mercoledì 27 gennaio 2010

51° Stato USA


D'accordo, le dimissioni di Bertolaso sono rientrate. Ma non è questo che conta. Bertolaso, che non è certo il massimo auspicabile come ministro della Repubblica italiana nata dalla Resistenza al nazifascismo, ha criticato apertamente gli Stati Uniti d'America - e, segnatamente, l'Organizzazione delle Nazioni Unite - per il loro comportamento annessionistico ad Haiti. Gli USA, dal canto loro, ne hanno esatto le dimissioni. Berlusconi e Frattini, facendo i salti mortali, o, meglio, usando la tipica inventiva italica, rinomata nel mondo, nonché le solite ipocrite scuse tese a dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, sono riusciti ad ottenere da Hillary Clinton il rientro di tale sanzione.

Ragioniamoci sopra. Per l'ennesima volta, si dimostra la totale dipendenza supina italiana dagli USA. Dico "ennesima" perché è dal 1944, passando per il "piano Marshall", per gli avvertimenti mafiosi di Jimmy Carter al Partito Comunista Italiano ("Berlinguer stia al suo posto!", tuonava l'allora Presidente statunitense dalla copertina di "Panorama" nel 1978), per la dipendenza incondizionata dall'Organizzazione-Trattato dell'Atlantico del Nord, quella NATO che fu creata contro l'URSS, che fu costretta a rispondere creando il Patto di Varsavia (non viceversa, contrariamente a quanto affermano gli odierni libri di storia), e che continua a bombardare e frazionare qualunque Stato abbia la sventura di finire nei loro elenchi "canaglia" (Corea, Vietnam, Cile, Argentina, Panama, Nicaragua, Jugoslavia, Serbia, Iran, Iraq, Afghanistan, giusto per fare qualche esempio più eclatante), che l'imperialismo statunitense è sotto gli occhi di chiunque voglia tenere spalancati questi ultimi.

In Italia fa molto bon ton, soprattutto nel centrosinistra salottiero, criticare ad ogni dove qualunque comportamento della Russia, ed in particolare di Putin. Ve la immaginate la canea che si scatenerebbe se questi pretendesse le scuse italiane e le dimissioni di qualche ministro, soprattutto se il governo fosse diverso da quello attuale? Come mai i radical chic nostrani non si sono minimamente posti il problema né si sono sbracciati contro l'invio ad Haiti delle truppe yankee anziché dei caschi blu dell'ONU?

sabato 16 gennaio 2010

Obama arancione

Con Obama cambia solo il volto, non le mire di questi mormoni figli dei peggiori delinquenti europei. Le rivoluzioni arancioni erano (sono?) come il pseudosocialismo che qualcuno pensava di esportare in tutto il mondo. Solo che, prima o poi, se si insiste troppo, qualcuno capisce il giochino e s'incazza. Dunque, dopo gli esperimenti infelici in Polonia nell'81 e in Cina nell'89, è una sequela di successi: '89 RDT, Cecoslovacchia, Polonia, Ungheria, Bulgaria, Romania; '90 Jugoslavia; '91 URSS, Tadžikistan, Cecenia, Tataria; '93 Russia; '94 Kazachstan; '98 Armenia; '99 Serbia, Cecenia; '04 Georgia, Ucraina, Inguscezia; '05 Kirgizia; '09 Inguscezia. Ma più passano gli anni, più spesso il gioco s'inceppa: '94 Tataria; '95 Kazachstan; '97 Tadžikistan; '03 Armenia, Azerbajdžan; '04 Transnistria, Cecenia; '05 Uzbekistan;'06 Bielorussia; '08 Ossezia meridionale, Abchasia; '09 Moldavia. Basta prendere in mano una piantina geografica euroasiatica - meglio se correlata dei vari gasdotti esistenti ed in costruzione - per rendersi conto dell'accerchiamento perpetrato: qualcuno con una materia cerebrale estremamente semplificata, al Pentagono, evidentemente pensava e pensa di giocare a Risiko.

I tanti nostalgici ex filosovietici rimproverano a Gorbačëv di essere stato troppo blando, dimenticando che la guerra fredda l'ha persa chi per primo ha finito i piccioli, altro che politica, torti e ragioni. Obama, come Gorbačëv un quarto di secolo prima, ha ereditato la fine della festa, e deve fare buon viso a cattivo gioco: chi li paga i golpisti, il disoccupato dell'Oklahoma?

giovedì 14 gennaio 2010

mercoledì 23 dicembre 2009

Il compagno D'Alema


Ho scelto questo titolo perché così, se mai D'Alema dovesse leggerlo, s'incazza.

