domenica 4 gennaio 2009

Italiani stranieri

Stasera, in Facebook, parlavo con una mia amica, una mia compagna (nel senso più politico possibile del termine). Io mi sono iscritto alla FGCI nel '76, e segretario di Roma era Veltroni, quello che dice di non essere mai stato comunista. Lei, invece, è stata la mia prima segretaria di cellula al liceo scientifico Newton di Roma. Ma non è di questo che volevo parlare.

Di palo in frasca (non abbiamo parlato di questo), mi è venuto in mente di quante volte i miei amici italiani mi hanno imputato di non essere abilitato a parlare di cose italiche, non vivendoci. E poco conta l'averci vissuto 27 anni su 47, o essere italiano per metà. Perché sono andato via che c'era ancora la lira, roba da secolo scorso, o addirittura millennio. Più o meno quanto mi dicevano i miei amici russi quando vivevo in Italia. A nessuno viene in mente che uno possa essere davvero parte integrante di due Paesi e due popoli europei contemporaneamente, persino vivendo in Uganda, per dire.

Infatti, generalmente, per dimostrarmi il contrario, gli uni e gli altri mi chiedono: che passaporto hai? Li ho entrambi: la legge italiana non ne parla e, in uno Stato di diritto, ciò che non è espressamente proibito, è implicitamente lecito; per la legge russa, non è una legge: è la Costituzione, la legge suprema di ogni Stato. L'articolo 62 principia con queste parole: ogni cittadino della Federazione Russa ha diritto di essere cittadino di un altro Stato (doppia cittadinanza).

Allora, mi chiedono: dove sei nato? Fregati! Non sono nato in nessuno di questi Paesi, sono nato a Praga, in uno Stato che non esiste più, la Cecoslovacchia, eppure non sono né ceco, né slovacco. Se pensate che io non sia né russo, né italiano, cosa sono, apolide? La domanda è retorica, ovviamente.

Insomma, tutto questo per un ragionamento. Io ho la parabola. Vedo più canali RAI di quanti non se ne vedano in Italia via etere, nel senso che vedo anche RAI News 24, RAI Edu, RAI Med (RAI Italia), RAI Nettuno, RAI Gulp (per mia figlia, sperando che diventi bilingue madrelingua come me), e poi Mediaset (La 7 no, hanno cambiato satellite, così li vedono solo negli Stati Uniti, non in Europa), e poi Camera e Senato, e tutte le TV locali dal Trentino alla Sicilia, che però ho cancellato perché trasmettono solo televendite.

Quando, scemo, accetto qualche traduzione scritta anziché limitarmi a quelle orali simultanee, mentre scrivo, ascolto la radio. Italiana. Mi tiene compagnia. Certo, anche qui, a parte RAI, Radio Popolare e il quinto canale della filodiffusione, il panorama è deprimente.

Io leggo via RSS cinque giornali italiani al giorno: Corriere, Repubblica, Sole 24 Ore, Stampa, Unità. Non leggo gli altri perché mi rompono le scatole. E persino i cinque giornali citati li trovo barbosi, ma devo, anche per professione, tenermi aggiornato. Concorderete che il processo di Cogne non è esattamente quanto si vorrebbe sapere.

Pian piano, a forza di stare "all'estero" (rispetto all'Italia), svariate volte, ma per la prima volta da sette anni nella mia vita adulta, mi sono reso conto che quanto uno può capire dell'Italia contemporanea basandosi su amici, compagni, blog, gruppi, giornali, televisione, radio, altri italiani emigrati, è decisamente diverso da quel che appena sette anni fa percepivo vivendo nello Stivale.

Sicuri che ciò dipenda dalla lontananza chilometrica? Voglio dire: non sembra anche a voi di vivere in un incubo, in Italia o all'estero, guardando canali italiani, che sia? Siete proprio certi che la percezione all'estero sia falsata rispetto a quella in Italia? Viviamo in un mondo globalizzato, nostro malgrado, se stasera Berlusconi gli spunta un foruncolo, domattina lo scrive sia il Giornale del fratello di Berlusconi, sia l'Economist di Londra, sia il New York Times, sia il Bukedde di Luganda. E anche se un terzo delle famiglie italiane non arriva alla terza settimana del mese senza aver esaurito i soldi. Anzi: il Giornale di Paolo Berlusconi non lo scrive, sono invenzioni dei comunisti.

