giovedì 21 luglio 2016

Guerre USA

Riciclo e adatto alcuni miei scritti di quasi dieci anni fa.

Gli statunitensi la guerra l’hanno sempre fatta a casa d’altri, ora dalla parte della ragione (Prima e Seconda guerra mondiale), ora da quella del torto (Corea, Vietnam, l’America Latina in toto – quella centrale e quella del Sud – Medio Oriente, Algeria, Afghanistan, Iraq, Jugoslavia, Egitto, Libia, Siria, Turchia…).

Con buona pace dei sedicenti sinistrorsi salottieri radical chic italioti, non sta scritto da nessuna parte che i repubblicani americani siano il male ed i democratici americani siano il bene.

La guerra civile americana la iniziò il democratico Buchanan, e la terminò il repubblicano Lincoln. Sappiamo con che risultati e a quale prezzo, ma non importa.

La partecipazione americana alla prima guerra mondiale, alla Grande Guerra, la decise e la gestì il democratico Wilson. Sappiamo con che risultati e a quale prezzo, ma non importa.

La guerra in Corea la iniziò il democratico Truman (che fondò anche la NATO, nel 1949, mentre il Patto di Varsavia fu fondato solo nel 1955, come risposta alla NATO, contrariamente a quanto tuttora fa intendere in Occidente la propaganda yankee), e la terminò il repubblicano Eisenhower. Sappiamo con che risultati e a quale prezzo, ma non importa.

La guerra in Vietnam la iniziò il democratico Kennedy, e la terminò il repubblicano Nixon, tanto vituperato – giustamente, ma per altre cose – dalla mia sinistra italiana. Sappiamo con che risultati e a quale prezzo, ma non importa.

La guerra in Jugoslavia la iniziò il democratico Clinton, e la terminò il repubblicano Bush. Sappiamo con che risultati e a quale prezzo, ma non importa.

La guerra in Afghanistan la iniziò il democratico Clinton, ed è tuttora in corso. Sappiamo con che risultati e a quale prezzo, ma non importa.

La guerra in Iraq, iniziata sotto il repubblicano Bush, ha avuto le prime avvisaglie sotto il democratico Clinton. Sappiamo con che risultati e a quale prezzo, ma non importa.

Attendo – inutilmente – che gli USA mandino fuori le loro truppe da invasori dalla Jugoslavia, dall’Afghanistan, dall’Iraq, che non rompano i coglioni in Iran, che non mostrino i muscoli con la Russia, che vadano fuori dai coglioni dalla Germania, dal Giappone, dalla Corea, da Bruxelles, dalla Kirgizia, dalla Georgia, dall’Ucraina, dalla Repubblica Ceca, dalla Polonia, dai Paesi Baltici, e soprattutto dall’Italia: da Vicenza, dalla Sardegna, da Comiso, da Anzio.

Poi, dopo – e solo dopo – potremo riparlarne.

venerdì 15 luglio 2016

Nizza, promenade des anglais

E’ passato poco più di un quarto di secolo, mio padre all’epoca aveva poco più dei miei attuali 54 anni. Lui e sua moglie, da Roma, decisero di concedersi il Capodanno 1990 a Nizza (che diede i natali a Garibaldi e dove morirono Paganini, Matisse e Isadora Duncan), e mi invitarono a raggiungerli da Milano.

Passammo la notte al Casinò, ma senza eccessi. Quasi all’alba, tornammo in albergo in una delle tante avenue perpendicolari alla promenade des anglais. Verso le dieci del mattino, io e mio padre facemmo una passeggiata (cosa impensabile, per chi conosce mio padre) sulla promenade assonnata, ovattata, semideserta. Qualche vecchio già prendeva il sole in spiaggia. Alle undici, decidemmo di fermarci per un caffè in uno degli innumerevoli bistrot con i tavolini all’aperto lungo la promenade. Nonostante la stagione, faceva abbastanza caldo, eravamo carezzati dal sole.

A mia memoria, fu una delle nostre chiacchierate più lunghe, del più e del meno, delle disgrazie della vita, del comunismo (c’era ancora l’Unione Sovietica e il Partito Comunista Italiano, sciolti entrambi un anno dopo), delle mie prospettive di vita che io, a 28 anni, mi ostinavo a non vedere, né me ne curavo più di tanto. Per lo sforzo intellettuale, ci venne fame, e decidemmo di “fregare i frati”, come si dice a Roma quando si pranza prima di mezzogiorno.

