di Antonio Gramsci e Mark Bernardini
Si tratta di un nostro carteggio, in questi giorni a cavallo tra due anni, sull'argomento in oggetto. E' nato da un articolo di Antonio per l'Unità, a cui avevo risposto, pur sapendo perfettamente che l'Unità non mi avrebbe mai pubblicato, essendo io un appestato proveniente dal PCI che non si è mai iscritto a PDS-DS-PD. Ne è nato un confronto di idee e di valori espressivi molto interessante. Senza false modestie, un'ottima rappresentazione di come a me piace e ritengo si debba discutere.
L'ora di religione obbligatoria
Ecco, è scoppiata la prima tempesta che si aspettava già da un pezzo. La procura di San Pietroburgo ha scoperto una infrazione pesante della legge "sulla libertà di coscienza e sulle organizzazioni religiose" da parte di un ginnasio di medicina dove senza nessuna autorizzazione ufficiale si impartivano lezioni di religione ortodossa. Si è verificato inoltre che gli studenti erano obbligati alle preghiere quotidiane. Si sa che in almeno due regioni della Federazione Russa - in quelle di Belgorod e di Vladimir - la religione ortodossa è diventata già da qualche anno la materia obbligatoria in tutte le scuole. E non si tratta per niente della storia delle religioni mondiali, disciplina ancora nello stadio di elaborazione e sperimentazione, della cui necessità se ne discute già dalla fine degli anni novanta e il carattere laico della quale è sempre sottolineato dal Ministero d'istruzione e da Putin stesso. Invece in queste regioni si tratta proprio di lezioni di religione ortodossa (la materia si chiama "le basi della cultura ortodossa") condotte più o meno secondo lo stesso schema come lo si fa in Italia nell'insegnamento della religione cattolica. Tuttavia questa iniziativa promossa dalle autorità regionali con il tacito consenso del Cremlino non è stata contestata dalla popolazione locale ma anzi, da essa è stata molto gradita. Infatti, trattandosi delle regioni tra le più depresse della Russia centrale (oltre tutto, la città di Belgorod è famosa per il suo alto livello di corruzione) "l'oppio del popolo" rappresenta per il momento forse l'unico svago e il rimedio contro il degrado culturale e sociale con tutto il suo carico di disoccupazione, criminalità e, soprattutto, alcolismo. Invece quello che è accaduto a San Pietroburgo acquista immediatamente un taglio di un precedente molto grave trattandosi della capitale culturale, della città forse più "europea" nel nostro Paese. Questo avvenimento può significare che la lunga battaglia tra i sostenitori e gli avversari dell'introduzione delle ore obbligatorie di religione è entrata nella sua fase finale.
Secondo la legislazione russa è l'alunno stesso che in ultima istanza può decidere se frequentare o meno le ore di religione (in Italia sono i genitori che firmano una rispettiva autorizzazione). Avendo una lunga esperienza dell'insegnamento nella scuola italiana a Mosca potevo osservare più volte come il fatto di non frequentare le ore di religione creava un contrasto poco sano tra l'alunno e il resto della classe. Nella maggior parte dei casi si trattava degli alunni i cui genitori appartenevano alla elite intellettuale. Di conseguenza, soprattutto quando si trattava di un allievo brillante e con la personalità forte, la materia stessa veniva in un certo senso compromessa come se "la religione spettasse solo al popolino". Succedeva anche dell'altro. Non dimenticherò mai un ragazzino proveniente da una famiglia dei fisici, oltreché di origine ebraica, che cercavo disperatamente di difendere da insulti e maltrattamenti dei compagni di classe ("tu non ci credi, non sei uno dei nostri"). L'altro aspetto riguarda invece la coerenza logica con le altre materie, soprattutto con storia e scienze naturali. Come si può spiegare al bambino ingenuo che le atrocità commesse dai cristiani (incendio della biblioteca ad Alessandria, inquisizione, conversione forzata degli ebrei spagnoli, processi contro Giordano Bruno e Galilei, sterminio dei vecchi credenti russi, ecc.) non ha niente a che fare con i precetti di Gesù, leggendario o reale che sia. È più o meno come tentare a spiegare che i crimini del regime di Stalin non offuschino minimamente profondità e altezza morale del pensiero di Marx ed Engels.
