di Mark Bernardini
Ormai in Occidente la Russia è un tormentone. Breve rassegna stampa.
Repubblica
Il presidente del Parlamento europeo, Josep Borrell, non lo aveva accolto nel più caloroso dei modi, ricordandogli la preoccupazione dell'Unione per il deterioramento dei dritti umani in Russia, poi il minuto di silenzio osservato dai deputati per l'assassinio della giornalista Anna Politkovskaya, e il cenno alle difficoltà sofferte dalle Ong russe. "Facciamo affari con Paesi peggiori del suo - gli aveva poi detto - ma con voi vogliamo unirci e per questo è necessario che condividiate certi valori". Putin, palesemente irritato, si è difeso con l'attacco. Il Cremlino, ha detto - secondo quanto riferito dalle fonti citate da El Pais - non può accettare lezioni di democrazia da Paesi come la Spagna, in cui molti sindaci sono sotto inchiesta per corruzione, o dall'Italia, "dove è nata una parola come 'mafia'". Il premier spagnolo Jose Luis Zapatero, e quello italiano Romano Prodi, secondo le fonti, sono rimasti senza parole, mentre Putin rispondeva anche alle preoccupazioni europee per la situazione in Georgia e Cecenia: pensate a quello che avete combinato in Jugoslavia, ha detto.
Express
Les propos de Poutine ont été rapportés dès lundi dans la presse européenne, notamment par le quotidien espagnol El Pais. En réponse aux critiques qui lui ont été adressées, Poutine a stigmatisé la "corruption des maires espagnols" et déclaré, à l’attention de l’Italien Romano Prodi, "la mafia est un mot qui est née en Italie et non pas en Russie".
Unità
D'Alema: Putin perde prestigio. Sulla Cecenia non tacciamo
Repubblica
D'Alema e Bertinotti a Putin: "Si discuta della Cecenia"
Corsera
D'Alema-Bertinotti, critiche e accuse a Putin Il presidente della Camera sulla gaffe del leader russo: «Parole squalificanti». Il ministro: «Così non giova al suo prestigio»
ANSA
Nessun attacco a Italia e Spagna. Per fonti diplomatiche russe, Putin ha solo detto che 'la parola mafia non e' nata nella Federazione Russa'.
Francamente, io, oltre alla Jugoslavia, avrei ricordato che ultimamente nella Repubblica Ceca i Giovani Comunisti (la FGCI, per intenderci) sono stati messi fuori legge, e che in Lettonia un quinto della popolazione è apolide in quanto di etnia russa.
Ma in realtà, nessuno in Italia riferisce che l'ignobile gazzarra premeditata orchestrata contro Putin con l'intento di "rovinargli la cena" (parole non mie), dividendosi giorni prima gli argomenti su cui punzecchiarlo, erano una scusa, ed in realtà della Politkovskaja, della Cecenia e della Georgia non gliene frega un tubo a nessuno. L'oggetto del contendere vero erano le forniture di gas e petrolio russi all'Unione Europea.
Insomma, l'intento era di mostrare chi comanda in Europa. Solo che la musica viene orchestrata da Washington: è da quest'estate che Chainey e la Rice scorazzano in lungo e in largo nel vecchio continente con la stessa solfa.
Per la Georgia, evidentemente Barroso non ricorda più il concetto di Stato sovrano. La Commissione Europea può pontificare sull'esecuzione delle proprie disposizioni internamente all'UE. Dell'Unione Europea, tuttavia, non fanno parte né la Russia, ma neanche la Georgia. Spetta dunque alla Russia decidere, chi far entrare in Russia e chi no. Ma il problema non sono i rapporti russo-georgiani, bensì della Georgia con l'Abchasia e l'Ossezia del Sud. In Abchasia vivono in tutto 150 mila persone, in Ossezia del Sud - 70 mila, di cui 40 sono profughi, grazie alla ponderata e lungimirante politica georgiana. Viceversa, vale la pena ricordare che l'UE non ha ancora risolto l'annosa questione dei visti con la Federazione Russa: l'argomentazione per cui i russi invaderebbero l'Europa come gli arabi suona un po' ridicola.
