Ora buttare le cicche in terra è reato. In Russia le urne sono dei secchi di ferro in dei cubi di calcestruzzo. In Italia sono di plastica con dentro un sacchetto di polietilene (alla faccia delle ipocrisie sull'inquinamento). Domanda: se nell'urna rischio di provocare un incendio, e sul marciapiede rischio la multa, dove la devo spegnere la cicca, nel culo del vigile urbano?!
Già mi immagino il prossimo ottobre, giungere come ogni anno al Catullo di Verona dopo non avere fumato per quattro ore, uscire all'aperto, raggiungere la riserva razzista per fumatori delineata dalla striscia azzurra (il fumo ovviamente se ne infischia della demarcazione, ma questa è un'altra storia) e scoprire magari che non c'è manco il portacenere. Obtorto collo, dovrei gettare la cicca in terra. L'anno scorso i portaceneri c'erano. Io però sono un ottimista molto bene informato, ho ragione di sospettare che quest'anno non ci saranno (altrimenti, come fanno a spillarti soldi?). Immagino anche una commistione d'interessi tra aeroporto e forze dell'ordine: i primi tolgono i posacenere, i secondi fanno multe. Poi si trovano in pizzeria a dividere il malloppo. Limoncino offerto, ovviamente.
Io sono quello che in spiaggia va col vasetto di vetro col tappo (tipicamente, contenitore da sugo comprato al supermercato), e ci vado dagli anni '70, non adesso che i rompicoglioni si moltiplicano esponenzialmente. Fondamentalmente, il concetto è: non rompo i coglioni a nessuno, non rompeteli a me. Io non vado da due che si sposano in chiesa e non gli dico: "non lo potete fare perché io sono ateo".
Tutti siamo cresciuti col mito della sigaretta, Humphrey Bogart, Robert Mitchum, significava essere adulti. Sbagliato? Sono d'accordo, ma dopo che ci hanno cresciuti così, va bene che smettano di far crescere in questo modo le successive generazioni, non che scassino la minchia a noi. Altrimenti, perché me le vende proprio quello Stato che mi criminalizza?
Personalmente, nel '69, a sette anni, scappavo con i miei compagni dal doposcuola, andavamo alle tre stazioni ferroviarie di Mosca, facevamo colletta fra noi e per 14 kopejke compravamo le Prima (tipo le Nazionali senza filtro). Più eravamo, meglio era: nessuno poteva portare le sigarette avanzate a casa, e a fumarne venti a quell'età era dura. A comparle mandavano sempre me, avevo la faccia meno da delinquente degli altri: se la commessa (generalmente, un severo donnone) mi chiedeva, inquisitoria, cosa ci dovessi fare, rispondevo "la mamma, vuole di nuovo fumare". Funzionava sempre. Mia madre lo scoprì solo quando di anni ormai ne avevo 16, e si incazzò non poco.
A 12 anni, mia nonna mi trovò le sigarette BT (Bulgar Tabak) in tasca. Non disse nulla, aspettò che mio nonno uscisse e mi chiese se fumassi. Neanche per sogno, risposi. Mi mostrò le sigarette. Spalle al muro. Mi disse: tanto, se te lo proibisco, fumerai di nascosto. Almeno, cerca di non fumare troppo. Finì che andavamo a fumare insieme di nascosto da mio nonno sul balcone. Lei fumava le Belomorkanal, mettendo un batuffolo di ovatta nella parte vuota a mò di filtro, poi mangiava un pezzo di mela, oppure masticava una foglia di acero, per non farsi scoprire dall'odore. Mio nonno, caso più unico che raro da queste parti, non beveva e non fumava. Morì nell'84 a 79 anni. Mia nonna, invece, ogni volta che tornavo a Mosca, dovevo portarle dall'Italia una stecca di sigarette e una bottiglia di Amaretto di Saronno, altrimenti ci restava male. E' morta nel 2002 a 93 anni.
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