venerdì 2 agosto 2013

Berlusconi, redde rationem

No, non siamo alla resa dei conti. Intanto, in galera non ci va, e quante volte ho risposto, in questi tredici (sic!) anni di esilio forzato, a quanti volevano morto Berlusconi, che io non lo volevo affatto morto, bensì in galera, che sennò è troppo comodo. Poi c’è la faccenda dell’interdizione dai pubblici uffici, che non si sa ancora come andrà a finire (temo di saperlo benissimo, invece).

“La pena scatterà a ottobre”. Immaginiamo che uno si sia intrufolato in un pollaio ed abbia rubato una gallina. L'hanno pizzicato e l'hanno condannato in via definitiva ai domiciliari per quattro anni. Però, "non scherziamo”, mica subito, per ora resta in libertà a delinquere altri tre mesi, per dimostrare che non ce l’hanno con lui.

Altra mia frase di questi quasi tre lustri è che “ciascuno ha il governo che merita, l’Italia merita Berlusconi”. Ne resto convintissimo: chi l’ha votato per vent’anni? Mica è sceso da Marte con le armi in pugno. Berlusconi morirà per ragioni anagrafiche, circondato dai suoi commensali, servi e puttane. Si spegnerà “serenamente”, come suol dirsi. Non così tutti coloro che sono stati danneggiati – materialmente ma soprattutto mentalmente – dal ventennio berlusconico. Finirà Berlusconi, ma non i berluscones, finirà Berlusconi, ma non il berlusconismo, per cui non pagare le tasse è cosa buona e giusta, e chi afferma il contrario è comunista.

Guardiamoci intorno: i vari Dell’Utri, Previti, Alfano, Santanchè, Minetti, Daddario, Brambilla, Bondi, Apicella, Feltri, Brunetta, Letta (zio e nipote), Bonaiuti, Giovanardi, Miccichè, Bertolaso, Vito, Fitto, Carfagna, Meloni, Frattini, Craxi (la figlia), Palma, La Russa, Tremonti, Scajola, Urso, Sacconi, Matteoli, Mantovani, Prestigiacomo, Gelmini, Tajani, Belpietro, Alemanno, Gasparri, Mussolini (la nipote, ovviamente), Casini, Fini, Mastella, ma anche Bossi, Maroni, Calderoli, Galan, Zaia, Castelli, Borghezio, Tosi, Cota, Pannella, Rutelli, e persino Occhetto, D’Alema, Fassino, Veltroni, Renzi, Franceschini, Finocchiaro, Napolitano, Grillo, sono ancora tutti là. In un Paese normale ciò non sarebbe mai accaduto.

E qui ripeto (repetita juvant, sed stufant) il mio pensiero di tutti questi anni: nel Ventennio fascista, piazza Venezia era stracolma di folle osannanti ad acclamare il Duce sotto il balcone. E lo era anche piazzale Loreto nell’aprile del 1945, a prenderne a calci il cadavere. Nessuno era mai stato fascista. Nessuno ha mai votato Democrazia Cristiana per quarant’anni, nessuno è mai stato craxiano all’indomani di Tangentopoli. Fra una decina d’anni, risulterà che nessuno abbia mai votato Berlusconi.

No, proprio non siamo alla resa dei conti. No, non ritengo che ci sia alcunché da festeggiare.

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