E infatti, neanche nel periodo del disgelo e oltre, dopo il famoso discorso di Chruščëv al XX plenum del PCUS, nelle scuole sovietiche si preferiva di non parlarne. Come può il povero professore di scienze naturali trattare l'origine dell'Universo, la teoria di Darwin (in particolare l'evoluzione dell'uomo) avendo accanto a sé un collega che davanti agli stessi alunni asserisce esattamente il contrario? Proprio quest'anno la Russia ha avuto il suo primo processo "scimmiesco" quando un padre si è rivolto al tribunale accusando l'insegnante di biologia dell'offesa dei sentimenti religiosi di sua figlia. Per il momento questo padre premuroso ha perso la causa però è diventato famoso e ha trovato subito appoggio, soprattutto tra i rappresentanti delle scienze umanistiche, principali fautori dell'idea nazionale in cui il recupero della religiosità dei russi è il punto chiave.
I sostenitori delle ore obbligatorie di religione capeggiati dal patriarca Alessio II affermano che solamente attraverso lo studio di questa disciplina il bambino può concepire i valori umani ed associarsi al processo culturale di cui la religione, appunto, fa la parte integrante. Ma non sarebbe più efficace distribuire questi valori, questa cultura in maniera organica e equilibrata in tutte le materie scolastiche? Come è noto, le vitamine si assimilano meglio non nello stato puro ma in forma degli ingredienti del cibo più rozzo.
Antonio Gramsci, l'Unità, 29 dicembre 2007
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Cara redazione, ho avuto uno scambio di lettere molto suggestivo con il mio amico Mark Bernardini che come me proviene da una famiglia italo-russa. Lui si trovava in Italia quando è uscito il mio articolo sulle ore obbligatorie di religione e mi ha scritto subito una lettera molto interessante che ritengo sia degna dell'attenzione dei lettori. A mia volta ho scritto la risposta che contiene alcuni chiarimenti e aggiunte al mio articolo.
Caro Antonio, vivo a Mosca anch'io e noi ci conosciamo. Mi permetto quindi di rispondere alla tua lettera del 29 dicembre, non già perché io non ne condivida il contenuto, ma piuttosto per contribuire ad arricchirne le argomentazioni.
Sgomberiamo subito il campo da ogni fraintendimento: non sono agnostico, sono ateo e non sono nemmeno battezzato, grazie ai miei genitori, che mi hanno lasciato la possibilità di scegliere, da adulto. Considero comunque la religione come tale un fenomeno degno di studio, che ha influito ed influisce pesantemente sulla storia, sulla filosofia, sulla psicologia, sulla letteratura e sulle scienze esatte. In pratica, non c'è campo dello scibile umano che non ne sia stato coinvolto, nel bene e nel male.
Mi sono riconosciuto pesantemente nella tua descrizione del ragazzino "diverso" perché esonerato dall'ora di religione a Mosca. Da sempre, a scuola, esiste il "ciccione", il "quattrocchi", il "roscio", eccetera. Quando studiavo a Mosca da bambino, all'inizio degli anni '70, ogni estate andavo da mio padre in Italia. Essendo nato di luglio, non potevo quindi festeggiare il compleanno con i miei compagni di classe. Per questo, escogitai la festa del 25 aprile, con la scusa di San Marco, perché però per me era il giorno della Liberazione italiana dal fascismo. Tutto bene, finché non lo scoprì una nostra insegnante, che ci fece una pesantissima reprimenda pubblica, accusandomi di oscurantismo. Sono assolutamente certo che quell'insegnante, se mai fosse ancora viva, è ora tra le più fervide vecchiette frequentatrici della chiesa ortodossa.
Analogamente, quando iniziai le medie inferiori in Italia, ho subìto tutti i pregiudizi legati all'essere l'unico bambino esonerato dall'ora di religione cattolica. E' bene ricordare, infatti, che c'è molto più rispetto per coloro che si professano di "altra" religione, piuttosto che non per quanti ne sono privi del tutto.