Sul Manifesto del 20 dicembre 2009 Alessandro Robecchi, nel suo Il Massimo del surreale, afferma:

La differenza tra un grande leader e i comuni mortali è la lungimiranza. Non si può che ammirare l'astuzia sopraffina con cui Massimo D'Alema, punta ad alti traguardi, magari addirittura il Telegatto. «Certi inciuci fanno bene», nobile concetto, corollario alla frase del giorno prima su Silvio Berlusconi e i suoi guai giudiziari. Testuale: «Se per evitare il suo processo devono liberare centinaia di imputati di gravi reati, è quasi meglio che facciano una leggina ad personam per limitare il danno all'ordinamento e alla sicurezza dei cittadini». Bravo! Nuove parole d'ordine: «Ci lasceremo intimidire!». Oppure: «Noi sì che abbiamo il coraggio di cedere ai ricatti!». O anche: «Caliamo le braghe subito, prima che gli venga in mente di chiederci anche le mutande!». Come sappiamo, ogni concessione ha un suo tornaconto: tutto dipende da cosa il Pd riuscirà ad averne in cambio. Il numero di cellulare di Noemi? L'indirizzo del sarto di Cicchitto? Un volume con le poesie di Bondi? Si tratta di superare quel concetto massimalista della legge uguale per tutti, un volgare enunciato anti-inciuci, sarà mica stato scritto dalle solite forze «a sinistra del Pci?» che infastidiscono D'Alema da sessant'anni? Bene, ma cosa chiedere come contropartita? Forse il privilegio di continuare a fare opposizione. Dopotutto, se la patente di oppositore la dà il capo del governo coadiuvato da Cicchitto, bisognerà pur meritarsela.

Non sono sospettabile di simpatie per D’Alema, oltretutto fin dai tempi della mia militanza nella FGCI; tuttavia, Robecchi ha perso l’ennesima occasione per stare zitto. Intanto, non è spiritoso dire che ciò che era a sinistra del PCI dia fastidio a D’Alema da sessant’anni: D’Alema di anni ne ha sessanta in tutto (Robecchi vorrebbe avvalorare l’idea che D’Alema è vecchio e perciò è il vecchiume, la vecchia politica, ma, come giovanotto, Alessandro Robecchi è un po’ agé: ha due anni più di me, 49 anni), ha iniziato a fare politica nel 1963, a 14 anni (come molti di noi, non ci trovo nulla di male), i gruppi sono comparsi nel ’68 (prima c’erano giusto il PCMLI, Stella Rossa ed altri sfigati simili), ed il PCI, ricordiamo tutti, è stato sciolto nel 1991. Ecco quindi che i suoi sessant’anni di antipatia diventano appena 23. Lana caprina? Questione di opinioni.

Consiglio la lettura del seguente articolo dall’Unità del 20 dicembre 2009: Mai parlato di inciucio e leggine. No, non è una smentita in stile berlusconiano, che non ha detto cacca, ha solo detto cacca: conosco molto bene questo meccanismo utilizzato con successo dai pennivendoli italiani. Quando anni fa ero, ahimé, balzato agli “orrori” della cronaca, se m’avessero chiesto se sono d’accordo che Berlusconi è uno stronzo, ed io avessi risposto che, più che stronzo, ritengo che sia un ladro, il giorno dopo sicuramente il titolo sarebbe stato “Bernardini: Berlusconi è uno stronzo e un ladro”.

lunedì 14 dicembre 2009

Le statuette di Berlusconi

Se volete farvi due risate, guardatevi il TG 4 delle sette di sera di domenica 13 dicembre 2009.

