martedì 17 febbraio 2009

Sardegna, un passo avanti, due indietro

Lo so che i miei affezionati ed esigui lettori oggi avranno voglia di vedere se dico qualcosa del voto regionale sardo. Non mi esimo, anche se, ovviamente, ciò non era in cima ai miei pensieri. Fino alle elezioni politiche dell’aprile 2008 mi veniva da sposare un estratto da un monologo di Giorgio Gaber:

Adesso… adesso non c’è più il 50% a destra e il 50% a sinistra. C’è il 50% al centro-destra e il 50% al centro-sinistra. Oppure un 50 virgola talmente poco… che basta che uno abbia la diarrea che salta il governo. Non c’è niente da fare. Sembra proprio che il popolo italiano non voglia essere governato. E ha ragione. Ha paura che se vincono troppo quelli di là, viene fuori una dittatura di Sinistra. Se vincono troppo quegli altri, viene fuori una dittatura di Destra. La dittatura di Centro invece... quella gli va bene. Auguri!!!

Invece, qualcosa è effettivamente cambiato. Intanto come dicevo giusto l’altro giorno, loro sono coesi, il centrosinistra no. Un dato importante che però si evince, a caldo, è che, analogamente al voto del Lazio, l’uomo fa la differenza: passa Zingaretti alla Provincia e non passa Rutelli al Comune, con una differenza di ben 50.000 voti. In Sardegna, Soru si attesta sul 43%, mentre i Partiti della sua coalizione raggiungono appena il 39%. In voti, 125 mila in meno. Viceversa, Cappellacci registra un 52%, i suoi Partiti il 57%. Ed in voti, invece, i suoi Partiti hanno preso 85 mila in meno. Cioè, per chiunque uno abbia votato, c’è una marea di gente che ha votato l’uomo, ma ha votato per tutt’altro Partito.

Vediamole, queste coalizioni. Vediamo come era andata appena un anno fa, sempre in Sardegna, alle politiche. Il centrodestra aveva il 50% (491 mila voti) ed ha il 56% (370 mila voti). Il centrosinistra aveva il 45% (440 mila voti) ed ha il 39% (255 mila voti). E vediamo i Partiti. Il PDL passa dal 42 al 31%, ma l’UDC passa dal 6 al 10%. In compenso, il PD passa dal 36 al 24%, l’IDV dal 4 al 5% e le schegge sedicenti sinistre dal 4 al 9%.

Insomma, al di là dell’inveire sul popolo ebete mediasettizzato, nel centrosinistra dovrebbero riflettere di più su chi e cosa propongono. Continuano, questi ultimi, a sbracciarsi da anni, decenni, a voler dimostrare di non essere diversi, terrorizzati dall’idea di poter essere accusati di essere comunisti, ed i comunisti dall’idea di poter essere accusati di veterostalinismo. Ma se non sono diversi, perché uno dovrebbe votare loro, dilettanti, anziché gli altri, professionisti del malcostume? Guardate che questa la dico fin da quando, a Milano, il candidato del centrosinistra era Nando Dalla Chiesa (un sindaco con i baffi…), tutto teso, al Circolo della Stampa di Corso Venezia, a dimostrare di non essere comunista. All’epoca, chiesi a Rifondazione, a cui ero allora iscritto – a Rifondazione, mica al PDS-DS – chi avesse deciso di presentare quel candidato. Mi si disse che se ne parla dopo le elezioni. Dopo la sconfitta, appunto, chiesi di riparlarne, volevo la testa di quei mirabili geni della politica. Mi si rispose di non rivangare il passato.

Negli ultimi quindici anni, nessuna lezione è stata appresa. Ecco perché non andrà diversamente né alle prossime Europee, né alle varie consultazioni successive.

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