di Mark Bernardini
Non sono sospettabile di simpatie per Egor Gajdar (che, giova ricordarlo, fu capo del governo con El'cin all'inizio degli anni '90, uno di quei cosiddetti liberal che hanno privatizzato e ridotto sul lastrico il Paese). Tuttavia, non è a Catilina che bisogna dare ciò che è di Cesare.
Non ho letto in alcun organo italiano - o mi è sfuggita? - la dichiarazione che Gajdar ha rilasciato al Financial Times dopo essere stato dimesso dall'ospedale: "Se si è trattato di un tentato omicidio, dietro ci sono ragioni politiche. Fin da subito mi sono rifiutato di pensare che ci sia dietro la complicità della leadership russa. Dopo la morte di Aleksandr Litvinenko il 23 novembre a Londra, la morte di un altro personaggio russo famoso il giorno dopo è l'ultima cosa che vorrebbero le autorità russe. E' più probabile che ci siano dietro degli avversari segreti delle autorità russe, quelli interessati ad un ulteriore peggioramento delle relazioni tra Russia e Occidente".
Non l'ho letta nei massmedia italiani perché essa mal si sposa con le indicazioni più o meno mal-celate che essi sembrano avere ricevuto (e sarebbe interessante precisare da chi).
Di tutt'altra pasta è il nostro Scaramella. Oddio sto male. Sto peggio di Litvinenko. Ma Litvinenko è morto. Morirò anch'io, è un complotto di Prodi e Putin. Ma prima di morire, incastrerò Prodi, agente del KGB. Poi i medici britannici scoprono che Scaramella è sano come un pesce. Era lecito a quel punto attendersi quantomeno un ridimensionamento, se non un'autocritica. Ma Scaramella no: bene, ora mi sento più tranquillo, e non ho mai detto di avere degli elenchi, ho solo detto di avere degli elenchi.
Il berlusconismo, come vedete, ha procurato danni duraturi, se non permanenti, nella mentalità italica. Scaramella appare come un pot pourri di Pulcinella, Arlecchino e Pinocchio. Bugiardo, pagliaccio e piagnone. Ci manca la pizza con la pummarola, il mandolino e la mafia. Ma ve lo immaginate quanto starà godendo il popolino albionico?
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