Oggi ho scritto a Radio Popolare, avendo ascoltato, via satellite, la trasmissione "Onde Road". La ragione si evince dal contenuto:
Complimenti, finora un errore del genere lo hanno fatto solo quelli del TG 2: San Pietroburgo non è mai stata Stalingrado! Anche perché, tra le due città ci sono 1.692 km (come da Milano a Trapani). San Pietroburgo nel 1914 fu rinominata Pietrogrado per fare uno sgarbo ai Prussiani (Prima Guerra Mondiale), Leningrado nel 1924 (alla morte di Lenin) e di nuovo San Pietroburgo da El'cin nel 1991; Volgograd si è chiamata Caricyn (per la pronuncia: Zarizin) fino al 1925 e Stalingrado fino al 1961.
Il conduttore, Claudio Agostoni, utente di Facebook, mi ha risposto:
Grazie, maestro.
Ieri notte mentre registravo mi è scappata sta cazzata.
Spero non abbia inficiato il lavoro di una notte, visto che l'unica cosa che commenti è questo errore...
Prima di venir denunciato dal sindaco di san pietroburgo farò rettifica a mezzo stampa...
Ed ecco infine la mia replica. Se dovesse esserci un seguito, aggiornerò questa nota:
Hai poco da prendere per i fondelli: io avrei detto “ho detto una cazzata” e punto. Non è necessario essere tuttologi: per dire, io non mi occupo di India, perché non ci capisco una sega, non so quante ne siano le province, i distretti, o chissà quali altre unità amministrative. Se ci sono tirato per i capelli, magari prima consulto qualche enciclopedia, persino Wikipedia (pur se poco affidabile). Se non ho tempo, almeno evito di inerpicarmi con enunciazioni calate dall’alto che potrebbero farmi incespicare.
Nel caso in questione, tuttavia, stiamo parlando dell’assedio di Leningrado (lo chiama così persino il pseudo ereditiere al trono, non “di San Pietroburgo”), durato quasi tre anni, e soprattutto della battaglia di Stalingrado. Cristo, io e te siamo cresciuti entrambi cantando Stalingrado degli Stormy Six, dovrebbe far parte del nostro patrimonio storico, o sbaglio? E’ come se io dicessi che Ernesto Guevara sia stato ammazzato a Cuba. Però, se lo dicessi io, l’avrei detto in una cerchia ristretta di amici, o, al limite, nel mio blog. Tu invece sei un giornalista, ti ascoltano decine di migliaia di persone (persino a Mosca, come vedi). E’ una responsabilità che hai liberamente scelto, assumitela.
Ricordo una domenica, durante il vostro programma mattutino di musica classica, quando un pezzo russo venne spacciato per jugoslavo (o qualcosa del genere, è passato troppo tempo). Lo feci notare, e alla puntata successiva fu fatta una rettifica, dal medesimo conduttore, senza che ciò dovesse rappresentare un dramma o una “lesa maestà”.
Da ultimo, mi chiedi, implicitamente, di commentare l’insieme della trasmissione. Qui scendiamo nel campo delle opinioni, che, per definizione, sono opinabili, perdonami la tautologia. Non mi è piaciuto quel che avete detto sull’Unione Sovietica, non mi è piaciuto quel che avete detto sulla cosiddetta (in Occidente) “cortina di ferro”, e soprattutto non mi è piaciuto quel che avete detto su Tito. Ma qui, appunto, le opinioni sono come le corna: ciascuno ha le sue. Esprimere una linea editoriale (che non condivido) è una cosa, fornire false informazioni (che, ribadisco, finora sono state fornite solo dal TG 2 berlusconiano) è ben altra, ti pare? E bada che sono stato per quindici anni (fino allo scioglimento) nel PCI, e persino al suo interno – per non parlare dei gruppi extraparlamentari – venivo chiamato “socialdemocratico” (ricorderai certamente quanto fosse offensivo, all’epoca). Peccato che ora tutta quella gentaglia sia passata al PD (e, per fortuna pochi, tra i “gruppettari”, addirittura al PDL) ed ora mi dia dell’estremista: io sono rimasto sempre uguale (che palle, eh?), loro intanto hanno fatto “sguish”.
E’ vero: con Radio Popolare non vado più d’accordo, dopo averci collaborato per dieci anni gratuitamente “per la causa”, trovi tutto qui, o altrimenti basterebbe che tu chiedessi a quanti cito nella pagina che ti ho così linkato, ma cadiamo nuovamente nella personalizzazione. Basterebbe, come dicevo all’inizio, fare una rettifica: non ci sarebbe nulla di male, e ti farebbe onore.
faccio un appuntino e chiedo conferma al maestro bernardini (detto senza ironia e con massimo rispetto): se non sbaglio anche dire san pietroburgo è un errore perchè non c'è nessun pietro russo santificato ma (poi chiaramente non lo dice nessuno) bisognerebbe dire santa pietroburgo perché l'appellativo sacro si riferisce alla città.
RispondiEliminaSbagliato, mi spiace ;-)
RispondiElimina1)Fino alla scissione della chiesa cristiana in impero d'oriente ed occidente, i santi erano gli stessi. La città è intitolata al presunto detentore delle chiavi del paradiso.
2)In russo, "città" è maschile, come "portacenere" è femminile".
3)Pietro il Grande giocava sull'ambiguità dell'omonimia tra se medesimo ed il discepolo del Cristo.
4)Fino ad un certo periodo, in italiano, i nomi di persona e di città si traducevano; successivamente, ci si limitò a traslitterarli. Quindi, San Pietroburgo, Pietrogrado, Leningrado, Stalingrado, ma Volgograd e Kaliningrad, esattamente come Londra (non London), Parigi, Lione, Nuova York, Città del Capo (non Cape Town), Costa d'Avorio, ecc.