Paradossalmente, gli italiani all'estero hanno una visione più completa dell'Italia: infatti, non si sognano nemmeno di tornare. Eppure, sono altrettanti di quanti sono in Italia: 60 milioni circa. In Argentina, ci sono più calabresi che in Calabria, giusto per fare un esempio.

2 commenti:

  1. Mi scrive un amico:

    Caro Mark,

    Scusandomi del ritardo con cui rispondo, sebbene la lettera non fosse direttamente indirizzata solo a me, colgo l'occasione per scrivere alcune mie riflessioni, che se vuoi potrai rendere visibili a tutti coloro che ritengono gli italiani all'estero siano meno italiani.

    Hai maledettamente ragione. Ho letto tutto cio' che hai scritto e ti do pienamente ragione.
    L'Italia va a pezzi, e se non fosse stato per mia figlia e per altri motivi da me non dipesi, non credo sarei tornato qui, come invece ho fatto a marzo del 2008 (dopo 11 anni ininterrotti vissuti a Mosca).
    In Italia sono tante, forse troppe, le cose che vanno male. La cosa che spaventa di piu' e' che nessuno fa nulla per cambiare in meglio la condizione di un Paese che peggiora di anno in anno. Mi sembra di percepire nella gente una mesta rassegnazione, lontanamente simile a quella dei russi nei famosi "likhie 90-ye", quando sentivi dire dalla gente "eto Rossiya". Eto Italiya.

    1) Gia', l'Italia in cui per avere l'adsl a casa devi aspettare non meno di 30 giorni se sei fortunato, altrimenti attendi mesi e mesi. Come mai? Perche' in un Paese ritenuto civile io devo aspettare 1 fottuto mese per avere un servizio per il quale paghero'? Sara' che la liberalizzazione nel settore delle telecomunicazioni e' stata una bufala, in quanto TUTTE le linee sono di proprieta' Telecom Italia...mi domando a cosa cavolo serva avere tale "scelta" di providers quali Fastweb, Infostrada, Tiscali, Tele 2 ecc.. quando alla fine sempre tramite Telecom passi.
    Al 31esimo giorno cominciano a girarti le scatole, chiami il 155 di Infostrada, dopo 10 minuti di voci registrate che ti invitano a premere 1, 2, 3 o 9 finalmente parli con un operatore. Ossia un dipendente di un call center situato a Bari o Palermo, uno studente assunto con contratto a progetto part-time a 600 euro mensili, il quale non ha la benche' minima idea di quale sia il modo per risolvere il tuo problema, ossia sollecitare per fare avere questa benedetta adsl. I call center in Italia sono semplicemente un muro infrangibile di gomma per allontanare quanto piu' possibile il cliente (che ha ragione) dal fornitore di servizi (che se ne fotte).
    Quando vedi in TV la pubblicita' di Infostrada con Fiorello e Mike Bongiorno, oppure di Fastweb con Valentino Rossi, beh...viene spontaneo quanto meno incazzarsi per la totale divergenza fra quanto promesso e pubblicizzato e quanto in realta' offerto. Che tristezza.
    Ricordo che a Mosca mi attivarono l'adsl in 2 giorni. C'e' differenza? Direi di si'.

    2) Le strade del Lazio fanno cagare, sono piene di buche e l'asfalto sembra a volte bombardato da meteoriti. E pensare che il clima in alcuni Paesi del nord e' piu' rigido di quello romano..eppure le loro strade reggono meglio delle nostre. Sara' forse a causa delle piogge? A Mosca piove o nevica nove mesi su dodici, eppure ho il coraggio di ammettere che le strade di Mosca sono nettamente migliori di quelle che trovi a Roma, Frascati, Rocca di Papa ecc ecc.
    Ma a nessuno viene in mente di investire denaro per utilizzare asfalti di migliore qualita'?

    3) Per la riparazione di una bobbina dell'auto ho dovuto aspettare tre settimane. A Mosca le riparazioni avvenivano in giornata.
    Se porti l'auto dal meccanico ti senti dire "ripassa domani" oppure "me la devi lasciare per due giorni".
    Ho quasi la sensazione che nessuno abbia voglia di lavorare o garantire un servizio al cliente.

    4) La domenica o nei giorni feriali dopo le ore 20.00 scordati di fare la spesa al supermercato, tanto sono tutti chiusi. La gente che lavora a turni di notte o che per vari motivi non puo' durante la settimana..beh.. poco importa. Nei Paesi civili il commerciante si adegua alle eseigenze del cliente, in Italia e' il cliente ad adeguarsi alle esigenze del commerciante.
    Del resto come si fa a rinunciare al pranzo a casa, al pisolino dopo pranzo, al riposo domenicale? Poco importa che i soldi non ci sono e ci si lamenta..meglio restare chiusi.

