Gentile dott. Augias,
sono un italiano residente all’estero, in Russia, per la precisione. Guardo con molto interesse, quando posso, la Sua trasmissione, apprezzando molto la Sua precisione, cura, attenzione, rispetto nei confronti della lingua italiana. Nella puntata N°32, che ho visto sabato 27 settembre su RAItalia, Lei ha chiesto, giustamente, ad una sua collaboratrice, Cristina (che Lei ha presentato come “praticamente russa”: in effetti, aveva un leggero accento slavo, ma molto più era evidente l’accento romano), se si dicesse:
Kòssovo o Kossòvo;
Ucràina o Ucraìna.
La collaboratrice in questione ha affermato, senza nemmeno tentennare:
Kossòvo, perché così si dice in russo;
Per diretta conseguenza, Ucràina o Ucraìna indifferentemente, sempre perché – si suppone – così è in russo.
Il sottoscritto non è solo residente in Russia: ho vissuto in Italia 27 anni su 46 (collaborando anche con la RAI, ad esempio, ma non solo, con RAI 3 nel periodo del golpe in URSS del 1991), ho iniziato la scuola a Mosca e l’ho terminata a Roma, ma soprattutto faccio l’interprete da 30 anni esatti. Per tutto ciò mi permetto di farLe notare che:
In russo si dice esclusivamente Ukraìna, mentre in italiano si dice e si scrive Ucraìna, non Ucràina, mentre ucràini sono gli abitanti di tale Paese, sempre in italiano. Il tutto rigorosamente con la “c”, essendo un Paese noto fin dai tempi, relativamente recenti, in cui Paesi e città si “traducevano”, per cui Lei si reca a Londra e non a London, ed a Mosca e non a Moskva, a Ragusa e non a Dubrovnik, ma a Ekaterinburg e non a Caterinburgo. Fin qui, una questione linguistica;
In russo, ed in tutte le lingue slave in genere, si dice Kòsovo (con una “s”) e non Kossòvo, che invece è il nome imposto dagli Stati Uniti in seno all’ONU perché tale è la sua dizione in albanese. E qui, invece, è una questione squisitamente politica.
Dispiace avere assistito a questo scivolone di superficialità che, sono convinto, è del tutto episodico e non potrà diventare una regola della Sua apprezzabile trasmissione.
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