Ecco perché quindi, e vengo alla tua lettera, sono per ora molto meno preoccupato di te per la laicità dello Stato russo: non bisogna dimenticare, infatti, che la Russia non a caso è una Federazione. Tant'è che, per quanto riguarda la religione, si dichiara ortodosso il 63% della popolazione, solo il 2% frequenta assiduamente le chiese, e solo il 55% dichiara di credere in dio, quale che sia. In altre parole, anche in Italia non tutti i cattolici credono in dio. Giusto per fare un esempio, a Pasqua 2003 le chiese moscovite sono state frequentate da appena 63 mila persone, circa lo 0,5% degli abitanti della capitale. Ma quando parlo di Federazione, mi riferisco non tanto e non solo all'alta percentuale di atei, quanto alla presenza di altre religioni: a parte mezzo milione di cattolici, un milione e mezzo di armeni gregoriani, un milione di protestanti, un milione e mezzo di ebrei (mezzo milione concentrato proprio a Mosca) ed altrettanti buddisti, ci sono 15 milioni di musulmani. Riassumendo, sarà ben dura che qualcuno possa concedersi il lusso di scatenare le ire non dico di circa 60 milioni di non credenti (e tra questi anche 12 milioni di "ortodossi"), ma di ben oltre venti milioni di religiosi non cristiani ortodossi.
Altro è che condivido pienamente le tue preoccupazioni. In altra epoca ed altro contesto avrei invitato alla "vigilanza". E faccio mio l'appello firmato nel 2006 da dieci luminari dell'Accademia russa delle Scienze, tra cui i premi Nobel Alfërov e Ginzburg. Proprio a quest'ultimo, che ha superato i 90 anni ed ha una lucidità che farebbe invidia a molti giovanotti, in un'intervista televisiva l'anno scorso chiesero del suo rapporto con dio. L'arzillo vecchietto, fino a quel momento piuttosto tranquillo, ha strabuzzato gli occhi: sono un fisico, come potete pensare che io possa credere in qualcosa?
Mark Bernardini, 30 dicembre 2007
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Caro Mark, la tua lettera è molto suggestiva, soprattutto nella parte dedicata ai ricordi dell'infanzia difficile. Pero non posso condividere del tutto le tue argomentazioni che mirano a ridimensionare il fenomeno della catechizzazione nel nostro Paese. E' vero che la Russia è una Federazione, ma il fenomeno riguarda soprattutto la Chiesa ortodossa che comunque annovera il maggior numero di credenti nel nostro Paese ed è considerata quasi la religione di Stato. Si puo convincersene durante le festività ortodosse, quando tutti i canali televisivi trasmettono contemporaneamente tutte le funzioni svolte nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca.
Invece i musulmani, il grosso dei quali vive in Caucaso e nella Repubblica di Tatarstan, non persero mai le loro tradizioni religiose. Tuttavia certi cambiamenti li hanno avuti anche loro e riguardano soprattutto lo studio delle fonti, che non era un'impresa facile nell'Unione Sovietica. Molti giovani tartari, per esempio, hanno intrapreso gli studi religiosi in Arabia Saudita e nella repubblica del Tatarstan sono state aperte numerose madrasse. In Caucaso, dove nell'epoca sovietica era diffuso il sufismo moderato con il suo culto dei santi, adesso si ritorna all'islam più rigido e tradizionale. Invece il risveglio della religione buddista, quasi completamente dimenticata nella repubblica dei Calmucchi è stata promossa negli anni Novanta dal presidente Kirsan Iljumzinov. In altre repubbliche, come in Buriatia e Tuva, permane da secoli un miscuglio bizzarro tra le credenze sciamanistiche locali e il lamaismo tibetano.