Poi, se volete farvi venire i brividi alla schiena per i sottintesi golpisti delle affermazioni di Emilio Fede, direttore del TG 4, leggetevi questa trascrizione del suo show di tre quarti d'ora:

[...] C'è stato un gruppo di contestatori, le solite frange di delinquenti, che sono soltanto dei delinquenti [...] guardate, lo hanno colpito al volto, alla bocca [...] queste immagini stanno a significare che gli istigatori della violenza, il signor Di Pietro che dice che bisogna portare la piazza contro Berlusconi, il signor Ferrero del Partito Rifondazione Comunista che ha dichiarato poco fa che Berlusconi va comunque sconfitto e non soltanto con urli, che cosa intendono questi signori? E il signor Di Pietro, il primo commento a questo gravissimo episodio, sapete cosa dice? Dice "sono contro la violenza ma Berlusconi è un istigatore". Allora, questo basterebbe a significare che siamo in un passaggio dove alcuni personaggi, metaforicamente parlando, anche a livello politico, sono la vergogna, sono inaccettabili nei loro atteggiamenti, soprattutto di quella certa politica poi accompagnata naturalmente in tutti questi mesi da una certa informazione dei giornali e anche della televisione che hanno portato a episodi come questo. Nessuno certamente delle migliaia di milioni di italiani che votano per l'aria moderata si permetterebbe mai neppure di pensare di poter aggredire un uomo politico, in questo caso è un uomo politico ma anche il capo del governo [...] Il Presidente del Consiglio è stato subito accompagnato in ospedale. Lo hanno visto, lo hanno descritto come sanguinante al labbro [...] Si vede anche il momento in cui si tenta di aggredire alle spalle, il momento in cui, sarà quella faccia da delinquente che si vede lì forse col berrettino in testa, ma l'uomo è stato fermato e portato in Questura, chissà, adesso si spera che troveremo un giudice talmente simpatico che lo manderà in vacanza magari in qualche posto al mare [...] C'è della confusione, guardate, nel momento in cui qualcuno si avvicina e c'è un momento in cui evidentemente gli uomini della scorta lo stanno proteggendo da qualcuno che comunque è riuscito ad avvicinarsi [...] Quello che è stato fermato probabilmente mentre tentano di colpire [...]

E' una vergogna, naturalmente, un atto indecoroso, ma già era accaduto ieri, le frange dell'estrema sinistra certamente, perché non è l'area moderata che sta facendo tutto questo, ieri durante la manifestazione a ricordo delle vittime della strage di Piazza Fontana, laddove il Presidente della Repubblica aveva invitato alla moderazione, al rispetto, alla ricerca di frammenti di verità, è successo di tutto, tant'è che i familiari delle vittime hanno deciso di abbandonare la manifestazione. E chi è l'istigatore di tutto questo? Quale tipo di politica, quale tipo di dichiarazione? Questo signore, chiamiamolo così, metaforicamente indichiamolo come il signor Di Pietro, la prima notizia che dice è che l'istigatore è il Presidente del Consiglio. Io mi chiedo, con tutto il rispetto, naturalmente, per la libertà e la democrazia, ma chi vota per Di Pietro? Ma cosa vuole questo Di Pietro? Cosa vuole Di Pietro, che pochi giorni fa ha detto in piazza che bisogna richiamare la piazza con la violenza per cacciare Berlusconi? Questi sono i risultati del signor Di Pietro, certamente, ma anche di quella stampa, di quel tipo di informazione, di quella politica, va beh, certamente che non è nell'area moderata, verrà dall'estremo comunismo, verrà dall'estremo dell'accidenti a loro, che stanno portando a questo clima di violenza. Nessuno mai dei leader politici dell'attuale opposizione è mai stato aggredito da nessuno, perché da questa parte c'è gente corretta, c'è gente che ha rispetto della libertà e della democrazia [...] Il governo andrà avanti, la violenza non troverà certamente complicità, la giustizia dovrà essere riformata [...]

Il Presidente del Consiglio ha ribadito che vuole un governo forte, forte anche della fedeltà degli alleati, abbiamo la fiducia della maggioranza che ci ha votato, e con questa realtà andremo avanti per un Paese migliore, che vuole anche dire una giustizia più rispettosa dei diritti di tutti [...]