Nel leggere il menù del bistrot, arrivammo entrambi contemporaneamente alla stessa riga: “le plat des carnivores”. Sollevammo i nostri sguardi l’uno verso l’altro in silenzio, con un ghigno entusiasta e con un’estasi quasi religiosa.

– Pardon, monsieur, – chiedemmo al cameriere, – le plat des carnivores, c’est quoi?

Il cameriere, con sguardo stupito ma complice, ci spiegò che si trattava di un filetto al sangue, appena scottato, alto due dita.

– Et bien, monsieur, en effet, nous sommes deux véritables carnivores…

L’uomo ci sorrise, comprensivo, e tornò con due filetti che si scioglievano in bocca, ancora oggi entrambi li ricordiamo come una delle maggiori delizie in vita nostra.

Da pochi anni in Francia (ma in realtà anche in Italia) avevano scoperto Paolo Conte, era un idolo. Non ricordo se in quel momento lo sentimmo da dentro il locale o ci venne in mente per conto nostro, fatto sta che il nostro inno di quel giorno fu una canzone di cui riporto solo le frasi legate a quel contesto:

Jimmy, non credi che possiamo
offrici un pranzo da pascià,
a questo punto della nostra vita,
vento d'autunno, quindi entriamo qua,
Jimmy, non so se sei d’accordo,
abbiam mangiato una bontà,
e caso mai possiamo farci anche un bel giro
con quelle due, ma ci vedi tu fin là?
[…]
Jimmy, non pensare,
zitto, che il nemico ci ascolta,
Jimmy, non giurare
con te stesso: è l’ultima volta,
ne abbiam viste tante di regine
andare sull’altro marciapiedi
al sole e noi all’ombra,
ombra e sole,
è sempre così.
Jimmy, ridendo e scherzando,
non vorrei dire, però,
ci meritiamo, di più…

Nell’anniversario della presa della Bastiglia, il 14 luglio 2016, un terrorista franco-tunisino a bordo di un TIR ha massacrato quasi un centinaio di persone ignare ed innocenti sulla promenade des anglais. Non ci saranno più sogni al davanzale…

sabato 9 luglio 2016

Accordi di Minsk, sanzioni 2017

Il 1° luglio 2016 il Consiglio dell’Unione Europea ha prorogato le sanzioni economiche riguardanti settori specifici dell’economia russa fino al 31 gennaio 2017. Il 19 marzo 2015 il Consiglio europeo aveva convenuto di far dipendere la durata delle sanzioni dalla piena attuazione degli accordi di Minsk, che doveva avvenire entro il 31 dicembre 2015.

Dunque, tutto si incentra sugli accordi di Minsk. Sono fermamente convinto che ben pochi ne abbiano letto il contenuto. Vediamo allora di fare chiarezza. Ecco il testo completo in italiano (non è affatto lungo), mentre l'originale ufficiale in russo è consultabile sul sito del Cremlino.

1. Immediato e completo cessate del fuoco nelle zone di conflitto delle regioni di Donetsk e Lugansk, regioni dell’Ucraina, e sua rigorosa attuazione a partire dalle 00 h. 00 min. (tempo di Kiev) del 15 Febbraio 2015.

2. Ritiro di tutte le armi pesanti da ambo le parti a distanze uguali per creare una zona di sicurezza con profondità almeno 50 km [distanza tra le due parti] riferita a sistemi di artiglieria di calibro di 100 mm o più, aumentata [la profondità della zona di sicurezza] a 70 km per i sistemi MLRS [lanciarazzi multiplo] e a 140 km per i sistemi MLRS “Tornado-S”, “Hurricane”, “Twister” e sistemi missilistici tattici “Punto” (“punto Y”):

– per le truppe ucraine, [il ritiro deve avvenire] dalla linea reale di contatto [attuale];

– per le forze armate delle regioni di Donetsk e Lugansk, regioni dell’Ucraina, dalla linea di contatto stabilita in base al memorandum di Minsk del 19 settembre 2014.