    Continuerei all'infinito, tuttavia mi chiedo un'ultima cosa. Quando arrivera' il giorno in cui ci si rendera' conto che l'Italia ora sta peggio (a livello di servizi e non solo) di molti altri Paesi dell'est-europeo?

    Fortuna che si mangia bene (e caro!!!), fortuna che abbiamo parchi, montagne e mare stupendi... non credo che gli Italiani e questa Italia meritino di occupare la penisola in cui si trovano.

    Un saluto,
    Alessandro

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  2. Ricevo da un altro amico:

    Caro Mark,

    Come sai anch’io ho vissuto un poco all’estero, e comunque con il mestiere che faccio, vivo a volte più all’estero che in Italia. Tutto ciò mi ha dato e mi dà modo di vedere il mondo nei suoi aspetti più variegati.

    Concordo su tutto quello che è stato fino a qui scritto : ” Quasi tutti I servizi in Italia non funzionano come dovrebbero, o comunque non funzionano come ci si aspetterebbe da un paese altamente industrializzato” . Ma a questo punto mi chiedo; è proprio questo il problema? Eppoi, di chi è la colpa? .-

    Caro Mark io ritengo che il problema più grave in Italia non siano i disservizi ma lo stato di pochezza culturale e bassa consapevolezza sociale in cui versa il POPOLO ITALIANO. Io so solo che quando esco di casa non trovo più persone pronte a darti un sorriso ma trovo un popolo di incazzati pronti ad uscire dal loro profumato, luccicante,lindo, immacolato metro cubo di proprietà e piantarti una criccata sulla testa solo perché hai osato fargli notare che tu, pedone, sulle strisce bianche hai la precedenza. Un popolo che per mantenere il proprio metro cubo profumato, luccicante, lindo immacolato non esita a gettare dal finestrino, sulla strada comune, tutto ciò che ritiene superfluo dalla carta alle sigarette accese agli sputi a ….. etc. etc. Un popolo che non rispetta più le regole minime che fanno di un uomo un essere sociale ed allora: L’immondizia ? si getta al volo vicino al secchione (non dentro), il semaforo rosso; è per gli allocchi e per i vigili. Lo stesso popolo che, abusivamente, ha costruito in zone di massimo rispetto ecologico in barba a tutte le disposizioni di legge rovinando per sempre (dico PER SEMPRE) ambienti, paesaggi luoghi patrimonio di tutti. Quel popolo che abusivamente ha costruito vicino ad autostrade ed aeroporti a terreni destinati a discarica ed oggi si lamenta e fa manifestazioni per chiudere aeroporti (Ciampino), deviare autostrade e chiudere discariche. Quel popolo che (proprio dove abito io) fa manifestazioni, mentre tranquillamente usa il cellulare, perché non vuole le antenne di trasmissione telefoniche vicino la propria casa e poi cambia gestore della telefonia mobile perché “QUELLO attuale qui NON PRENDE”.-

    Quel popolo che si lamenta degli immigrati e poi li sfrutta nel peggiore dei modi affittandogli appartamenti tugurio a peso d’oro, comprando le merci da loro vendute discutendone però il prezzo fino all’inverosimile, utilizzandoli come mano d’opera sottopagata per i lavori più pericolosi ed umili.

    Mi preoccupa quella massa di popolo che segue i programmi televisivi oramai diventati vera spazzatura e mi chiedo: L’attuale modo di essere degli italiani è frutto del bombardamento della tv berlusconiana o Berlusconi è frutto del modo di essere degli italiani ? O meglio è vero quanto diceva il vecchio Andreotti che tutti hanno il governo che si meritano?

    Tante volte mi chiedo dove sia finito il vecchio, ingenuo, bonaccione popolo italiano. Quel popolo che durante il fascismo andava a piazza Venezia ad osannare il DUCE (non fraintendermi ti prego) non perché fascista (i veri fascisti erano pochi) ma perché credeva ingenuamente che questo movimento gli avrebbe dato pace, fraternità e vero socialismo. Lo stesso popolo che anni dopo osannava prima Togliatti e poi Enrico Berlinguer. Quel popolo che se serviva una mano era pronto a tenderla senza chiedere nulla in cambio ma solo rispetto.- DOVE SIAMO FINITI???

    Ciao

    Francesco

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