L'aggressore è stato sottratto alla folla dalla polizia, ché la folla l'avrebbe linciato. Cosa c'era da augurarsi? Siamo persone garantiste, meno male che non l'abbiano linciato, però speriamo che ci sia una giustizia, perché sennò altrimenti trova il magistrato che dice "ma poveretto, ha avuto un attimo di crisi, ci mancherebbe altro". Quanto poi va ricordato, ma certo, che il signor Di Pietro, lo voglio ripetere, che si capisca, anche quelli che manifestano fiducia nei confronti di Di Pietro, per carità, sono liberi di farlo, certamente, lo eleggano anche capo dello Stato, al tempo stesso capo del governo, ministro dell'interno, diano il Paese in mano a Di Pietro, così siamo tranquilli di come possano andare le cose, ma Di Pietro dove vuole arrivare? Dove vuole arrivare lo sappiamo, e, mi spiace, Ferrero, leader di Rifondazione Comunista [...] "Berlusconi non va sconfitto soltanto nelle urne"... Speriamo che Ferrero ci chiarisca cosa intende dire. Ma ci rendiamo conto che stiamo vivendo, a causa e per colpa di una certa parte politica, di una certa informazione, quale tipo di situazione sta vivendo questo Paese, che pure resterà nonostante gli altri, un Paese libero e democratico?

Sarebbe quello? Beh, forse è meglio farlo vedere bene, così magari uno lo incontra e sa con chi ha a che fare [...] Aspettiamo gli altri commenti di Di Pietro, naturalmente. Mi assumo la responsabilità mia personale: Di Pietro in questo telegiornale non troverà mai più spazio. Dica quello che vuole, faccia quello che vuole, urli quello che vuole, chiami in piazza tutto quello che crede, aizzi alla violenza anche contro di me, ma Di Pietro nel TG 4 non avrà più ospitalità. Questo è un vecchio conto in sospeso.

...Ecco, guardate, è un'immagine che fa veramente male al cuore, non soltanto perché il capo del governo, persona alla quale sono legato da lunga ed affettuosissima amicizia, ma perché è la testimonianza di quel che certa campagna di odio sta provocando nel Paese; e la campagna di odio ha dei nomi e cognomi perfetti, per cui sono responsabili di quello che sta succedendo, se quella statuetta anziché prenderlo in faccia lo prendeva alla fronte, lo avrebbe anche ucciso [...] Quest'immagine va vista, perché il signor Rutelli, il signor Casini, il signor Va... Va... tutti quelli che sono, il signor Ferrero del Partito della Rifondazione Comunista, soprattutto il signor Di Pietro, che usare la parola "signore" nei confronti di Di Pietro è una vergogna per me che la uso [...] Riproponiamo, perché va bene vederlo, riconoscerlo, non so cosa ne farà la giustizia, il pubblico ministero di turno, la questura, quelli che lo hanno fermato, l'hanno salvato dal linciaggio, siamo contenti [...] Bersani, meno male che se ne accorge, poi bisogna vedere chi è che, va beh, lasciamo perdere [...] chi è questo? Casini... Va beh, grazie, come è generoso lui non è generoso nessuno... [...] Un atto di terrorismo, certo [...] Le parole di Di Pietro sono sempre inaccettabili...

Questo delinquente, che ha un nome e cognome, si chiama Massimo Tartaglia, secondo me andrebbe visto in faccia, per avere la possibilità, incontrandolo, perché, chissà, lo libereranno domani magari, di offrirgli un caffè, spero di no, è una battuta amara, ma mi sia consentuta [...] Ecco il Presidente del Consiglio colpito che sta cercando di trattenere il sangue [...] Ecco, quello con il piumino verde, protetto da uomini delle forze dell'ordine, è Massimo Tartaglia, protetto da quelli che, possiamo dirlo?, giustamente!, dargliene quattro, non dico linciarlo, viene trascinato via, fortunato lui, che non ha riportato certamente lesioni come le ha riportate il Presidente del Consiglio, è in Questura, lo staranno interrogando, non lo so, ho poca fiducia, non nella magistratura, ci mancherebbe altro, ma con tutto quel che sta succedendo... D'altra parte, le violenze che ci sono state ieri, non dimentichiamolo, proprio a mortificare una manifestazione che doveva essere il massimo del silenzio, rispetto delle vittime della strage di Piazza Fontana, istigati da chi? Dai centri sociali! Chi sono i centri sociali, a chi sono collegati? A Berlusconi? O piuttosto a una frangia della sinistra? Hanno radici nel Partito Comunista estremista, oppure dove hanno radici? Perché nascondersi? Questa sarebbe una volgare ipocrisia, non capire bene con chi abbiamo a che fare, soprattutto non rendersi conto dei rischi che andiamo incontro, con una campagna di odio che trova complicità, non volontà pratica, in certa informazione, che a furia di istigare, che Berlusconi è mafioso, è delinquente, e qui e là, certa stampa e certa televisione, cosa fare un signore che non voglio nominare? Farà una trasmissione per dire che questo poveretto è stato istigato da Berlusconi, che era un poveraccio, vittima del governo Berlusconi?