Non voglio parlare di altre confessioni che hanno pochissima importanza nella composizione religiosa del Paese (per esempio, dopo l'emigrazione massiccia degli ebrei negli anni 70-80 il giudaismo ha perso le sue posizioni, lo stesso si può dire dei protestanti tedeschi). Concentriamoci quindi sul recupero dell'Ortodossia russa promosso energicamente dal Cremlino e di conseguenza da tutte le autorità locali. Uno degli obiettivi, magari indiretto, di questa iniziativa secondo il mio punto di vista, forse troppo marxista, è di togliere alla popolazione la capacità del ragionamento critico. Non per caso nel mio articolo ho menzionato la regione di Belgorod la cui amministrazione e tra le più corrotte in Russia (il governatore Evgenij Savčenko è coinvolto nei numerosi scandali sull'edilizia illegale, sulla trasformazione dei terreni arabili in quelli per il trasporto, ecc.), ma lo studio obbligatorio della religione ortodossa fiorisce in tutte le scuole. E non voglio parlare delle banalità che tu conosci bene: la collaborazione di quasi tutti i gerarchi della Chiesa ortodossa, incluso il patriarca Alessio II, con il KGB nell'epoca sovietica e i loro stretti legami con il mondo degli affari. In questo settore alla fine degli anni Novanta si è distinto in modo particolare il metropolita di Smolensk e Kaliningrad Kirill con il commercio quasi illegale (usava agevolazioni fiscali trattandosi di aiuti umanitari) di sigarette, diamanti e perfino petrolio ricavandone milioni di dollari. Molte carte della sua documentazione commerciale portavano la firma del Patriarca. Non per caso molte iniziative sulla "promozione" dell'Ortodossia provengono proprio da lui. Kirill è diventato anche "famoso" con le sue proposte sulla limitazione dei diritti degli omossessuali.
Caro Marco, la battaglia in realtà è dura. Il nemico non è molto intelligente ma astuto. Non importa quante persone hanno frequentato le chiese durante la Pasqua. Importante è che cosa c'è scritto nei libri scolastici che leggono i nostri figli, che cosa fanno vedere alla Tv, cosa scrivono nelle riviste e giornali più in voga. Pochissimi sanno chi è Alfërov (solo perché è stato nella lista elettorale del Partito comunista), quasi nessuno ormai conosce Ginzburg (che era invece un mito per la mia generazione e per quelle precedenti, nell'epoca d'oro in cui i fisici erano divinità), però tutti sono subito informati delle "rivelazioni" religiose dei nostri cantanti e attori famosi fatte nelle innumerevoli interviste. L'immagine di Putin stesso, amatissimo "padre della nazione", con la candela accesa sullo sfondo dell'icona della Madonna che appare sugli schermi televisivi viene imposto con ostinazione più volte all'anno.
Forse non è modesto fare riferimento a mio nonno, però voglio ricordare la sua teoria del cambiamento "molecolare" dell'opinione pubblica in favore della classe dominante, i cui promotori principali sono gli intellettuali.
Nel nostro caso specifico questa classe è composta da coloro che hanno favorito il depredamento del nostro Paese. Sono diventati persone rispettabili, per bene. Cercano perfino di arricchire il loro bagaglio culturale, mandano i figli a studiare nei migliori collegi dell'Inghilterra, sono diventati patrioti e sognano la "Magna Russia". Vogliono diventare insomma una nuova nobiltà russa, non dimenticando anche noi, il popolino, facendoci ogni tanto qualche regalino. Vogliono che noi dimentichiamo il loro passato ignobile di truffatori. L'ha detto molto chiaramente il "capro espiatorio" di tutti i mali della Russia, il "padre" della privatizzazione Anatolij Čubajs in una intervista: "Cari amici, ormai la privatizzazione è una roba da passato. Per andare avanti non dovremo mai ritornare a discuterne". Purtroppo la religione, che da tempo si è trasformata da protesta sociale in conformismo sociale, e il migliore strumento per tale operazione.
Auguri per l'Anno Nuovo.
Ti abbraccio
Antonio, 31 dicembre 2007
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Carissimo,
mi pare che involontariamente e casualmente stiamo creando un dibattito molto interessante, per ora a due, ma spero a breve di vedervi partecipare anche altri.
Il bello è che siamo perfettamente d'accordo, è solo una questione di sfumature, di accenti: tu sei sinceramente preoccupato per una eccessiva catechizzazione (ed anzi una catechizzazione sic et simpliciter) della Russia, io rifuggo ogni confusione e commistione tra Stato e Chiesa, ma non la vedo così imponente, al momento, forse influenzato dall'aver vissuto 27 anni (tre quinti della mia vita) in un Paese dove la Chiesa – cattolica – la fa tuttora da padrona in tutto, dalle preferenze sessuali all'ordinamento civile: l'Italia.
