di Mark Bernardini
Fossi per il pensiero unico, affermerei “fuori dai coglioni gli estremisti, ma anche i dorotei, i morotei e tutti i loro lacchè”. Al contrario, non sono per il pensiero punico (no, non è un errore di battitura), faccio mie da vent’anni le parole di Luigi Pintor “una testa un voto”. Però, a diciassette anni dal referendum dell’enfant prodige Mariotto Segni (che a destra c’è sempre stato) e dell’enfant débile Achille Occhetto, è ora davvero di contarsi, non solo tra destra e sinistra (pardon! Centrodestra e centrosinistra, centro illuminato – a spese dei proletari e senza pagare la bolletta, ‘sti gran fiji de ‘na mignotta – e centro rubamazzo), ma soprattutto dal centro e verso sinistra.
Quando dico ciò, mica mi aspetto chissà quali sconvolgimenti, per cui si dovesse improvvisamente scoprire che gli italiani sono tutti comunisti e vorrebbero mandare Berlusconi in un gulag, Fini alle presse e Casini alla catena di montaggio (Gasparri, Bossi, Calderoli e Borghezio in fonderia no, ché combinano casino pure lì, col loro quoziente). No, per carità del dio in cui non credo. Però sono svariati lustri che pratico un principio piuttosto elementare: che ciascuino si assuma le proprie responsabilità, altro che maggioritario. Vi ricordate la storia repubblicana ’46-’91? Avete mai provato a chiedere a qualcuno se votava DC prima, o PSI poi? La risposta perentoria, sdegnata, offesa, era regolarmente: “chi, io? Ma come ti permetti?”. E poi vincevano sempre loro. In altre parole, è dal millennio scorso che dico e scrivo: “ciascuno ha il governo che merita, l’Italia merita Berlusconi”. Non mi pare di disporre di chissà quali elementi ficcanti da farmi cambiare opinione.
Il centrodestra, che non esito a definire “destra” e basta (il centro è già occupato dal PD), per la loro violenta reazionarietà nell’esercizio del potere votato e non votato, non ha mai brillato per intelligenti intuizioni. Ragionano per logica binaria: si regolano con determinati algoritmi compotamentali. “Oggi a me, domani a te”, “occhio per occhio, dente per dente”, “se la montagna non va da Maometto, Maometto va alla montagna”, “divide et impera”, “ognuno per se”... Sono algoritmi esistenziali con una precisa struttura logica, che si possono esprimere con simboli matematici e circuiti elettronici. “Oggi a me, domani a te” è un tipico schema con una correlazione inversa positiva. “Occhio per occhio”, schema negativo. “Chi va piano...”, linea di ritardo. “La montagna da Maometto...”, tipicamente “if... else...”, un elemento logico universale composto da un banalissimo transistor e due diodi. “Divide et impera”, infine, altro non è che il principio della partizione di un’informazione complessa in elementi binari elementari, facilissimi da trattare. Vogliono strafare, e prevedo anche che ce la facciano, è un lusso che possono concedersi, visto il misero spettacolo offerto dai loro “antagonisti” (???) in questo anno e mezzo.
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