Sono veramente sconvolto. Cinquant'anni di giornalismo, 27 anni in RAI e venti qui nel gruppo Fininvest, quindi prima con Berlusconi e adesso con gli altri che sono al vertice dell'azienda, non mi è mai capitata una cosa del genere, dovrei riportarmi alla violenza delle Brigate Rosse, ma non siamo a quello per fortuna, ammesso... ma... ma... ma... ma... ma... ma... anche la violenza delle Brigate Rosse, anche il rapimento e l'assassinio di Moro, la strage degli uomini della scorta e tante altre violenze, ma... ma... ma... Arrivavano... Io ero nell'obiettivo delle Brigate Rosse, ero indicato in un covo delle Brigate Rosse come pennivendolo di regime. E' bastato quello per creare dell'odio. E' stata fatta esplodere qui tre-quattro anni fa una bomba in redazione, e quando si predica, chi semina vento raccoglie tempesta, lo dico a Di Pietro: ma stia zitto! Esprima solidarietà , se ha un minimo di dignità umana, a fare bella figura! Chi può seguire un uomo come Di Pietro in un momento come questo? Ma neppure... Non lo so, non riesco veramente... va beh...

Un episodio come questo non è mai accaduto, nessun capo del governo nel nostro Paese è stato, mai aggredito così, l'aggressione verbale dei dibattiti televisivi sì, l'aggressione gravissima dal punto di vista morale attraverso un mascalzone, delinquente, pezzente come Spatuzza, che si permette di insinuare che Berlusconi può essere collegato alla mafia, anche quello è una grave ferita; questa è una ferita fisica, quella di oggi, le altre lo feriscono moralmente.

Sono molto addolorato, innanzitutto come cittadino democratico, e poi certamente anche come amico di un uomo che io considero straordinario, un uomo per bene, che ha fatto molto per questo Paese. L'opposizione faccia il suo ruolo, ma adesso rifletta anche quella opposizione che continua a predicare odio, non la contrapposizione, non la strategia, dice Bersani, in mille piazze, perfetto, per porre e proporre un'alternanza a questo governo, legittimo, ci mancherebbe altro, la democrazia è questa, però non è democrazia quando i tanti interventi spingono alla violenza. Naturalmente quello di Di Pietro è particolare, ma non dimentichiamoci alcune trasmissioni televisive che non cito, sennò dovrei parlare di "Anno zero", di "Parla con me", parla con te, parla con chi gli pare, che sono naturalmente, e sono l'Infedele, l'infedeltà eccetera: non serve! Questo telegiornale non ha mai aggredito, ovviamente dal punto di vista dell'informazione, nessuno.

Ce l'avete fatta? Bene. Adesso, anche se siete provati, riflettete. Cosa ne deduciamo?

Intanto, che abbiamo il Presidente megagalattico più colpito, ferito, aggredito, lesionato da mafia, terrorismo, comunismo, falsi amici traditori degli ultimi 150 anni. Ma questo è troppo poco.

Andando a scavare, dobbiamo renderci conto che chi colpisce Berlusconi è comunista e psicolabile per definizione. Il linciaggio sarebbe una disdetta, ma certo che lo meriterebbe, al punto che linciarlo dalla folla no, ma una bella scarica di botte, magari in Questura, sarebbe la giusta punizione divina, sennò i magistrati comunisti gli offrono un caffè e lo mandano al mare in vacanza premio, magari nella Corea del Nord. E se poi, tanto per celebrare un altro anniversario quarantennale, quello di Pinelli, dovesse "essere suicidato" in quanto psicolabile schiacciato dal senso di vergogna, sarebbe la prova provata dell'esistenza di dio. E Di Pietro, che non è signore, brucerà perciò all'inferno, senza che il TG 4 ne dia notizia. D'altra parte, chi lo vota è senz'altro un affiliato del Partito Comunista, non importa se estremista o meno, quindi psicolabile anch'esso. E gli psicolabili, se sono pericolosi (quelli comunisti lo sono per antonomasia), vanno rinchiusi, se proprio non si possono giustiziare perché siamo liberi e democratici. In fondo Di Pietro e gli altri comunisti, come Casini e Rutelli, sono paragonabili ai mafiosi alla Spatuzza, non per niente Berlusconi lotta contro la mafia più di tutti i capi di governo dell'Italia unita dal 1861 ad oggi, compreso il noto comunista sovversivo Cavour.

