Supponiamo che io abbia un'azienda, che so io, di produzione di billette, e che vi lavorino una ventina di persone. Supponiamo anche che attorno ci siano due tre mense. Per prima cosa, chiederei ai diversi proprietari di queste ultime chi di loro accetta la proposta di fare dei prezzi calmierati se i miei dipendenti dovessero mangiare da loro durante la pausa pranzo. Converrebbe ai miei dipendenti, ma converrebbe anche al proprietario della mensa, guadagnare meno sul singolo ma avere venti clienti al giorno assicurati. Questo è ciò che si definisce convenzione.
Adesso invece faccio un esempio reale. Gli alberghi a quattro stelle a Mosca costano dai 400 euro (!!!) in sù al giorno. L'Ambasciata d'Italia ha convenzioni con molti hotel moscoviti, e quando vengono qui delegazioni ufficiali (governo, Parlamento, enti locali, ecc.), se la prenotazione viene fatta dall'Ambasciata, il prezzo scende a 250 euro, con un risparmio per il contribuente italiano. Anche questo si chiama, appunto, convenzione.
Francamente, non vi trovo nulla di male. Voglio dire: torniamo all'esempio iniziale. Decido di partecipare ad una fiera a Mosca per vendere le mie billette. Spendo svariate migliaia di euro per l'affitto dell'area espositiva, l'aereo, il vitto e, ancora, 400 euro al giorno per l'albergo. A fine della fiera torno a casa con un contratto per le mie billette. Secondo voi, dall'utile ipotetico debbo dedurre le spese d'investimento descritte? Non esattamente: le deduco sì, ma dalle tasse, compresa la battona da 200 euro (prezzo standard) che mi sono portato in camera. Soldi che non entrano quindi all'erario, che sarebbero serviti per gli asili nido dei vostri figli, gli ospedali per i vostri genitori e quant'altro.
E' il sistema che ha in sé il peccato originale: quando vivevo a Milano, traducevo per iscritto a 30.000 lire a cartella. Supponiamo che io abbia prodotto traduzioni per un totale di un milione. Dovrei pagare 200.000 di IVA. Dichiaro invece, in piena onestà, di avere acquistato un dizionario a 50.000, più la carta, il nastro della macchina da scrivere (oppure la corrente, il collegamento via modem, ecc., non importa), totale 100.000. Dunque, ho guadagnato 900.000, e pago 180.000 lire di IVA anziché 200.000. Ricapitolando, nella prima ipotesi ho guadagnato 1.000.000 - 200.000 = 800.000, nella seconda 1.000.000 - 100.000 - 180.000 = 720.000. Da questa semplice aritmetica risulta evidente che sono stimolato a non esagerare con le spese. Tuttavia, tornando invece ancora all'esempio iniziale, le spese di fiera non le posso evitare, la battona però sì. La faccio risultare tra le spese di interpretariato in fiera e trombo a spese vostre per un totale di 200 - 160 = 40 euro, con i quali potevate acquistare un medicinale in più per il vetusto genitore. Questa non è una convenzione: è una truffa.
Nessun commento:
Posta un commento