Il ritiro delle armi pesanti di cui sopra deve iniziare non oltre il secondo giorno dopo il cessate il fuoco e terminare entro 14 giorni. A questo processo contribuirà l’OSCE, con il sostegno del gruppo di contatto delle tre parti [Ucraina, Russia, OSCE].

3. Garantire un controllo efficace e la verifica del cessate il fuoco e il ritiro delle armi pesanti dal primo giorno del ritiro da parte dell’OSCE, con l’impiego di tutti i mezzi necessari, compresi satelliti, droni, sistemi radar e così via.

4. Nel primo giorno dopo il ritiro, avviare un dialogo sulle modalità delle elezioni locali in conformità con la legge ucraina e la legge dell’Ucraina “Sull’ordine temporaneo del governo locale in alcune regioni di Donetsk e Lugansk“, così come il futuro funzionamento di queste aree, sulla base della legge. Immediatamente, entro e non oltre 30 giorni dalla data di sottoscrizione del presente documento, adottare una risoluzione della Verkhovna Rada [Parlamento] dell’Ucraina per il territorio coperto dal regime speciale in conformità con la Legge dell’Ucraina “Sull’ordine temporaneo del governo locale in alcune zone dei regioni Donetsk e Lugansk“, basato sulla nota al Protocollo di Minsk del 19 settembre 2014.

5. Stabilire indulti e amnistie mediante l’emanazione di una legge che vieta la perseguibilità e la punizione delle persone in relazione agli eventi che hanno avuto luogo in alcune zone delle regioni di Donetsk e Lugansk dell’Ucraina.

6. Assicurarsi che il rilascio e lo scambio di ostaggi e persone detenute illegalmente avvenga in base al principio del “tutto per tutti“. Questo processo deve essere completato entro e non oltre il quinto giorno dopo il ritiro.

7. Fornire un accesso sicuro, consegna, stoccaggio e distribuzione di assistenza umanitaria ai bisognosi sulla base di un meccanismo internazionale.

8. Determinazione delle modalità del completo ripristino delle relazioni socio-economiche, compresi i trasferimenti sociali, come le pensioni e altri pagamenti (ricavi e proventi, pagamento puntuale di tutte le bollette, il rinnovo della tassazione nel quadro giuridico ucraino). A tal fine, l’Ucraina riacquisisce il controllo del sistema bancario nelle zone colpite dal conflitto, con la facoltà di ricorrere a un meccanismo internazionale per facilitare tali trasferimenti.

9. Ripristinare il pieno controllo del confine di Stato dell’Ucraina da parte del governo in tutta la zona del conflitto, che dovrà iniziare dal primo giorno dopo [lo svolgimento delle] le elezioni locali ed essere completata dopo una soluzione politica globale (elezioni locali in alcune zone delle regioni di Donetsk e Lugansk, sulla base della legge dell’Ucraina e della riforma costituzionale) entro la fine del 2015, fatto salvo il paragrafo 11, in consultazione e d’intesa con i rappresentanti delle singole regioni di Donetsk e Lugansk nel quadro del gruppo di collegamento tripartito [Ucraina, Russia, OSCE].

10. Il ritiro di tutte le forze armate straniere, delle attrezzature militari, così come dei mercenari dal territorio dell’Ucraina sotto la supervisione dell’OSCE. Disarmo di tutti i gruppi illegali.

11. La riforma costituzionale in Ucraina con l’entrata in vigore, entro la fine del 2015, di una nuova costituzione, intesa come elemento chiave di decentramento (tenendo conto delle caratteristiche delle singole zone delle regioni di Donetsk e Lugansk, concordato con i rappresentanti di questi settori), nonché l’adozione della legge permanente sullo status speciale delle singole regioni di Donetsk e Lugansk, conformemente alle misure di cui alla Nota [1], fino alla fine del 2015.

12. Sulla base della legge dell’Ucraina “Sull’ordine temporaneo di governo locale in alcune regioni di Donetsk e Lugansk” per quanto riguarda le elezioni locali, [queste] saranno discusse e concordate con le singole zone delle regioni di Donetsk e Lugansk nel quadro del gruppo di collegamento tripartito. Le elezioni si terranno nel rispetto delle pertinenti norme dell’OSCE e col monitoraggio da parte dell’ODIHR dell’OSCE.