Collusioni di Berlusconi con la mafia? Ecco che ne vengono arrestati a grappoli. Quarant'anni di impunità per le stragi fasciste? Nulla, in confronto al labbro sbreccato di Berlusconi.

La strategia della tensione era una cosa seria. Ora saremmo alla farsa, se non fosse però ancor più pericolosa per la democrazia, quella vera, quella nata dalla Resistenza, non certo quella di questi peones ed affaristi palazzinari massmediatici d'assalto.

domenica 29 novembre 2009

Lettera aperta ad Anna Zafesova

Domenica 29 novembre 2009, a proposito dell'attentato fascista ad un treno in Russia, Anna Zafesova ha scritto un articolo su "la Stampa" di Torino dal titolo Mosca-Pietroburgo erano due le bombe sotto il treno dei vip.

Cara Anna, io lo so che i titoli li fanno in redazione senza interpellare gli autori. Però dovresti come minimo sfanculeggiarli! Tu parli di "lussuoso treno che unisce le due capitali russe in sole quattro ore e mezza ed è molto usato da politici e top manager". Ecco che per questi imbecilli diventa il treno dei VIP.

In business il Nevskij (650 km) costa 85 €, in economica 40. Un Milano-Roma con Frecciarossa (632 km) in 1° costa 109 €, in 2° 89.

E se fosse un problema di reddito medio russo, non si capisce perché i posti sono tutti prenotati in entrambe le classi, da qui a fine gennaio, tutto esaurito.

Non ti fare accomunare coi pennivendoli italiani che scrivono da qui, non lo meriti.

sabato 14 novembre 2009

Il pressappochismo di Radio Popolare

Oggi ho scritto a Radio Popolare, avendo ascoltato, via satellite, la trasmissione "Onde Road". La ragione si evince dal contenuto:

Complimenti, finora un errore del genere lo hanno fatto solo quelli del TG 2: San Pietroburgo non è mai stata Stalingrado! Anche perché, tra le due città ci sono 1.692 km (come da Milano a Trapani). San Pietroburgo nel 1914 fu rinominata Pietrogrado per fare uno sgarbo ai Prussiani (Prima Guerra Mondiale), Leningrado nel 1924 (alla morte di Lenin) e di nuovo San Pietroburgo da El'cin nel 1991; Volgograd si è chiamata Caricyn (per la pronuncia: Zarizin) fino al 1925 e Stalingrado fino al 1961.

Il conduttore, Claudio Agostoni, utente di Facebook, mi ha risposto:

Grazie, maestro.

Ieri notte mentre registravo mi è scappata sta cazzata.

Spero non abbia inficiato il lavoro di una notte, visto che l'unica cosa che commenti è questo errore...

Prima di venir denunciato dal sindaco di san pietroburgo farò rettifica a mezzo stampa...

Ed ecco infine la mia replica. Se dovesse esserci un seguito, aggiornerò questa nota:

Hai poco da prendere per i fondelli: io avrei detto “ho detto una cazzata” e punto. Non è necessario essere tuttologi: per dire, io non mi occupo di India, perché non ci capisco una sega, non so quante ne siano le province, i distretti, o chissà quali altre unità amministrative. Se ci sono tirato per i capelli, magari prima consulto qualche enciclopedia, persino Wikipedia (pur se poco affidabile). Se non ho tempo, almeno evito di inerpicarmi con enunciazioni calate dall’alto che potrebbero farmi incespicare.

Nel caso in questione, tuttavia, stiamo parlando dell’assedio di Leningrado (lo chiama così persino il pseudo ereditiere al trono, non “di San Pietroburgo”), durato quasi tre anni, e soprattutto della battaglia di Stalingrado. Cristo, io e te siamo cresciuti entrambi cantando Stalingrado degli Stormy Six, dovrebbe far parte del nostro patrimonio storico, o sbaglio? E’ come se io dicessi che Ernesto Guevara sia stato ammazzato a Cuba. Però, se lo dicessi io, l’avrei detto in una cerchia ristretta di amici, o, al limite, nel mio blog. Tu invece sei un giornalista, ti ascoltano decine di migliaia di persone (persino a Mosca, come vedi). E’ una responsabilità che hai liberamente scelto, assumitela.

