domenica 1 febbraio 1981

Nei labirinti della natura

di V.A.Mezencev

Quella che segue è una breve introduzione e la prima pagina di un libro che a suo tempo suscitò un notevole interesse presso i lettori sovietici. Il volume, intitolato appunto “Nei labirinti della natura”, fu pubblicato in 65.000 copie. L’autore, noto scrittore e giornalista che contava al suo attivo più di cinquanta libri, era specializzato in opere di divulgazione scientifica.In questo libro Mezencev cercava, come era nel suo stile, in forma elementare e accessibile anche al lettore più sprovveduto, di fornire una risposta allo stesso quesito con cui termina il brano qui riprodotto: “Quando l’uomo ha fatto la sua apparizione sulla Terra? Quando e come è sorta la vita stessa?”.

Molti conoscono l’antica leggenda greca di Dedalo e Icaro, che per primi si innalzarono nel cielo. Ma pochi la conoscono per intero.

Dedalo era un illustre pittore, scultore ed architetto di Atene. La sua fama risuonava in tutto il mondo. Un nipote di Dedalo, Talo, studiava presso lo zio. Fin dall’infanzia egli stupì tutti per il suo talento. Gli fu predetta una fama ancora maggiore di quella di Dedalo, il quale decise di uccidere il nipote. Un giorno, mentre stavano insieme sull’Acropoli di Atene, sul ciglio di una rupe, Dedalo spinse Talo, che cadde e morì. Mentre l’assassino stava scavando la tomba, gli Ateniesi lo scoprirono. Il tribunale supremo dell’antica Atene condannò a morte Dedalo, ma egli fuggì nell’isola di Creta dal potente re Minosse, che accolse volentieri l’insigne pittore: il re sperava che Dedalo avrebbe creato per lui nuove opere sublimi. Ed effettivamente, egli costruì per Minosse un’opera straordinaria: il Labirinto. In questa costruzione – palazzo vi erano dei passaggi talmente intrecciati, che, una volta entrati, era impossibile uscirne. Il re di Creta vi fece alloggiare il suo figliastro, il Minotauro, un mostro dal corpo umano e la testa di toro.

Dedalo visse molti anni presso Minosse; il signore di Creta non voleva lasciarlo andare. Dedalo si stancò di essere prigioniero ed escogitò un mezzo per fuggire da Creta: “Se non posso salvarmi dal potere di Minosse né per terra, né per mare, rimane ancora il cielo!”. Egli modellò con piume di uccelli e cera quattro grandi ali, per sé ed il suo giovane figlio Icaro, al quale mostrò come si vola alla maniera degli uccelli.

– Sii prudente, figliolo, – lo avvertì il padre. – Non scendere in basso, vicino alla superficie del mare, perché gli schizzi dell’acqua potrebbero bagnare le ali, e non salire in alto, verso il sole, perché il calore potrebbe fondere la cera che tiene insieme le piume.

Levatisi in volo facilmente, i fuggiaschi sorvolarono le onde del ma re. Ma Icaro dimenticò gli avvertimenti: affascinato dal volo, si levò in alto nel cielo ed i caldi raggi del sole fusero la cera delle ali. Con grandi urla, egli cadde in mare e perì tra le onde.

Dedalo, sconvolto, proseguì il suo volo e raggiunse la Sicilia. In seguito fece ritorno ad Atene…

La continuazione di questa leggenda narra del Minotauro chiuso nel Labirinto. Il mostro pretendeva vittime umane. Su ordine del re di Creta, le vittime erano fornite all’isola dalle terre soggiogate. Così anche gli abitanti di Atene erano costretti a farlo. Ma Teseo, figlio del re di Atene, si levò in loro difesa. Egli decise di combattere con il Minotauro.

Quando, insieme con i giovani e le giovani condannati a morte, Teseo approdò a Creta, di lui si innamorò la figlia di Minosse, Arianna. Di nascosto dal padre, ella donò al suo amato una spada tagliente ed un gomitolo di filo, affinché potesse trovare l’uscita dal Labirinto. Legata all’entrata l’estremità del filo, Teseo affrontò con sicurezza i passaggi ingarbugliati del rifugio del Minotauro: in mano reggeva il gomitolo.

Il mostro si gettò con furore su Teseo. Ma il coraggioso Ateniese non tremò. Egli afferrò il Minotauro per il corno e trafisse il suo petto con la sua spada affilata. Per uscire dal Labirinto gli fu d’aiuto il gomitolo che gli aveva regalato Arianna.

Il filo di Arianna. Da tempo quest’espressione è divenuta sinonimo di guida sicura dell’uomo. Ed è proprio questa la funzione che la scienza svolge per tutti noi. Solo con il suo ausilio si può viaggiare con sicurezza e tranquillità nei complicatissimi labirinti della natura, cercare e trovare le giuste soluzioni ai suoi vari fenomeni, vedere le cause naturali dei fenomeni “miracolosi”, “inspiegabili”, “dell’al di là”, che da tanto tempo fungono per molta gente da “prove convincenti” dell’esistenza di forze sovrannaturali.

Compiamo anche noi un viaggio nei labirinti dell’universo, affidandoci al “filo di Arianna”: la scienza della natura viva.

Pagine di una grande storia

Il mondo degli esseri viventi cela molti interrogativi, grandi e piccoli. Studiando questo mondo, gli scienziati ancor oggi scoprono delle novità sui suoi abitanti.

Sembra che non ci sia fine alla varietà della vita. Più di un milione e mezzo di specie di animali popolano la terra. Circa 500.000 specie diverse di piante sono attualmente conosciute dagli scienziati. Come sono sorte? La natura viva della Terra è sempre stata così come la vediamo oggi? In fondo, la storia del nostro pianeta conta ormai qualche miliardo d’anni.

L’era geologica antica, quella arcaica, durò più di un miliardo e mezzo d’anni, quando sulla Terra già esistevano degli organismi viventi molto elementari. Circa 1.300 milioni d’anni durò l’era successiva, la proterozoica, che diede vita alle spugne ed agli euripteroidi, alle alghe e ai radiolari. 340 milioni d’anni durò il paleozoico, epoca di fioritura della natura vivente. Poi vi fu l’era mesozoica (150 milioni d’anni), e noi viviamo nell’era cenozoica, che dura già da 70 milioni d’anni.

Quando, dunque, l’uomo ha fatto la sua apparizione sulla Terra? Quando e come è sorta la vita stessa?

[Da V. Mezencev, V labirintach živoj prirody, pp. 6-10. Traduzione di Mark Bernardini, pubblicata in “Rassegna Sovietica”, N°1 1981]

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