13. Intensificare le attività del gruppo di collegamento tripartito, anche attraverso la costituzione di gruppi di lavoro per attuare gli aspetti rilevanti del Protocollo di Minsk [del 19 settembre 2014]. Tali gruppi di lavoro riflettono la composizione del gruppo di collegamento tripartito.

Nota [1]: Tali misure [per la legge permanente sullo status speciale delle singole regioni di Donetsk e Lugansk], in conformità con la legge “Sull’ordine speciale del governo locale in alcune regioni di zone di Donetsk e Lugansk” sono le seguenti:

– l’esenzione da pene, molestie e discriminazione di individui associati con gli eventi che hanno avuto luogo in alcune aree delle regioni di Donetsk e Lugansk;

– il diritto all’autodeterminazione della lingua;

– la partecipazione dei governi locali alla nomina dei capi delle procure e dei tribunali nelle regioni di Donetsk e Lugansk;

– la possibilità per le autorità esecutive centrali di concludere con le autorità locali competenti un accordo sullo sviluppo economico, sociale e culturale delle singole regioni di Donetsk e Lugansk;

– lo Stato sosterrà lo sviluppo socio-economico delle singole regioni di Donetsk e Lugansk;

– l’assistenza del governo centrale per la cooperazione transfrontaliera in aree selezionate delle regioni di Donetsk e Lugansk e di regioni della Federazione Russa;

– la creazione di unità di milizia popolare di supporto alle amministrazioni locali, al fine di mantenere l’ordine pubblico nelle regioni di Donetsk e Lugansk;

– i poteri dei deputati comunali e dei funzionari eletti nelle elezioni anticipate, nominati dalla Verkhovna Rada [Parlamento] dell’Ucraina in base a questa legge, non possono essere terminati.

Il documento è stato firmato dai partecipanti del gruppo di collegamento tripartito:

Ambasciatore Heidi Tagliavini [OSCE]

L.D. Kuchma, secondo presidente dell’Ucraina

M.Y Zurabov, Ambasciatore della Federazione Russa in Ucraina

A.V. Zakharchenko [DNR-Donetsk]

I.V. Plotnitsky [LNR-Lugansk]

Ora, per cortesia, qualcuno spieghi quali accordi non siano rispettati dalla Federazione Russa, o meglio ancora, di quali impegni, disattesi o meno, della Russia si sta parlando: non trovo alcun punto a tal proposito. Né può essere altrimenti, giacché l’Unione Europea e la Federazione Russa non sono parti in causa…

sabato 2 luglio 2016

TV russa vietata fuori dalla Russia?

"Non appena la «democrazia» ha sconfitto l'Ucraina, hanno vietato i canali televisivi russi. Non appena la «libertà» ha vinto in Argentina, hanno chiuso Russia Today. Ormai è una tendenza". Guardate che 'sta cosa non è proprio una cazzata. Parliamo di canali che trasmettono via etere a casa loro e via satellite (parabola) nel mondo. In Italia si vede Pervyj, RTR Planeta, Russia 24, più alcuni canali "leggeri", tipo telefilm, musica, televendite, ecc. Altrettanto in Russia: dopo che Berlusconi ci ha criptato i canali Mediaset (ma non era amico di Putin, per la sedicente sinistrorsa salottiera radical chic italiota?), e che un decennio prima ci avevano criptato La 7, siamo rimasti con i tre RAI (di RAI 4 e RAI 5 manco se ne parla), i TG 24 di RAI e Mediaset (Sky è da un decennio che ha criptato), RAI Gulp per i bambini (gli altri, tipo Yoyo, sono criptati fin dall'inizio), Uninettuno (che, francamente, serve solo agli studenti stranieri cultori della lingua italiana, benissimo, ma insomma non è rappresentativa), e ovviamente una miriade di canali "locali" che trasmettono televendite e soprattutto telefoni erotici (non sto nemmeno ad elencarli, ma parliamo di centinaia!!! di canali, peggio solo gli americani pseudoarabi). Insomma, immaginiamo che un qualsiasi Stato e per qualunque ragione vieti le trasmissioni dei canali italiani "seri" bollandola come propaganda (Francia, Belgio, Inghilterra...).