lunedì 22 gennaio 2007

Rovine sinistre

di Mark Bernardini

Scalfari, sulla Repubblica del 21 gennaio, ha l’usuale pregio di una mirabile ed efficace sintesi nel descrivere le ripercussioni del caso vicentino.

L’ampliamento della base militare Usa a Vicenza sembrava una piccola cosa, una bega di cortile. Invece, con una reazione a catena, sta provocando un parapiglia. Rifondazione, Verdi, Comunisti e pacifisti sciolti e a pacchetti pretendono, quasi come ritorsione, che l’Italia si ritiri dall’Afghanistan dove il nostro contingente sta da cinque anni sotto le bandiere della Nato in quanto Paese membro della Nato e sta sotto le bandiere dell’Onu in quanto Paese membro dell’Onu.

Il rischio d’una crisi di governo si profila. Il rifinanziamento della missione si farà con decreto, ma poi, entro marzo, il decreto dev’essere convertito in legge. Il rischio che almeno al Senato la conversione sia respinta esiste ed è decisamente elevato. Sono sei o sette i dissidenti dell’estrema sinistra decisi a votare contro anche a dispetto dei rispettivi partiti e non pare, allo stato dei fatti, che valga a recuperarli qualche solenne promessa di ridiscutere con gli alleati gli obiettivi e la natura della missione e neppure la blindatura del voto di fiducia.

La verità è che la loro dissidenza non è controllabile dai partiti di appartenenza. Di provocare la caduta del governo se ne infischiano. Si direbbe anzi che la auspichino. L’errore fu d’averli portati in Parlamento pur conoscendone il carattere e l’ideologia del tanto peggio tanto meglio che alligna in quelle teste pseudo-rivoluzionarie.

Parlo di mirabile sintesi mica perché io concordi con le posizioni di questo vecchio socialista, proprio nel senso di membro del Partito Socialista Italiano, quello di Nenni, De Martino e Craxi: mi riferisco invece a quanto dicevo giusto pochi giorni fa

http://brezhnardini.blogspot.com/2007/01/john-wayne-vicenza.html

In sintesi, Zapatero aveva detto che, qualora eletto, gli spagnoli avrebbero ritirato le loro truppe dall’Iraq. Nessuno pensò di guadagnarci, ad accusarlo di non essere affidabile in quanto non aveva rispettato gli accordi del governo Aznar. Questo governo italiano, invece, decide di rispettare gli accordi di Berlusconi circa l’ampliamento della presenza militare statunitense a Vicenza. Per me sarebbe ragione sufficiente affinché PRC, PdCI e Verdi (e magari parte dei DS) escano dal governo e perciò facciano tornare al potere Berlusconi: tanto è uguale. Hai voglia poi a dire che è colpa della cosiddetta “sinistra radicale”: non siamo nel 1998.

Nel 1998 attendevamo l’alternativa. Bertinotti non ce ne diede il tempo, così ci fu la scissione che diede vita al PdCI, alla caduta del centro-sinistra e all’arrembaggio dei pirati delinquenti berluscones, spalleggiati da fascisti in doppiopetto e da provincialoidi in camicia verde, che è difficile non vedere come bruna.

Nove mesi fa, dopo anni di battaglie e vittime (compreso il sottoscritto, immolato non s’è ancora ben capito per cosa), sembrava essere arrivata la famosa alternativa. Invece, aveva – come spesso, troppo spesso – ragione un altro campione di ragionamento logico quale era l’avvocato Gianni Agnelli: se vuoi far passare una legge impopolare, affidala ad un governo di sinistra.

Insomma, se alternativa non c’è, non per ora, non ancora, se non si arriva a delle distinzioni fondanti, morali, etiche, tra destra e sinistra, se infine gli italiani gradiscono una destra in una qualche sua forma al potere, lasciamolo fare a dei professionisti, non a dei dilettanti allo sbaraglio: il mestiere della destra lo fa meglio la destra, non la sinistra.

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