di Mark Bernardini
Novembre 1974: «Una vita da cambiare: la droga». Con il futuro segretario del Pd che respinge la riduzione del fenomeno della tossicodipendenza «ad una presunta americanizzazione del modo di vivere dei giovani e degli studenti delle grandi città». Il punto è ben altro, perché il diffondersi della droga dipende da «una angosciosa situazione dove molti giovani sono stati cacciati dall’immoralità delle classi dominanti».
15 giugno 1975: «Orientare la spesso generica aspirazione al rinnovamento che è presente tra i larghi settori delle nuove generazioni nella direzione dell’adesione all’ideale della società socialista è già un compito dei giorni successivi al 15 giugno».
1975: esaltazione del «fare politica». «Significa - scrive Veltroni - edificare mattone per mattone una società nuova e partecipare al progetto ambizioso della vittoria della rivoluzione proletaria in occidente, di quella rivoluzione che noi portiamo avanti e che tutti i giovani devono vivere». E ancora: «Il socialismo e il comunismo debbono essere il progetto di più alta realizzazione della libertà, di più grande valorizzazione del lavoro come forza motrice della storia».
Giugno 1976: «occorrerebbe che la Dc condannasse se stessa per il suo passato, per l’espulsione dei comunisti dal governo dopo la guerra, per aver venduto agli americani il proprio partito e il nostro Paese». Nel dettaglio: «Penso al viaggio di De Gasperi negli Stati Uniti e in sostanza all’asservimento della Dc (connivente con la guerra in Vietnam) e dell’Italia stessa al soldo ed al volere degli americani. È la storia recente della concessione delle basi Nato in Italia».
1976: contende a Lotta Continua la leadership del mondo giovanile. «Il nostro ruolo - scrive - è nella capacità del movimento operaio di esercitare a pieno la propria egemonia su quei settori dei giovani delusi dall’esperienza estremista». Conclusione solenne: «Solo così sarà possibile recuperare alla milizia rivoluzionaria i giovani delusi dall’estremismo». Ma il Veltroni della Fgci è anche pronto a denunciare a più riprese «l’acquiescenza all’imperialismo» di quegli Stati Uniti che in età matura amerà follemente. E, dunque, grandi feste per i «compagni vietnamiti» che «hanno sconfitto la grande potenza americana». Con tanto di elogio di Lenin: «No, non ci sono scorciatoie. Lenin diceva che “la via della Rivoluzione non è dritta e selciata come la prospettiva di Newski”. I giovani questa via hanno già cominciato a percorrerla».
Tutto questo, sul Giornale del fratello del già e prossimo Presidente del Consiglio. Destino gramo: a destra, gli rimproverano che diceva quanto sopra riportato; a sinistra, di non dirlo più.
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