venerdì 3 ottobre 2008

Siamo numeri

Leggo, sento alla radio e vedo in tv stamane che ieri in Italia c'è stata l'ennesima mattanza quotidiana di morti bianche sul lavoro: stavolta sono sei persone. Sei operai, sei sfigati, disgraziati, sei nuovi proletari. Allora, visto che come recita il titolo di questo articolo, siamo meri numeri, null'altro, ai fini della storia e della statistica, usiamoli, i numeri.

Gli infortuni si attestano attorno ad 1 milione di eventi l’anno; gli infortuni mortali oscillano tra i 1.400 e i 1.500. Fonte: CGIL. Sì, capisco, i soliti comunisti, direbbero Berlusconi e la Marcegaglia, presso le fabbriche della quale, ultimamente, sembra quasi una mortale epidemia, peggio della lebbra o della peste. Siamo sui 4 (quattro) morti al dì. O, se preferite, sui 120 morti al mese.

Poi ci sono gli incidenti stradali, soprattutto nelle nottate di venerdì, sabato e domenica. Particolarmente odiosi sono quelli dell'alba del lunedì, quando gli ultimi figli di papà impasticcati lasciano le discoteche del profondo Nord e si sfracellano contro i primi operai padri di famiglia che si erano già incamminati alla volta del loro luogo di lavoro, perché i soldi son sempre pochi. Ogni giorno in Italia si verificano in media 652 incidenti stradali, che provocano la morte di 16 persone e il ferimento di altre 912. Sedici persone ogni giorno. Mezzo migliaio al mese. Fonte: quel covo sovversivo di comunisti che è l'ISTAT.

In Italia, i voli continuano a costare più dei treni, nonostante i low cost. Mediamente, in un aereo ci sono un centinaio di passeggeri. Ecco: la prossima volta che a voi, che non siete operai e non andate in discoteca, vi dicono che volare è pericoloso, ricordatevi che in Italia è come se ogni mese (ogni mese) cadesse un aereo di operai e cinque aerei di automobilisti.

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