Per la Cecenia, ai Bertinotti di destra e di sinistra gioverebbe ricordare che la guerra è finita da un pezzo, ed è rimasta solo nelle teste dei nostalgici opinion-makers occidentali. Maggiore risposta non meritano.
Per la Politkovskaja, con che diritto si pretende da Putin alcunché? Quando in Italia hanno ammazzato Marco Biagi, qualcuno ha chiesto conto a Berlusconi? E già: "esecriamo, condanniamo"... Sembra quasi che la Russia abbia risposto: "Non ci passa manco per l'anticamera del cervello di cercarne gli assassini".
Vediamo di tornare al vero oggetto del contenzioso, altro che "difesa della democrazia", "libertà di parola", "repressione delle ONG", "diritti dell'uomo": la questione vera è la ratifica della Carta energetica, che prevede l'accesso delle compagnie europee al gas ed al petrolio russi senza garantire in cambio qualsivoglia partecipazione della Russia alle tubature europee.
I più inaciditi sono, ovviamente, i nuovi membri dell'UE, dai Paesi baltici a quelli dell'Europa orientale. No, non per aver fatto parte dell'URSS e del Comecon: è che a qualcuno è stata chiusa la tubatura, a qualcun altro la tubazione passerà intorno, ad altri ancora la Russia non compra più le acciughe, gli ortaggi, la carne...
In brevis. Le maggiori esportazioni russe in Europa riguardano le risorse energetiche: il 57%. La Russia copre il 25% del fabbisogno europeo. Il 44% del gas importato dall'UE viene dalla Russia. Ovvero: in realtà, la Russia dipende dai consumatori europei ben più di quanto questi ultimi dipendano dalla Federazione Russa. Viceversa, il 34% delle esportazioni europee verso la Russia sono automobili e macchinari.
Si parla molto di Sachalin-2. Nessuno tiene conto dell'esigenza di preservare l'ecologia di quella regione. Eppure, è noto che ultimamente il Congresso USA ha proibito alla BP di fare alcunché in Alaska, proprio per ragioni ecologiche. La Federazione Russa, per ora, non ha vietato alcunché a chicchessia. Il problema, allora qual è? Eccolo: i partner occidentali vogliono raddoppiare unilateralmente le loro spese dichiarate. Traduzione: siccome gli accordi prevedono che la Russia non percepisca alcun utile finché non verranno coperte tutte le spese, la Federazione Russa, in anni di estrazione petrolifera, finora non ha guadagnato un soldo. Ergo, col raddoppio delle spese, continuerà a non guadagnare nulla per altri dieci anni. Di che spese si tratta? Consulenze legali, personale straniero, missioni all'estero e via discorrendo. Gli accordi prevedono l'impiego del 70% di mano d'opera, materiale e macchinario locali (russi), invece non raggiungono manco il 50%. Tutti dettagli che rimangono nascosti, a copertura di coloro che cambiano vagamente gli argomenti, da economici a politici.
Un'ultima ciliegina la cogliamo dal servizio da Mosca del corrispondente RAI Alessandro Cassieri, secondo il quale, parole testuali, "nessun giornale russo ha nemmeno menzionato la polemica tra l'UE e Putin". Ecco, al contrario, un breve elenco.
Innanzitutto, il sito ufficiale del
Capo dello Stato russo.
Pravda.ru, in italiano.
Vedomosti, in collaborazione con Wall Street Journal e Financial Times.
Izvestija.
Kommersant.
Giusto per citare i più importanti, spero che basti: non ho citato il gazzettino di Tambov, come non ho citato la Padania, mi scuserete. Una domanda s'impone: incompetenza o malafede?