Hai ragione: il problema non è tanto e non è solo quello della Chiesa ortodossa quanto quello della religione come tale, che storicamente è prontissima a sostituirsi ad ogni valore morale in periodi di assenza di questi ultimi. Dirò una cosa scontata e marxiana che a molti suonerà da bestemmia, ma, brechtianamente, sono abituato a stare dalla parte del torto perché gli altri posti erano tutti occupati: la religione continua ad essere un oppio micidiale per il popolino, seconda solo alla fede nella propria squadra del cuore.
Per quanto riguarda Alessio II, sfondi una porta girevole, anche se comunque preferisco un patriarca ortodosso estone che abbia combattuto contro i nazisti, ad un patriarca cattolico tedesco che abbia fatto parte delle SS. Sul KGB e sui serivizi di sicurezza di Stato, di qualsiasi Stato, invece, ho ben altra opinione. Ogni Stato, di ogni epoca, deve disporre di tali servizi, persino la Repubblica delle Bahamas: se c'è qualcosa da depredare, stai tranquillo che gli Stati confinanti cercheranno sempre di impossessarsene, facendo la guerra o fomentando la rivolta interna. Certo, non bisogna farsi prendere dalla mania dell'accerchiamento, ma trovo del tutto normale e giustificato che in Italia ci sia il SISMI, in Russia l'FSB, in Inghilterra il MI6, eccetera: tutto sta a vedere se si comportino in modo lecito, previsto dall'ordinamento legislativo del proprio Paese. Come ricorderai, nei giorni del golpe dell'agosto 1991 tutti se la presero con Dzeržinskij, abbattendone la statua, colpevole di tutte le bestialità possibili ed immaginabili perpetrate dal KGB. Dzeržinskij è morto nel 1926, in circostanze mai del tutto chiarite, il KGB era di là da venire. Di più: ebbe l'intelligenza di comprendere che non si costruisce un servizio di sicurezza interno, con tedeschi, inglesi, francesi che premevano alle porte, partendo da zero. E la lungimiranza di ammettere che una parte degli agenti dell'epoca zarista non si erano macchiati di crimini, ma erano come i carabinieri italiani: nei secoli fedeli, e non già ad un governo, ma allo Stato. E' sulla loro base che costituì la ČK.
Hai ragione, Antonio: la battaglia è durissima, ed il nemico non è esattamente una cima, in compenso è furbo. Un po' come Berlusconi, ma questo è un altro discorso. Mio padre, che non ritengo costituisca un'eccezione, è stato sì tamburino dei Balilla, come quasi tutti quelli della sua generazione. Ma suo padre, confinato da Mussolini (Ustica, Ponza, Favignana) e torturato dalla Banda Koch, ha svolto la funzione di traino, per cui mio padre ancora oggi si dichiara ateo e comunista. Come vedi, a nulla sono serviti i libri e le ore obbligatorie di religione a scuola. Ciò premesso, sposo in pieno le tue preoccupazioni: come dicevo all'inizio, è solo una questione di accenti, o di priorità.
La teoria di tuo nonno mi pare molto azzeccata, e sorprendentemente attuale, soprattutto riferita al bombardamento mediatico italiano e alla menzogna elevata a sistema da parte della cosiddetta opposizione russa, quella che, al potere dopo la dissoluzione dell'URSS, ha depredato il depredabile. Non so, forse le mie posizioni sono eccessivamente snobistiche, ma non mi sento pronto a muovere un dito per chi osanna certi personaggi, e non è questione di democrazia: gli italiani che votano Berlusconi, ma anche il suo amico Craxi prima e la Democrazia Cristiana per mezzo secolo. Dico che la democrazia non c'entra perché con Mussolini piazza Venezia era piena dello stesso popolino che pochi anni dopo ne prendeva a calci il cadavere in piazzale Loreto. Idem dicasi di El'cin, e dovremo ancora prima o poi fare i conti con la mattanza del Parlamento russo del 1993.
Mark Bernardini, 1 gennaio 2008
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