Ricordo una domenica, durante il vostro programma mattutino di musica classica, quando un pezzo russo venne spacciato per jugoslavo (o qualcosa del genere, è passato troppo tempo). Lo feci notare, e alla puntata successiva fu fatta una rettifica, dal medesimo conduttore, senza che ciò dovesse rappresentare un dramma o una “lesa maestà”.

Da ultimo, mi chiedi, implicitamente, di commentare l’insieme della trasmissione. Qui scendiamo nel campo delle opinioni, che, per definizione, sono opinabili, perdonami la tautologia. Non mi è piaciuto quel che avete detto sull’Unione Sovietica, non mi è piaciuto quel che avete detto sulla cosiddetta (in Occidente) “cortina di ferro”, e soprattutto non mi è piaciuto quel che avete detto su Tito. Ma qui, appunto, le opinioni sono come le corna: ciascuno ha le sue. Esprimere una linea editoriale (che non condivido) è una cosa, fornire false informazioni (che, ribadisco, finora sono state fornite solo dal TG 2 berlusconiano) è ben altra, ti pare? E bada che sono stato per quindici anni (fino allo scioglimento) nel PCI, e persino al suo interno – per non parlare dei gruppi extraparlamentari – venivo chiamato “socialdemocratico” (ricorderai certamente quanto fosse offensivo, all’epoca). Peccato che ora tutta quella gentaglia sia passata al PD (e, per fortuna pochi, tra i “gruppettari”, addirittura al PDL) ed ora mi dia dell’estremista: io sono rimasto sempre uguale (che palle, eh?), loro intanto hanno fatto “sguish”.

E’ vero: con Radio Popolare non vado più d’accordo, dopo averci collaborato per dieci anni gratuitamente “per la causa”, trovi tutto qui, o altrimenti basterebbe che tu chiedessi a quanti cito nella pagina che ti ho così linkato, ma cadiamo nuovamente nella personalizzazione. Basterebbe, come dicevo all’inizio, fare una rettifica: non ci sarebbe nulla di male, e ti farebbe onore.

mercoledì 11 novembre 2009

Decoder e razzismo di Stato

Ecco cosa si vede sullo schermo durante i programmi criptati per l'estero di Canale 5:


Ho chiesto lumi scrivendo a quelli di Tivusat, dicendo loro:

Noi italiani all’estero, possessori di parabola, cosa dovremmo fare per continuare a vedere i canali televisivi gratuiti italiani, tornare in Patria a nostre spese per acquistare il Vostro decoder?! Iscritti all’AIRE, siamo tre milioni e mezzo nel mondo...

Ed ecco cosa mi hanno risposto:

In merito alla sua richiesta le comunichiamo che i decoder Tivusat sono in vendita esclusivamente in Italia; La tessera va attivata al numero unico 199.309.409 o via web all'indirizzo www.tivu.tv in nome e per conto di persone domiciliate in Italia.

In pratica, noi emigranti dovremmo tornare a nostre spese in Italia e comprare un decoder per poter vedere i canali TV gratuiti italiani, sia RAI che Mediaset e La 7. Ecco perché vi invito a firmare la petizione contro il criptaggio sul sito Firmiamo.it ed anche in Facebook.

Dateci una mano, in nome di quella parola obsoleta che è la "solidarietà"...

Sul medesimo argomento, vedasi Socialismo digitale.

mercoledì 4 novembre 2009

Piccoli nazisti, non facciamoli crescere

Ho ricevuto oggi, dall'IP 209.85.221.193 di Google, un palese messaggio di spam che ha tutta l'aria di essere anche una provocazione mirata nei miei confronti. L'oggetto era: "Russia, Fiore incontra Presidente Parlamento russo". Sì, proprio quel Fiore. E notate bene il "Presidente": ci torno tra poco.

