non presente in alcuno dei consigli regionali e quattro non hanno raccolto il numero necessario di firme. Concludendo, nelle schede elettorali del 18 settembre 2016 erano presenti 14 liste.
Per avere dei deputati anche stavolta occorreva superare lo sbarramento del 5%; tuttavia, superando il 3%, si accede ai rimborsi statali per la campagna elettorale. Sono stati eletti quattro Partiti (in realtà sei, con i monomandatari), e nessuno degli altri dieci ha raccolto un consenso sufficiente per ottenere detto rimborso.
Le elezioni si sono svolte in modo del tutto regolare, contrariamente a quanto alludevano i media mainstream (che in italiano dovrebbero chiamarsi “principali mezzi di comunicazione”) occidentali, a meno che non si vogliano definire illegittime delle elezioni in cui solo in nove seggi su 95.000 sono state registrate delle irregolarità e dove conseguentemente sono state invalidate le elezioni (che ovviamente verranno ripetute). Si tenga conto che, oltre a moltissime urne elettroniche (dove quindi le schede vengono conteggiate e assegnate in tempo reale, per poi essere verificate nuovamente a mano al termine delle consultazioni, e i due dati debbono coincidere), i seggi sono muniti di webcam, che permettono a chiunque (elettore o meno, in Russia o all’estero) di vedere comodamente a casa quel che accade nel seggio in tempo reale, dall’inizio delle elezioni e fino al termine dello spoglio.
Detto tutto ciò, possiamo invece muovere alcune critiche circa gli esiti. Intanto, a causa del già citato ritorno al sistema misto maggioritario-proporzionale, il Partito di maggioranza, con il 54% delle preferenze, grazie ai monomandatari ha ottenuto 343 deputati su 450, cioè il 76%, passando quindi dalla maggioranza assoluta a quella costituzionale. Certo, le prime dichiarazioni del presidente (segretario) del Partito, Dmitrij Medvedev (l’attuale primo ministro del Paese), cercano di essere rassicuranti: ascolteremo e collaboreremo con l’opposizione.
L’opposizione però è ridotta al lumicino suo malgrado (13,34% ai comunisti, ma 9,33% dei deputati; 13,14% ai liberaldemocratici di Žirinovskij, 8,67% dei deputati; 6,22% ai socialisti di Mironov, 5,11% dei deputati).
Si registra inoltre, già in queste prime settimane, un’ingerenza esponenziale della chiesa ortodossa nella vita pubblica, politica, sociale e culturale del Paese, persino nell’arte, soprattutto nel campo dei diritti (aborto, divorzio), dell’istruzione (materie, libri di testo) e della visibilità mediatica, nonostante che per legge la Russia sia un Paese laico, multietnico e multiconfessionale (artt. 14, 19 e 28 della Costituzione), in cui convivono senza problemi cristiani ortodossi (41%), musulmani (7%), buddisti (1%) e persino atei (13%).
Una nota a margine riguarda i comunisti. Resta un inquietante retrogusto per l’ammissione alle elezioni di un sedicente “Partito dei comunisti della Russia”, il cui simbolo, rispetto a quello del tradizionale PCFR, risulta identico, fatta eccezione che è rappresentato da una falce e martello bianca su sfondo rosso, mentre per il PCFR, viceversa, la falce e martello è rossa su sfondo bianco. Queste sedicenti “coalizioni tecniche”, tecnicamente appunto, si chiamano “Partiti spoiler” (in Italia, “Partiti civetta”), assieme ai vari “Partito Democratico”, “Partito Popolare”, KPSS (come il PCUS, ma che vuol dire “Partito Comunista della Giustizia Sociale”), “Posizione Civica”, “Unione dei Cittadini”, “Paese Natio” e “Partito Social-Democratico”. Ebbene, il PCR ha preso il 2,27%, senza ottenere alcun deputato, che altrimenti sarebbe andato ad aggiungersi al 13,34% del PCFR.
Adesso però dobbiamo analizzare l’affluenza e i valori assoluti ottenuti dai Partiti in termini di voti.
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Russia Unita parla di vittoria schiacciante. Ha però votato il 47% degli elettori. Per carità, E’ sempre un buon risultato rispetto al 43% dei Paesi membri dell’UE alle ultime elezioni europee del 2014: Austria (46%), Bulgaria (35%), Repubblica Ceca (19%), Cipro (44%), Croazia (25%), Estonia (36%), Finlandia (41%), Francia (43%), Germania (48%), Inghilterra (36%), Lettonia (30%), Lituania (45%), Olanda (37%), Polonia (23%), Portogallo (34%), Romania (32%), Slovacchia (13%), Slovenia (21%), Spagna (46%), Svezia (49%), Ungheria (29%) non hanno nulla da insegnare, per non parlare degli Stati Uniti, dove votano i cosiddetti “grandi elettori” anziché il popolo e si arriva al 43%. Come che sia, mi pare che in Russia ci sia poco da stare allegri: un calo netto di 13 milioni di votanti, nonostante gli elettori siano aumentati di un milione per l’adesione della Crimea, è comunque un dato preoccupante.
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E’ vero: in percentuale, Russia Unita ha guadagnato il 5%. Tuttavia, proprio per il citato calo dell’affluenza, essa ha perso quattro milioni di voti. Ha semplicemente perso meno degli altri.
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Questo non riguarda affatto la popolarità di Putin come presidente: la sua popolarità era e resta di gran lunga superiore a quella del suo Partito. Tuttavia, è innegabile che, con percentuali del genere, Russia Unita abbia la forte tentazione di persistere nel suo essere Partito contenitore onnicomprensivo dal piglio decisionista.
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