Ovviamente, l'ho mandato al servizio abuse per spam (mandare a cagare quelli di Forza Nuova è troppo poco). Tuttavia, il testo contiene una serie di falsità che meritano di essere rese note, tanto per sputtanarli un po' (è un termine che ultimamente usa molto l'attuale Presidente del Consiglio dei Ministri italiano, quindi direi che me lo posso permettere anch'io). Non penso quindi di fare loro pubblicità gratuita, a meno che non sia considerata tale l'indicazione del tipico pressappochismo italico. Veniamo al contenuto.

Il segretario nazionale di Forza Nuova Roberto Fiore si trova in questi giorni in Russia, dove ieri ha avuto un incontro ufficiale con Zhirinovski, vice presidente del Parlamento Russo. Nel corso di questo proficuo incontro sono stati raggiunti accordi di alto profilo politico che saranno a breve resi noti. Fiore ha quindi incontrato il Generale Ivasciov ,Presidente dell' Accademia geopolitica Russa, per poi rilasciare una lunga intervista alla principale radio russa,  Radio Popolare Mosca, dove il Segretario del partito italiano è intervenuto sulle vicende politiche di attualita' internazionale e sulle pressioni esercitate dai poteri forti nel tentativo di comprimere le liberta' degli europei.

Non esiste, né in Italia né in Russia, un "Presidente del Parlamento". Esiste, in Italia, il Presidente della Camera dei Deputati, come in Russia esiste il Presidente della Duma, che sarebbe la Camera bassa, e cioè il corrispettivo della Camera dei Deputati italiana. Il Senato, che in Russia è il Consiglio della Federazione, ha un suo Presidente, come in Italia.

Il Presidente della Duma non è Žirinovskij: è Boris Gryzlov, che è anche il segretario del Partito di maggioranza "Russia Unita". Siccome la Russia, a differenza dell'Italia, non è la Repubblica delle banane, i vicepresidenti sono equamente suddivisi tra i Partiti di opposizione: nove in tutto (in Italia quattro: due del PDL, come il Presidente, uno del PD e uno dell'UDC), uno è di "Russia Giusta", sei di "Russia Unita" (come Gryzlov), uno del Partito Liberal-Democratico (Žirinovskij, appunto), uno del Partito Comunista. Giusto per la precisione, Russia Unita ha il 70% (e quindi il 67% dei vice), i comunisti il 13%, Žirinovskij il 9% e Russia Giusta l'8% (e quindi l'11% a testa dei vice).

Sul sito di Žirinovskij non si fa menzione di questo incontro. Non perché non ci sia stato: è che, evidentemente, non è degno di essere menzionato. Più importante la partecipazione di Žirinovskij ad un comizio in occasione della festività odierna, quella dell'unità popolare (risale al 1612).

Il generale Ivašov, essendo un generale, giustamente è un militarista. Per il resto, è un nazionalista, ma assolutamente liberale. Il fatto che abbia accettato di incontrare Fiore non dice nulla: incontra tutti. Anni fa tradussi un'intervista che gli fece RAI News 24.

Confesso che ho faticato un po' a trovare la "principale radio russa" (secondo loro), tale Radio Popolare di Mosca: mai saputo, mai sentita, never covered. L'ho scovata in internet. E' una radio religiosa, tipo Radio Maria, solo molto più scassata. Infatti, copre Mosca (grazie, è la capitale, 10 milioni e mezzo di residenti), Abakan (150 mila), Belgorod (350 mila), Ivanovo (400 mila), Krasnodar (700 mila), Orël (300 mila), Rjazan' (500 mila) e Rybinsk (200 mila). Come dire, fatte le dovute proporzioni tra l'Italia ed il Paese più grande del mondo in assoluto, con undici fusi orari, parliamo più o meno della Lombardia da Lodi a Como, lasciando fuori Varese e Brescia, o, se preferite, del Lazio da Viterbo a Latina, lasciando fuori Frosinone e Rieti. Il tutto rispetto all'Italia. La principale radio russa? Porca vacca, siamo messi proprio male...

Dal sito di Forza Nuova si evince che, fondamentalmente, si è parlato di crocefissi nelle aule scolastiche italiane, la cui asportazione è universalmente riconosciuta come lesione delle libertà europee. Lesione peraltro stabilita dalla Corte Europea: masochista? In mano alle masse diaboliche islamiste? Ai posters l'ardua sentenza...

La mia impressione personale è che, effettivamente, sto dedicando loro eccessiva attenzione. Solo che, visti i trascorsi di famiglia e personali, sento subito puzza di gas.